Cullato dalla mite risacca di un inerte pomeriggio senza vento, sprofondato nella sdraio preferita, il pubblico ministero Manrico Spinori assaporava l’oblio del luglio pontino.
I bambini che affollavano il vicino stabilimento La Medusa giocavano a schizzi d’acqua e bombe di sabbia, in un acuto vociare interrotto da improvvise, finte esplosioni di collera. [..]
Manrico adorava quel tempo sospeso di profumi iodati, ne godeva lo spirito intriso di assenza, sarebbe rimasto per sempre in bilico fra il sopore sensuale della calura e il fascino abissale del sonno.
Con questo “Cadavere in cucina” la ricetta letteraria ideata da Giancarlo De Cataldo ha trovato il giusto mix di ingredienti e il miglior punto di cottura – mi scuserete la metafora: in questo ultimo romanzo funziona tutto bene, a cominciare dalla squadra di investigatrici tutta al femminile, un ingranaggio perfetto dove ognuna porta il suo contributo al gruppo. Molto verosimile il racconto di come funzionano le indagini viste dall’interno del mondo delle procure (un punto di vista spesso trascurato nei romanzi gialli). C’è poi a corredo tutto il sottobosco romano tra vip, politici che affollano i locali della dolce vita romana.
E poi questo
personaggio che si fa fatica ad afferrare, Manrico Spinori, un titolo
nobiliare sulle spalle di cui però rimane solo il lustro di
facciata, perché la vera ricchezza accumulata dagli avi è stata
sprecata negli anni dall’augusta madre, donna Elena. Tanto bella
quanto ammalata del vizio della ludopatia..
Ecco, se devo dare
un volto a questo magistrato dall’aria malinconica, non riesco a
non pensare ad un Marcello Mastroianni col suo sorriso triste nel
finale ne “La dolce vita” di Fellini.
Manrico Spinori, chiamato il Contino in procura, è un magistrato preparato, capace di muoversi in modo felpato nelle inchieste delicate che gli affida il suo superiore, quella “vecchia volpe” del procuratore Melchiorre.
Faceva parte del suo metodo investigativo. Non c’è situazione umana, incluso il delitto, che non sia stata raccontata nella lirica.
Tanto felpato e abile nel muoversi nel complicato mondo romano, tra politici ricconi e gente con visibilità mediatica, quanto volubile sull’aspetto sentimentale: oltre all’ex moglie, alle spalle diverse relazioni finite, alcune bene altre meno, ma sempre vissute con la sensazione di non volersi gettare veramente dentro.
Negli ultimi mesi Manrico Leopoldo Costante Severo Fruttuoso Spinori della Rocca dei conti di Albis e Santa Gioconda, detto «il contino» per le sue origini aristocratiche, si era occupato di numerosi casi bagatellari, firmando qualche centinaio di richieste di archiviazione
Appassionato di musica lirica, Manrico Spinori è convinto che ogni caso su cui deve indagare è stato già “cantato” in un’opera, bisogna solo individuare quella giusta.
Qual è l’opera che più calza questa indagine che gli viene appioppata dal procuratore capo mentre si trova in vacanza a Sabaudia con la madre, il figlio e il maggiordomo Camillo?
Tutto nasce da un video girato all’interno di un famoso ristorante, il Controcorrente di chef Marini: un video in cui si vedono dei commensali in preda a delle allucinazioni, tanto da dover essere ricoverati.
Il video è stato pubblicato da un sito di Gossip che sembra essere sempre ben informato dei casi di cronaca che succedono in città (e anche in questa storia ci sarà qualcuno che passerà diverse notizie al sito): non è solo per questo che Melchiorre chiede a Manrico di indagare. Il giorno seguente a quello del video, è morto per avvelenamento un commensale, che era anche un colonnello dell’esercito, Vladimiro Micheli. Come gli altri, anche lui aveva consumato una speciale pietanza a base di funghi.
Come gli altri
commensali avvelenati da un fungo allucinogeno, anche il colonnello
Micheli era stato ricoverato al pronto soccorso, ma era poi ritornato
a casa. Ma due giorni dopo era stato trovato morto, sempre per
avvelenamento da fungo, ma questa volta per la mortale Amanita
Falloide. Che ci sia una connessione o meno, bisogna aprire un
fascicolo, contro ignoti, facendo partire tutto l’iter del
caso.
Non si tratta di un banale caso di avvelenamento:
Manrico e la sua squadra, l’abile tecnica informatica Gavina Orrù,
Marinella la fedele segretaria e Deborah Cianchetti, la tosta
ispettrice se ne rendono conto sin da subito: c’è prima di tutto
da entrare in quel mondo così distante che è quello degli chef e
dell’alta cucina.
Ci sono poi i servizi che irrompono nell’indagine: stavano forse controllando il colonnello Marini? E per questo che è stato ucciso?
Manrico viene avvicinato da un agente dell’Aisi, il controspionaggio interno, molto avvenente e molto abile, Stefania Baldini: apparentemente i servizi vogliono giocare a carte scoperte con la procura e con la squadra di Spinori, ma quest’ultimo ha l’impressione che gli stiano nascondendo qualcosa.
Anche questa donna così affascinante, tanto da far sentire a Manrico quella scossa sentimentale, lo sta veramente aiutando nel caso oppure lo sta solo manipolando per usarlo per propri fini?
C’è sempre una certa diffidenza, quando in una storia entrano quelli dei servizi: non solo per tutte le pagine nere della nostra storia in cui sono stati coinvolti (piazza Fontana, strage di Bologna..), c’è la sensazione che il loro lavoro non corrisponda veramente alla protezione del paese e delle istituzioni, ma a proteggere il potete in nome di una falsa “ragione di stato”
Si oscillava dall’intrigo dei salotti al carrierismo del singolo funzionario, finché alla fine qualche formula magica non copriva tutto, il tappeto sotto il quale nascondere il pattume degli arcana imperii. C’era chi la chiamava «ragion di Stato»
Per risolvere questa indagine Spinori e le sue investigatrici dovranno addentrarsi nel mondo dell’alta cucina, vincendo anche qui un ulteriore pregiudizio.
Lui amava l’opera, altri la grande cuisine… Perché, dunque, negare quarti di nobiltà all’antica arte della tavola? Non si erano forse decisi destini di popoli e di dèi, fra un rombo alla brace e un flan di zucca?
Un mondo strano, questo: c’è un dietro le quinte nel mondo degli check, con una stella o più, con una spietata competizione tra i grandi cuochi che passa anche dai reality che poi si riverbera anche nelle cucine che più che luoghi dove preparare pietanze che saziano la pancia e lo spirito si rivelano dei campi di battaglia.
La cucina non è un posto per cuori teneri e spiriti deboli. Qui è una trincea, si è in guerra ogni singolo minuto della giornata. In cucina ci vogliono generali e soldati semplici.
Chi ha ucciso e perché il colonnello? Che correlazione c’è con l’avvelenamento nel ristorante stellato di chef Marini? E, soprattutto, cosa ruolo hanno in questa storia i servizi?
Tutti enigmi che troveranno una soluzione così come troverà una risposta la domanda del “contino”: qual è l’opera di riferimento per questa indagine?
La scheda del libro
sul sito di Einaudi
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