“Americani, russi, europei, cinesi, indiani, giapponesi, tutti partono per lo spazio, perché chi controllerà le rotte verso la Luna e Marte comanderà anche sulla Terra”.
La prossima sarà veramente una puntata spaziale per Presadiretta: “usciremo dai confini della terra, viaggeremo verso la Luna, verso Marte e ancora più in la, nello spazio profondo” racconta Riccardo Iacona presentando la puntata.
Nei vari servizi si ricostruiranno assieme le più importanti missioni spaziali in questi ultimi anni e poi getteremo uno sguardo verso il futuro che non è più fantascienza, cioè la costruzione di basi permanenti nello spazio. È sempre Iacona a spiegare nelle anticipazioni: “tutto questo comporterà u salto tecnologico pazzesco ed ecco perché è partita una gara scientifica, tecnologica, commerciale e anche militare tra il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti e l’ultima arrivata che è la Cina. Ultima arrivata ma che ha fatto passi da gigante perché chi conquisterà lo spazio comanderà anche sulla terra ”.
Il futuro della geopolitica mondiale si gioca anche nello spazio: chi saranno allora i suoi futuri padroni?
Forse Elon Musk potrebbe essere uno dei nuovi padroni dello spazio: ma possiamo accettare che lo spazio sia un monopolio di un uomo solo? Se lo chiede il ministro della Difesa Crosetto: Elon Musk, l’uomo più ricco al mondo, rischia di diventare un monopolista spaziale. Se si osserva la rappresentazione degli “oggetti” che sorvolano le nostre orbite basse, sopra i nostri cieli, quelli di Musk sono la maggior parte, Starlink è infatti la più grande infrastruttura satellitare al mondo per l’internet veloce (sebbene sia meno veloce della fibra). Realizzata dall’azienda SpaceX, conta già 7600 satelliti operativi, il 60% di tutti quelli esistenti, con l’ambizioso obiettivo di arrivare a 42 mila.
Gli obiettivi della ricerca spaziale
Riccardo Iacona è andato in Olanda al centro di ricerca dell’ESA – l’ente europeo per la ricerca spaziale, 40 ettari di superficie dove lavorano 12 mila persone: l’ESTEC è il cuore ingegneristico dell’Europa spaziale, qui le idee prendono forma, astronavi, satelliti, rover, qui dentro vengono testati nei minimi dettagli prima di uscire dall’orbita della terra per i lunghi viaggi dentro e fuori il sistema solare.
“Qui facciamo due test fondamentali: l’accesso allo spazio, quindi rumore, vibrazioni, choc, e poi una volta che il razzo si trova nello spazio simuliamo tutta la sua vita nel vuoto, la sua vita esposta alle radiazioni, al molto freddo o al molto caldo” – racconta a Iacona Tommaco Ghidini che dirige la divisione che si occupa di strutture, meccanismi e materiali per l’ingegneria spaziale.
Il test center che morta alle telecamere di Presadiretta è enorme, 3000 metri quadrati di superficie perché qui devono entrare astronavi in scala reale.
Qui è stato testato ATV, un veicolo automatico che si è attraccato alla stazione spaziale che è grande come un bus a due piani: gli ATV sono stati un grande successo di ESA, un’astronave carica di 8 tonnellate di rifornimenti, cibo, acqua, ossigeno,carburante, pezzi di ricambio e apparecchiature scientifiche. Una volta lanciata in cielo arriva alla stazione spaziale internazionale e fa tutto da sola. Il sistema di attracco è autonomo, non pilotato dall’uomo: per testarlo è stato messo in uno spazio distante dalla stazione a fare volo libero – racconta Ghidini “per dimostrare a noi che era capace di orientarsi, di manovrare, da solo e poi gli abbiamo permesso di avvicinarsi alla stazione.”
Ora in test c’è un satellite che si chiama Plato, un cacciatore di pianeti abitabili in altri sistemi solari: coi suoi 26 telescopi Plato osserverà un milione di stelle e tutti i pianeti che vi girano attorno. Ci dirà quanto sono grandi e se sono favorevoli alla vita: verrà lanciato nello spazio a dicembre 2026 ma nel frattempo la caccia alla vita nello spazio è già cominciata.
Nel 2023 dalla Guyana è stato lanciato il satellite Juice, in sette anni raggiungerà Giove e poi punterà sui suoi satelliti più grandi, tra cui Europa.
“Europa ha una crosta ghiacciata” spiega a Iacona Ghidini “ma sotto è tutto un oceano, è quindi è plausibile immaginare che siano forme di vita che stiamo andando a cercare e questa sarebbe una scoperta veramente rivoluzionaria.”
Dal grande freddo di Giove al caldo estremo del Sole: lanciato da Cape Canaveral con un Atlas 5 della Nasa, il satellite dell’ESA Solar Orbiter ci ha messo due anni per arrivare davanti e attorno al sole: mai si era riusciti a mandare un satellite così vicino al Sole (40 ml di km di distanza) con risultati scientifici straordinari per la misurazione del plasma, del campo magnetico, del vento solare, una sfida tecnologica mai affrontata prima, viste le alte temperature che il satellite deve sopportare. La superficie del sole ha qualche migliaio di gradi, ma la sua corona sta a milioni di gradi. Nessun materiale al mondo poteva resistere ad una temperatura del genere per così tanto tempo – commenta Ghidini: “lo abbiamo potuto fare perché abbiamo usato un materiale che l’uomo preistorico usava per dipingere le caverne, ossa di animali bruciate. Essendo già bruciate non brucia più, quindi è la protezione termica perfetta. La protezione del satellite è uno strato di quel materiale della dimensione di un capello.”
Il satellite ha mandato foto e video da premio nobel perché abbiamo chiarito come il sole possa passare da una superficie da qualche migliaio di gradi alla corona a migliaia di gradi, lo fa grazie a questi che noi chiamiamo camp fires che prima non riuscivamo a vedere, ma adesso a questo satellite li vediamo, e che sono grandi come l’Arabia Saudita, il Sole ne è costellato, sono acceleratori elettromagnetici che aumentano la temperatura tra superficie e corona.
Il problema dei detriti spaziali
La
corsa nello spazio ha lasciato dietro un effetto collaterale:
la massa di detriti prodotti dall’uomo che affollano lo
spazio.
Colpa di tutti i satelliti che abbiamo lanciato
nello spazio e che circondano la terra la terra oggi: anche quelli
non più attivi rimangono nello spazio e orbitano assieme a centinaia
di milioni di frammenti causati da collisioni ed esplosioni
intenzionali. È la spazzatura spaziale: abbiamo una mappa per gli
oggetti di dimensioni superiori ad un metro, ma quelli sotto il metro
sono più di un milione. Si tratta di satelliti fuori uso, frammenti
derivanti da collisioni o esplosioni: i frammenti grandi in caso di
collisione possono distruggere completamente un satellite
funzionante, quelli più piccoli possono renderlo inutilizzabile –
spiega a Presadiretta Tim Floher dell’ESA. Sono oggetti che sono
nello spazio anche da decenni, quelli nelle orbite basse scendono
verso l’atmosfera in pochi anni e si disintegrano, quelli più in
alto, in orbita geostazionaria, restano praticamente per sempre.
Detriti eterni dunque, gli errori del passato ricadranno sulle
generazioni future – continua Fluher – e questa è la verità per
tanti altri problemi ambientali e il problema dei detriti e del
traffico spaziale non è da meno. Stiamo ancora lavorando sul caos
generato dallo scontro tra due satelliti avvenuto vent’anni fa.
Il responsabile dell’ufficio detriti dell’ESA si riferisce ad uno scontro tra satelliti avvenuto nel 2009 quando due satelliti russo e americano si scontrarono generando migliaia di detriti. Il pericolo degli scontri tra satelliti è aumentato con l’invio nello spazio delle mega costellazioni commerciali come la Starlink di Elon Musk. L’ESA monitora il rischio dello scontro tra satelliti: il rischio per la maggior parte dei satelliti dell’agenzia spaziale riguarda proprio la loro vicinanza a quelli di Starlink e loro devono monitorare circa 30 di questi eventi di scontro, quasi uno all’ora.
I nostri satelliti possono comunicare con quelli di Starlink ma la loro tecnologia avanzata non impedisce dei veri e propri incidenti diplomatici: nel 2021 uno Starlink ha messo in pericolo la stazione spaziale cinese.
Il rischio di collisione è diventato – per gli ingegneri di ESA – quello più importante da monitorare oggi rispetto al passato: abbiamo lanciato sempre più satelliti in cielo e ogni collisione causerebbe ancora più detriti aumentando a sua volta questo rischio. Ogni collisione genera una nube di detriti, infatti e -come spiega uno dei controllori dell’ESA – per almeno due anni non si può più usare quell’orbita dove è avvenuto lo scontro.
Il 16 gennaio 2025 la navicella Starship spaziale di Elon Musk appena lanciata nello spazio esplode nel cielo causando una pioggia di detriti. Questo razzo è pensato per portare l’uomo su Marte, quello di gennaio era il settimo lancio: quei detriti nel cielo sono stati ripresi da diversi filmato e Elon Musk ha commentato dicendo che “l’intrattenimento è garantito”, riferendosi alla scia lasciata nel cielo dai detriti.
Ma non tutti si sono divertiti – spiega Patrizia Caraveo della società astronomica italiana – sono i controllori dello spazio aereo, perché la Federal aviation Administration ha dovuto chiudere istantaneamente lo spazio aereo, causando molti disagi ai piloti e a chi era in volo in quel momento sui cieli dei Caraibi.
La dottoressa Caraveo ha studiato a lungo l’impatto ecologico della corsa allo spazio, è stata lei a parlare per la prima volta di ecologia spaziale: stiamo correndo il pericolo di arrivare ad un bell’ingorgo spaziale, “lo spazio, ricordiamoci, è un bene comune, esattamente come l’oceano, se un signore ha la capacità di lanciare migliaia e migliaia di satelliti, si prende il bene comune”.
Jonathan McDowell è un astrofisico di Harvard ha studiato l’effetto dell’aumento dei satelliti negli ultimi cinque anni: “se davvero verranno lanciate decine di migliaia di satelliti sarà inevitabile arrivare ad una reazione a catena che renderà le orbite inutilizzabili, non è fantascienza, alla fine dovremmo limitare il numero di satelliti o in un paio di anni vedremo quella visione distopica diventare reale.”
Il grande parco eolico in Toscana
A Monte Gioco di Vilore in Toscana si sta realizzando il più grande parco eolico in Italia: qui sono avvenute diverse aggressioni, sono apparse diverse scritte contro il cantiere. Lo scorso luglio circa 50 persone incappucciate hanno circondato il cantiere e armati di spranghe hanno terrorizzato gli operai, hanno sequestrato degli attrezzi da lavoro, e hanno danneggiato dei mezzi di trasporto. Tre ingegneri di AGSM sono stati minacciati e spinti fuori dal cantiere: le indagini contro ignoti sono in mano alla Digos di Firenze.
La scheda del servizio:
L'inchiesta di PresaDiretta sulla corsa allo spazio che vede protagonisti americani, russi, cinesi e privati, guidati da figure come Elon Musk. Dalle strutture della Nasa a Cape Canaveral ai centri di ricerca europei, passando per i laboratori dell'Agenzia Spaziale Europea e le aziende private, il reportage mostra innovazioni tecnologiche, missioni scientifiche e investimenti miliardari nella frontiera spaziale. Tra navicelle, satelliti, rover e razzi riutilizzabili, si indagano le sfide della competizione globale, il ruolo dell'Europa, i rischi legati al traffico e alla spazzatura spaziale e la nascita di nuove stazioni private, segnando una trasformazione senza precedenti dello spazio come nuovo terreno di potere e innovazione.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.


Nessun commento:
Posta un commento