09 ottobre 2025

Il valore delle cose di Serena Cappellozza

 


Non era la prima volta che mi imbattevo in un cadavere in laguna. Nel corso degli anni in polizia avevo visto di tutto: facce mangiate dai pesci, corpi gonfi e marci, orbite svuotate. Eppure, non ero mai riuscita ad abituarmici. Io i morti ripescati non li sopporto.

Un cadavere viene ritrovato nella laguna davanti Mestre: avrebbe potuto rimanere a lungo a macerare nell’acqua se il corpo, avvolto in un tappeto, non fosse rimasto agganciato dall’amo di un pescatore. Un inizio di settimana poco piacevole per l’ispettrice Mirna Pagani, accompagnata sul luogo del ritrovamento dall’agente Fedeli, che le fa da aiutante e da voce della sua coscienza, per smussare certi spigoli del suo carattere.

Un omicidio non è mai una passeggiata di piacere, ma un uomo ridotto a una sorta di involtino primavera servito come pasto sostitutivo a una specie aliena, insomma, mi disturbava.

Il morto non è uno qualunque: si chiama Leone Bartoni ed è l’anziano presidente di GoldSwim una delle più importanti aziende del luogo, amico del procuratore Savelli, che aveva una villa di “campagna” poco lontano da dove è stato scoperto il cadavere.

Nella villa i due poliziotti trovano il giardiniere e la domestica che hanno dato una ripulita a tutto, cancellando eventuali prove del delitto: i due pesci “pulitori”, come vengono battezzati dall’ispettrice, raccontano di una festa avvenuta in casa di Bartoni, il sabato prima, l’ultimo giorno in cui il presidente è stato visto.

Servirebbe tatto nel muoversi nei confronti della famiglia, dentro l’azienda (specializzata in resort di lusso) di cui Bartoni era padre padrone.

Ma Mirna Pagani non ha questo dono, qualcuno direbbe deferenza nei confronti dei ricchi ma lasciamo stare: dopo aver perquisito la villa (e aver notato la prima stonatura, l’assenza di una cassaforte, perché “un buon imprenditore del Nord-Est vecchio stampo si fida solo in parte delle banche”), va ad interrogare i collaboratori del presidente in azienda, il responsabile finanziario, il vice presidente nonché genero del morto, la segretaria..
Tutti rimangono stupiti di quella morte, certo il vecchio Leone aveva un suo carattere difficile, ma chi potrebbe averlo voluto morto?
E poi la vedova: Serena Carvi, ex modella che aveva sposato da giovane Leone Bartoni, oggi imprenditrice nel settore della cosmetica “cruel free”.

Non erano buoni i rapporti tra moglie e marito, lei ambientalista e imprenditrice (coi soldi del marito) e lui amante della caccia:

«Non so se ha capito che il Leone aveva levato le tende da quella casa. Da un anno. L’ha aiutata a lanciare la linea di creme e poi le ha detto arrangiati. Non è solo una questione di qualche anatra impagliata. Ha fatto sparire anche il computer e i documenti del lavoro. A lei cosa fa venire in mente questo?».

Ma come si permette questa ispettrice di presentarsi nelle case dei signori, con maglietta e giubbetto in jeans, a fare domande? Il richiamo del procuratore arriva subito, in ossequio allo zelo e al tatto necessario quando si parla con certe persone.
Ma anche rimessa l’inchiesta sui binari del rispetto delle regole, l’inchiesta non si presenta meno ingarbugliata e con tante domande: qual è il movente del delitto – prima di tutto, qualcosa legato al lavoro o un odio personale nei suoi confronti? Perché, dalle intercettazioni raccolte, le testimonianze raccolte (che assomigliano tanto al gossip aziendale), sembrerebbe che in tanti in azienda e in famiglia ce l’avessero con lui.

C’è poi quello strano messaggio mandato dal morto alla moglie la domenica, quando era già morto. Chi l’ha mandato? Un depistaggio dell’assassino? E perché? Come mai l’assassino ha perso tempo a gettare in laguna la scatola dei sigari pregiati del presidente?
Un assassino che è riuscito ad entrare in villa dalla laguna, non lasciare tracce (la laguna è purtroppo sprovvista di telecamere) se non una traccia di vomito nel giardino, una delle poche cose che i due “pesci pulitori” hanno lasciato agli inquirenti.

Anche questi ultimi due, la storica domestica e il giardiniere, sembrano voler nascondere qualcosa.

«Concordo. Questa storia è piena di cose che non tornano». «E quindi?». «E quindi scendiamo nella piramide alimentare, Angeli. Passiamo agli erbivori».

Secondo la metafora alimentare di Mirna Pagani, alla base della catena ci sono i peones dell’azienda, come la segretaria e proprio i due domestici, Loreto e Lucio.

Troppe tessere di un puzzle che sembra difficile da sistemare: e pensare che proprio i puzzle sono la passione di Mirna, “quel ricomporre mi piaceva, mi dava la sensazione di avere una sorta di controllo”. Ma anche un modo per poter far finta di viaggiare nei posti dove non avrebbe potuto mai mettere piede.

Colpa del lavoro di poliziotto, come il padre, schiantatosi contro un albero mentre era ubriaco. Colpa della sua situazione di madre single: un ex marito perso nel mondo per il suo lavoro da archeologo, una madre che passa da una relazione all’altra, come una “mantide”, alla ricerca di ricchi vedovi che la possano mantenere. E un figlio, Seba, con cui ha un difficile rapporto, anzi, su un rapporto ridotto al minimo e che deve assolutamente recuperare prima che si spezzi del tutto.

Una vita molto disordinata, come la sua scrivania, quella dell’ispettrice Mirna Pagani e con una particolare mania: da quando era piccola si annota su un quaderno, oggi un taccuino, il “valore delle cose”.

Forse Angeli aveva ragione, pensai. Forse non era normale avere questa compulsione a scrivere il prezzo delle cose e il loro valore in base a ciò che reputavo o succedeva. Eppure io questa mania ce l’avevo sempre avuta..

Una mania che deriva dal trauma subito da piccola e su cui dovrà ora iniziare a fare i conti, per iniziare a mettere un po’ d’ordine nella sua vita, in quella casa con figlio adolescente che ancora non ha capito cosa vuol fare da grande e una madre che dispone di una saggezza tutta sua, dove quello che conta è la felicità e in fondo è giusto così.

Ma chi ha l’ucciso il presidente della GoldSwim?

Ad essere onesta non potevo dar torto al povero Zambelli. In un caso normale il cerchio dei sospettati si restringe, non si allarga sempre di più. Dallo spionaggio industriale al giardiniere, Cristo santo.

L’ispettrice Pagani deve mettere ora ordine anche a questo caso, prima che al procuratore Zambelli non scoppi il cuore per tutta la pressione dei media su un caso così delicato e che porterà gli investigatori dentro una tela di intrighi familiari e lavorativi che lega assieme tutti i possibili sospettati. Al centro, come in tutti i gialli, il solito innesco per l’omicidio: l’amore, l’odio, l’invidia..

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