14 ottobre 2024

Le verità spezzate di Alessandro Robecchi


 

La verità non sembra mai vera.
Georges Simenon

Incipit

«Rivestiti.» Il dottore gli aveva voltato le spalle, aveva percorso con passo pesante i due metri che lo separavano dalla scrivania e si era seduto, come per compilare qualcosa, ma non aveva compilato niente, aveva incrociato le mani sulla scrivania e lo aveva guardato con un misto di amicizia e indolenza, rassegnato.
«Allora?»

«Allora niente, come al solito, le analisi fanno schifo, tu fai schifo, Manlio, diamo colpa all’età e finiamola qui.»
Manlio Parrini aveva fatto una risatina. Carlo Dizzani, il dottore, è suo amico da tempi immemorabili. Da quando lo avevano chiamato d’urgenza sul set per il malore di un attore

A Manlio Parrini, famoso regista, autore del film Le verità spezzate che l’aveva consacrato come maestro del cinema italiano, basterebbe fare un ultimo film: sono passati troppi anni da quell’ultima fatica, che gli aveva dato fama e successo, un ultimo film prima di ritirarsi del tutto.
Il “maestro” Parrini ha un’idea che gli gira in testa: la storia di uno scrittore italiano, autore di opere teatrali, di numerosi romanzi, stiamo parlando di Augusto De Angelis, considerato il padre del giallo italiano col suo commissario De Vincenzi, il poeta del San Fedele, sede della Questura a Milano prima che venisse abbattuta dalle bombe inglesi nel ‘44. Un commissario all’antitesi degli investigatori in voga nei noir pubblicati negli anni ‘30 e ‘40: un investigatore che leggeva Proust e Freud, che sapeva leggere nell’animo delle persone che si trovava davanti.
Un poliziotto all’antitesi anche del modello fascista di poliziotto, quello dell’investigatore costretto ad alzare le mani, perché col crimine ci vuole la mano dura. Era un’altra Milano, quella di De Angelis negli anni ‘30, nei pieni anni ruggenti del regime. Come anche era una città diversa la Milano degli anni 40, con la guerra sempre più vicina, con le bombe, le restrizioni del regime sempre più insopportabili, l’oppressione della polizia fascista e dei tedeschi.

Vede una città senza nessuna frenesia, monumentale e scura, oppressa. “Piazza San Fedele era un lago bituminoso di nebbia, dentro cui le lampade ad arco aprivano aloni rossastri" scriveva Augusto De Angelis nel 1935.

Non sarà la solita biografia, il solito biopic cui siamo abituati nelle serie televisive in Rai: l’idea che ha in mente Parrini è raccontare l’Italia negli anni del regime, per arrivare a parlare di questa Italia di oggi.
Perché quella dello scrittore Augusto De Angelis è una storia da raccontare: morì nel luglio del 1944 a seguito delle percosse subite da un pestaggio di squadristi fascisti, a Bellaggio dove si era rifugiato come tanti altri milanesi.
Ma De Angelis non era un antifascista, non era un pericoloso sovversivo, anzi: veniva da una famiglia borghese, aveva cercato successo nel mondo del teatro, la sua vera passione, senza però riuscire a sfondare. Poi era passato alla scrittura, con l’intuizione felice di portare in Italia il giallo: peccato che nell’Italia fascista fosse sempre più difficile parlare di reati e di crimini, se proprio c’erano dei criminali dovevano essere stranieri, su cui l’azione della polizia doveva essere implacabile.

Eccola la storia con cui il maestro Parrini chiuderà la carriera: quella del padre del giallo italiano e del suo commissario De Vincenzi:

«Cosa sai di Augusto De Angelis?»
«Direi niente.»
«Perfetto.»
«Dammi un titolo per farmi un’idea.»
«Un cold case degli anni Quaranta.»

«Occazzo. Sentiamo.»

Un cold case per quel mistero dell’aggressione a Bellagio che aveva chiuso quella breve carriera di scrittore di gialli: De Angelis in fondo voleva solo scrivere romanzi ambientanti nella borghesia milanese, senza che gli assassini fossero per forza stranieri, ma “De Angelis aveva dovuto adeguarsi, ma si vedeva la forzatura, i suoi libri erano pieni di signorine O’Brian, di mister Bolton..”

Man mano che il film va avanti, Parrini si rende conto di come, in fondo, i tempi non siano poi così cambiati. Nonostante lui sia “il maestro”, arrivano pressioni da parte del produttore su chi scegliere come protagonista (un mascellone americano), un aiutino per la storia da quella sceneggiatrice che ha lavorato tanto bene in Rai..

Le censure e le autocensure dell’inizio degli anni Quaranta non somigliavano in modo cristallino, quasi grottesco, a quelle di oggi?
Di là Pavolini, ottuso burocrate di quel che si può dire e non dire, di qua la macchina produttiva: qualcuno da affiancare a Sara De Viesti per renderla digeribile, l’attore di moda per attrarre i soldi…
Al giallo, “freddo”, si affianca poi un altro delitto, la morte della vicina di casa di Parrini, vedova del proprietario della depandance dentro cui il regista vive in perfetta solitudine che poi era stato il suo produttore. Uno strano delitto: una donna strangolata dentro casa senza che siano presenti registrazioni di telecamere o di intercettazioni per inquirenti. Sembra proprio una di quelle indagini che avrebbe fatto il commissario De Angelis, col suo fido aiutante Cruni.
Anche questo giallo, la vecchia vedova strangolata in casa, ha qualcosa di particolare: ci sono dei dettagli che non tornano, strane pressioni sulla magistrata che segue il caso, un indiziato con buoni avvocati alle spalle e un altro che sarebbe poi il colpevole perfetto.

Un giallo nel passato e un giallo nel mondo di oggi: tutte e due storie di meriterebbero giustizia, meriterebbero che si arrivasse ad una verità? Ma ne esiste veramente una?

E il problema vero, il problema di sempre e di tutti, pensa ora Manlio Parrini, non è che le verità si spezzano, ma che le verità non ci sono, non esistono, semplicemente. Sono fatte di una sostanza ambigua e molle, inconsistente. Le verità che conosciamo sono solo quelle che noi decidiamo siano verità.

La verità si deve plasmare col corso della storia, forse. A seconda delle convenienze del potere. Come anche la libertà, quella che pensiamo di avere noi tutti i giorni e che invece è fatta anche di tante rinunce.
Perché anche oggi esiste un potere che ci dice cosa deve andare in onda in televisione e cosa è meglio tenere nascosto. Un potere che decide cosa è satira e cosa no. Di cosa ridere e di cosa non si deve ridere.
Un potere che ha deciso di egemonizzare la cultura pretendendo perfino di riscrivere la storia. A loro uso e consumo. Basta con questa satira, basta con questo giornalismo di inchiesta che parla di corruzione. Basta con questo disfattismo contro il governo che rappresenta gli italiani..

Tutto ridicolo (perché la storia la seconda volta si ripete in farsa)? Forse.

Chi ha detto che il ridicolo non può essere pericoloso?

Attenzione, allora, ci dice Robecchi, a cosa rinunciamo ogni giorni, sull'informazione, sul diritto alla trasparenza, all'essere informati su chi ha un ruolo pubblico. Quando vediamo l'ennesima lottizzazione in Rai, l'ennesima querela per una vignetta o per un articolo. Per conformismo, per ignavia.
Un giorno non avremo più voglia di riderci sopra perché sarà troppo tardi.

La scheda del libro sul sito di Rizzoli, il pdf del primo capitolo.
Il blog di Alessandro Robecchi dove potete trovare altri articoli su questo libro.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

13 ottobre 2024

Anteprima Presa diretta – La mafia dei soldi

Puf! Magicamente la mafia, anzi le mafie, sono sparite da questo paese. Ci avete fatto caso? Non se ne parla quasi più né sui telegiornali e nemmeno sui quotidiani nazionali. Salvo qualche raro caso di cronaca, di qualche politico che aveva chiesto voti a tizio e caio, senza sapere, meschino, che fosse appartenente ad una ndrina.

Eppure le mafie esistono e vivono insieme a noi: non se ne parla, nell’agenda politica sono sparite anzi, la politica oggi sta mettendo in atto una serie di riforme tese a spuntare le armi in mano ai magistrati e alle forze dell’ordine (ultimo, il limite a 45 giorni per le intercettazioni).
Presadiretta, ormai diventata una sorta di mosca bianca nel panorama informativo della RAI, questa sera farà eccezione con un reportage esclusivo sulle mafie, partendo dal traffico di droga stabilmente nelle loro mani, dai luoghi dove la droga parte fino ai porti in Europa dove la droga arriva a tonnellate e poi nei paradisi fiscale dove l’immensa ricchezza delle mafie viene spesa, al riparo dalle magistrature, inquinando le economie del mondo.

I paradisi fiscali sono stati per anni i rifugi dorati dei grandi narcotrafficanti.
Presadiretta racconterà poi le storie incredibili, da film, di Raffaele Imperiale e Rocco Morabito, il boss di Africo che è stato per quasi 30 anni latitante in Brasile e Uruguay prima di essere arrestato grazie al lavoro dell’intelligence e della nostra Polizia.
E poi le interviste esclusive agli uomini dello Stato più importanti nel contrasto alla mafia: Vittorio Rizzi, vicecapo dell’Aisi, Raffaele Grassi, a capo di I CAN, la speciale struttura del dipartimento di sicurezza che in collaborazione con l’Interpol da la caccia ai latitanti ovunque si trovino. Poi l’intervista a Giovanni Melillo, il procuratore nazionale antimafia, e i magistrati antimafia Giuseppe Lombardo e Nicola Gratteri. Grazie al loro contributo Presadiretta racconterà di come la mafia sia diventata ancora più pericolosa, più ricca e più grande. Di come sia entrando nell’economia legale, sfruttando le enormi ricchezze del narcotraffico. Eppure, come ha raccontato al termine della scorsa puntata il conduttore Riccardo Iacona, nel nostro paese il contrasto alla mafia entra raramente nel dibattito pubblico, come se l’avessimo sconfitta per sempre. Niente di più sbagliato – racconta Iacona – già in parecchie zone del mondo la mafia si è fatta stato e attacca la democrazia. È appunto la mafia dei soldi.

Nella prima parte della puntata sarà ospite Nicola Gratteri con cui si parlerà dello stato dell'arte della giustizia nel nostro paese in particolare alle nuove sfide che ci lanciano le mafie.

Poi Presadiretta ci porterà nella Triple frontera, tra Brasile Argentina e il Paraguay dove passano tonnellate di cocaina verso l'Europa, poi reportage nei porti dove arriva la cocaina, nei luoghi dove i soldi del narcotraffico vengono reinvestiti.

Faranno da guida in questo viaggio uomini come il magistrato Giuseppe Lombardo di Reggio Calabria che in decenni di indagini ha visto trasformarsi la ndrangheta in una holding potentissima, poi gli uomini dello stato che contrastano le mafie nel mondo intero come il prefetto Vittorio Rizzi, Raffaele Grassi a capo della struttura speciale I can, nata apposta per dare la caccia ai latitanti della mafia nel mondo intero (nel globo terraqueo direbbe qualcuna).
Non potevano mancare le parole del procuratore antimafia Giovanni Melillo – racconta Riccardo Iacona nell’anteprima - “che ci ricorda che ormai la mafia italiana ha una proiezione internazionale, che si soldi che guadagna sono così tanti che entrano nell'economia legale e che è capace di destabilizzare interi stati nel mondo e di integrarsi con le organizzazione criminali più potenti del mondo”.

Laddove parte la droga

Prima di arrivare qui da noi la droga, la cocaina, fa un lungo viaggio: Presadiretta lo ha seguito fin dal fiume Iguazù, pochi km a valle delle cascate, un altro mondo rispetto ai paesaggi da turisti a cui si è abituati. La giornalista di Presadiretta ha seguito il pattugliamento del fiume fatto dalla Prefettura Naval Argentina: alla destra c’è l’Argentina, sull’altra sponda il Brasile, di fronte il Paraguay, con l’incrocio tra i fiumi Paranà e Iguazù. Questa zona si chiama Triple Frontera, una frontiera tra tre stati, uno degli snodi strategici della idrovia, la grande rete fluviale che collega la Bolivia, il Paraguay, il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay.

“Il nostro lavoro consiste nel pattugliare un’area di circa 180 km tra il fiume Paranà al confine con l’Uruguay e il fiume Iguazù, al confine con il Brasile” racconta un ufficiale della Prefettura “si tratta di una zona di confine in cui avvengono traffici di ogni tipo, contrabbando di sigarette, droga, armi ..”. Il controllo della Prefettura Naval continua anche sulla terraferma: la pattuglia scende armata fino ai denti, anche la giornalista deve indossare il giubbotto antiproiettile: i pattugliamenti in questa zona di confine sono fatti tutti i giorni, sono situazioni pericolose, è capitato di sostenere degli sconti a fuoco con i trafficanti.

I porti della droga in Europa


Dal Sudamerica al porto di Gioia Tauro in Calabria: le telecamere di Presadiretta mostreranno una perquisizione della Finanza su un container sospetto a seguito di una segnalazione: la droga era nascosta nei motori che alimentano il sistema di refrigerazione. Alla fine sono stati sequestrati 50 pacchetti di coca per un totale di 60kg di droga 20ml di euro.
20 ml di euro in un solo container, per un solo carico: adesso avete idea dei flussi di denaro che alimentano questa economia illegale?

Teresa Paolo ha intervistato il collega Michele Albanese, l’unico giornalista calabrese sotto scorta, anche perché uno dei pochi ad aver denunciato la ndrangheta in faccia: “perché non si parla più di mafia in questo paese, perché l’informazione in questo paese delega questi temi solo ad alcuni colleghi coraggiosi, che continuano ad occuparsi di queste cose?

Occuparsi di queste cose significa salvaguardare l'economia legale di del sistema Italia, significa occuparsi del futuro del paese e della democrazia, della libertà dei cittadini”.

Gli strumenti per la lotto contro le mafie

I mafiosi non parlano col cellulare – così aveva detto il nostro ministro per la giustizia, Nordio, per giustificare la stretta che questo governo, apparentemente tutto legge e legalità, ha fatto sull’uso delle intercettazioni, fino a bloccarne l’utilizzo dopo 45 giorni.
La lotta alle mafie (e ai crimini dei colletti bianchi in generale) si devono fare come ai vecchi tempi: pedinamenti, appostamenti…
Eppure il mondo va avanti, anche per le mafie: Presadiretta è andata in Francia a Pontoise, alle porte di Parigi, al Centro per la Lotta alla Criminalità Digitale della Gendarmerie: sono stati gli hacker della Gendarmerie a lavorare cui cellulari Encrochat, trovati durante le perquisizioni nell’ambito di una inchiesta sulla criminalità organizzata. Sono stati sequestrati dagli investigatori e quando li hanno analizzati la prima volta non hanno trovato dentro nulla - racconta un agente – non c’erano né applicazioni né messaggi, non riuscivano nemmeno ad avviarli, ma era un inganno.

La polizia francese ha mostrato a Presadiretta in esclusiva l’avviamento di uno di questi cellulari, a cui si arriva mettendo il cellulare in manutenzione e poi riavviandolo, entrando così in modalità Encrochat e avendo così accesso ai contatti.
“Qui a Pontoise abbiamo la gendarmeria scientifica di più alto livello” racconta Herve Petry comandante dell’unità nazionale Cyber “il nostro paese si è molto impegnato nel contrasto ai crimini informatici, insieme alla minaccia fondamentalista il narcotraffico rappresenta la più importante minaccia alla sicurezza del paese”.
Presadiretta è entrata dentro uno speciale laboratorio dove i tecnici della Gendarmeria sono in grado di estrarre qualunque segreto da qualsiasi mezzo digitale, arrivando a scoprire le vulnerabilità di Encrochat. Questo sistema è stato usato anche dai “nostri” narcos: questa app per cifrare le chat era stata usata anche dai clan napoletani sia per gli affari che per tenere i contatti con le famiglie.

I paradisi dei narcos

Dubai è diventata in questi anni una grande metropoli finanziaria tecnologica e turistica, una città che a partire dagli anni ‘90 ha avuto uno sviluppo immobiliare paragonabile solo ad alcune metropoli cinesi. Qui c’è il grattacielo più alto al mondo e l’isola artificiale a forma di palma, sede di alcuni degli hotel più lussuosi della città. Ma Dubai è stata anche un paradiso per i narcos: qui hanno vissuto indisturbati per anni esponenti del narcotraffico come l’italiano Michele Imperiale, che è stato nell’Emirato per 12 anni, gli ultimi cinque da latitante, prima di venire consegnato alle autorità italiane. Era così ricco, Imperiale, da poter vivere in uno degli hotel più sfarzosi degli emirati, in un appartamento da 780 metri quadri su due piani impreziosito da mobili in mogano, due camere con letto girevole e bagni placcati in oro. Il prezzo delle suite vanno da 1800 euro a notte fino ad arrivare intorno ai 30000 euro.

AntimafiaDuemila ha pubblicato un articolo che anticipa i contenuti della puntata:

PresaDiretta: ''La Mafia dei Soldi'' svela il legame tra mafia, economia e finanza globale

Domenica 13 ottobre, ore 20:35 su Rai3, PresaDiretta presenta una nuova puntata intitolata "La Mafia dei Soldi", un'inchiesta approfondita che esplorerà un mondo fatto di droga e sangue, telefoni criptati e fiumi di denaro, sentieri del narcotraffico e grattacieli lussuosi, quadri di Van Gogh e un’isola di fronte a Dubai oggi sequestrata dallo Stato italiano. Sono tante e inaspettate le sfaccettature dell’holding internazionale della mafia. Dalla Triple Frontera in Sudamerica ai mercati finanziari, PresaDiretta racconta le Macromafie - le multinazionali dei clan - attraverso la storia di due tra i principali broker mondiali, latitanti per decenni e ora nelle carceri italiane: il boss di 'Ndrangheta Rocco Morabito con la sua misteriosa fuga dal carcere di Montevideo e Raffaele Imperiale con la sua incalcolabile ricchezza. La ricostruzione delle inchieste giudiziarie e le ipotesi degli investigatori, raccolte dai giornalisti guidati da Riccardo Iacona, delineano una realtà nuova fatta di mafie che si alleano per fare affari in tutto il mondo e che controllano ormai pezzi di Stati. Tra i protagonisti del reportage c'è Jean Georges Almendras, giornalista e direttore di Antimafia Dos Mil in Uruguay, che fornirà una testimonianza esclusiva. Almendras, da anni impegnato sul fronte dell'antimafia, ha seguito da vicino la cattura e la fuga di Morabito, oltre a monitorare l'espansione delle mafie italiane in Sudamerica. Grazie al suo lavoro, PresaDiretta offrirà uno sguardo privilegiato su una delle aree più pericolose del pianeta, dove la 'Ndrangheta, gruppi terroristici e criminali locali collaborano in operazioni miliardarie. La puntata è un racconto di Riccardo Iacona con Giuseppe Laganà, Luigi Mastropaolo, Elena Stramentinoli, Cesarina Trillini, Emilia Zazza, Eugenio Catalani, Matteo Delbò, Massimiliano Torchia, coordinamento giornalistico Maria Cristina De Ritis. Inoltre, vi saranno anche gli interventi del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, del direttore della Polizia criminale Raffaele Grassi e del prefetto Vittorio Rizzi.

Nel profondo della Triple Frontera

PresaDiretta è arrivata alla Triple Frontera (un'area di tre confini lungo l'incrocio tra Argentina, Brasile e Paraguay, dove convergono i fiumi Iguazú e Paraná) uno dei luoghi più pericolosi del pianeta, dove si concentrano giganteschi traffici leciti e illeciti e dove varie inchieste giudiziarie hanno documentato connessioni tra 'Ndrangheta, gruppi criminali terroristi sudamericani ed Hezbollah. E ha raccolto le testimonianze dei poliziotti sudamericani, degli investigatori italiani in loco, di procuratori, ministri e giornalisti antimafia dei tre paesi.

Nell’inchiesta di PresaDiretta si ricostruisce la faida di Scampia, dove è cominciata l’ascesa ai massimi livelli della criminalità internazionale di Raffaele Imperiale, i suoi affari in Olanda e la guerra di mafia che ha insanguinato quel paese, il possesso di due quadri di Van Gogh e le immagini in esclusiva del momento in cui gli investigatori hanno sequestrato i due inestimabili capolavori.

Un'altra anticipazione, con la storia dei due quadri di Van Gogh trafugati dal narcotrafficante Michele Imperiale, la trovate sul sito del Fatto Quotidiano 


La scheda della puntata:

Si occuperà di criminalità organizzata e dell'intreccio tra economia legale e illegale la puntata di "PresaDiretta" in onda domenica 13 ottobre alle 21.40 su Rai 3, dal titolo "La mafia dei soldi". Droga e sangue, telefoni criptati e fiumi di denaro, sentieri del narcotraffico e grattacieli lussuosi, persino un’isola di fronte a Dubai, oggi sequestrata dallo Stato italiano. Sono tante e inaspettate le sfaccettature dell’holding internazionale della criminalità organizzata. Dalla Triple Frontera in Sudamerica ai mercati finanziari, "PresaDiretta" racconta le macromafie attraverso la storia di due tra i principali broker mondiali, latitanti per decenni e ora nelle carceri italiane: Rocco Morabito, con la sua misteriosa fuga dal carcere di Montevideo e Raffaele Imperiale, con la sua incalcolabile ricchezza. La ricostruzione delle inchieste giudiziarie e le ipotesi degli investigatori, raccolte dai giornalisti guidati da Riccardo Iacona, delineano una realtà nuova fatta di mafie che si alleano per fare affari in tutto il mondo e che controllano ormai pezzi di Stati. 
E poi la ricostruzione della faida di Scampia, dove è cominciata l’ascesa ai massimi livelli della criminalità internazionale proprio di Imperiale, i suoi affari in Olanda e la guerra di mafia che ha insanguinato quel Paese, il possesso di due quadri di Van Gogh e le immagini in esclusiva del momento in cui gli investigatori hanno sequestrato i due inestimabili capolavori.
Sarà una puntata speciale, con il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, il prefetto Vittorio Rizzi, il direttore della Polizia criminale Raffaele Grassi.

"La mafia dei soldi" è un racconto di Riccardo Iacona con Giuseppe Laganà, Luigi Mastropaolo, Elena Stramentinoli, Cesarina Trillini, Emilia Zazza, Eugenio Catalani, Matteo Delbò, Massimiliano Torchia.

"Phantom secure", "Encrochat", "SkyEcc" sono invece i nomi con cui si apre "Aspettando PresaDiretta", nella prima parte della serata, dalle 20.35 fino alle 21.25 circa. Erano stati pensati per proteggere la privacy di manager e vip, sono diventati lo strumento di comunicazione tecnologicamente più raffinato per narcotrafficanti e mafiosi: sono i criptotelefonini, dietro i quali ci sono imprenditori spregiudicati, FBI, hackers, investigatori europei. La decriptazione dei messaggi che si sono scambiati per anni i criminali di tutto il pianeta consentirà di avviare nei tribunali centinaia di inchieste. Come "Eureka", la più grande operazione mai realizzata contro la ‘Ndrangheta in Europa, partita dalla Procura di Reggio Calabria e arrivata a coinvolgere altri sette Paesi europei, 108 persone arrestate solo in Italia. Tra i protagonisti, Rocco Morabito, originario di Africo, per 27 anni latitante in Sudamerica. 

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

09 ottobre 2024

Il racconto del Vajont (1963 - 2024, un altro nodo al fazzoletto)



Ci tocca fare un altro nodo al fazzoletto, per ricordare la tragedia di Longarone spazzata via dalla frana del monte Toc, una tragedia costruita sulla pelle delle persone, perché il profitto e quella maledetta diga del Vajont venivano prima della vita di quei poveri contadini ignoranti che non servivano più al progresso.

Il giorno del rimorso, di Colin Dexter

 


Prolegomeno

E così spesso aggancio il piede a un lato del materasso.

Che cosa?

Si, come per ancorarmi al mio lato del letto.

Letto matrimoniale?

Mi pare logico per una coppia sposata. Due persone possono condividere il letto ma hanno i loro pensieri - antico proverbio cinese. Ma io sono geloso lo stesso.

Stupido!

Siamo tutti un po' gelosi, ogni tanto.

No, non tutti.

Lei non lo è mai infermiera?

Ho molto amato la serie TV de Il giovane ispettore Morse, ispirata ai libri di Colin Dexter, lo scrittore inglese morto nel 2017: l'ambientazione particolare ad Oxford, quel personaggio, Endeavour Morse, così abile e così spigoloso, con un fascino sfuggente ma con una mente capace di risolvere tutti gli enigmi, non solo quelli su carta. Amante della musica, dei cruciverba sui giornali, con una vasta erudizione letteraria e con una scarsa empatia verso il prossimo.
Beh, non potevo non leggermi almeno un romanzo della serie, col vero personaggio, ispettore non più giovane e brillante detective: purtroppo, nella scelta del libro sono stato particolarmente poco attento scegliendo questo “Il giorno del rimorso”, ultimo della serie.
Credo di non rivelare nulla, raccontando che questo libro chiude una serie lasciando un’emozione forte nelle ultime pagine.

Ma torniamo a questo romanzo che si apre con un prologo dove una infermiera si trova a scherzare con un suo paziente, in un gioco di seduzione. Chi sono questi due personaggi senza nome? Lo scoprirete solo alla fine.
La storia è quella di un cold case di cui si era occupata la Thames Valley Police un anno prima: la morte di una donna trovata morta nella sua casa a Lower Swinstead, colpita a morte da qualcosa come un bastone, imbavagliata e legata al letto. Un delitto in cui la polizia aveva interrogato i familiari, il marito e i due figli, seguito le tante piste, anche le voci del paese, sulla relazione non proprio fedele della coppia. Ma senza successo.

Capitolo uno

A parte Wagner (ovviamente) e a parte i brani per clarinetto di Mozart, Schubert era uno della ristretta rosa di compositori che a volte riuscivano a portarlo sull'orlo delle lacrime. E mercoledì 15 luglio 1998 capitò che fosse il turno di Schubert. Terminata la puntata degli Archers, l'ispettore capo Morse era in pantofole a casa sua, a North Oxford, e per così dire tranquillo a Sion, si preparava a gustare una serata di Lieder su radio 3 e un bicchiere con una dose generosa di pallido Glenfiddich. E perché no, si era preso qualche giorno di vacanza e, contro ogni aspettativa, fino a quel momento la pausa si era rivelata gradevole.

Il caso è stato archiviato ma non per il sovrintendente Strange che, pur prossimo alla pensione, non riesce a togliersi dalla mente quel caso. Anche perché ha ricevuto delle telefonate anonime dove una voce gli parlava proprio di questo caso, di tenere gli occhi aperti su una certa persona..
Chi potrebbe riprendere in mano le indagini, passato un anno? Certo, l’ispettore Morse che, però, in quei giorni, si sta godendo le sue vacanze.

Voglio riaprire il caso - non che sia mai stato chiuso naturalmente. Mi disturba, capisce? Avremmo dovuto trovare qualcosa di più.

Ma continuo...

Vorrei che fosse lei a occuparsene. Se c'è qualcuno che può risolverlo quello è lei. E sa perché? Solo perché lei ha una fortuna sfacciata, Morse! E io voglio che il caso venga risolto!

Tanto sorprende la solerzia con cui Strange intende riaprire il fascicolo, quanto il rifiuto sollevato da Morse nel voler seguire lui le indagini. Come se avesse altro per la testa, come se ci fosse qualcosa che lo disturba in quella morte. La morte di una donna ancora giovane, bella, su cui giravano e sono girate tante voci nel paese. Una donna ricca, con un marito banchiere che passava la gran parte delle sue giornate a Londra, per i suoi affari (e anche per altro). Con un figlio con un problema di sordità e una figlia anche lei infermiera.
Sembra proprio uno di quei casi intricati che dovrebbero stimolare la passione la curiosità di una mente come quella di Morse che invece lascia al sergente Lewis il compito ufficiale di seguire il caso.
Ma è solo apparenza: perché, come se ne renderà conto lo stesso Lewis, il fedele Lewis, Morse si è letto i faldoni del caso, si è messo anche lui a fare le sue indagini, la sua mente si è già messa in moto per cercare di dare una spiegazione al delitto. Certo, Morse lavora a modo suo sui casi, per esempio trascurando le testimonianze raccolte:

Per qualche motivo Morse spesso snobbava l'usuale approccio per accumulo di prove. Anzi in realtà, vuoi per pigrizia, vuoi per avversione, a quel genere di lavoro Lewis raramente o forse mai l'aveva visto scartabellare fasci di testimonianze trascritte con cura con la scusa (adotta dallo stesso Morse) che poiché persino lui ricordava di rado quel che aveva fatto la sera prima trovava difficile dare molto credito alla gente che affermava di ricordare a quel che del mercoledì di due settimane prima..

Come mai Morse, si trova a pensare il sempre più pensieroso Lewis, si ostina a “non volersi tuffare nelle acque torbide dell'omicidio irrisolto di Yvonne Harrison”? Forse qualche ragione personale? O sono forse sono le sue condizioni di salute, il diabete, l’incapacità di prendersi cura di sé stesso, di moderare il consumo di alcoolici..

Il delitto di Lower Swinstead si rivela un intreccio ben complesso: Morse riesce a mettere assieme i primi pezzi di questo puzzle, in particolare due personaggi che a vario modo hanno avuto un ruolo attorno al delitto nelle prime fase dell’indagine, riesce quasi ad anticipare altri delitti che seguiranno e che andranno a restringere il campo dei sospettati.
Ma, per Morse e Lewis sarà quasi come un girare attorno all’assassino: in quel piccolo paese sono in tanti a custodire piccoli o grossi segreti, che forse hanno a che fare con quel brutto assassino. Figli illegittimi, amori passeggeri da consumare nel segreto della propria stanza e, dall’altra parte: anche raccogliere le voce nel pub del paese può essere prezioso quanto analizzare le prove della scientifica.

Al pub insieme a Lewis era perfettamente convinto di intravedere una causa, una sequenza, la struttura dell'atto criminoso. Che forse erano diventati due.

La sfida che gli enigmi gli lanciavano era sempre stata irresistibile per lui fin da ragazzino. Era la certezza di sapere che qualcosa era accaduto nel passato, e che era accaduto secondo un certo ordine, una logica, in un modo molto specifico.

E la sfida consisteva ancora e da sempre nel raccogliere i diversi elementi del puzzle e cercare di ricostruire quel modo molto specifico.

Ma, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, nonostante il generoso entusiasmo del sergente Lewis, è come se un’ombra nera si allungasse sulla storia e sui personaggi: è come se a Morse non importasse veramente curarsi, ogni proposito di smettere di bere viene affogato con una pinta di birra, si trova perfino a dover ammettere di aver sbagliato la pista. Diventa ancora più irritabile, persino con Lewis.

Forse è arrivato per lui il momento di smettere quella vita, e che addirittura i cavalli della notte "completassero in fretta il loro giro" (questa una delle tante citazioni che troverete nel libro).
Certo, si arriverà alla soluzione del giallo, al responsabile, i pezzi del puzzle riveleranno finalmente il volto dell’assassino, ma questo romanzi avrebbe mantenuto tutta la sua forza anche se il finale fosse rimasto irrisolto..

La scheda del libro sul sito di Sellerio

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

06 ottobre 2024

Anteprima Presa diretta – Italia in vendita

 


Italia in vendita, a buon prezzo anche: serve fare cassa per rispettare le regole di bilancio europeo ed ecco che si svendono asset nazionali, dai cavi di Telecom, pezzi di Poste Italiane, Eni..
La presidente del Consiglio ha incontrato il CEO del fondo di investimento BlackRock (quello dei cavi) nella speranza di nuovi investimenti (leggi shopping) in Italia.

Aspettando PresaDiretta – PFAS gli inquinanti eterni
Nella prima parte della trasmissione PresaDiretta tornerà ad occuparsi dei PFAS, “l’inquinante eterno” che ha avvelenato acque e terreni in Piemonte e Veneto: sono sostanze chimiche persistenti la cui pericolosità è stata ormai accertata scientificamente come sostanze cancerogene. Presadiretta mostrerà quanto è esteso l’inquinamento nel nostro paese e cercherà di dare una risposta a questa domanda, è vero quello che ha scritto l’ex presidente Mario Draghi che dei pfas non ne possiamo fare a meno, perché sono sostanze che servono alla transizione energetica?

Il professor Philippe Grandjean ha studiato le molecole dei PFAS per decenni: sono molecole che non si rompono, per questo sono estremamente pericolose – spiega a Presadiretta – servono temperature di almeno 1000 gradi per distruggerli. Questi materiali sono connessi a diversi tipi di malattie: “possono aumentare il colesterolo, contribuire al diabete e all’obesità, influenzano la funzione della tiroide, la fertilità, forse anche il sistema nervoso centrale. In una gravidanza possono causare aborti spontanei o un basso peso del bambino alla nascita. Certamente i PFAS aumentano il rischio di un cancro ai reni e probabilmente anche al seno e ai testicoli e alla vescica, perché agiscono sul sistema immunitario che ha l’importantissima funzione di eliminare le cellule disfunzionali. Quindi il nostro corpo non si può difendere dal cancro”.
LE parole del professor Grandjean sono state confermate nel novembre scorso da uno studio dell’Agenzia Internazionale del Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha certificato che il PFOA, il tipo di PFAS prodotto in Veneto per cinquant’anni è un cancerogeno certo.

“Ma il fatto più importante” aggiunge il professore “è che che visto che i PFAS passano dalla placenta un bambino piccolo avrà concentrazioni nel sangue molto più alte, proprio nella fase della vita in cui gli organi si stanno sviluppando ”.

Su Today.it potete trovare una anticipazione del servizio che andrà in onda:

La serata di apre con la densa introduzione "Aspettando PresaDiretta", che affronta stavolta questioni legate all’inquinamento causato dai Pfas, sostanze chimiche presenti in numerosi prodotti di uso comune. Insieme a Riccardo Iacona ci sono Giuseppe Ungherese di Greenpeace e due rappresentanti del Comitato Mamma No Pfas, Giovanna Dal Lago e Michela Piccoli. L'indagine spazia dal Veneto al Piemonte, dove queste sostanze vengono prodotte, per analizzare l’impatto ambientale, con particolare attenzione all’inquinamento delle acque e dei terreni. L’inchiesta indaga anche sulla contaminazione del sangue dei residenti, esaminando il potenziale legame con varie malattie e la presenza di Pfas persino in discariche lontane dai centri industriali. Le battaglie legali per fermare la costruzione di nuovi impianti di lavorazione sono al centro della discussione, insieme ai preoccupanti risultati delle analisi del sangue a cui si sono sottoposti volontariamente alcuni cittadini, pagando di tasca propria per ottenere dati sul loro stato di salute. L'inchiesta si espande anche oltre i confini nazionali: ci si concentra ad esempio sul Belgio, dove una multinazionale è stata costretta a sospendere la produzione di Pfas dal governo locale. La trasmissione racconta di imprese che hanno deciso di produrre senza l'uso di queste sostanze dannose.

Italia in vendita
Dalle industrie e al loro impatto sull’ambiente e sulla nostra salute (che dovrebbe venire prima del profitto con buona pace di Draghi), alla salute dell’industria italiana: lo si capisce dal fatto che le grandi multinazionali e i fondi di investimento vengono da noi e si comprano le nostre aziende migliori. È successo nel passato con la moda, con l’industria e adesso si stanno comprando persino i nostri formaggi, il made in Italy per eccellenza (dovremmo avere un ministro a tutela della sovranità alimentate se non sbaglio). Quali sono le conseguenze di questo shopping sulla nostra industria agro-alimentare e per la sovranità alimentare? Chi sono i nuovi padroni del cibo nel mondo?

Presadiretta è andata a New York alla Summer Fancy Food, una delle più importanti esposizioni alimentari del mondo: l’Italia partecipa con più di 100 produttori suddivisi per regione, sono tutti qui per far conoscere le eccellenze del cibo italiano. Qui c’è di tutto, dai salumi, all’olio, dalle passate di pomodoro, ai dolciumi, dalle olive alla pasta fatta a mano al caffè. E poi, cooking show, esposizioni, conferenze, degustazioni: tutto ruota attorno al cibo italiano.
Roberto Savarese è AD della Sorrento Sapori e Tradizioni Sr, a Presadiretta racconta di essere alla fiera perché per loro il mercato americano è quello principale di riferimento; stesso racconto che arriva dallo chef Mario Fiasconaro, della SRL omonima, “per una azienda che ha l’ambizione di esportare, frequentare questo genere di fiere per poter ambire al territorio nazionale, alla propria regione ma anche esportare nel mondo, credo che sia fondamentale, se si vuole espandere, se si vuole crescere ..”
In questa fiera si trovano molte varietà di formaggio: provoloni, mozzarelle, formaggi freschi e stagionati, per tutti i gusti. A poca distanza si trova Lactalis col suo stand: quello della multinazionale francese è il più grande di tutti, in bella mostra ci sono anche le ultime acquisite, i nostri marchi come Ambrosi che oramai fanno parte del loro portafoglio. Ad inaugurare la cerimonia di apertura dello stand italiano il ministro dell’agricoltura Lollobrigida: “gli Stati Uniti non sono per noi un mercato qualunque, sono un mercato straordinariamente importante, il più importante fuori dai confini dell’Unione Europea, l’Italia è rpesente complessivamente facendo sistema e cercando di promuovere le sue eccellenze che rafforzano la ricchezza del nostro paese, dei nostri imprenditori eccezionali che qui vengono a promuovere quello che sanno realizzare da generazioni ..”. Di fronte ai giornalisti ha spiegato come l’Italia non stia vendendo i suoi assett, ma garantisce ricchezza interna, aumentando il proprio export.

Ma è proprio così come dice il ministro Lollobrigida, alle prese in questi giorni con la sua battaglia del grano col servizio civile per i giovani? Perché dati alla mano i prodotti italiani, pur essendo prodotti di eccellenza, trovano poco spazio sui mercati internazionali.
Presadiretta è andata a sentire la versione degli allevatori a Lonigo, in provincia di Vicenza: “siamo degli agricoltori che producono in Italia e come tale vogliamo avere dei cambiamenti perché altrimenti le nostre aziende moriranno nel giro di un anno o due, non dico che moriranno tutte, ma si dimezzeranno”.
La situazione nell’allevamento visitato da Presadiretta è desolante: sale mungitura vuote, la stalla dove fino allo scorso agosto dello scorso anno stavano 40 capi è anch’essa vuota, il silenzio domina la stalla, non c’è più nessun rumore dei muggiti, non c’è più vita, “questo è il simbolo della morte del settore agricolo, questo silenzio”.
Perché si è arrivati alla chiusura della stalla? “I nostri costi sono cresciuti in modo esorbitante però i prezzi sono rimasti a quarant’anni fa..”. Stiamo parlando dei 50 centesimi al litro, pagato pure a 60 giorni, “non è un prezzo che copre i costi di produzione ..”
Gli allevatori sono sottoposti al ricatto della catena di produzione nel settore caseario: non mi vuoi vendere il latte a 50-60 centesimi? E io vado a prendere il latte in Polonia, costa 30 centesimi, perché hanno costi di produzione bassi, il tuo latte tientelo.
E tutto questo avviene sotto gli occhi del ministero della sovranità alimentare.

La scheda della puntata:

L’utilizzo di Pfas e i rischi sanitari correlati a queste sostanze chimiche utilizzate in migliaia di prodotti della vita quotidiana. “Aspettando PresaDiretta”, in onda domenica 6 ottobre, alle 20.35 su Rai 3, viaggia tra Veneto e Piemonte, nei luoghi dove vengono prodotti, per verificare inquinamento delle acque e dei campi, racconta la contaminazione del sangue dei cittadini e il possibile legame con varie patologie, la presenza di Pfas in discariche lontane dalle aree industriali e le battaglie legali per fermare impianti di lavorazione. In primo piano anche i drammatici risultati del biomonitoraggio sui cittadini che si sono fatti analizzare il sangue a proprie spese. Un’inchiesta che prosegue anche all’estero, in Belgio, dove una multinazionale è stata costretta dal governo a bloccare la sua produzione. E infine le imprese che - sia in Italia che all’estero - producono senza usare i Pfas. Ospiti di Riccardo Iacona in studio: Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace e due rappresentanti del Comitato mamma No Pfas, Giovanna Dal Lago e Michela Piccoli.
A seguire, “PresaDiretta” propone la puntata “Italia in vendita”, un viaggio nell’industria agroalimentare italiana da Nord a Sud che, tra fusioni e acquisizioni di multinazionali e fondi di investimento, è entrata nel catalogo dei grandi colossi stranieri, a partire dalla filiera del latte e dei formaggi. Mozzarella, pecorino, parmigiano reggiano: i formaggi simbolo di italianità per eccellenza sono diventati “francesi” perché acquistati dal colosso mondiale Lactalis. Si va negli stabilimenti Parmalat a Collecchio, Nuova Castelli a Reggio Emilia, Alival a Reggio Calabria e in Toscana e poi in Francia, la patria di Lactalis. “PresaDiretta” è andata anche a New York, alla Summer Fancy Food, una delle più importanti esposizioni alimentari del mondo per capire perché i marchi di eccellenza del formaggio italiano non sono forti come potrebbero sul piano commerciale. La battaglia sul prezzo del latte, il dramma delle fattorie che chiudono e il confronto con la legge francese che impone un prezzo equo per tutti i protagonisti del settore. E poi l’ingresso dei Fondi di Investimento stranieri negli asset strategici italiani: storie di acquisizioni, investimenti, dismissioni, chiusure. Riccardo Iacona ne parlerà in studio, in diretta, con il giornalista Stefano Feltri. Infine, un reportage che attraversa la pesante eredità lasciata dalla crisi del 2008. Solo a Torino, nel settore metalmeccanico, in 16 anni hanno chiuso 500 aziende e hanno perso il posto di lavoro 35 mila persone. Tra cancelli chiusi e operai sempre più poveri: un viaggio nel mondo degli appalti, subappalti, cooperative e nella giungla dei contratti che hanno modificato il mondo del lavoro e allargato a dismisura il precariato. 
“Italia in vendita” è un racconto di Riccardo Iacona con Pablo Castellani, Roberta Pallotta, Teresa Paoli, Paola Vecchia, Emilia Zazza, Eugenio Catalani, Fabio Colazzo, Matteo Delbò, Paolo Martino.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

03 ottobre 2024

La donna nel pozzo Piergiorgio Pulixi

 

Prologo
Si era dimenticata del suo compleanno. In diciotto anni di matrimonio non era mai successo. Quella consapevolezza l’aveva fulminata non appena era entrata in sala insegnanti. Aveva posato la tazzina di caffè e, dando una sbirciata all'agenda, si era sentita ghiacciare.

[..]

Angelo, suo marito, aveva compiuto gli anni quarantotto ore prima, e lei se n’era del tutto dimenticata.

Confesso di essere arrivato in fondo a questo nuovo giallo di Pulixi con una sensazione strana, ero arrivato alla fine della storia spinto dalla curiosità di scoprire il mistero, che anche qui non manca, ma mi sembrava mancasse qualcosa.
Come se, in questo libro l’autore più che di un delitto, di una indagine, di un contesto da raccontare, ci volesse parlare d’altro: della morbosità che spinge le persone a seguire i delitti di provincia, quelli che le varie trasmissioni televisive riescono ad imbastire a misura nostra. Oppure se invece volesse parlarci di come si muovono le cose nel mondo dei libri, sul serio, non fermandosi all’apparenza: cosa spinge gli editori a puntare su certe storie e certi autori e non su altri..
Chi lo sa, quando arriverete anche voi alla fine mi racconterete.

Quei fotogrammi di lui che attraversava l’inquadratura al Tg regionale le si erano incistati nel cervello, risvegliando oscuri ricordi. Da quel momento non era stata più la stessa.
Perché a tutti gli effetti anche questa “Donna nel pozzo” è un giallo che apparentemente segue gli stessi canoni di altri: c’è una protagonista che incontriamo nelle prime pagine, sconvolta da un qualcosa che è tornato dal suo passato. E che muore subito, come Vivien Leigh in Psycho, senza nemmeno darci il tempo di affezionarci.
Qual è l’evento dal passato che ha sconvolto la vita di Cristina Mandas tanto da farle dimenticare il compleanno del marito? Che ombre possono esserci nel suo passato, dopo una vita da insegnante in un piccolo paesino in Sardegna?
E chi è questa strana ombra che la osserva da lontano anzi, che la sorveglia, come una spia?

Nove mesi dopo. Roma sud. La luce del sole s’insinuò nella stanza e fece brillare i capelli dorati di Tata, la donna più importante della vita di Ermes Calvino.

Con un bel salto temporale e anche geografico, ci troviamo a Roma dove l’autore ci fa incontrare i due altri protagonisti, che non muoiono state tranquilli e che in questo racconto avranno il ruolo di investigatori, nemmeno troppo dilettanti.

Il primo si chiama Ermes Calvino, nessuna parentela col famose scrittore, ma con una grande ambizione di diventarlo. Le qualità ci sarebbero anche, ma c’è la maledetta vita: una sorella a cui badare e anche da sorvegliare, prima che si metta nei guai e metta nei guai l’adorata nipotina, l’angelo biondo a cui deve fare da zio e anche da padre, perché il padre vero se ne è andato via.

Un destino in casa Calvino visto che anche il suo di padre, di Ermes, anni prima li aveva abbandonati, togliendo al giovane Ermes tutta la felicità che un bambino dovrebbe avere di diritto.
E ora invece quella specie di lavoro come social media manager di Lorenzo Roccaforte, ex giovane promessa della scrittura italiana, autore di un solo grande libro, inteso come libro veramente scritto da lui, con cui era salito all’Olimpo della scrittura, fino al Premio Strega, per poi ricadere nell’inferno del vizio da alcool (con anche un passaggio in carcere per le sue intemperanze), nell’incapacità di saper scrivere altro.

Lorenzo Roccaforte non aveva scritto neppure una riga del podcast. Così come non aveva vergato neppure una parola del suo gettonato thriller. La mente e la penna dietro quei progetti appartenevano al timido trentunenne, miope e smilzo..

Se non ricorrendo all’aiuto di gente come Ermes, che scrive per lui anche i testi del podcast che conduce in radio, tema i delitti avvenuti nella realtà, quelli che, come si diceva prima, attirano la curiosità morbosa della gente.
Quel lavoro è l’unica speranza di Ermes per portare via la sorella, la madre e la nipotina da quel quartiere, per dare loro una vita migliore. Togliendo la sorella dal vizio della droga e dalle mani di usurai che sembrano usciti da un film di Tarantino (che un giorno potrebbe decidersi di girare qualcosa in Italia): parlo di un imprenditore del crimine con tanto di laurea in economia.

E, a chiudere il cerchio dei protagonisti della parte romana della storia, un editore di libri che sembra uscito da una commedia all’italiana, diciamo di quelle di serie B.

Panzirolli era l’unico editore italiano che girava scortato da una coppia di guardie del corpo. Era anche il personaggio della storia dell’editoria italiana con più querele, denunce e processi

Un criminale che aveva deciso di continuare la via del crimine ma nel mondo letterario, pubblicando libri – questa potrebbe essere la definizione più efficace di Panzirolli, la persona per cui lavorano Ermes e Lorenzo: libri che stuzzicano gli appetiti dei lettori, da cui ricavare una serie TV in modo da sfruttare tutto, andando a prendere le storie dalla realtà, anche dalle tante lettere che la gente a casa gli spedisce.

Trovame ’sto pepitone, Calvi’. E dev’esse ’na storia abbastanza succulenta da scriverci un romanzo, e aprire scenari per un podcast e ’n’audioserie. Inventate ’na genialata da farci gnentepopodemeno che un firm e poi ’na bella fiction tv. Il romanzo è come er porco, lo sai: nun se butta via gnente.”

E, leggendo queste lettere, Ermes si imbatte proprio in una di queste pepite: si tratta di un cold case, un caso archiviato come suicidio nove mesi prima, in Sardegna. Riguarda proprio la morte della povera insegnante in un piccolo paese del Sarrabus, vicino Carbonia, Cristina Mandas.

Nel passato di Cristina, il cui caso era stato chiamato dai giornalisti quello della “donna nel pozzo”, c’era un mistero legato alla sua morte: la donna che scrive, detenuta nel carcere di Uta a Cagliari, è a conoscenza di alcuni dettagli che potrebbe raccontare a Roccaforte, per costruirci sopra una puntata della sua trasmissione in radio.

Tocca a Ermes e Lorenzo andarsene in Sardegna e portare alla luce questa pepita e guadagnarci sopra qualcosa coi libri e il podcast: sarebbe una cosa anche rivoltante per Ermes, che ancora qualche scrupolo di coscienza ce l’ha, ma ci sono i debiti della sorella, quella specie di criminale con la laurea, anche un po’ di voglia di riscatto.

Da qui in poi si cambia nuovamente di registro: basta battute in dialetto romano, cinismo un tanto al chilo sulla morte di qualcuno, la storia di Cristina Mandas effettivamente nasconde tanti particolari inquietanti. Quella fine strana, un suicidio in fondo al pozzo. Quella strana coincidenza con un altro delitto, avvenuto anni prima in un luogo poco lontano, per un’altra ragazza trovata uccisa (dopo essere stata violentata) in fondo ad un pozzo. Anche lei.

“Si raccontava che ci fossero personaggi in vista, in città, che organizzavano festini a base di droga e sesso nelle loro lussuose ville. Orge con scambi di coppia e giovanissime ospiti, molte minorenni…”
Ragazzine finite male, strani suicidi. Indagini fatte in modo superficiale, con colpevoli individuati troppo in fretta tanto da sembrare solo dei capri espiatori. Le tante voci su un giro di prostituzione che coinvolgeva persone importanti, la presenza in quel contesto anche di mafiosi portati al confino in Sardegna, non di cosa nostra ma della stidda.
No, qui non è più un noir di quelli che Ermes ama leggere, come il suo amato Ellroy: qui è la realtà, qui le morti sono reali, come reale è il dolore lasciato nelle persone che le stavano accanto e che vedono i giornalisti che fanno domande come degli sciacalli.

.. fino a pochi giorni prima era soltanto un ghostwriter di romanzi noir che trascorreva la maggior parte delle proprie giornate chino a scrivere storie di fantasia, e ora si trovava a violare i sigilli di una scena del crimine..
Arriveranno anche a far di peggio, pur di conoscere la verità sulla “donna del pozzo” e sul suo suicidio, o delitto mascherato. E, forse, arrivati in fondo a questa storia, troveranno la via per provare a dare una nuova direzione alle loro vite.

C’è il delitto, anzi come si scoprirà poi, di delitti ce ne sono molti di più, ci sono due improbabili investigatori, a cui nemmeno possiamo far indossare i panni dei buoni. Manca l’antagonista, che arriva solo nel finale. Eppure si rimane incollati alle pagine senza riuscire a staccarsene.
Eccola qui, quella sensazione strana, arrivati in fondo. Forse che Pulixi ci vuole prendere, e si vuole prendere, un po’ in giro con questo esperimento?

La scheda del libro sul sito di Feltrinelli

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


30 settembre 2024

Presadiretta - età biologica

La puntata di PresaDiretta di ieri sera, preziosa come sempre, ci dice questo:

- le giovani generazioni che oggi abbiamo abbandonato a sé stesse nel consumo di alcool e droghe (droghe anche sintetiche il cui consumo avviene alla luce del sole nonostante tutte le leggi sicuritarie) nei prossimi anni saranno sempre più soggette a tumori

- l'incidenza dei tumori, al colon, alla pelle, ai polmoni è in aumento già oggi e in modo drammatico nella fascia di età sotto i 50 anni. Su queste persone non si fanno screening né medicina preventiva (vedi una corretta alimentazione)

- esistono cure innovative contro i tumori, anche ricorrendo alle tecnologia mRNA usata nei vaccini per il covid, ma sono cure che costano: finché in Italia abbiamo il sistema sanitario universale garantito per tutti potremmo curarci. Altrimenti succederà come in America, saremo nelle mani delle assicurazioni private che decideranno loro quali cure darti e se curarti. La salute è roba per ricchi raccontava a Presadiretta un infermiere che per curarsi per il tumore si è indebitato.

- la politica non sta facendo nulla: né per diffondere una sana alimentazione nei ragazzi, né per limitare l'uso di alcool e sigarette (figuriamoci delle bevande gassate e sui cibi ultraprocessati). Non solo, questa politica è doppiamente colpevole perché sta smantellando il sistema sanitario, gratuito e universale. La sanità territoriale che potrebbe salvaguardare la nostra salute è lasciate nelle mani delle singole regioni, chi ha i soldi e la volontà di curare, come l'Emilia, fa prevenzione. Le altre regioni o delegano al privato oppure nulla perché mancano i soldi.


E' un campanello di allarme, che dovrebbe finire in cima alle nostre preoccupazioni.

29 settembre 2024

Anteprima Presa diretta – età biologica

Aumenta l’aspettativa di vita, nel campo della medicina facciamo dei passi in avanti, ma – come ci racconterà il servizio di Presadiretta di questa sera, aumenta l’incidenza dei tumori per persone sotto i cinquant’anni:

Come mai così tanti tumori sotto i 50 anni? La Genetica, gli stili di vita, l’alcol, il fumo, il cibo ultra-processato, l’esposizione agli inquinanti?

Già solo l’anticipazione del servizio ha fatto incetta di commenti, tutti uguali, da parte dei novax, secondo cui è tutta colpa dei vaccini che Big Pharma avrebbe sperimentato su di noi..
Utili idioti della politica antiscienza che da una parte ci parla di sicurezza e protezione degli italiani dall’altra taglia la sanità, contrasta la lotta ai cambiamenti climatici
senza preoccuparsi delle conseguenze.
Perché non basta la deriva securitaria in corso per fermare l’abuso di sostanze stupefacenti (non la cannabis) da parte di persone sempre più giovani: le notti dello sballo sono diventate una moda, dove i ragazzi nelle discoteche si prendono il “mischione” di coca, keta, anfetamica e altre sostanze psicoattive. Vale lo stesso per il consumo di alcool e di fumo tra i giovanissimi, sia di tabacco che di sigarette elettroniche: tutto questo aumenta l’incidenza dei tumori secondo tutte le ricerche scientifiche. Già oggi i dati clinici indicano un aumento dell’80% dell’incidenza dei tumori nella fascia 29-50 anni, i tumori precoci.
La comunità scientifica si sta interrogando sul perché: oltre a questi errati stili di vita centrano anche le sostanze inquinanti, di cui Presa diretta si è occupata tante volte, dal Pfas, alla diossina ai veleni lasciati dall’industria chimica (di cui si aveva parlato la scorsa puntata col servizio da Crotone). Tra le cause l’assunzione di cibo ultra processato: come dobbiamo calcolare la nostra età biologica? Nella puntata si parlerà delle nuove innovative cure contro il cancro (e qui si torna alla difesa della sanità pubblica che consente l’accesso a queste cure a tutti).
Come all’istituto
Tumori Pascale di Napoli: nel frigoriferi tengono le confezioni dei nuovi farmaci antitumorali, ogni dose costa 25 mila euro ma le aziende sanitarie riescono ad averle a 5000 euro, lo Staot ha diritto ad una scontistica – spiega a Presadiretta Piera Maiolino, direttrice sanitaria dell’Istituto Tumore. Un paziente oncologico all’Istituto costa da 50mila euro a salire, ma è difficile parlare di costi vivi così intensi di fronte alla salute, “perché la salute dobbiamo tutelarla”.

Presa diretta ha poi intervistato Alice: la sua storia è comune a quella di altre persone sotto i 50: a 42 anni vive a Milano col marito Giacomo e le loro bambine Mia e Livia, nel 2018 la sua vita è stata stravolta quando ha scoperto di avere il tumore. La dottoressa quando mi ha mostrato il referto ha tenuto la mano sopra la foto tutto il tempo che ci spiegava cosa era successo – racconta alla giornalista oggi – “questo non è un polipo da un bel po’, bisogna mettersi nelle mani di uno bravo, era un tumore di 6,5 cm, quindi era abbastanza esteso ..”
Il medico che l’ha avuta in cura,
Antonio Spinelli direttore di chirurgia all’Humanitas di Milano racconta che la storia di Alice è una storia già sentita tante volte da pazienti giovani: “14 mesi è la media di ritardo diagnostico che hanno i pazienti giovani perché siamo soliti pensare che il tumore riguarda l’età avanzata e invece questa cosa è possibile..Abbiamo avuto più di 500 pazienti giovani sotto i 50 anni con tumori del colon retto in questi ultimi dieci anni, sono per noi un numero davvero considerevole.”

Sul tema della prevenzione Presadiretta con la giornalista Elena Marzano andrà a raccontare l’iniziativa Preveni.Amo fatta dalla Ausl Romagna, per sensibilizzare e prevenire gli incidenti stradali. È un’iniziativa “ideata dai medici del Trauma Center Romagna e realizzata, questa volta, presso il Centro di Formazione dei Salesiani di Forlì, e delle riprese girate alle attività svolte dall’Unità di Strada del Servizio Dipendenze Patologiche di Ravenna, dal Pronto Soccorso di Rimini e dai soccorritori della Centrale operativa ed emergenza territoriale 118 Romagna. ”

Sulla prevenzione si fa veramente poco, come racconterà in una intervista l’epidemiologo Emiliano Scafato: il rapporto tra tumori e abuso di alcool (qui la relazione al Parlamento dell’ISS del 2022), su come le leggi per evitare l’alcool ai minori siano disapplicate.
E lo stesso discorso è valido per l’alimentazione: Presadiretta ha intervistato Chris Van Tulleken, medico e divulgatore scientifico che racconta di come negli anni ‘80 le grandi aziende produttrici di tabacco, Philip Morris e RJ Renolds hanno acquistato le più grandi aziende alimentari nel mondo, “quindi non è che le aziende alimentari sono simili a quelle del tabacco, erano proprio le stesse, hanno preso le loro molecole aromatiche e le strategie pubblicitarie e di marketing e le hanno applicate al cibo. L’industria del tabacco ha applicato il suo manuale per venderci cibo dannoso e per creare un’altra dipendenza.”

Chris Van Tulleken è stato anche al centro di un esperimento scientifico che racconta nel suo libro “Cibi ultra processati”: per un mese ha mangiato solo cibi ultra processati, ha preso sei kg ma non solo, “non rilasciavo più gli ormoni della sazietà, per questo continuavo a mangiare, perché l’unico modo che ha l’industria per far soldi è ridurre il costo degli ingredienti e farti mangiare più di quello che vorresti.”
Alla giornalista ha mostrato una confezione di cereali che si mangiano i suoi figli: c’è l’immagine di un personaggio dei cartoni animati che dice
“fa bene alla tua famiglia, contiene ferro, fibre, c’è la vitamina D, ci sono ci sono ben 12 messaggi ingannevoli su questa confezione.. in Cile sulla confezione hanno messo due simboli di avvertimento che coprono persino il logo, niente cartoni animati, nessuna indicazione nutrizionale falsa, nessuna pubblicità rivolta ai bambini e magari qualche tassa sui prodotti più grassi. Funziona, e dovremmo fare lo stesso anche in Europa.”

La scheda della puntata:

Un reportage nelle discoteche dell'Emilia-Romagna e un viaggio nei reparti di oncologia di tutta Italia: nuovo appuntamento con "PresaDiretta", domenica 29 settembre dalle 20.35 su Rai 3. Nella prima parte della serata (fino alle 21.25 circa) "Aspettando PresaDiretta" racconta il mondo delle discoteca tra droghe, alcol, drammatiche richieste al 118 e attività di soccorso dei sanitari. Quali sono le conseguenze di questi abusi? Un viaggio tra spiagge, discoteche, presìdi medici, pronto soccorso e postazioni delle forze dell’ordine. Per discutere in studio di questi temi, la neuropsichiatra infantile del dipartimento di Neuroscienze e salute mentale del Policlinico Umberto I di Roma Arianna Terrinoni e la psicoanalista e autrice del libro “L’età dello sballo” Laura Pigozzi.
A seguire, l'inchiesta "Età biologica". Negli ultimi decenni in tutto il mondo aumentano le patologie oncologiche tra i giovani adulti. "PresaDiretta" ha attraversato l’Italia, da nord a sud, entrando nei reparti di oncologia, raccogliendo storie di pazienti, medici e ricercatori. Secondo gli studiosi tra le cause ci potrebbero essere anche i cibi ultraprocessati e gli inquinanti, fattori di rischio e stili di vita. Cosa determina la nostra età biologica?
L’ospedale Humanitas di Milano solo negli ultimi 10 anni ha preso in cura 500 pazienti under 50 con una diagnosi di cancro del colon retto. Li chiamano “tumori a esordio precoce”, che spesso risultano anche più maligni. E non è certo l’unica patologia oncologica in aumento tra i 30-40enni. I sospetti dei ricercatori si concentrano - tra l’altro - su cibi ultraprocessati, inquinanti ambientali, microplastiche. 
Reportage nei reparti di Oncologia dei maggiori ospedali italiani, dal Niguarda di Milano, al Pascale di Napoli, da Orbassano (Torino) a Siena, fino ai laboratori dell’IFOM (Istituto di oncologia molecolare) dell’Airc di Milano. E negli Stati Uniti, ad esempio all’Harvard Medical School di Boston o al Dana Farber Cancer Institute, ospedale fondato negli anni Cinquanta dal “padre della chemioterapia moderna” dove ora si sperimenta e utilizza la cosiddetta “chemioterapia intelligente” contro il tumore al seno metastatico. E poi le frontiere delle cure: le telecamere di "PresaDiretta" sono entrate in esclusiva nello stabilimento dell’azienda di biotecnologie Moderna a Norwood, vicino Boston, dove si producono vaccini personalizzati a Rna messaggero, la stessa tecnologia impiegata contro il Covid. Vaccini sperimentali costruiti su misura del singolo paziente contro il melanoma.
Le cure oncologiche però, costano, specialmente i farmaci innovativi. Negli Stati Uniti, regno del sistema sanitario privatistico, 100 milioni di americani hanno un debito sanitario, il 40% della popolazione adulta, tanto da coniare un’espressione apposta: “tossicità finanziaria”. E in Italia? Le spese sono garantite dal Sistema sanitario nazionale, ma l’oncologia pesa sempre di più sul bilancio della sanità.
Fattori di rischio e stili di vita. In Europa ogni giorno quattro industrie uccidono 7.400 persone, quasi 2 milioni l’anno: tabacco, alcol, cibo ultra-processato e petrolio. Aumentano i consumi e aumentano i profitti delle aziende. Ma c’è chi punta sulla prevenzione, come il Piano regionale dell’Emilia Romagna con palestre della salute e lezioni di corretta alimentazione nelle scuole.

"Età biologica" è un racconto di Riccardo Iacona con Cecilia Carpio, Daniela Cipolloni, Elena Marzano, Emilia Zazza, Matteo Delbò, Paolo Martino, Massimiliano Torchia.



Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

24 settembre 2024

Atti relativi alla morte di Raymond Roussel di Leonardo Sciascia

 

Commissariato di P.S. - Sez. Politeama - Palermo 14 luglio 1933 A. XI E.F. Telegramma interno. Illmo Signor Primo Pretore. Illmo Signor Questore. Palermo.

Verso le dieci circa di stamani il facchino Antonio Kreuz dell'Hotel des Palmes, recatosi nella camera N. 224 occupata dal suddito francese Raymond Roussel, nato a Parigi il 21-1-1877, constatava che il predetto giaceva cadavere supino coricato su un materasso collocato a terra. Il Roussel, a quanto si è appreso, era ammalato al cervello e pigliava dei medicinali per stordirsi.

Come mai Leonardo Sciascia si è così interessato ai carteggi, agli “atti” sulla morte dello scrittore francese Raymond Roussel, avvenuta nell’hotel des Palmes a Palermo?

È quasi un esercizio noioso leggersi quelle carte, scritte in perfetto burocratese dell’epoca, dove si annotano le deposizioni degli inservienti dell’hotel, dell’amica che viveva nella stanza accanto, la signora Fredez, quello strano diario dei medicinali che lo scrittore prendeva e in grandi dosi..
Poi, piano piano, si capisce: è stato un gioco intellettuale dello scrittore siciliano, voler andare rileggersi quelle carte per capire quello che non tornava in quello che, in un solo giorno, è stato archiviato dalla polizia e dalla magistratura come un suicidio.

Innegabilmente ci sono molti punti oscuri negli ultimi giorni di vita e nella morte di Raymond Roussell e se si declinano dal punto di vista del sospetto la vicenda assume un che di misterioso da detective story.

Ci sono le incongruenze, che una mente acuta come Sciascia aveva saputo cogliere. E ci sono anche delle motivazioni attorno, nel “contesto” verrebbe da dire: in quei giorni del 1933 (in pieni anni ruggenti del fascismo) si firmava l’accordo a quattro con la Francia, ancora “sorella latina”, non si volevano creare problemi per un caso che coinvolgeva un cittadino francese.
Erano i giorni in cui Balbo arrivava a New York completando la trasvolata atlantica, vicenda ampiamente usata dalla propaganda del regime..
Ecco allora l’interesse a coprire, ad archiviare in fretta.
Ma forse non è così, come racconta nel finale di questo breve libro, l’autore stesso: forse sono i fatti della vita ad essere ambigui e ce ne accorgiamo solo dopo che li mettiamo nero su bianco.

Ma forse questi punti oscuri che vengono fuori dalle carte, dai ricordi, apparivano, nell'immediatezza dei fatti, del tutto probabili e spiegabili. I fatti della vita sempre diventano più complessi e oscuri, più ambigui ed equivoci, cioè quali veramente sono, quando li si scrive - cioè quando da «atti relativi» diventano per così dire «atti assoluti».

Come diceva quel poliziotto di Graham Greene: «possiamo impiccare più gente di quel che i giornali ne possano pubblicare». Anche noi tutto sommato.

La scheda del libro sul sito di Adelphi e Sellerio

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23 settembre 2024

Le furie di Venezia – di Fabiano Massimi


Prologo

Sono anni che aspetta questo momento.

Nella penombra dello studio, seduto dietro la grande scrivania piena di carte che solo a lui è concesso leggere, l’uomo fissa il telefono da chissà quanto, incapace di distrarsi, incapace di pensare. La tensione è una camicia troppo stretta che trasforma ogni respiro in sofferenza. Il tempo è lento e torbido come l’acqua di un rigagnolo.

Quando arriva il primo squillo, l’uomo resta immobile.

Un secondo squillo.

Un terzo.

Un quarto, e lui ancora non reagisce, come fosse paralizzato – perché sono anni che aspetta, ma si può mai essere pronti per un momento come questo?

Alla fine l’uomo si riscuote, afferra la cornetta.

«Quindi?» dice soltanto, la sua voce stentorea ridotta a un sussurro.

«È morto.»

«Sicuri?»

«Sicuri.»

Questo romanzo racconta, usando il meccanismo del giallo, la storia di Ida Dalser, la vittima dimenticata del fascismo, la donna la cui vita doveva essere cancellata per non macchiare l’immagine immacolata del duce del fascismo, Benito Mussolini.

Dio Patria e famiglia: quanto suonano false oggi queste parole (nonostante siano ancora usata da certa propaganda politica), il regime fascista mandò al massacro i suoi soldati, portò il paese alla rovina, mise in catene l’opposizione, tra cui anche alcuni preti che pagarono con la vita il voler mantenere la fede e non voltarsi dall’altra parte di fronte ai soprusi, alle violenze, alla vergogna delle leggi razziali.

Dopo Geli Raubal, l’Angelo di Monaco, Fabiano Massimi ci fa un altro regalo: ne “Le Furie di Venezia” si parla di questa donna, Ida Dalser, che pagò il prezzo di aver amato Mussolini e di avergli dato tutta sé stessa con la vita. La sua e quella del figlio, Benito Albino Dalser, il primogenito di Benito Mussolini che lui stesso riconobbe a Milano.
Un’altra donna, come Geli, finita stritolata da quel meccanismo messo in piedi a difesa del leader, perché nulla possa appannarne la figura immacolata.

VENERDÌ 15 GIUGNO 1934

La luce, pensò Sauer. Era la luce a fare la magia. Come uno sguardo nuovo posato su cose antiche, come una mano sicura che afferrasse il vento e lo tenesse fermo, i gabbiani alti immobili nell’azzurro, l’odore di salmastro che arriva a folate. La luce sembrava di vetro in quel mattino caldo e umido di metà giugno, mentre la folla festante rombava intorno a lui. Eppure Siegfried Sauer – ex soldato sulla Somme, ex commissario di polizia a Monaco, ex guardiano notturno di Vienna, ex tante cose e adesso più nessuna – d’un tratto si sentì solo nella piazza gremita, lambito da un soffio di ricordi che gli scompigliava i capelli ingrigiti e gli arruffava cuore e pensieri, sussurrandogli un nome che era insieme promessa e rimpianto, e che sempre, sempre lo spingeva avanti, anche in un giorno come quello, anche a un passo dalla fine.

Rosa.

Attenzione, questa non è una biografia, per raccontarne la sua storia l’autore ci porta a Venezia, nel 1934, anno decimo dell’era fascista, dove incontriamo nuovamente l’ex commissario Siegfried Sauer e i suoi compagni, Sandor, Mutti e l’antifascista italiano Livio. Hanno deciso di essere loro gli artefici del destino del mondo, dopo aver visto coi loro occhi di cosa è stato capace il partito nazista di Hitler in Germania: l’insabbiamento dell’indagine sulla povera Geli, la nipote del fuhrer, poi l’incendio del Reichstag, nel 1933 (I demoni di Berlino), con la fine della repubblica di Weimar e l’arrivo al potere di Hitler.

Il Duce a Venezia per accogliere Hitler.

La Storia quel giorno passava da lì.

Tutti questi dubbi, tutta l’ansia che ne germinava, invasero l’ex commissario nello spazio di pochi istanti, quanti ne servirono a Livio per ricevere la risposta dalla cupola e girargliela con altri due lampi di luce.

Sauer respirò.

Occorre uccidere i due dittatori quando si sporgeranno assieme dal balcone del museo Correr: è il prezzo da pagare per salvare l’Europa da lutti ben peggiori. Due colpi sparati dal cecchino ungherese Sandor dalla Torre dei Mori e tutto sarà finito. Compresa l’alleanza tra i due condottieri del mondo..
Ma qualcosa nel loro piano non va secondo i piani: l’ego di Mussolini o forse un cambio nel programma, fa saltare tutto, dal balcone esce solo il faccione del duce, che arringa la folla con le solite parole piene di retorica, l’Italia e il fascismo in quel momento la fanno ancora da padroni nei confronti dei nazisti, a Hitler in quella scenografia è dato solo un ruolo da comparsa, ma le cose sarebbero cambiate a breve.
Siegfied, Sandor e Mutti si ritrovano così la sera a discutere del loro fallimento, deciso comunque ad andare avanti: ma se è stato il caso a salvare i due dittatori, è sempre il caso che li mette sulle tracce di una nuova storia.
Una storia che apparentemente sembra l’ennesima invenzione su Mussolini, tanto è incredibile: riguarda le voci su un suo figlio, avuto da un’altra donna, non la brava casalinga Rachele.
Seguendo Mussolini lungo i canali di Venezia, approdano all’isola di San Clemente, dove ha sede un manicomio femminile.
Quella storia, che girava nelle taverne, che veniva sussurrata sottovoce per non finire nelle grinfie della polizia politica del regime è vera: Sigi, Mutti e Sandor riescono ad infiltrarsi nel manicomio, a spulciare gli archivi delle persone in cura e ad arrivare a questa donna, così importante tanto che la sua cartella è stata fatta sparire..
Chi è Ida Dalser e perché deve essere tenuta così nascosta al mondo e agli italiani? Qual è la sua storia? Qual è il suo segreto?

Ce lo racconta lei stessa, nelle trascrizioni dei dialoghi tenuti col suo psichiatra: la storia della sua vita, quella di una donna determinata che riuscì prima della guerra a costruirsi una fortuna col suo salone, a Parigi prima e a Milano poi. Dove conobbe per la prima lui.

D. Che conobbe chi?
R. Ma lui. Chi altri? Benito Mussolini, al tempo direttore dell’Avanti! Era il 24 febbraio del 1914.
Il giorno più felice della mia vita, e insieme il più disgraziato.
Fu Ida Dalser, è questa è la storia non il romanzo, a dare i soldi a Mussolini per fondare Il popolo d’Italia, dopo essere stato cacciato dal partito socialista e da direttore de l’Avanti, per il suo cambio di posizione sull’interventismo.
Mussolini doveva tutto a Ida, ma la nascita
di Vittorio, primo figlio maschio da “donna” Rachele, mise fine ad ogni sua speranza. E decise anche della sua vita e della vita di quel figlio nato nel 1915. Albino Benito Mussolini.

Forse c’è modo di stroncare il fascismo andando a liberare questa donna dalla prigionia, forse se il paese sapesse la sua storia il consenso del fascismo nella popolazione crollerebbe, come tutto il teatro messo in piedi dalla propaganda. Sauer è un idealista, la storia di Geli, l’incendio del Reichstag lo hanno segnato profondamente: le ferite che hanno lasciato nella sua anima possono essere sanate solo cercando fare giustizia, anche a prezzo della loro vita.
Se non può salvare Ida, per la protezione stretta a cui è sottoposta dal regime, c’è almeno un’altra vita da salvare, quella di Albino. Questa è una promessa che Sigi Sauer è disposto a mantenere ad ogni costo.

Mercoledì 26 agosto 1942

Non sembrava di essere appena fuori Milano, alla fine di un agosto torrido come pochi, nel cuore di una guerra che infuriava ormai da anni senza alcuna fine in vista.

Otto anni dopo il racconto ci porta a Milano: la guerra è arrivata e, anche se è ancora lontano, si fa sentire sulla popolazione, anche sui quanti avevano esultato due anni prima con l’annuncio roboante, Vincere e vinceremo!
Sono arrivate le bombe, i razionamenti, le tessere per comprare il cibo, la borsa nera di chi si approfitta delle disgrazie. Le leggi fascistissime, la repressione del regime contro chi si azzarda a pensare come un uomo libero. Nessuno crede più alle prime pagine dei giornali che, in quei mesi, raccontano ancora della celere avanzata verso Stalingrado.
Sembra di essere catapultati in un’altra storia: a Milano incontriamo il commissario Fausto Armeni, della sezione politica della polizia, mentre sta andando a visitare la moglie, curata nel manicomio di Mombello. È successo qualcosa di terribile al loro bambino, non sappiamo bene cosa, ma questo ha scosso profondamente le loro vita, specie quelle di Margherita.

«Era il mio bambino» disse lei in un fiato di voce, gli occhi fissi sulle mani.
«Io non volevo.» «Lo so» rispose Armeni, mentre l’infermiere la conduceva via..
Qui, ed è ancora il caso, artefice dei destini delle persone, ad intervenire: nel giardino del manicomio incontra un paziente che è appena scappato. Si tratta di un “giovane vecchio”, tanto il suo corpo presenta i segni della sofferenza

Armeni vide il collo che ne spuntava, sottile come il polso di un ragazzo, e appeso al collo un volto cereo ed emaciato. Albino, si disse. Il paziente scomparso.

Chi è questo paziente? Come mai c’è una camicia nera, un pezzo grosso del partito, che segue la sua cura nella struttura? Armeni è pur sempre un poliziotto, uno che non può non interessarsi ad enigmi come questi, specie in un momento così difficile della sua vita, a causa della malattia della moglie.
Sembra un’altra storia ma è la stessa storia: perché quel bambino è proprio Albino Dalser.
Forse, per Sigi Sauer e i suoi compagni di lotta, c’è ancora modo di poter rispettare quella vecchia promessa fatta a Venezia quasi otto anni prima.

Salvate mio figlio..



Mescolando finzione letteraria e storia, Fabiano Massimi ci porta dentro uno dei misteri, anzi uno dei tabù, della storia del fascismo. Tanto era la paura del regime, e di Mussolini, per questa donna, Ida Dalser, la prima moglie di Mussolini, da averla reclusa in un manicomio, non come pazza, ma come persona pericolosa per il regime. Tutto doveva essere cancellato, distrutto: i suoi documenti e anche il suo corpo, sepolto in una fossa comune sull’isola di San Clemente nel 1937. Ancora oggi, se non ci fosse stato il film di Bellocchio del 2009, Vincere (con una grandissima Vittoria Mezzogiorno), e un documentario su Rai Storia, ne sapremmo poco della sua vita. E ancora peggio è andata al figlio di Ida, Albino, tolto alla madre, affidato ad un gerarca fascista (che grazie a questo fece una fulminea carriera), allontanato dai parenti, fu anche lui rinchiuso in un manicomio, a Monbello, dove morì nell’agosto del 1942.

«Le Erinni» disse Menzio. «Anche note come Furie. Esseri sovrumani animati da un unico scopo: punire i colpevoli, vendicare i torti. Erano divinità della giustizia, ma di una giustizia estrema, violenta.

Le Erinni, nella mitologia romana Le Furie (da cui il titolo del romanzo), erano la personificazione divina della vendetta, soprattutto contro chi colpisce i propri familiari o i propri cari.
Se la vendetta contro il regime non ha più senso di essere, è bene almeno che questa storia sia raccontata ancora oggi, anche in forma di romanzo. Perché nessuno dimentichi cosa anche è stato il fascismo. Un padre padrone che ha ucciso i proprio figli, non solo in senso letterale.
“Come la sua vicenda, anche il suo corpo è stato cancellato. Eppure la sua storia non è stata dimenticata, le storie tornano sempre fuori, le storie non possono essere cancellate” – ci spiega Fabiano Massimi in questa presentazione del libro.

Domandatevi, voi che mi leggerete, se meritavo questo. Se qualcuno abbia mai meritato ciò che fecero a me e a mia madre. Eppure è accaduto. Eppure è accaduto. Ecco allora le mie ultime parole.

Tutto questo è successo davvero. Non lasciate che succeda di nuovo. Non lasciate che sia dimenticato.

PS: non lo sapevo e l’ho scoperto leggendo le pagine di questo romanzo, ma il famoso quadro di Bocklin, l’Isola dei morti è stato ispirato dall’isola di San Michele, il cimitero dei veneziani.

La scheda del libro sul sito di Longanesi, le prime pagine del libro.
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