06 luglio 2025

Anteprima inchieste di Report – la Cina sommersa, Bandecchi e Unicusano e i finti bandi sulle concessioni balneari

Banche, tribunali, commissari sommersi: il mondo della Cina che non si conosce in Italia.

Poi Unicusano, il sindaco di Terni Bandecchi dopo l’ultima puntata di Report aveva promesso due manrovesci. Domenica vedremo chi li ha presi veramente.

I manrovesci di Bandecchi


Il sindaco di Terni nonché fondatore ed ex rettore di Unicusano, l’università telematica, è stato rinviato a giudizio per evasione fiscale.

Aveva promesso a Sidfrido Ranucci e a Report due schiaffoni, “lei e la sua libertà di stampa se la deve mettere nel c..” cito le testuali parole di un sindaco che oramai non si vergogna più di nulla, “finché lei continuerà a fare programmi dove risulterà infame”.Il servizio di Report su Unicusano non gli era piaciuto, soprattutto i conti che Luca Bertazzoni aveva fatto sugli stipendi dei docenti.

Come spiegava il consulente di Report Pier Gaetano Bellavia, “questi incassano più di 80 ml dagli studenti a fronte di questo per i docenti spendono 9 milioni e mezzo”.

9,5 ml su 1107 docenti fa una media di 8600 euro lordi l’anno questi sono i dati che arrivano dal MIUR: ma i numeri non bastano a convincere Bandecchi, “i nostri docenti sono pagati 4 volte gli altri..”

Ma chissà se nella media di Bandecchi rientra l’ex docente che Report ha intervistato per capire come funzionano veramente le cose: ha insegnato ad Unicusano dal 2018 fino al 2023, la retribuzione era di 4000 euro lordi per tutta la produzione di 40 ore di videolezioni, 250 pagine di dispense e altro materiale. “L’anomalia di questo contratto è che innanzitutto mi venivano chiesti dei diritti d’autore per cinque anni ed oltre”.

Cosa vuol dire? La signora – così la chiama il sindaco, non la docente – “fa una lezione, scrive il suo libro, questo prodotto potrà essere utilizzato da noi per almeno cinque anni”.

I materiali per l’insegnamento erano diventati vecchi e obsoleti, c’era bisogno di un aggiornamento – spiega a Report l’ex docente che aveva segnalato il problema all’università – e le era stato risposto che avrebbero verificato..

Ma il tema non appassiona Bandecchi: “lei sta parlando di una categoria di professori che è lo stato che produce questa gente, io mi limito ad andare su uno scaffale e prendere i prodotti che lo Stato ha già confezionato, lei mi vuole dire che non capiscono un c.. da mo che lo dico..”

Questo è il livello di competenza, di rispetto per il lavoro altrui, del fondatore di Unicusano.

Però Bandecchi non è così aperto nei confronti delle opinioni altrui, quando lo riguardano direttamente: il professor della Statale di Milano Piero Graglia è stato querelato dall’ex rettore e da Unicusano per diffamazione aggravata a causa di un post pubblicato sui social in cui scriveva che le università telematiche sono “il frutto malato della riforma Gelmini”.

L’articolo era stato scritto a seguito del sequestro dei beni a Bandecchi da parte della Finanza, come spunto per un ragionamento sulle università telematiche, aggiungendo che questa vicenda (il sequestro) poteva essere catalogata come un ennesimo caso di peculato cialtrone e gli è stato contestato che aveva dato del cialtrone a Bandecchi.

Il professore ha dovuto prendersi un avvocato e comparire di fronte ad un giudice, non c’era nessuno dall’altra parte tanto che il giudice che poi ha archiviato tutto in seduta ha detto “molto gentile il signor Bandecchi a non aver mandato nemmeno un avvocato.”

Sembrava quasi una querela intimidatoria – commenta oggi il professor Graglia che, per questa vicenda, ha speso duemila euro.

Nella sentenza è scritto che l’opponente sembra non comprendere nemmeno il senso di alcune espressioni: tutta colpa degli avvocato, sbotta il fondatore di Unicusano, sicuramente laureati in qualche università italiana.

La Cina sommersa


La guerra commerciale in corso tra Pechino e l’amministrazione americana si lega con i traffici delle mafie internazionali in Italia e nel mondo.
Traffici che si appoggiano alla rete commerciale delle industrie cinesi, alle banche illegali create dalla comunità cinese in Italia (e non solo).

Report ha preso parte, assieme alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Dogane, ad un controllo sulla merce in arrivo dalle grandi metropoli cinesi, compie un mezzo giro del mondo e arriva poi in Italia al porto di Trieste.

La merce passa perfino per l’Ucraina, per l’Estonia, tra gli oggetti controllati c’è anche uno sberleffo per Musk, il logo della Tesla rifatto: giochi, apparecchi elettronici, calzature e caschi, ogni container assomiglia ad uno scrigno dei desideri.

Desideri contraffatti, come gli auricolari ritrovati dalla Finanza in un container che poi sarebbero andati in Ungheria.

Tutto questo è solo la punta dell’iceberg della rete commerciale dalla Cina che si avvale del controllo di numerosi porti in Europa per il transito delle merci: nel 2024 il valore complessivo delle merci vendute dalla Cina nel mondo è stato pari a 5 trilioni di dollari.

Sempre in Italia, questa volta a Civitanova Marche: i carabinieri individuato qui una banca clandestina cinese con filiali in tutta Italia, col compito di riciclare denaro per la criminalità organizzata.

Il traffico si svolgeva in una anonima villetta nella campagna marchigiana, in una agenzia di viaggi e in un supermercato all’ingrosso a pochi km da Civitanova. Qui la GDF di Ancora a Macerata coordinate dalla procura europea smascherano nell’ottobre 2024 un’organizzazione criminale transnazionale e ricostruiscono operazioni finanziarie illecite per un valore complessivo di 3 miliardi di euro.

L’associazione criminale riusciva a gestire una underground chinese bank” spiega a Report Peppino Abbruzzese comandante del GICO di Ancora “che riceve denaro contante in cambio di commissioni, il corriere che doveva fisicamente trasportare la merce da un punto a ad un punto b, portava con sé una banconota da 5 euro, questa veniva postata all’interno di una chat criptata, quindi il destinatario della richiesta non faceva altro che verificare il codice alfanumerico presente sulla banconota che esibiva al corriere e automaticamente lo scambio avveniva.”
Quanto denaro veniva scambiato nelle borse dei corrieri?

In un caso siamo riusciti ad individuare un corriere che trasportava più di 100mila euro in un trolley, fisicamente aveva ritirato un borsone da dentro l’agenzia di viaggi, nelle Marche e si recava in una regione del centro Italia.”

Un sistema che vedeva accanto mafia albanese e facoltosi imprenditori italiani tutti in fila agli sportelli della banca cinese clandestina.

Siamo sicuri che alcuni versamenti andavano in direzione Cina” prosegue il comandante Abbruzzese “ma la presenza di conti virtuali ha un po’ di fatto limitato la nostra capacità investigativa .. un conto virtuale viene identificato da un iban europeo, di fatto però quando abbiamo chiesto la collaborazione alle autorità straniere ci hanno comunicato che quelli erano conti specchio dal momento che dietro quel conto virtuale si nascondeva un conto cinese.”

Ci sono dunque degli iban in Germania per cui quando a vai a fare un accredito i soldi arrivano in Cina.

Il GICO ha chiesto aiuto alle autorità cinesi ma “ad oggi è mancato un dato oggettivo di collaborazione.”

Questo meccanismo di riciclaggio di denaro sporco è stato scoperto anche negli Stati Uniti dove decine di broker cinesi avevano messo assieme un sistema bancario parallelo per i riciclaggio del denaro sporco frutto del narcotraffico. New York, Chicago, Los Angeles, Miami, le grandi città sono il parco giochi dei grandi cartelli messicani e il bancomat a cielo aperto dove i narcos costruiscono le loro fortune: miliardi di dollari accumulati dalla vendita delle droghe a cominciare dal fentanyl. Un fiume di soldi che ha bisogno di essere ripulito e nessuno è così bravo a ripulire i soldi quanto i broker cinesi.

Chris Urben è direttore generale dell’agenzia di investigazione Nardello&Co: “quello che prima richiedeva dai sette ai dieci giorni per essere riciclato e restituito ai cartelli messicani ora richiede appena uno o due giorni e con un costo dell’1% contro il 7-10% del passato”.

Urben è stato per anni un agente della Dea il reparto anti droga delle forze speciali statunitensi: olrte vent’anni in cui Chris ha pertecipato alla caccia dle re dei narcos, El Chapo Guzman oltre ad essere stato tra i primi a finire sulle rtacce della grande rete di riciclaggio messa in piedi dal sistema bancario clandestino cinese.

Man mano che i lavoratori cinesi si disperdevano in tutto il mondo avevano buisogno di un modo per rimpatriare i loro fondi in patria. Questa rete di lavoratori cinesi all’estero ha dato origine al sistema bancario clandestino cinese, che era una rete basata sulla fiducia, si trattava di un metodo affidabile per riciclare denaro e rimandarlo nella Cina continentale” spiega a Report Urben.
Dal 2018 l’antidroga americana scopre che all’interno della comunità cinese di New York si nasconde una rete sotterranea di riciclatori ben strutturati e con rapporti di fiducia in ogni angolo del pianeta.

C’era quindi un nuovo metodo di riciclaggio” prosegue il racconto di Urben “ed era quello operato da reti cinesi negli Stati Uniti che raccoglievano grandi quantità di contanti in dollari, uno o due milioni di dollari tenuti in luoghi controllati da loro. Questo ci ha permesso di comprendere come funzionava la rete, abbiamo osservato trafficanti di droga consegnare denaro a soggetti per noi nuovi, riciclatori di denaro cinesi che prendevano quei fondi e li portavano nelle “stash houses” e accumulavano grandi quantità di valuta.”

Le stash houses, le filiali bancarie clandestine possono essere ovunque, nel retrobottega di una pescheria, come nel sottoscala di un magazzino, a Manhattan come come nel Bronx.

C’erano decine di broker cinesi a NY e nel New Jersey e ci siamo resi conto che avevano dei dipendenti, come qualunque altra organizzazione: corrieri che consegnavano il denaro, corrieri che lo recuperavano, avevano persone che lo gestivano con le stash location dove il denaro veniva custodito e contato. E poi avevano altri soggetti che operavano su applicazioni criptate come wechat e su bacheche e canali in mandarino dove vendevano quel denaro.”

Report ha ottenuto un’intervista in esclusiva con l’ambasciatore cinese Jia Guide a cui ha aperto le porte della sua residenza: alla trasmissione ha condiviso le linee guida del governo di Pechino su questioni delicate come dazi e commercio internazionale.

La presidente della commissione UE Von Der Leyen ha telefonato primi ministro cinese dove han parlato dei dazi americani sostenendo che possano costituire una deviazione commerciale cinese verso l’Europa, esiste il rischio che l’Europa sia invasa da merci cinesi?

Comprendiamo le preoccupazioni dei paesi europei” risponde l’ambasciatore Jian Guide “ma in realtà questa questione è stata esagerata, la Cina è ormai il secondo mercato di consumo mondiale, da molti anni il mercato interno costituisce la principale forza motrice della nostra crescita economica.”

L’applicazione dei dazi, quelli attuali e quelli annunciati rischia anche di influire negativamente sui rapporti commerciali tra l’Italia e la Cina?

Le tensioni sul commercio internazionale hanno avuto un impatto sull’ordine commerciale globale e inevitabilmente anche un’influenza negativa sulle cooperazioni economiche e commerciali tra Cina e Italia. In generale le relazioni economiche e commerciali poggiano su basi solide.”

Il governo cinese sta facendo qualcosa per arginare delle prassi illecite che possono in qualche modo influire sulla giusta concorrenza dei mercati?

La Cina attribuisce grande importanza alla concorrenza leale e alle regole del mercato e la legge impone chiaramente alle imprese operanti all’estero di rispettare le leggi del paese ospitante e le norme internazionali. Attualmente il maggiore fattore di turbamento dell’equità sul mercato internazionale è rappresentato dalla guerra dei dazi, unilateralmente avviata dal governo americano: l’abuso delle tariffe da parte degli Stati Uniti danneggia i legittimi interessi degli altri paese e viola gravemente le regole dell’organizzazione del commercio e mette a rischio l’ordine economico e commerciale internazionale. Chi rispetta le regole del commercio internazionale non può cedere a chi le infrange. ”

Antonella Mascali ha firmato un articolo che anticipa alcuni dei contenuti del servizio:

Ombre cinesi”: la guerra dei dazi e la mafia di Prato

di Antonella Mascali

La guerra di mafia cinese in Italia e non solo, è al centro dell’inchiesta di Report di questa sera, che mette in evidenza come omicidi, tentati omicidi, attentati con pacchi bomba, hanno a che fare con la guerra commerciale di Pechino contro Usa ed Europa, che ha avuto un’impennata dopo la guerra dei dazi voluta dal presidente Usa, Donald Trump.

Ombre Cinesi” esplora la complessa rete di attività illegali che coinvolge in particolare Prato, città storicamente dell’artigianato tessile. Lì la comunità cinese è scossa da una guerra criminale definita “guerra delle grucce”. Ai profani potrebbe sembrare di basso livello delinquenziale, ma in realtà nasconde interessi economici enormi legati al settore tessile, alla logistica e al controllo della distribuzione globale delle merci. Secondo l’analisi di centri studi Usa, confermate dal Brookings Institution, le quattro grandi banche di Stato cinesi avrebbero riciclato quasi 22 trilioni tra dollari ed euro, in modo da garantire quella solidità finanziaria per poter combattere la guerra commerciale internazionale. Questo è possibile, sostiene Report, perché a fianco dello Stato ufficiale c’è uno Stato parallelo, occulto, in tutti i paesi del mondo dove sono radicate comunità cinesi.

Le concessioni degli stabilimenti balneari


Secondo quanto ha stabilito l’Unione Europea le concessioni pubbliche sui lidi concesse ai privati andranno messe a gara: tra i gestori c’è anche Gabriele Pagliarani proprietario della stabilimento Tiki26 a Rimini.

Rimarrei qui altri 38 anni qui, pagando quello che mi fa pagare lo Stato italiano, perché cambiano i governi ma noi siamo sempre andati avanti.”

Gabriele è il bagnino d’Italia, una star della riviera romagnola, lo conoscono anche oltre oceano, da sempre gestisce la concessione 26 a Rimini, oltre 8mila metri quadrati di spiaggia, bar, ristoranti, campi da beach volley e un chiringuito a pochi passi dal mare.

Quanto paga di concessione? Poco più di 15 mila euro l’anno da versare al demanio per un giro d’affari che nel 2023 ha sfiorato il milione e mezzo di euro.

E ora lo spauracchio della gara pubblica, “un coltello puntato sulla schiena” lo definisce Gabriele che ora per le gare rischia di andare a casa: ad inizio giugno la corte di Giustizia europea si è espressa su una controversia tra i balneari di Rimini e il comune che ha deciso al rinnovo automatico delle concessioni dando ragione all’ente.

Cosa farà il bagnino d’Italia, che dall’intervista a Report sembra poco felice di fare questa gara?

La riviera è famosa nel mondo grazie ad imprenditori come lui che si sono sempre ingegnati attirare turisti e guadagnare: il lampo di genio lo ha avuto anche quest’anno. Per aggirare un’ordinanza che prevede il divieto di ballare in spiaggia, si è inventato la lezione di zumba a due passi dal mare.

Se lo stato gli dovesse chiedere, ad esempio, duecentomila euro l’anno, non rimarrebbe qui a lavorare..

Il servizio racconterà anche del bando per l’assegnazione del lotto A25 a Castelfusano, una delle concessioni demaniali a Ostia che è stato assegnato all’unica società che ha presentato domanda.

Qui il circolo sportivo Nauticlub Castelfusano, che gestiva la spiaggia sin dal 1985, rischia di sparire – racconta Massimo Intorto uno dei soci del Nauticlub – perché il consiglio direttivo ha deciso di non presentare domanda per il bando del comune di Roma, optando per un ricorso al TAR.

Noi lo scopriamo dalle trapelazioni uscite dai vari giornali, uscivano già i bandi e si vedeva che c’era una società che aveva messo l’occhio sul bando del lotto A25.”

Con la concessione scaduta e con l’assenza di partecipazione alla gara pubblica il TAR ha rigettato il ricorso “perché Nauticlub non ha dimostrato interesse ..”
Ma il TAR aggiunge però che sono ancora in tempo per ripresentare domanda perché i termini ci sono ancora ma lo stesso i vertici del circolo non hanno voluto fare domanda.

L’impressione è che le nuove società che si presentano ai bandi, siano nate per non far perdere la concessione ai vecchi proprietari o per accaparrarsene di nuove.

La società MAMB (che ha partecipato alle gare per l’assegnazione del lotto A16 a Ostia) ha come amministratore Fabrizio Burlone, fratello di Alessandra amministratrice della Kokai SRL la società che ha messo le mani sul Nauticlub.

A parte l’essere fratello e sorella, le due società hanno la stessa sede legale, il commercialista e un oggetto sociale identico con uno statuto con gli stessi errori di battitura.
Fabrizio Burlone è dipendente dello stabilimento La Bicocca e ora partecipa alla gara per aggiudicarsi la concessione che per 30 anni è stata gestita dal cognato Marcello Milani, marito di Alessandra.

Questo comportamento, creare società nuove con dentro le stesse persone che gestiscono gl stabilimenti assegnatari delle vecchie concessioni, non significa aggirare la legge?

L’avranno valutato se hanno aggirato le regole? L’avranno valutato al comune?” risponde Fabrizio Burlone che poi ammette di aver presentato la proposta fatta a Marcello (il cognato) per due società e presentarsi al bando per aver più possibilità di tenersi la concessione.

Domenica scorsa al Nauticlub si è svolta l’ultima assemblea dei soci, il clima era teso non solo per l’approvazione del bilancio: in questa assemblea si parla per la prima volta della gara vinta dalla Kokay di Alessandra Borlone e le telecamere di Report non sono gradite.

Non vogliono nessun contraddittorio .. ma ti pare che uno non partecipa ad un bando e non lo comunichi ai soci, non fai un verbale al consiglio..” racconta a mezza voce uno dei presenti all’assemblea.

Il direttore del circolo aveva promesso di rispondere alle domande di Report al termine dell’assemblea ma alla fine ha scelto di non presentarsi di fronte ai giornalisti.

Vista la caratteristica di quel territorio – commenta il procuratore Sabella – si sarebbe dovuto fare una verifica preventiva sia sulle imprese che partecipavano al bando sia su come si erano comportati i concessionari precedenti: “io li avevo fatti controllare tutti e 91 gli stabilimenti, tutto finito negli scatoloni della fiera di Roma.”

La scheda del servizio:

Roma fa il bando, ma i lidi restano in famiglia

Il comune di Roma è uno dei pochi in Italia che decide di indire il bando sulle concessioni balneari. A gara chiusa, più della metà delle concessioni è tornata ai vecchi gestori: incrociando i dati delle società nuove e vecchi amministratori, sedi legali e studi tecnici di riferimento, sembra esserci un unico centro di interesse.

Ad aggiudicarsi il lotto A25, dove attualmente c'è il Nauticlub Castelfusano, è stata l'unica società che ha fatto domanda. Ma perché l'associazione sportiva che gestisce quel tratto di spiaggia dal 1985 non ha partecipato al bando.

Venezia da non svendere


Bezos, il padron di Amazon, avrebbe voluto entrare nella laguna di Venezia per festeggiare il suo matrimonio col suo veliero, un tre alberi da 127 metri di lunghezza dal valore di mezzo miliardo di dollari.

Perché a lorsignori, i superricchi destinati grazie alle politiche fintamente liberali tanto in voga a diventare ancora più ricchi, ogni capriccio deve essere consentito.

Tra l’altro il matrimonio si è celebrato nel palazzo della Scuola Grande della Misericordia, un palazzo storico del 1500 che il sindaco di Venezia Brugnaro ha dato in gestione per 35 anni ad una società dell’imprenditore Brugnaro (non è un’omonimia).

Brugnaro, e tanti assieme a lui, è contento che Bezos abbia scelto Venezia per festeggiare il suo matrimonio, perché da lustro alla città (come se Venezia avesse bisogno di ulteriore pubblicità, poi): ma a Venezia ci sono anche tanti cittadini che non sono contenti di questa scelta.

Persone come Federica Toninello del laboratorio Morion, che considerano Bezos rappresentante di quell’1% che pensa di poter fare quello che vuole e che soprattutto vive grazie al 99% del resto della popolazione, calpestando le loro libertà, calpestando i loro diritti.

Attivisti e semplici cittadini si sono riuniti nel laboratorio occupato di calle del Morion, una casa dei beni comuni fuori dai circuiti turistici e commerciali di Venezia: è una chiamata a raccolta di quei cittadini che non accettano questa svendita della loro città, solo per chi ha i soldi. La loro idea della città è quella di una Venezia per tutti, abitabile, piena di socialità.

Le immagini delle proteste contro Bezos hanno fatto il giro del mondo (sebbene siano state silenziate qui da noi) e così alla fine il veliero è rimasto ormeggiato in Croazia.

La scheda del servizio:

È lecito trasformare Venezia in un set privato per feste e cerimonie d’élite?

Venezia, così fragile e già soffocata dal turismo di massa, dal traffico inquinante di vaporetti e imbarcazioni che erodono con il moto ondoso e le fondamenta della città, meriterebbe più rispetto?

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

03 luglio 2025

Un cadavere in cucina: Un caso per Manrico Spinori di Giancarlo De Cataldo


 

Cullato dalla mite risacca di un inerte pomeriggio senza vento, sprofondato nella sdraio preferita, il pubblico ministero Manrico Spinori assaporava l’oblio del luglio pontino.

I bambini che affollavano il vicino stabilimento La Medusa giocavano a schizzi d’acqua e bombe di sabbia, in un acuto vociare interrotto da improvvise, finte esplosioni di collera. [..]

Manrico adorava quel tempo sospeso di profumi iodati, ne godeva lo spirito intriso di assenza, sarebbe rimasto per sempre in bilico fra il sopore sensuale della calura e il fascino abissale del sonno.

Con questo “Cadavere in cucina” la ricetta letteraria ideata da Giancarlo De Cataldo ha trovato il giusto mix di ingredienti e il miglior punto di cottura – mi scuserete la metafora: in questo ultimo romanzo funziona tutto bene, a cominciare dalla squadra di investigatrici tutta al femminile, un ingranaggio perfetto dove ognuna porta il suo contributo al gruppo. Molto verosimile il racconto di come funzionano le indagini viste dall’interno del mondo delle procure (un punto di vista spesso trascurato nei romanzi gialli). C’è poi a corredo tutto il sottobosco romano tra vip, politici che affollano i locali della dolce vita romana.

E poi questo personaggio che si fa fatica ad afferrare, Manrico Spinori, un titolo nobiliare sulle spalle di cui però rimane solo il lustro di facciata, perché la vera ricchezza accumulata dagli avi è stata sprecata negli anni dall’augusta madre, donna Elena. Tanto bella quanto ammalata del vizio della ludopatia..
Ecco, se devo dare un volto a questo magistrato dall’aria malinconica, non riesco a non pensare ad un Marcello Mastroianni col suo sorriso triste nel finale ne “La dolce vita” di Fellini.

Manrico Spinori, chiamato il Contino in procura, è un magistrato preparato, capace di muoversi in modo felpato nelle inchieste delicate che gli affida il suo superiore, quella “vecchia volpe” del procuratore Melchiorre.

Faceva parte del suo metodo investigativo. Non c’è situazione umana, incluso il delitto, che non sia stata raccontata nella lirica.

Tanto felpato e abile nel muoversi nel complicato mondo romano, tra politici ricconi e gente con visibilità mediatica, quanto volubile sull’aspetto sentimentale: oltre all’ex moglie, alle spalle diverse relazioni finite, alcune bene altre meno, ma sempre vissute con la sensazione di non volersi gettare veramente dentro.

Negli ultimi mesi Manrico Leopoldo Costante Severo Fruttuoso Spinori della Rocca dei conti di Albis e Santa Gioconda, detto «il contino» per le sue origini aristocratiche, si era occupato di numerosi casi bagatellari, firmando qualche centinaio di richieste di archiviazione

Appassionato di musica lirica, Manrico Spinori è convinto che ogni caso su cui deve indagare è stato già “cantato” in un’opera, bisogna solo individuare quella giusta.

Qual è l’opera che più calza questa indagine che gli viene appioppata dal procuratore capo mentre si trova in vacanza a Sabaudia con la madre, il figlio e il maggiordomo Camillo?

Tutto nasce da un video girato all’interno di un famoso ristorante, il Controcorrente di chef Marini: un video in cui si vedono dei commensali in preda a delle allucinazioni, tanto da dover essere ricoverati.

Il video è stato pubblicato da un sito di Gossip che sembra essere sempre ben informato dei casi di cronaca che succedono in città (e anche in questa storia ci sarà qualcuno che passerà diverse notizie al sito): non è solo per questo che Melchiorre chiede a Manrico di indagare. Il giorno seguente a quello del video, è morto per avvelenamento un commensale, che era anche un colonnello dell’esercito, Vladimiro Micheli. Come gli altri, anche lui aveva consumato una speciale pietanza a base di funghi.

Come gli altri commensali avvelenati da un fungo allucinogeno, anche il colonnello Micheli era stato ricoverato al pronto soccorso, ma era poi ritornato a casa. Ma due giorni dopo era stato trovato morto, sempre per avvelenamento da fungo, ma questa volta per la mortale Amanita Falloide. Che ci sia una connessione o meno, bisogna aprire un fascicolo, contro ignoti, facendo partire tutto l’iter del caso.

Non si tratta di un banale caso di avvelenamento: Manrico e la sua squadra, l’abile tecnica informatica Gavina Orrù, Marinella la fedele segretaria e Deborah Cianchetti, la tosta ispettrice se ne rendono conto sin da subito: c’è prima di tutto da entrare in quel mondo così distante che è quello degli chef e dell’alta cucina.

Ci sono poi i servizi che irrompono nell’indagine: stavano forse controllando il colonnello Marini? E per questo che è stato ucciso?

Manrico viene avvicinato da un agente dell’Aisi, il controspionaggio interno, molto avvenente e molto abile, Stefania Baldini: apparentemente i servizi vogliono giocare a carte scoperte con la procura e con la squadra di Spinori, ma quest’ultimo ha l’impressione che gli stiano nascondendo qualcosa.

Anche questa donna così affascinante, tanto da far sentire a Manrico quella scossa sentimentale, lo sta veramente aiutando nel caso oppure lo sta solo manipolando per usarlo per propri fini?

C’è sempre una certa diffidenza, quando in una storia entrano quelli dei servizi: non solo per tutte le pagine nere della nostra storia in cui sono stati coinvolti (piazza Fontana, strage di Bologna..), c’è la sensazione che il loro lavoro non corrisponda veramente alla protezione del paese e delle istituzioni, ma a proteggere il potete in nome di una falsa “ragione di stato”

Si oscillava dall’intrigo dei salotti al carrierismo del singolo funzionario, finché alla fine qualche formula magica non copriva tutto, il tappeto sotto il quale nascondere il pattume degli arcana imperii. C’era chi la chiamava «ragion di Stato»

Per risolvere questa indagine Spinori e le sue investigatrici dovranno addentrarsi nel mondo dell’alta cucina, vincendo anche qui un ulteriore pregiudizio.

Lui amava l’opera, altri la grande cuisine… Perché, dunque, negare quarti di nobiltà all’antica arte della tavola? Non si erano forse decisi destini di popoli e di dèi, fra un rombo alla brace e un flan di zucca?

Un mondo strano, questo: c’è un dietro le quinte nel mondo degli check, con una stella o più, con una spietata competizione tra i grandi cuochi che passa anche dai reality che poi si riverbera anche nelle cucine che più che luoghi dove preparare pietanze che saziano la pancia e lo spirito si rivelano dei campi di battaglia.

La cucina non è un posto per cuori teneri e spiriti deboli. Qui è una trincea, si è in guerra ogni singolo minuto della giornata. In cucina ci vogliono generali e soldati semplici.

Chi ha ucciso e perché il colonnello? Che correlazione c’è con l’avvelenamento nel ristorante stellato di chef Marini? E, soprattutto, cosa ruolo hanno in questa storia i servizi?

Tutti enigmi che troveranno una soluzione così come troverà una risposta la domanda del “contino”: qual è l’opera di riferimento per questa indagine?

La scheda del libro sul sito di Einaudi
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

29 giugno 2025

Anteprima inchieste di Report – in tour col Gambero Rosso, i prestiti all’Ucraina, l’assalto alla Corte dei Conti e una gara al Senato particolare

Quanto è importante ottenere i tre bicchieri del Gambero Rosso per un vino italiano e a che prezzo?

Vedremo anche lo spreco di denaro nella pubblica amministrazione, ben 180 miliardi. Chi controlla?

Si torna a parlare di vino, una delle tante eccellenze italiane, che spesso però sono eccellenze solo sulla carta, visti i pochi controlli (e la poca trasparenza) anche in produttori di vino dal nome importante.

Gli aiuti all’Ucraina

L’Europa ha erogato aiuti per l’Ucraina per 50 miliardi: per due terzi sono prestiti concessi dietro precise condizioni.

Ogni quadrimestre – spiega l’europarlamentare tedesco Michael Gahler – la commissione esamina le leggi approvate dal parlamento ucraino e poi condivide il risultato con gli stati membri e solo allora la commissione libera il pagamento della tranche del fondo. L’Ucraina vuole entrare nell’Unione Europea? Bene, chi entra nel club deve rispettare le sue regole, le imprese devono trovare in Ucraina un quadro giuridico che favorisca gli investimenti per la ricostruzione.

Marta Kos slovena è la commissaria per l’allargamento e sta seguendo in prima persona il percorso di ingresso in Unione dell’Ucraina: “le imprese non aspetteranno la fine della guerra ma stanno già investendo e l’UE offre loro un sostegno finanziario e strumenti per ridurre il rischio. Stiamo facendo buoni affari.”

Ma in cambio dei prestiti che cosa viene chiesto all’Ucraina? Vengono chieste privatizzazioni, liberalizzazioni: in un paese povero e prostrato dalla guerra potrebbero avere conseguenze molto dure: “noi li aiuteremo ad ottenere degli investimenti” risponde la commissaria “non avranno più bisogno del nostro aiuto, diventeranno sempre più competitivi ..”

Di doverso pare l’economista ucraino Alexey Kusch: “i requisiti dell’UE porteranno solo alla vendita delle risorse più preziose al prezzo di rottami metallici. Chi acquisterà il porto di Odessa,
le industrie chimiche di Sumy, le officine meccaniche di Kharkiv e lo stesso vale per l’energia, già oggi l’industria paga prezzi più alti rispetto all’Europa, se ora l’elettricità viene venduta allo stesso prezzo nelle campagne si scatenerà una crisi sociale..

Sul Fatto Quotidiano Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambrosio hanno pubblicato una anticipazione del servizio

Ucraina, una “troika” per Kiev: prestiti solo in cambio delle privatizzazioni

di Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambros*

Domani sera a Report (Rai3), FMi: “Il memorandum lo scriviamo noi, non gli stati”

Ogni quadrimestre c’è la pagella, altrimenti non arriva la paghetta. Così l’Ue tratta l’Ucraina, dipendente dai suoi prestiti, dato che quasi tutta la raccolta fiscale di Kiev finisce nella guerra. Funziona così il meccanismo di aiuto varato nel 2024 dall’Ue, l’Ukraine Facility Plan, salutato come una dimostrazione del totale e incondizionato appoggio a Zelensky all’invasione russa. Non del tutto incondizionato, a guardare bene: sono 130 i paletti che la Commissione pone all’Ucraina in cambio dei suoi prestiti, un programma di riforme che impegna la Verkhovna Rada notte e giorno. Altrimenti niente prestiti. E l’Ucraina, oggi non riesce a finanziarsi autonomamente sui mercati internazionali.

LAB REPORT: I GENEROSI

Di Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambros

Collaborazione Madi Ferrucci

Il sostegno finanziario occidentale è fondamentale per l’Ucraina, impegnata da oltre 3 anni a difendersi dall’aggressione militare russa. Ma a quali condizioni vengono concessi questi aiuti? L’Ue e il Fondo monetario internazionale hanno stanziato miliardi di prestiti a Kyiv ma in cambio chiedono liberalizzazioni, privatizzazioni, riduzione della spesa pubblica. Obiettivo: rendere l’Ucraina appetibile agli investimenti privati, anche grazie a un basso costo del lavoro. Una medicina amara, per uno Stato piegato da anni di guerra, con centinaia di migliaia di senza casa, profughi, mutilati, e una popolazione sempre più anziana dopo la fuga all’estero di milioni di giovani. Il Paese avrebbe bisogno di welfare per sanare le sue ferite e non di austerità.

I bicchieri del Gambero

In che modo si ottengono i “tre bicchieri” del Gambero rosso?
Report è andata fino a Washington per seguire il tour del Gambero rosso dove marchi rinomati di vino presentano i loro prodotti: questi eventi del Gambero rosso non sono gratuiti, gli espositori devono pagarsi anche il viaggio e l’alloggio, oltre che lo spazio per l’esposizione delle bottiglie.

Gambero rosso invia ai vari produttori un modulo in cui propone alle cantine di partecipare al tour nord-America, ogni tappa ha un costo di iscrizione di 3600 euro + iva.

Si paga l’affitto della location si paga il catering, Gambero Rosso arriva a spendere anche 30000 mila dollari, da detrarre a quanto si incassa dalle aziende. Nella tappa di Miami erano ad esempio 30 e nel complesso hanno pagati circa 100000 euro, così Gambero Rosso ha ottenuto un guadagno da 70mila euro circa. Ma ci sono eventi dove si arriva, negli Stati Uniti, anche a 200 aziende, come a New York, dove l’incasso è stato circa 700 mila euro.

In Nord America ci sono le tappe poi di Los Angeles, San Francisco, Chicago, Las Vegas.. il peso delle attività all’estero per Gambero Rosso è importante, in totale sono 34 le tappe del tour in giro per il mondo, con cui si arriva ad un incasso totale da milioni di euro dalle cantine.

Le stesse cantine che poi Gambero Rosso deve poi valutare se meritano o meno i “tre bicchieri”.

La scheda del servizio: VINO DIVINO

di Emanuele Bellano

Collaborazione Raffaella Notariale, Carmen Baffi

Il Gambero Rosso è il gruppo editoriale che si occupa di vino e pubblica ogni anno una guida in cui recensisce quelli che vengono definiti i migliori vini d'Italia. Le cantine che devono essere premiate però pagano grandi somme di denaro al Gambero Rosso attraverso pacchetti commerciali e pubblicitari. L'editore del Gambero Rosso, Paolo Panerai è titolare di una rinomata cantina toscana che vende grandi vini di pregio. In base a informazioni esclusive Report è in grado di ricostruire che questa cantina acquista e imbottiglia ingenti quantità di vino sfuso dal commerciante toscano Cantine Borghi. I pezzi del puzzle si ricompongono e mostrano un meccanismo che ruota intorno a Borghi e coinvolge produttori, valutatori di vino e istituzioni di controllo. E intanto nella Fondazione Cotarella, creata da Famiglia Cotarella per raccogliere denaro in beneficenza a favore dei ragazzi colpiti da malattie del comportamento alimentare, emergono ulteriori profili poco trasparenti.

L’insofferenza ai controlli: I fondi del PNRR e la Corte dei Conti

Dopo la pandemia, il governo Conte è riuscito ad ottenere dall’Unione Europea la fetta maggiore dei fondi europei, 194 miliardi di euro: sono soldi in prestito per la maggior parte, è vero, ma sono soldi, tanti. Soldi da spendere in progetti da completare entro il 2026.


Il governo Meloni ha avuto una narrazione sullo stato di avanzamento dei lavori del PNRR molto diversa da quella del governo Draghi – racconta a Report il giornalista di Openpolis Luca dal Poggetto – ha sempre cercato di tranquillizzare l’Unione Europea sul fatto che si stava procedendo nei tempi previsti per il completamento dei progetti andando anche ad eliminare l’attività di controllo della Corte dei Conti.

Quello che ha lasciato perplessi ” continua Antonio Giuseppone procuratore generale della corte dei Conti della Campania “sono state le modalità dell’eliminazione di questo tipo di controllo, il decisore politico è come se si fosse sentito in qualche modo punto sul vivo e ha detto eliminiamo questo controllo”.

Ma dal 2021 è attiva in Lussemburgo la procura europea che ovviamente si occupa anche dei fondi del pnrr in tutta Europa. Nel 2023 su 223 inchieste totali, 179 riguardavano l’Italia, nel 2024, su 307 indagini totali, ben 228 erano fatte in Italia. Solo 6 in Francia, 4 in Spagna, 0 in Germania.

In Italia c’è stata un distribuzione molto capillare dei fondi che quindi si ramificano in tante direzioni, questo può favorire dei numeri alti anche in termini di accertamento dei reati – spiega a Report il procuratore europeo per l’Italia Andrea Venegoni.

Ma quanto era importante per la corte europea il controllo concomitante della Corte dei Conti sui progetti del pnrr? “Accanto al nostro ruolo, la possibilità di avere dei controlli ad altro livello amministrativo, finanziario da parte di altri organi statali è importante, perché questo aiuta anche a prevenire la frode e a non erogare i fondi in determinate situazioni. Il principio deve essere quello secondo cui più controlli ci sono e più la tutela delle finanze è garantita.”

Eppure il governo Meloni ha voluto ridimensionare il ruolo di controllore da parte della Corte dei Conti sui progetti finanziati dal pnrr.

Qual è il compito della Corte dei Conti? Si tratta della magistratura più antica del paese ed è anche quella più vicina ai cittadini, perché controlla la finanza pubblica,come vengono spesi i nostri soldi (il voto, ricordiamolo sempre, non è una delega in bianco, quello sono le dittature).

Ecco perché una parte della classe politica si sente “imbrigliata” dai controlli sulla pubblica amministrazione, come se il lavoro della magistratura contabile fosse una ingerenza sul proprio lavoro: la destra, dalla Lega a fratelli d’Italia hanno usato questi argomenti, la paura della magistratura, la pistola puntata alla tempia, una briglia per la politica, come alibi per depotenziare i controlli della Corte dei Conti.

Fa più paura la Corte dei Conti che non la corruzione, lo sperpero delle risorse pubbliche: “ci si muove soltanto e si contesta l’amministratore solo quando ha agito con negligenza” racconta Paola Briguori presidente dell’associazione magistrati della Corte dei Conti “parliamo di strade dissestate, costruite con materiale scadente, mi dica lei se il cittadino non vorrebbe che vada ad indagare chi è stato a fare quelle scelte..”
Paolo Evangelista, procuratore della Corte in Lombardia aggiunge “magari avessero avuto timore di firmare, invece hanno firmato eccome [i politici], sottoscrivendo atti palesemente illegittimi. È indubbio che se noi eliminiamo i freni di una autovettura evidentemente va più veloce e però rischia anche di schiantarsi, c’è anche questo aspetto da considerare. Così come il fatto che ci sono tantissime archiviazioni.”

Proprio il numero delle archiviazioni dimostrerebbe che la paura della firma sarebbe infondata: dai dati emerge che nel 2024 le procure contabili hanno archiviato 15722 fascicoli ed emesso solo 986 atti di citazione, solo il 5,9% degli amministratori sono stati citati in giudizio.

Le procure – questo emerge dalla realtà dei dati – svolgono la loro attività con attenzione e con estrema cautela, conclude il procuratore regionale della Campania Giuseppone.

Uno dei fatti scoperti ha riguardato il comune di Ceccano in provincia di Frosinone: una organizzazione criminale faceva la cresta sugli appalti del pnrr e i soldi europei finivano nelle mani del faccendiere Stefano Annibaldi che poi ogni settimana li distribuiva poi a tutti i membri dell’organizzazione.


Una vicenda che racconta a Report il giornalista Clemente Pistilli de La Repubblica: tramite false fatturazioni emesse da alcune ditte compiacenti si creava una percentuale di costi extra per i lavori assegnati durante l’appalto. Fatture false con cui costruire provviste di denaro che settimanalmente veniva trasportato dalla Campania dove si trovavano le ditte, alla provincia di Frosinone. Al di là degli aspetti giudiziari la cosa incredibile è che i fondi del pnrr sarebbero stati utilizzati per lavori inutili come nel caso della piazza principale del centro storico.

Una piazza senza problemi – racconta a Report Patrizia Fabi del comitato centro storico di Ceccano – così come l’ascensore messo nel castello, si parla di lavori per la messa in sicurezza ma nessuno ha mai potuto verificare e al momento i lavori sono fermi. La scuola, su cui ci sono stati altri lavori, non è mai partita, dunque oltre al danno la beffa, rischiando così che i fondi per Ceccano, poiché manca poco più di un anno alla scadenza, siano persi.

Un ruolo chiave nell’organizzazione criminale lo aveva il geometra dell’ufficio tecnico Camillo Ciotoli che insieme al sindaco e agli altri sodali, “in cambio dell’indebita assegnazione di appalti per lavori pubblici alle numerose ditte riconducibili ai fratelli Rinaldi [..] ottenevano cadauno il 10% circa dell’importo dell’intero appalto..”
Come la tangente riscossa il 15 giugno 2023 quando il geometra Ciotoli esce dall’ufficio senza nulla e rientra con una carpetta rossa che secondo gli inquirenti nasconderebbe la tangente, come dimostrerebbe anche l’intercettazione tra il geometra e il sindaco in cui si lamentano di un imprenditore che non avrebbe rispettato gli accordi sulle percentuali da dare.

Lo stesso geometra Ciotoli, a proposito di alcuni lavori per il dissesto idrogeologico, appare come un uomo senza scrupoli, “ce ca.. ce frega a noi del dissesto idrogeologico, che andiamo a fa 30,40, 50 mila euro in meno di lavori..”

La scheda del servizio: ASSALTO ALLA CORTE

di Danilo Procaccianti

Collaborazione Goffredo De Pascale, Eleonora Numico

È la più antica istituzione italiana, l'ha creata Cavour perché verificasse che i soldi pubblici venissero spesi bene. Se un amministratore per superficialità o per inadempienza viene meno alla sua professionalità e causa ingenti danni economici è la Corte dei conti a verificarlo e a richiedere che quella somma venga restituita. Così è stato per più di un secolo, ma adesso, con la riforma già approvata alla Camera e attualmente al vaglio del Senato, la magistratura contabile potrebbe rischiare di vedere indebolita la sua funzione e - secondo i magistrati contabili - “sarà trasformata in un enorme ufficio burocratico” impegnato principalmente nel consenso preventivo, mentre le sanzioni sarebbero ridotte a poche decine di migliaia di euro e gli amministratori godrebbero anche di un'assicurazione a spese del contribuente.

Tutto in famiglia – le relazioni di Gasparri

Report ha scoperto che un familiare del senatore Gasparri – di cui la trasmissione si era già occupata per il suo ruolo da lobbista nel settore della difesa – è stato assunto da una società che ha vinto una gara in Senato.

Le relazioni del senatore hanno favorito questa assunzione? Assolutamente no – risponde a Report l’amministratore di Na.Gest Global Service Roberto Rossi, “il senatore Gasparri non è né nelle possibilità né nelle intenzioni di aiutarmi in nessun tipo di manovre strane che lei possa pensare ..”
Gasparri ha scelto di non rispondere alle domande del giornalista, “prendete un appuntamento..” è la solita scusa per evitare le domande scomode. Perché l’appuntamento a Report non è mai stato concesso dal senatore.

Forse ai cittadini interessa sapere come è avvenuta l’assunzione di un suo parente dentro la Na.Gest. Proprio a ridosso di una gara in Senato. Forse è solo una coincidenza.

La scheda del servizio: SENATO AL BANDO

di Carlo Tecce e Lorenzo Vendemiale

Con le sue splendide sedi, un tempo abitate da monaci e cardinali, oggi centro nevralgico della nostra democrazia parlamentare, il Senato della Repubblica è un’istituzione preziosa, di cui prendersi cura non solo politicamente ma anche proprio materialmente. I servizi di manutenzione dei 12 edifici del Senato valgono oltre 20 milioni di euro. Report ha scoperto però che l’ultima gara per affidarli non è stata una grande prova di efficienza e trasparenza da parte delle nostre istituzioni: in fase di valutazione si è scoperto che la società che aveva vinto - di proprietà di un imprenditore la cui fitta rete di relazioni arriverebbe fin dentro Palazzo Madama - non aveva poi fornito tutta la necessaria documentazione per vedersi assegnata la gara.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

28 giugno 2025

Zucchero sulle ossa: Un'indagine di Hap & Leonard di Joe R. Lansdale


Incipit

Potrei cominciare questa storia nel bel mezzo del momento piú serio, perché è stato brutto forte, molto peggio di quanto ci aspettavamo, e ci è piombato addosso da un’angolazione che quasi sfidava la geometria.

Potrei farlo, ma non lo farò. Non ancora. Ci arriveremo a tempo debito. Cioè, nella mia testa è tutto chiarissimo. Riesco ancora a sentire l’odore del fumo della pistola e a vedere Vanilla, i suoi lunghi capelli biondi sotto un berretto di lana nero, con una torcia frontale, vestita di nero, che si arrampicava sulle rocce con un arco, una faretra piena di frecce e un fucile legato alla schiena. Jim Bob appena sotto di lei, senza il suo cappello da cowboy, con un passamontagna, gli scarponi da trekking e un bel cappotto che rivelava una Colt con l’impugnatura nera infilata nella fondina a tracolla, come un serpente tutto contento nella sua tana. Sul lato sinistro, in una fondina apposita, aveva un calibro 10 a canne mozze: guai a chi si fosse trovato davanti a quel giocattolino.

Come ha fatto Hap a finire nuovamente in mezzo ai guai, affrontando personaggi da cui sarebbe meglio (e salutare) starne alla larga, rischiando di perderci la vita?

Tra l’altro in un’avventura, dove si troverà ancora una volta a vedere in faccia la nera signora, con a fianco l’amico Leonard e anche Jim Bob e Vanilla, due tipi capaci di maneggiare bene le armi che già nel passato li avevano aiutati a tirarsi fuori dai guai..

Eppure Hap e Leonard non sono più dei ragazzini: Hap assieme a Brett la rossa sta vivendo un momento sereno della sua vita, uno di quei momenti in cui arrivi quasi a poter fare un bilancio delle cose buone fatte finora e di quelle per cui vale la pena vivere.

Persino Leonard sembra aver messo la testa a posto, con questa nuova relazione con Pookie, l'agente di polizia conosciuto in una delle precedenti avventure.

Eppure, l'istinto, il fato o, se volete la sfortuna, hanno riservato per loro un'altra storia a base di pallottole da schivare da assassini pericolosi e criminali con pochi scrupoli.

Tra l’altro, tutto nasce da un incarico che Rachel, la moglie dell’ex capo della polizia Hanson, aveva affidato a Brett e che Brett aveva rifiutato, per una questione di “pronomi” che faceva intendere una scarsa apertura mentale.

Succede poi che questa Minnie fisica bruciata nell’incendio della sua casa, un incendio poco chiaro che non convince Hap e nemmeno Leonardo.

Anche per un senso di colpa per aver rifiutato di aiutarla, Brett decide di indagare un po’ su questa Minnie, sull’incendio e sul suo ex marito.

Voi ragazzi farete quello che fate sempre, data la vostra mancanza di abilità investigative, – disse Brett. – Scuotere gli alberi finché non cade qualcosa, anche se si tratta di un gorilla, – disse Leonard. – Esatto.

No, il loro intuito aveva fatto centro una volta ancora: non si tratta di un semplice omicidio, così come la morte di Minnie non è stato un semplice incidente.

L’indagine si allarga fino a toccare l’ex marito di Minnie, un certo Al che vive in un camper in compagnia di topi (nessuno è perfetto), alla figlia di Minnie, Alice, pure lei scomparsa, e alla fidanzata della figlia, una certa Lilly, pure lei scomparsa.

Lilly potrebbe rispondere di un bel po’ di cose. L’assicurazione, il testamento, e chissà cos’altro. Sono un sacco di soldi, un sacco di zucchero sulle ossa della povera Minnie.

Non c’è più Hanson alla stazione di polizia di La Borde e col nuovo capo Justin le cose non partono bene.

Ma sarà proprio quest’ultimo ad indirizzarli sulla pista giusta, che porta dritta dritta ad un gruppo criminale molto pericoloso, gente senza scrupoli che sfrutta le persone risucchiandogli tutti i beni, anche in senso fisico del termine.

Un gruppo che fa capo ad un enigmatico Johnny Joe e ad una bellissima donna dagli occhi viola, tanto seducente quanto pericolosa, estremamente pericolosa..

Come mai tanta generosità dal nuovo capo della polizia? Hap e Leonard si rendono conto che non si tratta di un aiuto del tutto disinteressato, Justin li sta usando come delle pedine, per farli arrivare, cinicamente, la dove la legge non può, per fare pulizia senza rispettare troppo le leggi.

Ero destinato ad andare avanti, perché ero fatto cosí. Era come leggere quei vecchi romanzi gialli in cui il protagonista, quasi sempre un uomo, cammina su un sentiero di distruzione e il lettore lo vede chiaramente

Potrebbero fermarsi prima i nostri eroi, prima che la famosa pallottola col tuo nome stampato sopra arrivi a destinazione. Ma sappiamo che non sarà così: Leonard ha ancora voglia di mettersi in azione (e poi, come scopriremo, di insegnare a qualcuno l’arte della boxe), mentre Hap, beh lui è il cavaliere senza macchia (o con qualche macchiolina qua e la) che deve aiutare gli ultimi:

Noi non voltiamo le spalle a nessuno. Non sono rimasti molti eroi, e non intendo solo quelli che usano i pugni o le pistole. Noi non ci tiriamo indietro, questo siamo.

C’è molta azione in questo romanzo, nonostante i protagonisti più volte si ritrovino a riflettere sul proprio futuro, magari meno movimentato, ci sono i classici dialoghi con battute taglienti, con dei ritratti molto divertenti

Al era un figlio di puttana molto socievole. Sembrò accorgersi all’improvviso che indossava solo le mutande. – Oh, signora, mi scuso per essere in mutande. Queste sono le mie mutande sacre, cosí le chiamo. Sa, hanno dei buchi.

Ma nel libro si toccano, come sempre nei romanzi di Lansdale, anche temi molto attuali, come l’ossessione del politicamente corretto:

Il fatto è che le cose sono diventate cosí politicamente corrette che qualcuno potrebbe usare praticamente qualsiasi cosa per condannarti. È difficile fare battute. È difficile non offendere perché c’è troppa gente che non vede l’ora di sentirsi offesa.

E, infine, il tema purtroppo sempre più drammatico, della proliferazione di armi, specie negli stati del Sud:

Conosco alcuni tizi in città che, a causa della legge sul porto d’armi, amano pavoneggiarsi con la pistola nella fondina ben visibile. È triste vedere uomini adulti che giocano a fare i cowboy.

Buona lettura!


La scheda del libro sul sito di Einaudi e il pdf del primo capitolo.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

22 giugno 2025

Anteprima inchieste di Report – il fondo monetario in Ucraina, la vendita di San Siro, i fondi del pnrr per la sanità, l’omicidio di Giulio Regeni e i viaggi di Eni, il protagonismo di Mori in antimafia

I 18 milioni di euro in arrivo per la sanità, dai fondi del pnrr, salveranno solo le mura degli ospedali o anche i pazienti?

Dopo la sanità, un servizio sulla fu Scala del calcio, lo stadio di San Siro, ex Meazza, che oggi rischia di essere abbattuto per lasciare spazio all’ennesima speculazione edilizia camuffata dal progetto per il nuovo stadio.

Poi un servizio su come il Fondo monetario sta aiutando l’Ucraina e un aggiornamento sulla morte del ricercatore Giulio Regeni.

Come il fondo monetario aiuta l’Ucraina

In che modo il fondo monetario sta aiutando l’Ucraina, ancora da prima della guerra che sta sostenendo dopo l’invasione dell’esercito russo?

Nel 2018 FMI ha concesso un prestito da 3,9 miliardi di dollari in cambio della liberalizzazione esplicita delle terre agricoli cedute dallo stato alle grandi multinazionali del settore agricolo.

Campi che oggi sono rovinati dalle “big pharm” che fanno un uso intenso dei prodotti chimici: Report ha racconto le proteste dei piccoli agricoltori che si trovano schiacciati da questi giganti, come Vitaly Konfederat che nel passato è stato ufficiale di una brigata di assalto e che in guerra è stato ferito al petto. Ora Vitaly è nella riserva ed è tornato a casa nella regione di Odessa, nella terra nera dell’Ucraina, la più fertile del continente che rende questo paese da secoli il granaio d’Europa

LE squadre delle grandi aziende arrivano, lavorano e se ne vanno” racconta Vitaly “noi piccoli agricoltori teniamo in vita i villaggi, gli asili, le scuole, ma nelle piccole fattorie mancano gli uomini, sono andati al fronte lasciando le terre incolte.”

La legge sulle liberalizzazioni delle terre agricole consente ai privati di acquistare fino a 10 mila ettari ed è entrata in vigore a guerra in corso nel gennaio 2024.

Anche l’Italia avrebbe voluto acquistare delle terre, anche Vitaly ha ricevuto delle richieste di acquisto della sua terra, “ma io ho combattuto al fronte per questa terra, voglio lasciarla ai miei figli, nipoti fa male vedere che lo stato lascia spazio a questi speculatori, loro possono comprare io no, ho chiesto un prestito alla banca e mi hanno risposto che non potevano darmelo perché sono un militare e potrei restare ucciso da un momento all’altro..”

La scheda del servizio: LAB REPORT: AAA UCRAINA VENDESI

Di Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambrosio

Collaborazione Madi Ferrucci

L'Ucraina piegata dalla guerra rischia di vedersi sottratte le sue principali risorse: i terreni agricoli e i minerali. Non solo dalla Russia, che ha conquistato con le armi un terzo del territorio ucraino. Ma anche dagli alleati occidentali. Trump ha imposto un accordo che prevede la gestione del 50% delle royalties su qualsiasi nuova estrazione mineraria, con l'obiettivo di controllare materiali strategici per l'industria della difesa. E il Fondo monetario internazionale ha chiesto e ottenuto di liberalizzare la vendita delle terre agricole. Mentre gli agricoltori sono impegnati al fronte, poche grandi compagnie, spesso con sede in Europa e negli USA, si espandono e controllano ormai centinaia di migliaia di ettari di terreno fertile. Un modello di agroindustria che rischia di svuotare le campagne e di impoverire milioni di piccoli contadini.

Come spenderemo i fondi del Pnrr sulla sanità

Doveva essere l’occasione per rinforzare la sanità territoriale, quel presidio a tutela della nostra salute che avevamo scoperto essere fragile, per la carenza delle strutture.

Coi fondi del pnrr avremmo potuto finalmente avere ospedale sul territorio (e non solo nelle grandi città) per gestire visite ed esami e alleggerire il carico sulle grandi strutture e nei pronto soccorso.

Ma ci si è dimenticati di un aspetto importante: mancano medici e infermieri da mettere in queste case di comunità che potrebbero diventare delle strutture vuote.

Anche qui in Lombardia dove l’amministrazione di destra che governa da decenni la regioni si fregia di avere una sanità da eccellenza: il territorio della Martesana comprende 53 comuni e 630 mila abitanti ed è il distretto sanitario più popoloso della regione, ma anche qui mancano medici e infermieri tanto da essere ultima in regione coi suoi 4 sanitari per ogni mille abitanti. 13 mila cittadini poi sono senza medici di base, sono quasi 100 i posti vacanti nel 2024: tutto questo è causa di grani disagi per i cittadini che per settimane si sono dati appuntamento davanti la sede dell’azienda sanitaria per protestare.

I cittadini chiedevano ai sindaci della Martesana di attivarsi con tutti i mezzi a disposizione presso tutti gli organi competenti affinché si facciano carico della soluzione: trovare medici per assicurare un servizio garantito dalla Costituzione.

Secondo la regione in questo distretto le liste di attesa per le visite urgenti o a breve termine sono peggiorate negli ultimi anni, le dieci case di comunità previste dal piano di potenziamento sarebbero un toccasana.

Curzio Rusnati è portavoce del comitato cittadini per la salute della Martesana: per mesi hanno organizzato un presidio davanti ad una casa di comunità, nel comune di Gorgonzola, “sono venuti i funzionari della ASST” racconta a Report “a promuovere i servizi che ci sarebbero stati per i cittadini, ad accesso libero, h24..”
Ma cosa c’è veramente nella casa di comunità di Gorgonzola, inaugurata a dicembre 2022 (prima della elezioni regionali del 2023) poi chiusa a luglio 2024 per problemi alla struttura. I lavori alla struttura dovrebbero terminare a gennaio 2026: in una domenica mattina il giornalista di Report ha trovato dentro solo il medico di guardia, spostato dentro la casa di comunità.

A Report il medico racconta che al di fuori dei giorni festivi non si trova sempre un medico: “perché o ti doti della possibilità di fare le rx, la possibilità di fare emogas, elettrocardiogramma, hanno messo semplicemente qua sopra per 4 mesi un hotspot dove facevi i tamponi di influenza covid .. quello che se ne sta più grave se ne va al pronto soccorso..”

Assenti anche i servizi infermieristici promessi, non c’è nessun infermiere ad aiutare il lavoro del medici di guardia che comunque rimane in struttura fino alle 20.30. Se uno si sente male dopo vai al pronto soccorso.

Come finirà la storia delle case di comunità? Finirà che saranno date in gestione ai privati che si ritroveranno gratis nuove strutture e un bacino di utenti bisognosi di cure, a pagamento.

Il presidio medico di Palazzo Chigi

Se devi sentirti male, meglio stare a Palazzo Chigi dove è presente un presidio medico ben fornito, diversamente da quanto visto nelle case di comunità e nei pronto soccorso.

Ben dotato non solo come medici e infermieri ma anche come strumentazione sanitaria con defibrillatori, cardiografo portatile, strumenti oculistici, sei lettini, farmaci per urgenze, dispositivi vari.. quasi un pronto soccorso, forse anche troppo considerando che Palazzo Chigi si trova al centro di Roma con diversi ospedali vicini.

Quanto costa questa struttura? Palazzo Chigi non ha risposto alle domande di Report così i giornalisti hanno fatto i conti da soli: il costo del personale ammonterebbe almeno a 2,3 ml l’anno.

La scheda del servizio: PALAZZO CHIGI HOSPITAL

di Chiara De Luca

Collaborazione Eleonora Numico, Carlo Tecce

A Palazzo Chigi c’è il Presidio sanitario più invidiato d’Italia: 4 medici dirigenti, 9 infermieri e 13 amministrativi, due oculisti e un medico del lavoro per alcune ore settimanali più una convenzione con l’ASL per medici rianimatori con uno costo di 2 milioni e 300 mila euro l’anno.

A dirigere il Presidio fino a qualche settimana fa è stata la Dottoressa Brunella Vercelli che è anche medico di base a Roma. Report è andato a verificare se i pazienti comuni sono stati trattati come gli inquilini di Palazzo Chigi.

Le luci si spengono su San Siro

La canzone di Vecchioni è forse quella adatta come colonna sonora per questi ultimi mesi dello stadio di San Siro: i privati hanno fatto una proposta di acquisto che è stata giudicata congrua per lo stadio e ora potranno farci quello che vogliono.

Lo stadio fu inaugurato nel lontano 1926, il secondo anello fu costruito nel dopoguerra e solo per i mondiali di Italia 90 viene realizzata la copertura e il terzo anello.

San Siro ha una sola particolarità – racconta lo stesso Vecchioni – è solo uno stadio, non ci sono ristoranti, bar, piste per l’atletica, è solo stadio “quando sei dentor lì, il mondo non c’è più”. La storia di questo stadio finirà come la canzone, “le luci non si accenderanno più”..: sulle ceneri del vecchio stadio ne sorgerà uno nuovo attorniato da ristoranti, centri commerciali, palazzi per clientela vip.

L’appassionato di calcio è visto come un limone da spremere – racconta a Report l’ex vicesindaco di Milano Luigi Corbani – “il modello non è quello delle tartine di gamberetti ma dovrebbe essere quello della gente che vuole vedere il calcio ..”

Il sindaco Sala, ancora nel 2019 per paura che le società andassero via da Milano aveva messo il piatto anche la vendita dello stadio che, all’epoca, non era la priorità per le società.
Il Milan infatti rilanciò prima col nuovo stadio personale nel parco della Maura e, infine, a San Donato Milanese in un’area nel mezzo dell’autostrada e delle linee ferroviarie a sud di Milano.

Facendo sorgere subito la reazione negativa dei comitati locali, contrari all’opera: Innocente Curci è un esponente di questo comitato che a Report racconta di come questa zona sia un imbuto “attualmente accessibile solo da un sottopasso”.
In questo imbuto secondo il Milano sarebbero dovuti arrivare circa 70 mila tifosi ogni partita in un comune che conta solo 30 mila abitanti.

Immaginate che San Donato non ha parcheggi” spiega la consigliera di opposizione Gina Falbo “addirittura hanno immaginato per i parcheggi dello stadio di far lasciare le macchine degli ospiti della struttura all’aeroporto di Linate, alcuni hanno addirittura rappresentato i parcheggi del supermercato Esselunga.”

Il sindaco di San Donato Squeri – area centro destra – si giustifica dicendo che quel fazzoletto di terra sembra piccolo ma “guardando il progetto lo stadio ci starebbe, verrebbero fatti dei parcheggi sotto, non sono tutti sufficienti, ma noi abbiamo ad un km e mezzo circa ci sono i parcheggi della metropolitana ..”

Ma che impegno economico ha assunto il Milan per comprare l’area? Il Milan parla di 40 ml di euro, una cifra alta se si pensa che il solo San Siro potrebbe essere adesso venduto dal comune di Milano per soli 73 ml di euro.

Il terreno è stato comprato definitivamente dal Milan? Parrebbe di si, spiega la consigliera Falbo “ma questo contratto non l’ha mai visto nessuno, nemmeno il comune ha copia di questo contratto ”.

Sullo stadio San Siro c’era il vincolo della Soprintendenza che scatta, per un’opera di proprietà pubblica, dopo i 70 anni dalla costruzione e diversi comitati che si oppongono al progetto di abbattimento dello stadio si sono basati su questo vincolo.

Veronica Dini è legale del comitato San Siro: “abbiamo raccolto documentazione fotografica che dimostra il fatto che a partire dalla fine del 1954 ma sicuramente dal gennaio – giugno 55 si sono giocate partite a San Siro nelle quali il pubblico era seduto anche al secondo anello, quindi non solo era eseguito lo stadio, come richiede la legge, ma era agibile per il pubblico. La cosa singolare che è venuta fuori dall’archivio di Stato è che non ci sono stranamente proprio o documenti progettuali di San Siro..”

Il sindaco Sala si è sempre speso per il progetto di abbattimento dello stadio, sin dal 2021, usando la scusa che le squadre erano contrarie ai vari progetti di ristrutturazione (come se il compito del sindaco non fosse anche quello, essendo sindaco anche dei cittadini contrari all’abbattimento), “se le squadre non lo vogliono fare [la ristrutturazione] se qualcuno si sente più bravo di me, venga avanti..”

Così a fine 2023 si fa avanti un gruppo di professionisti guidati dall’architetto Giulio Fenyves con un progetto da ristrutturazione da 300 ml di euro, obiettivo era creare un’area dedicata ai tifosi tra il primo e il secondo anello, per dare alle squadre l’opportunità di aumentare gli introiti con ristoranti, skybox, aree alberghiere, tutte strutture con vista campo. Con tanto di copertura acustica sul tetto dello stadio per non dare fastidio al quartiere, “che questo stadio smetta di essere così rumoroso.”

Il progetto prevedeva, nel rispetto del piano regolatore, anche due torri e attività terziarie come uffici e alberghi, “abbiamo dato una risposta laica al tema” spiega l’architetto a Report, per conservare e valorizzare l’attuale impianto.

Ma la scelta politica del sindaco di Milano è stata quella di vendere lo stadio di San Siro, inserendo l’opera nel piano di alienazione del comune. Fondamentale per questo è il documento chiesto all’Agenzia delle Entrate sul valore dello stadio, che secondo l’agenzia vale 73 milioni di euro, 124 ml quello delle aree circostanti per un totale di 197 ml di euro. Significa un valore di 440 euro al metro quadro, un prezzo molto basso considerando che in centro si viaggia anche fino a 5000 euro al metro quadro.

Ma l’Agenzia delle entrate è un ente dello stato, risponde Sala, a chi dovremmo chiedere il valore dello stadio? Ma di fatto si è preso a scatola chiuso quello che ha riportato nel suo documento – commenta l’ex vicesindaco Corbani che aggiunge “a Parigi il sindaco Hidalgo di fronte al qatariota che gli proponeva di acquistare il Parco dei Principi per 50 ml gli ha risposto no, perché è un’offesa ai parigini. Anche lì il qatariota minacciava di andare da altre parti a fare lo stadio e il comune gli ha detto ‘benissimo vai da altre parte’ ..”

Che qualcosa non vada nella valutazione dell’agenzia delle entrate lo dimostra l’ultimo atto di Sala: si scopre che a fine aprile ha affidato senza gara una consulenza a due professori della Bocconi e del Politecnico per un’altra valutazione.

è stata fatta per avere maggiore certezza” ha spiegato Sala a Report per poi aggiungere “i professori sono stati scelti in base alla loro capacità, ma l’agenzia delle entrate costituisce una grande garanzia”.

Un voler tappare il buco o rafforzare la valutazione dell’agenzia?

Report ha scoperto che entrambi i consulenti scelti da Sala hanno rapporti con l’Agenzia delle Entrate: Giacomo Morri della Bocconi fa parte del comitato scientifico di una rivista dell’ADE, mentre Alessandra Oppio del Politecnico è dentro la commissione censuaria dell’Agenzia.

La scheda del servizio: LUCI SPENTE A SAN SIRO

di Luca Chianca

Collaborazione Alessia Marzi

Il 3 ottobre del 2017, dopo che il Milan di Berlusconi era stato da poco venduto a Mr. Lì per 740 milioni di euro e l'Inter era già nelle mani del gruppo cinese Suning, il sindaco Sala ufficializza la volontà di ristrutturare lo stadio San Siro. È l'inizio di una telenovela che ci accompagna da quasi 8 anni e che a breve potrebbe terminare, con la vendita alle due squadre dello stadio e dell'area circostante per costruire un hotel, un centro commerciale e un nuovo impianto per aumentare i posti riservati dedicati ai tifosi. Chi realmente beneficerà della vendita è ancora un mistero, ma il sindaco tratta da 8 anni in via esclusiva con le squadre. Di sicuro c'è un profondo interesse tra la società Hynes, che qualche anno fa ha comprato l'area dell'ex-trotto accanto allo stadio per realizzare immobili, e il nuovo progetto presentato ufficialmente dalle due squadre.

Ancora sul rapimento e sull’omicidio Regeni

Report tiene accese le luci sull’omicidio Regeni, prima che prevalga l’oblio o la ragione di stato, per difendere i nostri interessi in Egitto.

Nel servizio di stasera si racconterà dei viaggi in Egitto dei vertici di Eni, all’indomani del rapimento del ricercatore italiano, come quello del numero due di Eni, il 27 gennaio. Un viaggio che equivaleva a quello di un diplomatico di alto livello – racconta a Report una fonte all’interno dell’azienda, come fosse un capo di stato.

Vella, come emerge da delle mail di cui Report è entrata in possesso, avrebbe incontrato il primo ministro egiziano, ufficialmente per definire dei dettagli per un accordo su un giacimento di gas in mare che faceva gola ad Eni. Erano però i giorni dove il governo egiziano aveva chiuso le porte a quello italiano per la scomparsa di Giulio Regeni.

In aula, nelle udienze per il processo sulla morte del nostro connazionale, l’AD di Eni è stato chiamato come testimone: quegli incontri erano per concordare gli ultimi dettagli prima di chiudere il contratto per il giacimento.

Ma il 28 febbraio 2016, dopo il ritrovamento di Regeni e quando la macchina egiziana dei depistaggi è già al lavoro, una mail interna all’Eni comunica l’arrivo di Descalzi a Il Cairo: in Eni la prima linea della dirigenza era consapevole che quella visita poteva generare imbarazzo di fronte all’opinione pubblica.

Sono i giorni in cui la diplomazia e la magistratura italiana sono ai ferri corti con le istituzioni egiziane per cui a fine febbraio il capo della security Rapisarda manda due mail, nella prima chiede che sia mantenuto il riserbo sulla visita e nella seconda aggiunge “da non diffondere..”

Viaggi riservati, non pubblicizzati: “i miei viaggi sono sempre riservati per la sicurezza mia” ha spiegato in aula lo stesso Descalzi (poi non sempre è così).

La realtà che sta dietro i comunicati ufficiali, le parole di circostanza per la morte del nostro connazionale Giulio Regeni è ben diversa e parla dei rapporti commerciali e strategici tra l’Italia e l’Egitto di Al Sisi, con a fianco l’Europa.

Per l’Italia, dopo la fine del gas russo, l’alternativa doveva essere il gas egiziano (alla faccia della transizione ecologica): lo ha ammesso lo stesso Descalzi in aula, parlando di gas dall’Algeria, dalla Libia e dall’Egitto (e pazienza se non sono proprio esempi di democrazie).

Né i nostri governi e nemmeno l’Unione Europea (vi ricordate i famosi valori occidentali che dobbiamo difendere?) può permettersi di infastidire Al Sisi – racconta a Report un diplomatico in forma anonima.

Con le bombe in Ucraina e a Gaza l’Egitto è un partner importante per l’Europa nel Mediterraneo, anche nella gestione delle politiche migratorie: ecco perché il 7 maggio 2024 il governo italiano lo inserisce nella lista dei paesi sicuri, quelli dove non esistono atti di persecuzione, tortura né altre forme di pena con trattamenti degradanti.

A voler l’Egitto nella lista dei paesi sicuri è stato il ministro degli Interni Piantedosi, dopo uno scontro col ministro degli Esteri (Tajani si era opposto proprio per la vicenda Regeni) – continua la fonte dentro la Farnesina.

Piantedosi ha dovuto forzare la mano per questa scelta: nell’aprile del 2024 Piantedosi ha scritto una lettera a Tajani in cui chiede esplicitamente che l’Egitto fosse incluso nella lista. L’Unione Europea (che nel 2024 aveva già promesso all’Egitto un pacchetto di aiuti europei da 7 miliardi) si accoda alla scelta italiana il 16 aprile 2025 inserendo Egitto e Bangladesh nella lista comune europea dei paesi sicuri.

Il giornalista di Report ha provato a chiedere al ministro Piantedosi le ragioni della sua scelta, senza ottenere una risposta, Report ha poi presentato richiesta di accesso agli atti negata dal ministero dell’Interno. 

La scheda del servizio: ALLA CORTE DEL FARAONE

di Daniele Autieri

Collaborazione Andrea Tornago, Alessandra Teichner

L’inchiesta ricostruisce le dinamiche di potere che hanno consolidato il legame profondo tra Italia e Egitto e tra il Paese guidato dal Presidente Al-Sisi e l’Unione Europea. Una delle voci autorevoli è quella del Ministro del Turismo Egiziano, Sherif Fathy, che rilascia a Report un’intervista esclusiva nella quale risponde sui rapporti politici tra il governo Meloni e il governo Al-Sisi.

L’inchiesta rivela anche i retroscena della decisione politica che ha portato all’inserimento dell’Egitto nella lista dei “Paesi sicuri” nonostante il presunto coinvolgimento di membri degli apparati di sicurezza egiziani nel rapimento, nelle torture e nell’assassinio di Giulio Regeni.

L’influenza di Mori e De Donno sulla commissione antimafia

Diceva Falcone, in una audizione al Csm, che qualora le sue ipotesi sugli omicidi politici avvenuti in Sicilia tra gli anni settanta e ottanta, fossero confermate, la storia della mafia e dell’Italia andrebbe riscritta.

Mettendo assieme, non in contrapposizione, la pista nera con quella mafiosa dietro delitti come quello del presidente della regione Mattarella.

Ma sono piste che danno fastidio, mettendo in discussione quel racconto consolatorio che si è consolidato in questi anni: la mafia è stata sconfitta, ha vinto lo stato, amen.

Non cercate altre piste dietro le stragi di mafia Capaci, via d’Amelio, altro che servizi, altro che trattativa, tutta colpa dei colleghi di Borsellino.

Questa sera Paolo Mondani si occuperà dell’attivismo del generale Mori per condizionare l’azione della commissione antimafia presieduta dalla deputata Colosimo, per spingere le indagini sulle stragi del 1992-93 verso il famoso dossier mafia-appalti, togliendo di mezzo l’imbarazzante (per il governo) pista nera. Riscrivere la storia dell’antimafia secondo una formula consolatoria e che tolga una volta e per sempre di mezzo i famosi rapporti tra mafia e politica, tra cosa nostra e apparati dello stato.

Ne parla Marco Lillo in un articolo del Fatto Quotidiano

Ranucci&C.: “Mario Mori pilota così l’antimafia”. Il generale intercettato nel 2023-‘24

di Marco Lillo

Nel racconto inedito di un investigatore le trame dell’ufficiale (indagato a Firenze) per riscrivere la storia del 1992-1993

Uno scoop che farà discutere quello annunciato da Report per la puntata di domenica dal titolo “Mori va alla guerra”: il generale dei carabinieri in pensione è stato intercettato dalla Dia di Firenze (per altri fatti) mentre parlava con ex collaboratori, avvocati, giornalisti e soggetti legati alla politica per influenzare le mosse della Commissione Antimafia, guidata dalla presidente FdI, Chiara Colosimo.

Report ricostruisce il contenuto delle conversazioni risalenti al 2023-24 grazie alle dichiarazioni di un investigatore anonimo. Mario Mori è indagato per le stragi del 1993 con l’aggravante della finalità mafiosa e terroristica. Per Mori vale la presunzione di non colpevolezza e va ricordato che è stato già processato altre tre volte per accuse diverse e sempre assolto. I pm di Firenze, coordinati allora dall’aggiunto Luca Tescaroli, gli hanno inviato a maggio 2024 un invito a comparire nel quale l’accusa era così riassunta: “Pur avendone l’obbligo giuridico, non impediva, mediante doverose segnalazioni e/o denunce all’autorità giudiziaria, ovvero con l’adozione di autonome iniziative investigative e/o preventive, gli eventi stragisti di cui aveva avuto plurime anticipazioni” eventi poi verificatisi a Firenze, Roma e Milano tra maggio e luglio 1993. In particolare, secondo l’accusa, Mori era stato “informato, dapprima nell’agosto 1992, dal maresciallo Roberto Tempesta, del proposito di Cosa Nostra, veicolatogli dalla fonte Paolo Bellini, di attentare al patrimonio storico, artistico e monumentale della nazione e, in particolare, alla Torre di Pisa” e, qualche tempo dopo, anche dal pentito Angelo Siino “il quale [il 25 giugno 1993] gli aveva espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord”.

Lapista nera di cui Report più volte si è occupata è quella che vede coinvolte nelle stragi del 1992-93 gli stessi personaggi delle stragi degli anni ‘70, tra questi Stefano Delle Chiaie.

Nel servizio di questa sera Report rivelerà un nuovo testimone che afferma come il fondatore di Avanguardia Nazionale fosse presente a Palermo nel marzo del 1992, confermando la versione che l’allora capitano dei carabinieri Gianfranco Cavallo aveva raccolto grazie alle confidenze di Maria Romeo, sorella dell’autista di Delle Chiaie e compagna del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero: ne parla ancora Marco Lillo in un secondo articolo

Nel ’92 vidi Delle Chiaie a Palermo, era al giornale”

di Marco Lillo

Il giornalista siciliano Intervistato da Paolo Mondani. La testimonianza inedita può rilanciare la “pista nera” dietro all’attacco allo Stato da parte di Cosa Nostra

Stefano Delle Chiaie era a Palermo nel febbraio-marzo del 1992. L’ennesima smentita all’informativa dell’allora capo della Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera del dicembre 1992, che negava la presenza dell’estremista di destra in Sicilia giunge da un testimone scovato da Report. Si tratta di un giornalista che allora lavorava per Il Giornale di Sicilia, Giuseppe Martorana. A Paolo Mondani, autore del servizio che andrà in onda domani, ha raccontato che il fondatore di Avanguardia Nazionale, più volte indagato per le stragi della strategia della tensione degli anni 60, 70, 80 e pure 90, ma sempre prosciolto, per due volte fu avvistato in redazione. “Una mattina vennero una coppia di persone (…) vidi un viso che conoscevo. Era Stefano Delle Chiaie (…) era l’inizio del ’92. Tra febbraio e marzo”. La testimonianza inedita è la leva argomentativa per rilanciare la ‘pista nera’ delle stragi di mafia alle quali la trasmissione di Rai3 ha dedicato già numerosi servizi. Report ripercorre la vicenda della nota dell’ottobre 1992 del capitano dei Carabinieri di Palermo (ora generale di corpo d’armata) Gianfranco Cavallo. La nota era basata sulle confidenze riferite anonimamente da Maria Romeo, sorella dell’autista di Stefano Delle Chiaie in Sicilia (Domenico Romeo) ma allo stesso tempo compagna del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero, autista del boss di Cruillas Mariano Tullio Troia.

La scheda del servizio: MORI VA ALLA GUERRA

di Paolo Mondani

Collaborazione Roberto Persia

Mentre proseguono le indagini sulla pista nera a Caltanissetta, Report aggiunge una testimonianza sulla presenza di Stefano Delle Chiaie in Sicilia a ridosso della morte di Giovanni Falcone.

A Roma invece continuano i lavori della Commissione parlamentare antimafia. Nelle ultime audizioni il generale Mori e il colonnello De Donno hanno sostenuto che proprio il dossier mafia e appalti sarebbe dietro l’accelerazione della morte di Paolo Borsellino, lanciando accuse ai magistrati della procura di Palermo quali responsabili morali della sua morte. Report propone una testimonianza che racconta quanta influenza, il generale Mori e il colonnello De Donno, avrebbero avuto sui lavori della Commissione Antimafia.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.