Un anno fa scoppiava la guerra in Ucraina per l’invasione da parte dell’esercito russo su un fronte molto vasto, non solo le regioni russofone dove una guerra locale era in corso sin dal 2014.
Da
un anno siamo spettatori di una guerra che ci coinvolge quasi
direttamente, non solo perché inviamo armi per consentire
all’esercito ucraino di resistere, ma anche perché mese dopo mese
sta crescendo la sensazione che questo non sarà un conflitto che
potrà terminare a breve. Non si vedono vie d’uscita anzi, rimanere
sempre il timore di una escalation verso qualcosa di peggio. Sempre
che sia corretto parlare di peggio in un conflitto che uccide
migliaia di civili.
Da un anno parliamo di guerra con un
approccio da tifo da stadio: se non sei per la guerra e per l’invio
delle armi, senza se e senza ma, allora stai con Putin. E a finire
marchiati da questa accusa infamanti sono proprio i sostenitori della
pace, della rete di associazioni per il disarmi per tutti i paesi.
Associazioni e persone che hanno criticato non solo Putin ma tutta
questa pericolosa corsa alle armi in corso da tempo.
Se c’è una via
diversa dalla guerra, per risolvere il conflitto si fa fatica a
vederlo, ma va trovata: questa guerra uccide le persone e drena
risorse che alimentano le lobby delle armi.
Il servizio di
Presadiretta parlerà dell’Ucraina e degli altri conflitti nel
mondo che, sebbene con tante difficoltà, si sono risolti con dei
negoziati, quelli che oggi né Putin né Zelensky vogliono fare.
E nemmeno l’Europa
che è entrata dentro questo conflitto e che dunque non può sedersi
ad un eventuale tavolo dei negoziati (posto che abbiamo delegato ad
Erdogan, non certo una colomba).
Le vittorie militari spesso
hanno portato a nuovi conflitti dieci, venti anni dopo, mentre gli
accordi di pace, se attuati correttamente, ci consegnano una pace
molto più duratura nel tempo – a parlare così è Peter
Wallenstein docente del Dipartimento di Ricerca sulla Pace e sui
Conflitti dell'Università di Uppsala.
Fare una pace
è diventata una alternativa migliore che vincere una guerra –
racconta l’anteprima del servizio che andrà in onda questa sera:
ma a quali condizioni ci potrebbe essere un cessate il fuoco?
Finché
rimarrà Putin la Russia rimarrà uno stato canaglia, raccontava il
politologo Ian Brenner intervistato su Rai3 da Marco Damilano,
costringendoci a maggiori spese militari, causando un aumento delle
spese per l’energia che gli europei dovranno acquistare da altri
fornitori.
Peccato che la Russia di Putin fosse già uno stato
canaglia a cui noi abbiamo contribuito al suo rafforzamento, coi
contratti per il gas, bloccando (anche in Italia) qualsiasi piano per
il passaggio alle rinnovabili.
La Russia non può vincere questa
guerra, pena il rischio di un ritorno ad un mondo diviso in blocchi
ai tempi della guerra fredda. Ma l’Ucraina può vincere la guerra,
riconquistando i territori, senza un intervento della Nato? E con
quali rischi? E che accadrebbe in Russia dopo una sconfitta militare
in Ucraina?
Serve la pace e servono i costruttori della pace,
come dice il titolo della puntata. Ma come si sono risolti dunque gli
altri conflitti nel mondo? Presadiretta è andata in Africa a
raccogliere le testimonianze di chi quelle guerre etniche le hanno
viste e vissute: persone uccise e lasciate per strada, mutilate,
bambini violentati, bambini torturati, gente che ha visto amici,
parenti uccisi, villaggi bruciati. Come in Sudan, con la sua guerra
civile terminata nel 2020. O come in Sierra
Leone, dove la guerra civile è terminata col tavolo di pace tra
le varie forze: “se usi la violenza per finire la guerra, questa in
realtà non finirà mai, perché ci sarà sempre qualche vendetta,
qualche rappresaglia. Mandare armi e soldi per combattere non credo
sia la risposta giusta, bisogna negoziare ” - questa è la storia
di Margaret, infermiera, dalla Sierra Leone un paese che è riuscito
a mettere fine a una sanguinosa guerra civile.
La scheda del servizio:
A pochi giorni dal primo anniversario della guerra in Ucraina, “PresaDiretta” in onda lunedì 20 febbraio alle 21.20 su Rai 3 torna sul conflitto che sconvolge l’Europa e su chi, nonostante tutto, lavora per costruire la pace. Un’analisi non solo sui retroscena dell’aggressione russa contro l’Ucraina, ma anche sui tentativi fallimentari di trovare un accordo sul Donbas con gli Accordi di Minsk. “PresaDiretta” è andata in Svezia all’università di Uppsala, dove c’è chi studia i negoziati di pace e chi insegna come si fa a creare una convivenza pacifica e duratura; in Sierra Leone, per raccontare la realtà di un Paese africano che è riuscito a mettere fine a una sanguinosa guerra civile; infine, ha raccolto la testimonianza delle donne camerunensi, mediatrici di pace. Ospiti di Riccardo Iacona saranno Mario Giro, ex viceministro degli Esteri, membro della Comunità di Sant’Egidio ed esperto di relazioni internazionali, e Nello Scavo, inviato speciale di “Avvenire”, in collegamento dall’Ucraina.
“Costruttori di pace” è un racconto di Riccardo Iacona con Luigi Mastropaolo, Roberta Pallotta, Elena Stramentinoli, Fabio Colazzo, Matteo Delbò, Massimiliano Torchia.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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