20 maggio 2018

Il fuggiasco, di Massimo Carlotto



Introduzione

Ho un passato ingombrante. Per metterlo da parte e pesare finalmente ak futuro ho dovuto usare cinque grandi casse di legno. In una settimana di meticoloso lavoro, ho archiviato novantasei chili di atti giudiziari, migliaia di lettere e di telegrammi, centinaia di articoli di giornale, decine di videocassette di programmi televisivi – da Telefono giallo a Portobello, da Mixer a Il coraggio di Vivere. Le cinque casse, che adesso stanno in cantina, conservando la documentazione die miei ultimi diciotto anni di vita. Quasi metà della mia esistenza.Sono un caso giudiziario, il «caso Carlotto».

Avevo comprato questo libro da tanto tempo, Il fuggiasco di Massimo Carlotto, ma per tanti motivi non mi ero mai messo a leggerlo.
Sono stato spinto dalle polemiche dellasettimana passata, dopo che era uscita la notizia che l'autore avrebbe presentato un programma in Rai.
Scandalo, orrore, una persona condannata per un omicidio non può andare in Rai: si dimenticavano, i giornalisti e i politici che hanno poi cavalcato questa polemica, di ricordare tutta la vicenda giudiziaria (e personale) dello scrittore padovana, cominciata in quel 20 gennaio 1976, con la scoperta del corpo dell'amica colpita a morte da diversi colpi di coltello.
E terminata, diciassette anni dopo, il 7 aprile 1993, con la grazia concessa dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Strano questo paese.
Riesce ad accettare un pregiudicato al Quirinale, a discutere di ipotesi di governo col Presidente della Repubblica ma non uno scrittore che è stato condannato in un processo che è andato avanti e indietro tra i vari gradi di giudizio: condanna arrivata per una serie di circostanze “strane”, di quelle che fanno pensare che non è vero che la legge sia uguale per tutti.
Perizie e prove sparite.
Una corte che ha rimandato il giudizio di colpevolezza alla Corte Costituzionale, perché non sapeva se dover applicare il nuovo codice (eravamo a cavallo della riforma del codice di procedura penale) o il vecchio.
Una storia che ha mobilitato una grande massa di amici, intellettuali, scrittori, persone che si sono appassionate a questa storia.
Eppure.

Eppure siamo sempre rimasti lì, a giudicare in base ad un giudizio sommario (come capitato a Carlotto), senza voler capire, leggersi le carte, informarsi.
Di errori giudiziari è piena la storia italiana, di condanne frettolose anche (vi ricordate ancora la storia di Enzo Tortora, vero?).
Ma basta, non vorrei aggiungere altro riguardo i processi che ha dovuto subire: questo romanzo colma una lacuna nella sua storia personale, almeno da parte mia.
Lo conoscevo Massimo Carlotto, anche personalmente, per averlo incontrato in diverse presentazioni di suoi libro. Ma non conoscevo gli anni della sua vita passati da latitante quando, dopo la condanna in Appello, confermata dalla Cassazione, decise di sfuggire al carcere andando in Francia, a Parigi, un paese che aveva accolto tanti altri italiani, su cui pendeva una condanna per reati di terrorismo.
Carlotto divenne “latitante per caso”, per una scelta istintuale: spiega così la sua scelta, di ragazzo poco più che ventenne.

Accettare di scontare la pena adoperandosi per renderla più breve possibile sarebbe stata una mossa furba per il futuro della mia vita, ma avrebbe significato dare legittimità alla sentenza della mia condanna. Avevo preferito invece un atto di assoluta rottura come la fuga per dividere in modo netto e inequivocabile la verità dalla menzogna, la giustizia dall'ingiustizia e il diritto dall'arbitrio.

Cosa si prova ad essere latitante? – in tanti gli hanno posto questa domanda: “la latitanza è come il blues, uno stato dell'anima”, è la risposta che più mi piace e che credo sia la più naturale conoscendo il personaggio.

Questo libro racconta la vita di latitante, in quegli anni, nel modo più onesto possibile: come ha recitato quel ruolo nel palcoscenico umano, adottando look sempre diversi, dallo studente, all'impiegato anonimo.
L'importanza di spiare la vita dei vicini, quando si entrava in una nuova casa, per comprenderne le abitudini, per capire se c'era qualcuno un po' troppo interessato alla sua presenza.
I tanti lavoretti cui si è dedicato per sopravvivere, principalmente le traduzioni dall'italiano, sebbene poi il suo sostentamento è in gran parte arrivato dalla famiglia, che l'ha sempre aiutato.
L'incontro in Francia con gli esuli cileni dopo il terribile golpe del 1973 (l'altro 11 settembre).
L'ansia che sopraggiunge per la lontananza da casa, dalla famiglia, per la paura di essere bloccato dalla polizia (da cui spesso si è salvato grazie al “Dio protettore dei latitanti”): un ansia da cui ha cercato di anestetizzarsi col cibo, diventando in quegli anni bulimico.
Da Parigi al Messico, grazie ad un libro e ad un desiderio di Alessandra, la sua fidanzata di quegli anni: i capitoli dedicati a quel periodo sono un racconto interessante perché descrivono un mondo per noi lontano, di cui sappiamo poco.
La sinistra divisa in perenne conflitto tra loro; il caotico mondo di Città del Messico, una metropoli in cui perdersi (e in cui ogni anni scomparivano migliaia di bambini, in un gorgo di pedofilia, traffico degli organi).

A Carlotto è capitato di dover trascorrere dieci giorni in una stazione della metropolitana alla ricerca del figlio di un'amica:
.. un'esperienza che mi ha segnato per tutta la vita. Non solo per l'angoscia che mi attanagliava ogni ora del giorno, ma soprattutto per il senso di impotenza di fronte ad una città talmente grande da ingoiare qualsiasi cosa, senza una spiegazione, come se non fosse mai esistita. Nella più completa indifferenza. Anche un bimbo che avevi visto giocare fino a poche ore prima”.

La città delle baracche, dell'enorme fame, dell'inquinamento che uccideva persone come fossero in guerra (Carlotto cita l'episodio dell'esplosione della centrale della Pemex (Petroleum Mexicanos), coi suoi 2000 morti, molti di cui seppelliti in fosse comuni).
Scappare dalla tela di ragno della giustizia (o ingiustizia) italiana per finire in mezzo agli ultimi della terra, con la scoperta della rivoluzione zapatista.

Infine, la non meno importante questione dei rapporti affettivi, con Alessandra e, dopo la fine della loro relazione, con altre ragazze incontrate: rapporti difficili per la sua condizione eppure rapporti importanti, per sentirsi ugualmente vivo
Un essere umano privato della libertà o costretti ad abbandonare il proprio paese, si trova ad affrontare un'esperienza drammatica e si aggrappa disperatamente al rapporto affettivo, non solo mosso dall'amore ma anche per garantirsi un minimo di continuità col passato.

L'esordio del racconto coincide in realtà con la fine della della sua latitanza, per il tradimento dell'avvocato che avrebbe dovuto aiutarlo ad ottenere i documenti per una nuova identità.
Era il 1985 e da cui inizia la seconda parte della vita da latitante non più latitante: espulso dal Messico e auto costituitosi di fronte alle autorità italiane (che, paradossalmente, non avevano ancora spiccato contro di lui alcun mandato di arresto).
Da qui la revisione del processo, la nascita dei comitati in suo favore, il supporto di amici, scrittori come Jorge Amado e intellettuali come Norberto Bobbio.
I processi a cavallo della riforma del codice penale e la corte d'Assise d'Appello di Venezia che rimanda tutto alla Corte Costituzionale che sentenzia come per Carlotto dovesse valere il nuovo codice, secondo cui avrebbe dovuto ottenere l'assoluzione.
E invece arrivò la condanna, e con lei la malattia.

Non tralascia nulla di quei mesi, l'ex latitante Carlotto, compreso l'idea del suicidio, come estremo atto di ribellione all'ingiustizia.
La grazia di Oscar Luigi Scalfaro ha risparmiato questo atto estremo e ci ha consegnato uno scrittore che oggi è considerato uno dei migliori narratori del paese, della sua anima nera, della sua anima ambigua, né bianca né nera.

Scorrendo tutte le storie, si comprendono le origini dei suoi personaggi: il Calvados, il liquore preferito dell'Alligatore, la passione per il cibo, la denuncia contro i poliziotti corrotti..

La scheda del libro sul sito dell'editore Edizioni E/O
Il blog dell'autore
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