19 giugno 2025

Segnale assente di Francois Morlupi


L'inizio - che non è l'inizio della storia

La maestra scrutò gli alunni della classe, soffermandosi su ognuno di loro. Poteva leggere nei volti felici di quei bambini una spasmodica eccitazione, dovuta al fatto che aveva annunciato loro un nuovo gioco. Un gioco in cui non c’era bisogno di scrivere e nemmeno di impegnarsi troppo..


Chi è questo alunno, diverso dagli altri, che incuriosisce tanto la maestra per l?

E cosa centra questa storia, la maestra, gli alunni e questo nuovo gioco dove non serve impegnarsi, il bambino solitario e diverso dagli altri con la nuova indagine degli agenti del commissariato di Monteverde?

Per scoprirlo dovremmo arrivare fino in fondo a quest'ultimo romanzo dello scrittore francese Francois Morlupi, italiano d'adozione, una storia dove si parla di spaccio di droga, di giovani morti inspiegabili su cui sono chiamati ad indagare i protagonisti del racconto: giovani che stanno attraversando quell'età così bella e difficile in cui tutto il mondo sembra a portata di mano.

Dove la famiglia, i genitori, le sue regole e consuetudini sembrano quasi una palla al piede per gli adolescenti.

Pochi anni prima era solo dei bambini che raccontavano tutto alla madre e ora invece si sono tramutati in estranei. Persone con cui non si riesce a parlare, per quel "segnale assente"..

Ed ora possiamo raccontare la storia dall'inizio.

Prologo

La signora Jouan aspettava fremente, seduta sulla panchina della fermata del tram Gianicolense/San Camillo, che l’8 arrivasse alle ventuno e ventidue di quella domenica 20 aprile.

Un ragazzo viene trovato morto dall'autista di un tram della linea 8 a Roma: un ragazzino come tanti, addosso una felpa e le cuffiette alle orecchie. Sembra solo che stia dormendo e forse anche per questo i tanti che si sono seduti accanto nemmeno se ne sono accorti, nonostante fosse rimasto seduto sul sedile per delle ore fermo. Colpa dell'indifferenza dei tempi moderni dove siamo tutti col viso incollato sul telefonino e non ci accorgiamo degli altri.

Si chiamava Valerio, aveva quindici anni e, cosa ancor più incredibile, nello zaino aveva un kg e mezzo di droga sintetica.

Tocca ai poliziotti del Monteverde indagare su questa brutta morte: il commissario Ansaldi si precipita sul posto svegliato nel mezzo di un sonno ristoratore ottenuto grazie alla proiezione di un film d'autore.

Nessun farmaco, nemmeno preparato da Galeno in persona, aveva mai avuto un simile effetto su di lui. Si era alzato dalla poltrona riposato come non gli succedeva da mesi.

Dal confortevole caldo della sala del cinema di quartiere, Biagio Maria Ansaldi si ritrova catapultato dentro un omicidio e, cosa ben peggiore, sotto una pioggia scrosciante. Col rischio di ammalarsi.

Poi gli venne un dubbio atroce: non aveva portato con sé l’ombrello. Avvertì un nodo alla gola, si sarebbe bagnato, con il rischio, non indifferente, di ammalarsi. Maledisse la propria stupidaggine, era stato superficiale. Aveva controllato soltanto due meteo ..

Tocca proprio ad Ansaldi e alla vice ispettrice Eugenie Loy dare la brutta notizia ai genitori di Valerio, spiegare loro che non rivedranno più il figlio consapevoli che la loro vita sarebbe cambiata e che "tutto ciò che avrebbero vissuto di felice sarebbe stato annientato da un’assenza".

Valerio era un ragazzo come tanti e non faceva uso di droghe: questo è quello che riescono a raccontargli i genitori: certo, in quella fase della sua vita era chiuso in sé stesso, la sera prima era andato a festeggiare il compleanno di un amico, Diego.

Non solo la scoperta che la droga è arrivata fin dentro il quartiere di Monteverde, ma anche lo scoprire quando ne possano essere vulnerabili anche i giovani, i nostri figli, tutti quanti.

Ecco perché bisogna muoversi con prudenza negli interrogatori con gli amici di Valerio: per non aumentare quella frattura, che sembra allargarsi sempre di più, tra gli adolescenti e la polizia.

Per non creare il rischio che si chiudano a riccio per quel famoso "segnale assente" che blocca tutte le comunicazioni.

Quella di Valerio, purtroppo, non sarà l’unica morte in questa storia aumentando così la pressione sulla squadra di Ansaldi che, ognuno a modo suo, cercherà di dare il suo contributo per trovare le risposte a tutte le domande. Da dove arriva quella droga che, ad una analisi di laboratorio, sembra un cocktail mortale? Come ha fatto Valerio ad entrare in possesso di tutte quelle pasticche?

Lo spaccio a Roma è gestito solo ad alto livello dalle mafie che si appoggiano, per arrivare ai clienti finale, ad una rete di pusher, che sono “l’ultima catena del giro .. cani sciolti” che si dividono le piazze.

Cosa c’entrano ragazzi di quindici sedici anni con la droga, lo spaccio e, in cima alla catena alimentare, le mafie? Se lo chiedono i nostri investigatori del commissariato di Monteverde e se lo chiedono anche i genitori, a cui quella morte ha sbattuto dolorosamente in faccia quel rapporto che si era interrotto cui figli, sempre più solitari ed enigmatici:

La morte definitiva del legame è quando si compone unicamente da silenzi. Se c’è un segnale disturbato riesci ancora a comunicare con il tuo interlocutore. Ci vuole pazienza, tempo, impegno, ma alla fine ci riesci, malgrado le difficoltà.

Cosa accade però in caso di segnale assente? Hai perso in partenza.

L’unica allora è cercare nuove strade nei coetanei di Valerio, nella sua scuola, nella sua cerchia di amicizie: non sarà un’indagine facile, non lo è mai quando di mezzo ci sono dei minorenni. Ma a queste difficoltà se ne aggiungono altre anche personali per la squadra di Ansaldi.

Lui per primo si trova nel mezzo di un attacco di febbre, che si somma a quella ansia che lo accompagna sin da piccolo. Ansaldi sarà costretto a misurarsela di fronte allo sguardo sbigottito dei suoi agenti, oltre alle tachipirine per difendersi dal “male” arriverà ad immaginarsi come un castello circondato da spesse mura e difeso da armieri senza paura…

Ma anche gli altri agenti stanno vivendo un momento particolare della vita: la giovane agente Alerami vuole dimostrare a tutti i costi le sue capacità, anche arrivando a mettere in difficoltà i colleghi. Leoncini sta vivendo un momento intenso della sua relazione con Esthella. Di Chiara è alla perenne ricerca dell’amore della sua vita.

La vice ispettrice Eugenie Loy si porta dentro il suo demone con cui questa volta dovrà fare i conti.

C’è poi qualcun altro che sta seguendo questa indagine nell’ombra e che è disposto a tutti pur di non far arrivare gli agenti del Monteverde verso la verità.

Sono tanti gli spunti che nascono alla fine della lettura di questo ultimo romanzo della serie con Ansaldi: c’è molta attualità a partire dalla piaga della droga, onnipresente in tutte le grandi città e contro cui le forze di polizia sembrano impotenti.

C’è il rapporto genitori e figli, quel “segnale assente” che si deve invece cercare sempre di tenere vivo, per non lasciare gli adolescenti soli di fronte al male del mondo.

Un male che è nascosto ovunque, nel mondo reale e in quello virtuale, in rete.

Un male che gli investigatori conoscono molto bene, dovendolo affrontare tutti i giorni, sapendo che ogni volta lascerà sulle loro vite dei segni permanenti. Un male che non si deve tenere dentro, come un veleno che ti uccide poco a poco:

Condividi il tuo dolore con tutti, siamo tutti colpevoli, nessuno escluso. Se non lo farai, non ne uscirai più. Ogni indagine lascia strascichi e ferite, ma questa rischia di compromettere la nostra stessa esistenza.

Si parla anche di lavoro, che una volta era considerato come un qualcosa che caratterizzava la persona, mentre oggi sembra quasi una condanna.

Come scoprirà Ansaldi dopo l’incontro col pensionato – rider.

Ansaldi scrutò il suo volto e ripeté tra sé e sé la parola ‘lavoro’. Doveva stare in pensione, altro che lavoro. Che cosa stava succedendo in Italia? Come poteva mangiare al caldo mentre il suo rider si rimetteva a pedalare sotto la pioggia?

Strana società la nostra, dove è più facile che ti arrivi a casa la pizza da uno dei tanti rider che non l’ambulanza in caso di bisogno.

C’è poi Roma, la grande capitale, coi suoi problemi di traffico, dei cantieri perennemente aperti, delle sue bellezze.

E, sempre al centro di tutto, questo personaggio che non si può non amare, il commissario Ansaldi, preda delle sue ansie, dei suoi rimorsi.

Riusciranno a sopravvivere anche a questa indagine, gli uomini del Monteverde?

Lo scopriremo alla prossima indagine.. che non arriverà subito, come scrive l’autore, i cinque del Monteverde si prenderanno una pausa, nelle ultime pagine ci vengono lasciati piccoli indizi sul loro futuro.

La scheda del libro sul sito di Salani e il pdf con le prime pagine.

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