06 settembre 2025

Andrea Camilleri, una storia – di Luca Crovi


Sarò eternamente grato a Luca Crovi per due motivi: il primo, l’aver riportato in vita il personaggio del commissario De Angelis e le storie della Milano degli anni ‘30.

Poi questo lungo racconto – non una semplice biografia – sul maestro Andrea Camilleri, uno scrigno dove sono custodite tante storie, aneddoti, incontri straordinari, su quello che considero uno dei più importanti scrittori contemporanei.

Come ha fatto Andrea Camilleri a diventare il maestro Camilleri, uno scrittore capace di portare alla lettura milioni di italiani coi suoi racconti, non solo quelli con protagonista il commissario Montalbano?

Lo scoprirete, capitolo dopo capitolo, leggendo la sua storia, quella della sua famiglia, i suoi nonni, i catanonni (corsari), il “contesto” dove è cresciuto: come scrive nella prefazione Mauro Novelli “L’idea è stata quella di mostrarvi il percorso che Andrea ha attraversato prima di trasformarsi da persona in personaggio”.

Un personaggio la cui fama è letteralmente esplosa tardivamente, dopo la pubblicazione (e la messa in onda sulla Rai) dei romanzi col commissario Montalbano,  “uno di Catania, che quando voleva capire una cosa, la capiva”. Ma Andrea Camilleri aveva già vissuto diverse vite prima: poeta, insegnante di teatro alla scuola di Roma, sceneggiatore in Rai e alla Radio.

Luca – che ha conosciuto Camilleri nell’ultimo periodo della sua vita, ad una premiazione, ci porta indietro agli anni dell’infanzia del piccolo Nenè, figlio unico di una famiglia borghese che aveva interessi nel settore delle miniere di zolfo – da qui partì lo spunto per il suo primo romanzo, “Un filo di fumo” edito da Garzanti. Un padre ispettore al porto del paese natale, Porto Empedocle.

La nonna materna, nonna Elvira Capizzi Fragapane, che gli aveva insegnato a guardare il mondo con gli occhi della fantasia: “è la prima ad aprire gli occhi di Andrea su mondi fantastici, facendogli leggere un romanzo che scatenerà per sempre la sua fantasia: Alice nel Paese delle Meraviglie”.

Crovi ci racconta la passione per la lettura che ha accompagnato il piccolo Nenè sin da piccolo: libri di avventura, libri di viaggi, libri (tra cui i primi romanzi dello scrittore belga Simenon) che potevano farlo viaggiare nel mondo e nel tempo senza muoversi dalla sua camera, o dal solaio dove rubava le riviste collezionate dal padre.

Ecco come ha fatto quel ragazzino magro a diventare il grande maestro Camilleri, il “sommo” come lo hanno battezzato gli amici del Camilleri Fans Club (che curano il sito Vigata.org): allenando la mente a leggere le storie e ad assimilarle per poi provare a scrivere qualcosa di tuo.

Camilleri ha vissuto in pieno gli anni del fascismo, subendo come tanti la fascinazione del regime fascista per poi distaccarsene nel tempo, quando si rese conto di cosa fosse veramente il fascismo:

Frequentando i suoi professori del liceo e ascoltando le loro lezioni, il giovane Camilleri inizia a comprendere che il fascismo non è esattamente il movimento che lui aveva idealizzato..
Il voler inculcare le idee a forza, le leggi razziali, la repressione del dissenso. E poi la guerra, la fame, i bombardamenti.

In questo libro vengono riportati tutti gli incontri eccezionali fatti da Camilleri nella prima parte della sua vita: l’incontro con Pirandello, legato alla sua famiglia da una parentela; poi, nel corso della guerra, col generale Patton, col fotografo Robert Capa. Persino con un bandito della banda Giuliano, l’ala armata del partito separatista.

Erano gli anni a cavallo del dopoguerra, con la riscoperta della libertà e dove il giovane Camilleri si avvicina al comunismo, non quello di Stalin, ma il comunismo della libertà e dell’uguaglianza degli uomini. Il permesso per aprire la prima sede del partito in Sicilia lo ottiene niente meno che dal vescovo

Il vescovo gli confida: «In fondo, se proprio deve nascere un Partito Comunista nel nostro paese, è meglio per noi che lo fai tu..»

A proposti del fascismo e del legame di Camilleri con Milano: Luca Crovi nel romanzo “L’ultima canzone del Naviglio” ha raccontato di un cugino del padre di Andrea, Carmelo Camilleri, commissario a Milano, che indagò sulla strage alla fiera nel maggio 1928.

Una bomba che causò venti morti e per cui furono arrestati degli anarchici mentre in realtà, come scopri il cugino Carmelo, era una bomba fascista fatta scoppiare per avviare a Milano una strategia della tensione (come poi avvenne nel 1969 con la bomba nella banca dell’Agricoltura).

Carmelo Camilleri fu allontanato da Milano e dalla polizia dal regime: “egli è stato sicuramente e anche inconsciamente l’ispiratore del mio commissario Montalbano” commenterà in un'intervista Andrea.

Ci sono poi gli anni a Roma, all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, dove incontra la sua futura moglie, Rosetta Dello Siesto oltre a conoscere il meglio della letteratura italiana, il nome di Camilleri era iniziato a farsi conoscere già per le sue poesie, pubblicate su importanti riviste come Mercurio.

Sono gli anni delle rappresentazioni teatrali, degli incontri importanti con registi e quelli che diventeranno i protagonisti del cinema italiano (come Vittorio Gassmann).

Beh, quando vi immergerete nei tanti racconti in questo libro, scoprirete anche voi che è esistito un Camilleri molto prima del commissario Montalbano e delle storie di Vigata. La scrittura di libri è arrivata molto dopo la poesia, il teatro, la radio, la sceneggiatura in Rai (i racconti del commissario Maigret in Rai, un pezzo importante della storia della televisione italiana).

Perché scrivere – chiesero a Camilleri: ecco un passaggio della risposta che diede a quella domanda

Scrivo perché mi piace raccontarmi storie. Scrivo perché mi piace raccontare storie. Scrivo perché alla fine posso prendermi la mia birra. Scrivo per restituire qualcosa di tutto quello che ho letto.
Ecco, in questo libro possiamo finalmente capire da dove arrivano tutte le storie che abbiamo amato, storie della Sicilia (e non solo) di ieri e della Sicilia di oggi, storie dove la mafia c’è e ci sono i mafiosi ma non sono i personaggi principali (“Farne i protagonisti di un romanzo anche scadente significa sempre e comunque nobilitarli”).

Una Sicilia inventata ma reale, come la Mombracem di Salgari: un’isola dove tutti noi, amanti dei suoi libri, ci sentiamo a casa.
Andrea Camilleri ha portato alla lettura milioni di italiani coi suoi libri, nonostante l’uso del dialetto vigatese. Persone che sono rimaste – come me – folgorate da questo commissario così particolare, “un Dio di quart’ordine” un puparo in un’opera di pupi

Un Dio di quart'ordine, un Dio minore, aviva pinsato allura. Po' negli anni, si era fatto pirsuaso che non era manco un Dio dell'ultima fila, ma sulo un poviro puparo di 'na mischina opira di pupi. Un puparo che s'assabattava a fari funzionari la rapprisintazioni come meglio putiva e sapiva. E èer ogni rappresentazioni che arrinisciva a portare a termini, la faticata si faciva ogni volta cchiù grossa, ogni volta cchiù pisanti. 
Da Il campo del vasaio

Persone rimaste affascinate dal suo saper usare l'arma dell'umorismo in tutti i suoi racconti, in tutte le sue sfumature: dall'ironia contro il regime di cartapesta (pensate ad esempio al racconto Il nipote del negus), al grottesco fino al comico (pensiamo ai dialoghi ai limiti dell'assurdo con Catarella):

Si stava vivenno il primo cafè della matinata quanno il telefono sonò.

Si erano fatte le otto. Non s’attrovava nell’umori adatto per sintiri parlari d’ammazzatine. Avrebbi semmai lui ammazzato a qualichiduno, se gliene s’appresentava l’occasioni.

Preferibilmenti qualichiduno che di nomi faciva Carlo.

Ci aviva ’nzirtato, era Catarella.

«Ah dottori dottori! Chi fa, dormiva?».

«No, Catarè, vigliante ero. Che fu?».

«Ci fu che ci fu un frutto che ci fu».

«Un furto? E pirchì veni a scassare i cabasisi a mia, eh?».

«Dottori, addimanno compressioni e pirdonanza, ma...».

«Ma, ’na minchia! Né compressioni né pirdonanza! Telefona subito ad Augello!».

A momenti Catarella si mittiva a chiangiri.

«Quisto appunto ci volevasi diri, spianno scusanza tantissima, dottori. Che il suddetto dottori Augello da stamatino attrovasi allicinziato».

Montalbano stunò. Ma manco ’na cammarera si pò cchiù licinziari su due piedi!

«Licenziato? E da chi?».

«Dottori, ma fu vossia stisso di persona pirsonalmenti ad allicinziarlo aieri doppopranzo!».

Montalbano s’arricordò.

«Catarè, è andato in licenza, non è stato licenziato!».

«E io che dissi? Non dissi accussì?».

La scheda del libro sul sito di Salani e il primo capitolo da leggere

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