Il 23 maggio del1992 il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della sua scorta (Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro), furono uccisi da una bomba fatta esplodere sotto l’autostrada nei pressi di Capaci.
A distanza di tanti anni, dopo tante sentenze che hanno condannato come responsabili della strage i vertici di cosa nostra, appartenenti all’ala corleonese, questa strage fa ancora discutere. “Ad ucciderli non è stata solo la mafia” spiega nell’anteprima Sigfrido Ranucci: la soluzione consolatoria della mafia, Riina, Brusca e gli altri mafiosi come unici responsabili non regge di fronte alle tante domande ancora senza risposta di cui parlerà il servizio che andrà in onda questa sera.
A
seguire un servizio sui conti dell’Inter e un aggiornamento
sull’inchiesta “doppia curva” dello scorso autunno: chi aveva
ragione sui conti, Report o chi protestava?
Poi un servizio
dedicato al sindaco di Venezia Brugnaro, gli affari privati della
deputata Michela Brambilla e di come il comune di Benevento spenderà
i fondi ricevuti dal PNRR.
LAB REPORT: LE STREGHE SON TORNATE
Di Chiara De Luca
Collaborazione Greta Orsi
La leggenda narra che Benevento fosse il punto di ritrovo di tutte le streghe del mondo, le cosiddette “Janare” e oggi a distanza di secoli all’ombra dell’arco di Traiano e tra le mura longobarde è ancora forte la tentazione di attribuire all’opera delle streghe quello che invece c’è di malefico nelle decisioni umane. Benevento insieme ad altri comuni italiani ha ricevuto dal ministero dell’Istruzione e del merito circa 17 milioni di euro, su fondi Pnrr per abbattere e ricostruire due scuole. Come è stato calcolato l’indice sismico delle due scuole che ha permesso al comune di Benevento, per un pelo, di ricevere il finanziamento?
Report parlerà anche di un progetto maestoso: il più grande campo da golf di tutto il sud Italia.
Non fu solo mafia -il passato che ritorna
Da una parte la versione consolatoria, la mafia, l’ala corleonese, come unica responsabile delle stragi del 1992- 1993. Dall’altra una versione forse più complessa da comprendere, che mette dentro sia i vertici di cosa nostra, che pezzi dello stato, ex esponenti di quei servizi deviati responsabili delle stragi negli anni di piombo, la massoneria, la manovalanza nera.
Come i NAR, i nuclei armati fuoriusciti dal movimento sociale, per fare la lotta allo stato in modo spontaneista, che poi nemmeno spontaneista era.
Gente come Gilberto Cavallini e Valerio Fioravanti, condannati per svariati omicidi e per la strage di Bologna (in modo definitivo) eppure oggi libero, Cavallini in semilibertà.
Giovanni Falcone li aveva considerati anche responsabili della morte del presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella per cui sono stati processati ma poi definitivamente assolti.
Piersanti Mattarella fu ucciso otto mesi prima della strage di Bologna a Palermo: era considerato il delfino di Aldo Moro, destinato a succedergli al vertice della Democrazia Cristiana che in regione aveva deciso di governare coi comunisti.
Dopo 45 anni la procura di Palermo ha indicato in due mafiosi, oggi in carcere, i suoi assassini: Falcone si era convinto che i killer fossero proprio Cavallini e Fioravanti.
In una audizione di fronte alla commissione antimafia del 1988, Falcone aveva parlato della complessità dell’omicidio Mattarella che “deriva dall’esistenza di indizi a carico di esponenti della destra eversiva e quindi un’indagine estremamente complessa perché si tratta di capire se e in quale misura la pista nera sia alternativa rispetto a quella mafiosa, oppure se si compenetri con quella mafiosa. Il che potrebbe significare altre saldature, soprattutto la necessità di rifare la storia di certe vicende del nostro paese, anche da tempi assai lontani.”
Sono parole che oggi vengono riprese dall’ex magistrato Scarpinato che definisce quell’omicidio come uno “largamente irrisolto” nelle sue origini.
Falcone in commissione antimafia, nel 1988 e nel 1990, lancia il suo allarme: aveva capito che le indagini sull’omicidio Mattarella incontrano diversi ostacoli, ma ha in mano una carta decisiva, le dichiarazioni di Cristiano Fioravanti, il fratello minore di Giusva e anch’egli militante dei NAR.
Sempre in commissione antimafia Falcone racconta della realtà che stava faticosamente emergendo dalle dichiarazioni di Cristiano Fioravanti “che era passato da un convincimento che il fratello Valerio fosse coinvolto nell’omicidio Mattarella, nell’affermazione sicura, convinta, perché diceva che era stato il fratello stesso a dirglielo. ”
Falcone parlava dell’omicidio Mattarella come un caso Moro bis – racconta oggi a Report l’ex giudice Pino Arlacchi – “perché fu ucciso Moro? Perché eravamo nella guerra fredda, fu un episodio della guerra fredda, quando chi rompeva certe regole, e in Italia la regola numero uno era che i comunisti non dovevano arrivare al governo mai, per nessuna ragione, chi usciva fuori da questo campo, entrava in un’area a rischio.”
La corte di Cassazione ha condannato all’ergastolo Cavallini per la strage alla stazione di Bologna: da quel processo sono emersi nuovi particolari particolarmente interessanti come per esempio una quantità di tesserini di ufficiali dei carabinieri, in possesso ai NAR, forniti dal colonnello Giuseppe Montanaro, appartenente alla P2.
Così Loris D’Ambrosio e Falcone (avevano entrambi lavorato assieme dentro il ministero della Giustizia) si rendono conto che i terroristi dei NAR non sono affatto quei ragazzini spontaneisti, isolati, come si è sempre cercato di farli passare. Erano diventati, fin dal 1977 erano diventati il braccio armato della Loggia P2.
Il servizio di Paolo Mondani racconterà anche delle altre stragi, quelle del 1993 a Firenze, Milano e Roma: come la bomba esplosa in via Pilastro a Milano il 27 luglio 1993, vicino al PAC dove morirono cinque persone e 12 rimasero ferite.
I magistrati ritengono che ci siano 48 ore di buco nella ricostruzione della preparazione della bomba perché nessuno dei collaboratori di giustizia sa dire quello che accadde dopo la fase iniziale. Come se i mafiosi avessero passato nelle mani di altri l’esecuzione della strage
Gianfranco Donadio, procuratore nella DNA fino al 2024 definisce la strage di Milano come una delle più misteriose: “la storia di via Palestro è come la punta di un iceberg e di questa punta si conosce perfino poco. Che cosa si sa? È certamente una operazione che vede una macchina Fiat parcheggiata dove sciaguratamente poi esploderà, generando vari morti, da cui scende una donna, che colpisce l’attenzione dei testimoni oculari perché ha i capelli biondi, platino, si legge questo negli atti. All’epoca in via Palestro, di donne di cosa nostra, di donne in grado di fare un’operazione del genere, semplicemente non ne esistevano.”
Il boss Giuseppe Ferro, sentito dal magistrato Donadio, parla di a verbale di alcuni particolari che riguardano le squadre di mafiosi che si sono occupati delle stragi.
“Ferro padre è un esponente importantissimo della vecchia mafia alcamese, dice che esiste un livello abbottonatissimo di cosa nostra che gestisce operazioni di natura terroristica. Di questo livello l’organizzazione cosa nostra non ne è al corrente [la base], lui [il capomafia Ferro] ne è al corrente e lo riconduce a Matteo Messina Denaro e ai Graviano e lascia intendere che questo livello sia un livello che si interfacciava con entità esterne.”
Giuseppe Pipitone ha scritto sul Fatto Quotidiano una anticipazione del servizio:
Il racconto del pentito La Barbera: “Capaci, a mettere la bomba vidi degli estranei alla mafia”
di Giuseppe Pipitone
“Supervisionavano la strage”. La pista nera: l’ipotesi di un filo che va dall’omicidio Mattarella all’attentato a Bologna, fino alle morti di Falcone e Borsellino
C’erano anche personaggi esterni a Cosa Nostra durante la preparazione della strage di Capaci. A sostenerlo è uno dei boss che all’attentatuni contro Giovanni Falcone ha partecipato: Gioacchino La Barbera da Altofonte. “Per fare i sopralluoghi partivamo da un casolare e lì talvolta ho notato persone che non conoscevo. Si trattava di soggetti non appartenenti a Cosa Nostra”, è quello che avrebbe detto il mafioso, da trent’anni collaboratore di giustizia. Le rivelazioni di La Barbera sono ancora oggi top secret, anche se risalgono al 5 luglio del 2012, durante un colloquio investigativo con Gianfranco Donadio, all’epoca procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia. A ricostruirle è la puntata di Report: alle 20 e 30 su Raitre, la trasmissione di Sigfrido Ranucci torna a indagare sulla partecipazione della destra eversiva alle stragi di mafia. Un filo unico che lega l’omicidio di Piersanti Mattarella alla bomba alla stazione di Bologna fino a Capaci e via d’Amelio. “Si tratta di capire se e in quale misura la pista nera sia alternativa rispetto a quella mafiosa, oppure si compenetri con quella mafiosa. Il che potrebbe significare altre saldature e soprattutto la necessità di rifare la storia di certe vicende del nostro Paese, anche da tempi assai lontani”, diceva Giovanni Falcone alla Commissione Antimafia nel 1988, riferendosi all’omicidio del fratello dell’attuale capo dello Stato. Nell’inchiesta di Paolo Mondani c’è anche la voce del giudice, restaurata con l’intelligenza artificiale.
La scheda del servizio: Un passato che ritorna
di Paolo Mondani
Collaborazione Roberto Persia
Il 23 maggio del 1992, sull’autostrada che da Palermo porta all’aeroporto, furono assassinati il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e tre uomini della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Report racconterà — e continuerà a farlo — che non morirono solo per mano della mafia. La verità completa su Capaci non è stata ancora detta. Troppi silenzi, troppe zone d’ombra, troppe connivenze rimaste senza nome.
E si chiede: com'è possibile che, a 45 anni dall'omicidio di Piersanti Mattarella, il fratello del Presidente della Repubblica, non si sappia ancora chi siano i mandanti politici e mafiosi di quel delitto? Possibile che lo Stato, in tutto questo tempo, non sia riuscito scoprire la verità?
I bilanci dell’Inter (e il controllo dello stadio da parte delle cosche)
Si ritorna a parlare dei bilanci dell’Inter, del controllo sullo stadio e del tifo organizzato, della vendita dei biglietti.
Lo stadio dell’Inter era territorio gestito dalle cosche – racconta nell’anteprima Report - territorio controllato grazie a squadre di picchiatori che mettono in riga i ribelli e vendicano i torti subiti.
Come l’aggressione subita da Cristiano Iovina nel marzo 2024, il personal trainer che ha dichiarato di aver avuto una relazione con Ilary Blasi. Secondo la procura di Milano tra gli autori del pestaggio ci sarebbe anche Cristian Rosiello, body guard di Fedez, braccio destro dell’ultras Luca Lucci (arrestato lo scorso anno e oggi a processo per l’inchiesta “Doppia curva”). Tutto sarebbe nato per uno scontro avvenuto all’interno della discoteca The Club, come documentano le immagini trasmesse nell’anteprima del servizio. Le telecamere di sorveglianza inquadrano Iovino seguito da due donne, poco dopo si vede lo scontro accendersi, e poi Rosiello e Fedez vengono trascinati via dai buttafuori del locale.
Da qui Rosiello e altri, secondo la Procura, avrebbero deciso di andare a prendere Iovino fuori casa per dare una lezione.
Il Tribunale di Milano ha archiviato il procedimento contro Fedez e Rosiello anche perché Iovino non ha denunciato né presentato un certificato medico. Ma le parole del cantante Emis killa confermerebbero una diversa verità, dove parla di una spedizione.
Secondo la Procura della cricca farebbe parte anche Emis Killa indagato per associazione a delinquere assieme agli ultras e presente al pestaggio di uno stuart che tentava di far rispettare le regole all’ingresso di San Siro. Nel corso della perquisizione a casa del cantante gli uomini della Mobile hanno trovato 35 mila euro in contanti all’interno di una scatola di scarpe. Oltre ad una collezione di coltelli e tirapugni.
La scheda del servizio: I padroni di San Siro
di Daniele Autieri
Collaborazione di Alessandra Teichner e Andrea Tornago
Immagini di Carlos Dias, Alfredo Farina, Davide Fonda, Fabio Martinelli e Alessandro Sarno
Ricerca immagini di Eva Georganopoulou
Montaggio di Andrea Masella
Grafica di Michele Ventrone
Affari e violenza intorno a San Siro
Le mani degli ultras anche sugli affari intorno allo Stadio di San Siro, in particolare quelli legati al merchandising, tanto per le partite di calcio quanto per i concerti. I picchiatori della Curva dell'Inter vengono infatti ingaggiati per assicurare un servizio di guardiania clandestino con l'incarico di cacciare i venditori abusivi in occasione dei grandi eventi. Un compito che svolgono con la violenza e l'intimidazione.
Gli affari privati del sindaco di Venezia
Dopo otto mesi di assenza il sindaco Brugnaro è tornato ad affacciarsi al consiglio comunale di Venezia lo scorso 3 aprile, dove è stato accolto dai suoi concittadini che, dopo le inchieste sul suo blind trust poco blind e sulle operazioni del comune in cui avrebbe fatto più gli interessi personali che quelli pubblici, gli hanno espresso tutto il loro dissenso.
Anche in questa occasione non si è dimenticato di Report, che ha dedicato alla sua gestione del comune diversi servizi. Oggi Brugnaro è accusato di concorso in corruzione insieme al suo capo di gabinetto Morris Ceron e al vice Derek Donadini: qualche “vergogna” urlato da cittadini esasperati da questa gestione dei beni pubblici non è un qualcosa di così intollerabile.
Al capo di gabinetto sarebbe stata sequestrata una lista nera di giornalisti – racconta la consigliera PD Sambo Monica – di cittadini, di lavoratori del comune: una lista per fare cosa?
Forse sono questi i metodi fascisti, altro che le urla dei cittadini, il famoso popolo tanto caro alla nostra destra. Una schedatura di massa grottesta e paranoica – racconta a Report il consigliere Marco Gasparinetti della Lista Civica Terra e Acqua – perché a partire dal settembre 2020 a quanto pare c’erano dipendenti comunali pagati dal sindaco per passare la giornata su facebook. Instagram, twitter, e schedare tutti i cittadini che avevano espresso opinioni anche vagamente negative o critiche nei confronti del sindaco.
La scheda del servizio: L’ORA DEL GIUDIZIO
di Walter Molino e Andrea Tornago
La Procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio di Luigi Brugnaro. Il Sindaco è accusato di corruzione in concorso con i suoi più stretti collaboratori. E poi finanziamenti irregolari al partito e una lista nera custodita negli uffici comunali: giornalisti e semplici cittadini da citare in giudizio per aver criticato il Sindaco.
I salmoni della Brambilla
Da una parte c’è l’immagine di paladina degli animali, veicolata anche grazie alla trasmissione su Mediaset. Ma la deputata Michela Vittoria Brambilla ha anche un secondo volto, di imprenditrice nel settore alimentare, molto poco vegano e dove il rispetto delle condizioni degli animali lascerebbe a desiderare.
Dopo le inchieste sulla sua fondazione, usata come bancomat per la sua carriera politica, e delle altre imprese in cui è coinvolta, Report con Giulia Innocenzi ci racconta dei salmoni allevati in Scozia commerciati tramite una delle aziende della deputata.
La giornalista di Report è andata fino in Scozia per capire come vivono questi salmoni: assieme ad un investigatore, le telecamere di Report mostreranno la presenza di animali malati, altri con la coda mangiata, altri con gli “occhi scoppiati” ovvero che sporgono in maniera eccessiva. Questo succede a causa di una patologia batterica o per problemi legati alla qualità dell’acqua. Come racconta l’investigatore che ha aiutato Report in questo servizio: “Questo allevamento ha il bollino RSPCA che è il certificato che garantisce il più alto standard di benessere degli animali, il certificato impone che i pesci siano ispezionati due volte al giorno e di raccogliere quelli moribondi”.
Il servizio mostrerà poi altre immagini dall’alto, dove si individuano dei salmoni moribondi nell’allevamento che vanno sbattere contro le pareti: “i pesci malati dovrebbero essere prelevati quando si trovano in superficie, cioè quando stanno morendo, ma sono requisiti che valgono solo sulla carta.”
La scheda del servizio: SALMONI VEGANI
Di Giulia Innocenzi
Collaborazione Greta Orsi
Nuovi sviluppi sul caso Michela Brambilla, la deputata animalista che Report ha scoperto essere impegnata nel commercio di salmone. Giulia Innocenzi è andata in Scozia, per verificare le condizioni in cui vivono i salmoni negli allevamenti. Grazie all'aiuto di un investigatore le telecamere di Report hanno potuto filmare diverse criticità, come l'infestazione di pidocchi, un vero e proprio allarme per gli allevamenti, dove muore un salmone su quattro prima di arrivare al macello.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.