27 dicembre 2006

La forma dell'acqua di Andrea Camilleri

La forma dell'acqua è il primo romanzo di Andrea Camilleri nel quale è protagonista il commissario Montalbano, “uno di Catania, che quando voleva capire una cosa, la capiva”.
E che sia una persona capace lo dimostra in questa inchiesta, quando non intende fermarsi alla forma che hanno fatto prendere all'acqua, usando un'espressione della moglie della vittima:
"Che fai?" gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda.

Qual'e' la forma dell'acqua?".
"Ma l'acqua non ha forma!" dissi ridendo: "Piglia la forma che le viene data").

E a questa morte, l'ingegner Luparello lasciato morto (per cause naturali) in una discarica frequentata da “troie e garrusi di vario genere”, è stata data una forma infamante, per infangare una volta per tutte l'immagine dell'uomo politico. Che si era ricostruito un'immagine pulita dopo gli scandali di “Mani pulite”, presentandosi come alfiere del rinnovamento.
Una morte nella quale la mafia pare non c'entrare nulla, o forse no, visti gli affari poco puliti del moro, le cui richieste di rinvio a giudizio, da parte della polizia, sono finite tutte inpaludate nel palazzo della giustizia, costruito dal di lui padre.
Ma, dicevamo, il commissario Salvo Montalbano non si accontenta della messa in scena, della soluzione di comodo, della forma dell'acqua: segue le sue sensazioni, le sue filame. Capisce che qualcuno gli sta servendo, fresca fresca, una soluzione di comodo, per screditare politicamente il morto e favorire i suoi avversari.Grazie al suo intuito, al suo fiuto, arriverà alla sostanza, ricostruendo una verità molto più complessa (chi è l'assassino, qual'è il movente) nella quale dietro intrecci politico-affaristici si nascondono moventi più cupi e morbosi.
Sentendosi come un Dio, in grado di manovrare destini e vite delle persone, Montalbano riuscirà a far sgonfiare la bolla dello scandalo: “Aveva voluto agire come un Dio, ma quel Dio di quart'ordine, alla sua prima, e sperava, ultima esperienza, ci aveva indovinato in pieno”.
Alcuni personaggi della serie con Montalbano sono assenti o quasi, in questo libro: come Catarella o il dottor Augello.È presente il giornalista Zito che, durante una cena, espone al commissario la sua teoria sugli scandali giornalistici:
“Se tu vuoi fare scordare alla lesta uno scandalo, non devi fare altro che parlarne più che puoi, alla televisione, sui giornali. Dai e ridai, pesta e ripesta; dopo un poco la gente comincia a rompersi le palle: ma quanto la stanno facendo lunga! Ma perché non la finiscono. Tempo quindici giorni e quest'effetto di saturazione fa sì che nessuno voglia più sentir parlare di quello scandalo. Capito?
Credo di sì
Se invece metti tutto in silenzio, il silenzio comincia a parlare, moltiplica le voci incontrollate, non la finisce più di farle crescere..”
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Non è solo un racconto poliziesco, di sbirri, mafiosi e garrusi, ma anche un affresco di un mondo, descritto attorno alla città di Vigata e al personaggio del commissario Montalbano (il Dio di quart'ordine), descritto con stile ironico e pungente; dove ogni parola, ogni descrizione evoca un'immagine, una sensazione, un odore.
Buona lettura.

Il libro su internetbookshop; il sito del maestro.
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