Il nuovo digitale terrestre, un altro
giro di furbetti venuti fuori dai Paradise Papers e l'inchiesta sui
concessionari dei lidi di Ostia.
Occhio
alla TV – Antonella Cignarale
L'era del secondo digitale terrestre
comincerà nel 2020: si tratta di 40 ml di televisori da adattare,
dice Adicons, non sarà un passaggio facile.
E' una scelta dell'Europa, fatta per
lasciare spazio alle società telefoniche che dovranno usare le
frequenze per il 5G, l'alta velocità che consentirà l'internet
delle cose e tante altre cose.
Da questa asta il governo pensa di
guadagnare 2,5 miliardi di euro: le frequenze per le televisioni
cambiano però e serve cambiare decoder e sistemare l'antenna e il
televisore.
Serve stare attenti all'etichetta del
prodotto che si acquista, per essere certi che sia compatibile col
digitale terrestre di seconda generazione (DVBT2 - HEVC).
Che però non sappiamo ancora se
risolverà i problemi del digitale di prima generazione: ci sono
regioni al sud dove non si vede il segnale, per delle interferenze.
In Rai dicono che migliorerà la
copertura: chi non risolverà i problema dovrà ricorrere alla
parabola del satellitare.
Per l'installazione si arriva a
spendere anche 300 euro: una spesa che dovrebbe essere a carico della
Rai, dice il sottosegretario Giacomelli.
Ma il contratto di servizio parla solo
di scheda per decriptare il segnale, non di soldi per
l'installazione.
E al sud, in Basilicata vedono anche il
segnale sporco della Puglia, che fa da interferenza: abbiate pazienza
fino al 2022.
Sistemare le frequenze costerebbe
troppo, spiega AGCOM.
Le TV locali temono di dover cambiare
la numerazione sul telecomando, come già successo nel primo
passaggio al digitale: un colpo per le piccole televisioni in
difficoltà, che dovranno anche pagare un canone di affitto ai grandi
network.
Se non si è soddisfatto dalla RAI, c'è
tutto un mondo di televisione che viaggia su internet, con la banda
larga, da Netflix a Vodafone.
Romanzo litorale: ad applaudire
Cantone, ad Ostia, c'erano molti concessionari dei lidi di Ostia.
Erano ad applaudire anche personaggi
come Fabrizio Fumagalli (condannato per violenza privata, nei
confronti di un giornalista di Report), per cui “il problema è
la democrazia”. A Palermo il
problema era il traffico ..
Il
paradiso non può attendere – Emanuele Bellano
Furbetto, corrotti
e corruttori trovano sempre un angolo di paradiso, in cui nascondere
le loro fortune.
Un marchio del
lusso come Giorgio Armani.
Un ex cestista.
Un funzionario
dell'agenzia delle entrate.
Coi soldi che
arrivano a Dubai si costruiscono grattacieli: un'isola artificiale
con una ruota enorme, è solo uno dei progetti faraonici.
Nel 2020 Dubai
ospiterà Expo, per un investimento da 6,5 miliardi.
Altri miliardi per
costruire residence di lusso che si estendono nel mare degli emirati.
Il simbolo di
Dubai è il grattacielo più alto, il Burj
Khalifa: un appartamento costa 1,8 ml di euro, più le spese (40mila
euro l'anno).
Il
palazzo è costato 1,2 miliardi, più le strutture attorno: i
costruttori sono legati alla famiglia reale, il terreno è dei
governi.
Alcuni
degli appartamenti sono stati comprati con soldi provenienti dal
Veneto, si sospetta che siano soldi delle mazzette che sono girate
attorno al Mose.
Sono
soldi passati dai conti del marchese D'Agliè (sangue nobile, ma
cittadinanza svizzera), ma per conto di persone diverse: la procura
di Venezia fa il nome di Paolo Venuti e del commercialista Penso, che
avrebbe usato i soldi della tangente di Galan.
Venuti
operava per conto di Galan, avrebbe agito per queste operazioni
immobiliari anche per conto di Galan?
Galan
ha risposto che è andato solo una volta a Dubai, nel 2008.
Galan
smentisce e smentisce anche Venuti.
Il
segreto degli appartamenti comprati dal Veneto rimarrà a lungo,
perché lo sceicco ha fatto dell'impenetrabilità e del segreto la
sua forza.
In
Dubai arrivano anche i finanziamenti dei risparmiatori postali: 200ml
di dollari sono finiti a Dubai, che non brilla certo per democrazia.
Lo
sceicco possiede proprietà di lusso negli emirati, come anche
ristoranti del lusso, auto sportive (col numero 1) e la pista da sci
lunga 400mt in un posto dove la temperatura è di 40 gradi.
Il
miracolo di Dubai si basa anche sul lavoro degli operai che
costruiscono i grattacieli, pagati poco, sfruttati e costretti a
vivere ai margini delle città, molto lontani dalle luci del lusso.
Negli
Emirati non esiste libertà di espressione e di sciopero: di fatto,
siamo di fronte ad una forma moderna di schiavitù.
Parliamo
di processi irregolari, torture ..
Il
nuovo complesso residenziale di Dubai ha ricevuto un finanziamento di
230 milioni di dollari da Cassa depositi e prestiti: come mai soldi
dei nostri risparmiatori finiscono in questo paese?
Perché
si comporta come una qualunque finanziaria?
Forse
perché nei lavori c'è Salini Impregilo e il presidente di CDP è
Costamagna, ex di Salini..
CDP
dovrebbe cablare il paese (assieme ad Enel), siamo in forte ritardo
nella fibra, mancano soldi per completare l'ultimo miglio.
Mentre
a Dubai c'è il lusso, in Italia ci sono aree industriali che cadono
in rovina: ad Ariano Irpino, per esempio c'è una struttura costata
8ml di euro, finanziati in maggior parte dal ministero dello
Sviluppo.
Antonio
Lo Conte è un
imprenditore che, racconta a Bellano, non ha alcun servizio dallo
Stato per i suoi capannoni, nella zona di Frigento: l'energia
elettrica e la banda per navigare e lavorare in internet.
LA
CIM SRL costruisce telai per i treni che esporta in tutto il mondo:
anche qui l'energia elettrica va e viene, producendo un danno per la
produzione.
Forse
per questo CDP ha preferito investire a Dubai.
Gabriele
De Bono è un
imprenditore venuto dal nulla: il suo impero vale 40ml di euro, fatto
di case, beni di lusso e un veliero del 1920.
Anche
automobili antiche, valigie di soldi in contanti, denaro che girava
per affari legittimi, dicevano.
MA
per la Finanza i suoi affari erano illegali: DE Bono viveva con
proventi di attività delittuosa, era quasi un nullatenente,
sconosciuto al fisco.
Le
sue società sfornavano fatture false, sostiene il GICO.
La
procura di Roma blocca i soldi e l'imprenditore viene accusato di
evasione fiscale, per le sue società nei paradisi: a Dubai De Bono è
in buoni rapporti col nostro consolato.
La
sua società ha pure sponsorizzato la festa della Repubblica.
De
Bono era in buoni rapporti con un certo Paoloni
(che ha finanziato con 800mila euro per i lavori di una palazzina a
Praga), figlio di un dipendete della Agenzia delle Entrate che aveva
il NOS per avere accesso ad informazioni segrete.
In
Ticino troviamo la fashion valley,
con le società del lusso, italiane e straniere: qui la tassazione è
segreta, per queste imprese.
Questo
ha spinto molte aziende a venire qui, in Ticino: società e posti di
lavoro, un gettito di risorse nel Cantone, in cambio di tasse all'8%.
Ma
da quest'anno cade sia il segreto fiscale sia la tassazione
agevolata.
Così
la multinazionale della moda di Giorgio Armani, simbolo del made in
Italy, ha spostato una sua società da Mendrisio, la Modefine:
Armani era uno dei più grossi contribuenti, ogni anno circa 7ml di
euro. Ma a Mendrisio cosa faceva Armani? Non è dato sapere..
Nei
Panama Papers sono presenti diversi nomi di società nei paradisi
fiscale: tra queste anche questa società di Mendrisio. I brevetti
del marchio sono di proprietà della GA Modefine: significa che
l'utile del marchio dovrebbe essere tassato in Svizzera, che però
nel 2010 viene chiusa.
Cosa
è successo: è stata fatta una contestazione per elusione fiscale,
per una somma di 500 ml, racconta il dottor Di Tanno. Armani sostiene
di aver transato per circa 235 ml di euro, ma non per estero
vestizione dei marchi.
Singapore
sta prendendo il posto della Svizzera, come nuovo paradiso fiscale:
la piccola città Stato è la più ricca dell'Asia, dove arrivano i
ricchi rampolli delle famiglie cinesi.
Come
in Svizzera hanno qui sede grandi banche d'affari: qui ci sono i
segreti del commercialista Gregorich,
ex amministratore della Smit Textile.
Produceva
telai per il settore tessile, era una grande azienda del vicentino: a
fine anni 90 la Smit Textile impiegava 500 dipendenti.
Nel
2010 la gestione passa al commercialista Gregorich: nel 2014 la
società dichiara in fallimento, nell'impossibilità di pagare gli
stipendi.
Una
botta per il territorio, per le famiglie, per l'indotto.
Il
Tribunale trova un imprenditore interessato a brevetti e marchio: ma
nella società erano spariti questi assett, un tesoro da 19 ml.
Gregorich
aveva ceduto i brevetti e il marchio a due società offshore,
schermate da un Trust con sede a Singapore.
Dai
documenti dei Paradise Papers emerge anche il nome di Gregorich.
Chissà,
forse la nostra agenzia delle entrate potrebbe interessarsi anche a
questa storia, presente nei Paradise Papers: si tratta di 800
evasori, di cui ancora le autorità fiscali non sanno quanto è
dovuto al nostro paese.
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