17 gennaio 2025

L’ombra sul colosso, di Marco Badini

 

La prima indagine del commissario Villata

BRESCIA LA FORTE. BRESCIA LEONESSA D’ITALIA.

Queste parole, scolpite in vigorosi caratteri maiuscoli nella bella pietra rossa di Tolmezzo, campeggiavano sul fronte dell’arengario, perentorie come un’affermazione di Mussolini in persona. Era una notte da lupi, fredda e ventosa, il 16 ottobre del 1932.

In una fredda notte di ottobre, il cadavere di una donna viene scoperto nella piazza dell’Arengario a Brescia: i primi ad accorrere sul luogo sono però dei militi della milizia fascista – siamo nell’autunno del 1932, nei pieni anni ruggenti dell’era fascista – che in un eccesso di solerzia fanno rimuovere il corpo della ragazza per evitare che si radunasse una folla attorno.

Andando a rovinare la scena del crimine e una prima analisi del delitto al commissario Villata e al suo assistente, l’agente Ferri, accorsi sul posto.

D’altronde, come raccontato dalla propaganda del regime, sotto il fascismo non c’è spazio per i delinquenti e dunque meglio nascondere certe cose agli occhi del popolino.

– Dunque, la vittima è una donna, età approssimativa tra i venti e i venticinque anni. Niente documenti. Nessuna traccia di ferite..

Un po’ poco per poter identificare la morta, ma grazie al cielo possono compensare le foto scattate poco prima che il cadavere venisse rimossa dal giornalista Mattia Moro. E poi c’è l’istinto da poliziotto di Villata, quel suo spirito deduttivo che gli permette di raccogliere indizi osservando tutti i particolari degli oggetti presenti su una certa scena come anche le cose assenti.

Lo chiamano “Il mastino”, il commissario Fulvio Villata, per la sua caparbietà nell’andare fino in fondo alle indagini. Tutte doti inutili, perché non essendo iscritto al partito fascista, Villata sa che ogni promozione gli verrà preclusa.

Per Fulvio Villata fare l’investigatore non era solamente un lavoro ma qualcosa di più: una missione, se non addirittura una vocazione.

Tuttavia, lo straordinario acume di cui era dotato non era la sua unica qualità: era anche caparbio e tenace, da qui il soprannome.

Dal tipo di vestiti indossati dalla ragazza – grazie alle foto ottenute del giornalista - Villata intuisce che possa trattarsi di una donna a servizio di una famiglia abbastanza facoltosa: tacco basso come di una persona che deve camminare molto, un cappotto che andava di moda anni prima, dunque un capo che le è stato donato da qualcun altro.

Oltre alla caparbietà, il “Mastino” ha un’altra dote: la grande empatia per le sue vittime, tanto da arrivare a dare del tu a questa ragazza senza nome

Chi eri? Che speranze coltivavi per il tuo futuro? Avevi un innamorato? Il commissario aveva la bislacca abitudine di parlare con le vittime degli omicidi su cui investigava.

Ma tutto questo non serve a nulla, se non si arriva all’assassino e al regime interessa molto chiudere il caso in fretta e senza troppi clamori (come si è detto, non ci sono delinquenti col fascismo, a parte i gerarchi). A breve a Brescia, come in tutta Italia, è previsto un anniversario importante: il decennale della marcia su Roma e, ai primi di novembre, verrà anche inaugurata la nuova piazza della Vittoria, ricostruita dall’architetto Piacentini secondo il nuovo stile razionalista. Lo stile tanto adorato dal duce in persona che verrà proprio qui a presenziare la cerimonia.
Ecco perché tante pressioni sul caso.

Ma chi può aver ucciso quella ragazza? Non un maniaco, non un rapinatore. Quello che è certo è che l’assassino sapeva come uccidere: le ha rotto l’osso del collo con un gesto rapido – il dottor Calligaris è certo di questo, avendo visto tanti cadaveri anche nel corso della grande guerra che ha vissuto in prima persona sul fronte.

- Dunque credete che abbiamo a che fare con qualcuno che sappia bene come uccidere?

Direi proprio di sì. O il vostro uomo ha avuto un dannato colpo di fortuna nel suo insano proposito, oppure non è la prima persona a cui tira il collo.

Villata e il fidato assistente, l’agente Ferri, si ritrovano continuamente tra i piedi questo strano giornalista Moro.

Come tutti i giornali, anche il suo è sottoposto alla censura ma questo non lo scoraggia dal raccogliere e scrivere tutte le storie in cui si imbatte, anche quelle che non possono essere pubblicate sui giornali:

.. gli appunti che scrivo mi servono proprio per non dimenticare le cose accadute. E soprattutto per poterle raccontare, un giorno, quando una nuova stagione in questo paese ristabilirà la libertà di stampa.

Un ingenuo forse, oppure semplicemente un italiano che sapeva che questa lunga notte del fascismo, la privazione delle libertà, il carcere e il confino per i nemici del regime, avrebbe avuto una fine, prima o poi.

Quella povera ragazza morta non sarà l’unica vittima in questa indagine dove il Mastino si troverà a dover muoversi tra borghesi arricchitisi con la guerra e i cantieri aperti a Brescia, la Leonessa d’Italia (in ricordo delle dieci giornate contro gli austriaci nelle guerre di indipendenza). Cantieri che raccoglievano tanti operai, che la sera si ritiravano nelle baracche in riva al Mella, lontano dagli occhi del regime.
Altre morti seguiranno in una scia che porterà il Mastino dritto dentro le trincee della grande guerra.

C’è il Villata investigatore, tenace, buon osservatore, capace di entrare in empatia con le vittime e con i testimoni, pur di catturare tutte le sensazioni delle persone che si trova davanti.

Un poliziotto che sa qual è il suo compito: scoprire i fatti, solo quelli, la nuda verità

Non sta a noi giudicare e punire, noi dobbiamo soltanto stabilire i fatti. Il nostro compito è il più importante, il più delicato.

Ma c’è anche un Fulvio Villata uomo, che un poco alla volta, ci viene raccontato dall’autore: nel suo passato c’è un dolore, per un amore mai dimenticato che gli è stato strappato e una promessa di prendersi comunque cura di sé. Pian piano capiremo il perché di questa sua solitudine e il vivere di ricordi sempre più lontani.

È passato tanto tempo, anche se devo ammettere che è dura farci l’abitudine. Forse però mi fa bene parlarne con qualcuno ogni tanto – disse accendendo un’altra sigaretta. – A volte ne ho talmente bisogno che ne parlo con me stesso, ad alta voce. Il fatto è che ci sono dei giorni in cui mi sembra di aver vissuto solo un sogno, tanto tempo fa. Ho una maledetta paura dello sbiadire dei ricordi, capisci?

Sullo sfondo, questa città, Brescia o Brizia, con dentro tante anime, da quella di epoca romana fino a quella medioevale e poi all’impronta lasciata da Venezia.

Una città che fa da quinta alle mosse di questo commissario che gira sfuggente per le le sue stradine e per i suoi vicoli lasciandosi dietro la scia del fumo delle sue sigarette Giubek.

La scheda del libro sul sito di Todaro

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12 gennaio 2025

Il commissario Maugeri e la ragazza senza capelli di Fulvio Capezzuoli


Giovedì

I quattro poliziotti fissavano la giovane in silenzio, come affascinati da quella straordinaria visione. Era bellissima, ma nessuno dei quattro sembrava interessato alla vista di quel corpo statuario che si offriva agli sguardi nudo, in tutta la sua elegante plasticità.

Il corpo di una giovane donna viene ritrovato vicino all’abbazia di Chiaravalle, fuori Milano: da viva doveva essere molto bella e anche la morte non ne ha rubato del tutto la bellezza. Quella donna ha qualcosa di particolare che attira il commissario Maugeri e i suoi uomini, chiamati da un contadino dopo la scoperta del cadavere: è stata completamente rasata, possibile che l’assassino che l’ha trascinata fin lì (perché la donna non è stata ammazzata in quel posto) si sia preso il disturbo di tagliarle i capelli?

La ragazza senza capelli sarà il primo delitto, di una indagine che coinvolgerà il commissario Maugeri e i suoi uomini portandoli fino a Napoli. Ci troviamo a Milano nella primavera del 1948, una città che porta ancora addosso i segni della guerra, dove ci si muove col tram o con la bicicletta. Poche le auto per strada.

L’uomo uscì da un capannone vuoto, che si trovava alla periferia sud di Milano. Era un uomo alto, robusto, il viso mal rasato e privo di espressione. Indossava un maglione a tinte forti che emergeva dall’impermeabile grigio..

Nei giorni successivi viene trovato il cadavere di un uomo dentro il bagno di una trattoria: aveva appena pagato il pasto srotolando un mucchio di banconote da diecimila lire, ma non aveva l’aria di una persona ricca. In tasca un documento francese: gli uomini di Maugeri lo collegano però ad una rapina avvenuta nei giorni precedenti, ad una filiale del Banco di Roma.
Ferrentino – questo il nome del rapinatore che era evaso dal carcere pochi mesi prima – doveva essere uno degli uomini del colpo.

Una donna senza un nome, uccisa non si sa bene dove né perché. E un ex rapinatore ucciso forse per una rapina, che aveva in tasca molti soldi: inizia da qui, con due morti e pochi elementi in comune, una indagine difficile per Maugeri e i suoi collaboratori, gli ispettori Palumbo e Valenti, che si troveranno a dover inseguire dei killer con armi francesi, legati a quella rapina in banca.

Un’indagine in cui riuscirà finalmente a dare un nome a questa ragazza sfortunata, cresciuta nella miseria della guerra, sfruttata dalla famiglia e uccisa da un balordo.

Una storia di miseria e di avidità che lascerà un amaro in bocca al commissario Maugeri.

Lungo poco più 60 pagine, di fatto un racconto lungo, questo libro dimostra che si può scrivere un bel giallo, ben articolato con dei personaggi ben definiti, senza dover scrivere lunghi tomi.

Fulvio Capezzuoli sa scrivere bene con questi gialli ambientati nella “vecchia” Milano, non ancora metropoli alle prese con le cicatrici lasciate dalla guerra. Non solo per i palazzi distrutti dalle bombe, anche nella vita, amara e dura, delle persone.

La scheda del libro sul sito di Todaro

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Anteprima inchieste di Report – le questioni aperte sulla mafia e il potere delle lobby israeliane

Si torna a parlare di mafia, a Report e non nell’agenda del governo: a due anni dall’arresto di Matteo Messina Denaro (la pupiata) quali conti ancora da saldare ci sono? – si chiede il conduttore Sigfrido Ranucci nell’anteprima della puntata.

Poi il grande tabù italiano, il rapporto mafia e politica: quanti soldi sono stati trasferiti da Berlusconi a Dell’Utri, il fondatore di Forza Italia condannato per mafia. Poi un servizio sulla situazione a Gaza.

Reportlab – la città sottoterra

Coober Pedy è una piccola cittadina vicino Adelaide, in Australia, dove la gente vive sottoterra, a più di 70 metri sotto la superficie.

La scheda del servizio: Una vita sottoterra di Alessandro Spinnato

Collaborazione di Celeste Gonano

Coober Pedy, la cittadina dell’Australia dove la vita si svolge sotto terra.

Sperduta nel deserto dell’Australia meridionale, a circa 850 chilometri da Adelaide, nel mezzo del nulla, sorge Coober Pedy, una piccola cittadina dove la gente vive e lavora sottoterra. Fu scoperta nel 1915 da due cercatori d’oro che, scavando a profondità relativamente basse, trovarono una grande quantità di Opale nobile, una pietra preziosa molto rara e ricercata. Inizialmente luogo di rifugio dei reduci della Seconda guerra mondiale, negli anni cinquanta diventa la meta dei minatori di tutto il mondo ma anche di coloro che scappavano da stili di vita nei quali non si riconoscevano. È uno dei posti più torridi al mondo. Per sfuggire al caldo e alle fredde notti invernali, i suoi abitanti hanno deciso di costruire delle case scavando nel sottosuolo. Si vive sottoterra, si lavora sottoterra e sempre sottoterra si va in chiesa. Con le telecamere di Report siamo scesi a 70 metri di profondità per capire come lavorano i cercatori di opale, conoscere le loro difficoltà ma anche il loro stile di vita.

I conti aperti con la mafia

Al funerale di Berlusconi, due anni fa, tanti politici erano lì in Duomo, ad ascoltare l’omelia dell’arcivescovo su questo uomo politico, tanto potente quanto divisivo. Ancora oggi. Lo si ama o lo si odia.

Nonostante i processi, uno aperto come mandante per le stragi di mafia del 1993, nonostante la condanna per frode (scontata coi lavori sociali), nonostante l’aver governato il paese come una sua azienda, a Berlusconi sono stati concessi funerali di Stato, un francobollo, l’aeroporto di Milano.

Chi lo ama gli ha perdonato tutto, anche di aver scelto come fondatore del suo partito un manager come Dell’Utri, il ponte con la mafia.


Nonostante il costante tentativo della politica di cancellare i fatti avvenuti in Italia nella stagione 1992-93, le indagini sono ancora aperte come aperti sono alcuni punti su queste stragi: per esempio la donna che è stata vista nei luoghi delle stragi di Firenze e Milano, presenze che non c’entrano coi mafiosi
In via dei Georgofili una donna è stata vista da testimoni oculari abbandonare il veicolo che esplode – racconta a Report il procuratore di Lagonegro Gianfranco Donadio e a via Palestro a Milano più di un teste descrisse l’allontanamento di una donna dalla Fiat Uno che esplose, “questa pista appare ovviamente alternativa alla presenza esclusiva dei mafiosi nella campagna stragista del 1993-94”.
Nel 2023 nuovi collaboratori di giustizia parlano di Dell’Utri: il calabrese Girolamo Bruzzese racconta che il contatto con la cosca dei Piromalli per Silvio Berlusconi ce l’aveva Marcello Dell’Utri mentre Emanuele Celona di Gela rivela che Pippo Scaduto nel 2000 e i fratelli Manuello nel 1996 hanno indicato in Dell’Utri la persona dietro a cosa nostre in relazione alle stragi del 1993-94.

E’ possibile dire che dietro le trame che hanno provocato le stragi del 1993 non ci sono solo mafiosi ma anche soggetti diversi: secondo il pm Luca Tescaroli i soggetti esterni a cosa nostra hanno fortemente voluto quelle stragi, soggetti appartenenti al mondo imprenditoriale, finanziario, economico e politico – istituzionale.
Nel giugno 2023 l’ex generale Mario Mori è stato interrogato dai pm fiorentini (che hanno riaperto il fascicolo sulla strage di Firenze) ma si è avvalso della facoltà di non rispondere, su Dell’Utri ha sempre avuto parole di comprensione. In una intercettazione del 9 maggio 2012 il colonnello DE Donno, ex collaboratore di Mori al Ros, chiamava Dell’Utri, poche ore prima la Cassazione aveva annullato la sentenza della Corte d’Appello che lo condannava a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il colonnello è felice: “nonostante tutto in questo paese c’è ancora speranza, senatore”. Lo stesso DE Donno il giorno dopo chiama Mori che sulla sentenza della Cassazione commenta “è una mazzata terrificante per loro, son contento per lui”, De Donno risponde “alla faccia dei palermitani” (intendendo i pm dell’accusa).
Dell’Utri verrà poi condannato due anni dopo ma nel 2023, assieme a De Donno e Mori, è stato invece assolto nel processo sulla trattativa stato-mafia, alla faccia del pm palermitano Nino di Matteo.
Che a Report commenta: “questa assoluzione non significa come alcuni organi di stampa vogliono far credere che è stata riconosciuta l’estraneità di Dell’Utri dal contesto mafioso. Dell’Utri ha scontato una pensa per concorso esterno in associazione mafiosa e quel concorso è consistito proprio, secondo la sentenza definitiva di condanna, nella sua intermediazione costante fattiva e importante dei rapporti tra i vertici di cosa nostra e Silvio Berlusconi.”
L’evento che aiuta a comprendere la portata dell’accusa – continua Di Matteo – ed è il decreto Biondi del 1994 che portò alla scarcerazione di diversi mafiosi.

Lo scorso ottobre, intervistato dal settimanale Sette, Dell’Utri raccontò che poco prima di morire Berlusconi lo convocò ad Arcore chiedendogli di rifondare Forza Italia “e tu mi devi dare una mano a selezionare i candidati”, come 30 anni prima, come se non fosse successo nulla nel frattempo.

In una recente intervista durante l’inaugurazione di un Mondadori store a Roma l’ex senatore spiegava di non seguire più la politica e di non poter dare un giudizio su questo governo. Lo scorso luglio Piersilvio Berlusconi alla presentazione dei palinsesti aveva detto che un conto era avere una FI di resistenza un altro conto un partito di sfida. Un messaggio duro a Tajani: ma il giovane Berlusconi vuole entrare in politica? Paolo Mondani lo ha chiesto all’ex deputato Cicchitto “non glielo consiglierei, anche un partito personale e anche un partito espresso da un business poi scendendo in politica diventa un partito e quindi deve sempre equilibrare il quadro, non è possibile in Italia un governo di estrema destra ma anche un governo spostato a destra deve avere un centro fortissimo. Questa è l’intuizione di Piersilvio Berlusconi.”
Tradotto, Piersilvio vuole riconquistare i voti del centro regalati a Fratelli d’Italia ma per svecchiare il partito userà le conoscenze di Dell’Utri, consigliere del padre, che ha sofferto per lui tanto da provare a volerlo graziare dal presidente della Repubblica.
La procura della Repubblica di Firenze ha interrogato l’ex ministro (ed ex presidente dell’ARS siciliana) Micciché nel 2023 a proposito di un incontro avvenuto col leader di Italia Viva Matteo Renzi a Firenze il 15 ottobre 2021.
Berlusconi aveva chiesto più volte a Renzi di votare per un presidente che avesse concesso la grazia a Dell’Utri e ad ottobre 2021 ci si preparava alla successione di Mattarella (poi rieletto presidente). Micciché mette a verbale che Renzi sembrava disponibile a questa richiesta e riferì la buona novella a Dell’Utri. Né Renzi né Micciché hanno voluto rispondere alle domande di Report su questo punto.
Ma ne ha voluto parlare Cicchitto, che è stato coordinatore di FI prima di Micciché: “Berlusconi aveva una singolare illusione, se eleggeva Giuliano Amato questo gli avrebbe potuto portare alla grazia o nei confronti di Dell’Utri o nei confronti di sé stesso. Io gli dissi sempre che era sbagliato, la cultura e la preparazione di Giuliano Amato erano in proporzione inversa rispetto al suo coraggio, ma la grazia non l’avrebbe mai concessa..”

La scheda del servizio: IL SIGNOR D di Paolo Mondani

Collaborazione Roberto Persia

Nuovi retroscena emergono dalla storia recente italiana, rivelando l'intreccio tra politica, crimine e affari che ha segnato il nostro paese. Attraverso le indagini della Procura di Firenze sulle stragi e gli attentati del 1993-1994, emergono nuovi dettagli sul ruolo di Marcello Dell’Utri, ancora sotto inchiesta per strage. Al centro della vicenda anche una "montagna di denaro" che getta nuova luce sulle origini dell'impero del Cavaliere. Una storia densa di misteri, potere e denaro, che ha cambiato per sempre il volto dell’Italia.

La situazione a Gaza

Non dobbiamo abituarci a quanto sta succedendo a Gaza: i bambini che muoiono per il gelo e per l’assenza di cure, le morti civili, in maggior parte donne, anziani e bambini. I bombardamenti di scuole e ospedali col pretesto che nascondano dei terroristi.



Non è la popolazione civile colpevole della strage del 7 ottobre in territorio di Israele compiuta da Hamas: possiamo chiamarlo come ci pare, ma queste stragi di civili, comprese quelle di Hamas, non sono più accettabili.

Report torna ad occuparsi di Gaza dove oggi buona parte della popolazione è bloccata dentro campi profughi, vive dentro le tende che non sono nemmeno attrezzate per l’inverno e dove nemmeno sono al sicuro dalle bombe dell’esercito israeliano.

Come a Deir Al Balah dove i bambini giocano nel fango, letteralmente, dove le persone sono alle prese con tende da cui filtra l’acqua, molte nemmeno sono più utilizzabili. Dove mancano le coperte per riscaldarsi.

Qui, nelle condizioni mostrate dal servizio di Report, vivono da mesi decine di migliaia di palestinesi: con la pioggia si rischia anche di rimanere annegati dentro queste strutture provvisorie – è la testimonianza di una donna di questo campo che vive in tenda con tre bambini – “di notte fa freddissimo, tutte le coperte sono fradicie di pioggia”.

Oltre al fango e al freddo nelle tendopoli i palestinesi di Gaza devono combattere contro i bombardamenti dell’esercito israeliano che sono proseguiti anche dopo capodanno in modo indiscriminato.

Sono circa 45 mila le vittime civili palestinesi, ma una stima di The Lancet parla di almeno 70 mila vittime, la stragrande maggioranza dei quali civili inermi. Per queste morti il Tribunale internazionale ha emesso un mandato di arresto per il premier israeliano Netanyahu con l’accusa di crimini contro l’umanità. La Corte internazionale di Giustizia ha invece avviato un procedimento contro Israele per genocidio. Le scene che verranno mostrate dal servizio di Report di bambini feriti si ripetono da più di un anno e non trovano parole per commentarle.

Il governo israeliano continua a sostenere che in questa guerra si stiano colpendo quasi esclusivamente soggetti legati ad Hamas, quindi guerriglieri: “tra i pazienti che assisto io ogni giorno no” racconta l’infermiera di Medici senza frontiere Cristina Contù che lavora al Nasser Hospital “io vedo tantissimi bambini, tantissime donne, persone normali che abitavano in abitazioni come le nostre e che si ritrovano a vivere in condizioni disumane.”
Le cose rispetto a qualche mese fa le cose stanno peggiorando: “la popolazione non ha accesso all’elettricità e nemmeno all’acqua potabile, non hanno più pane né farina. Io ho lavorato anche in altre zone di guerra ma credo che questo sia un contesto unico e particolare.”
Il peggior contesto bellico a cui Cristina Cont
ù ha assistito: “le persone non hanno via di fuga, sono rinchiuse qui dentro e oltre ai blocchi umanitari, Israele ci impedisce l’evacuazione medica, abbiamo chiesto l’evacuazione medica di 8 bambini poche settimane fa e c’è stata rifiutata.”

L’infermiera prosegue il suo racconto: “i bombardamenti sono all’ordine del giorno, anche qui nella zona umanitaria che dovrebbe essere la zona dedicata alla popolazione, dovrebbe essere considerata la zona più sicura. Mentre noi continuiamo a ricevere pazienti vittime di questi attacchi, pazienti con fratture, bambini che arrivano e a cui dobbiamo amputare gli arti, gambe, braccia. E con il materiale che scarseggia a volte non riusciamo neanche a garantire gli interventi a tutti i pazienti. La rabbia che abbiamo è che le nostre forniture sanitarie sono a pochi km di distanza perché sono purtroppo bloccate alla frontiera.. garze bende, paracetamolo, antibiotici, tutto il materiale di cui abbiamo bisogno per garantire le cure sanitarie adeguate.”
Chi blocca queste forniture?
“I blocchi sono causati da Israele: bloccano anche dispositivi medici come i concentratori di ossigeno o anche solo le pompe per potabilizzare l’acqua che vengono considerati articoli a doppio uso, quindi non solo ad uso medico ma che potrebbero essere usati anche per altri scopi e quindi Israele non ce li fa arrivare.”

Come è possibile che tutto questo avvenga sotto i nostri occhi, senza nessuna presa di posizione netta contro il governo di Israele, se si escludono poche minoranze, tra cui il papa?
La risposta sta nel potere delle lobby che difendono gli interessi del governo di Israele: una di quelle più importanti, che si è insediata anche a Bruxelles di cui si occuperà il servizio di Giorgio Mottola è il
Transatlantic Institute, costola della statunitense American Jewish Commitee.



Marco Scurria, senatore di FDI è presidente del Transatlantic Firends of Israel: “l’American Jewish Commitee è una associazione che promuove questo gruppo nei luoghi decisionali, ma non è la stessa cosa”.
Una lobby dunque, un gruppo di pressione come ne esistono altri: ma il Transatlantic Institute è molto più di una associazione, è iscritto nel registro delle lobby di Bruxelles e incontra regolarmente rappresentanti delle istituzioni europee, lo scorso anno ha gestito ufficialmente un budget di 700mila euro, non dichiara da dove arrivino i soldi ma dai bilanci americani le entrate sembrano dipendere essenzialmente dalla casa madre statunitense,
l’American Jewish Commitee.
Chi finanzia questa lobby americana? Il presidente Scurria non ha avuto interesse a chiarire questo aspetto, “è American quindi non mi interessa”, anche se poi questi finanziamenti arrivano al ramo europeo ovvero Il Transatlantic Institute.
L’AJC ha inviato lo scorso anno in Europa 3,3 ml di euro per attività di advocacy: da quando ha aperto nel 2005 gli uffici della filiale a Bruxelles l’organizzazione americana ha finanziato finora attività lobbistiche in Europa per 44,5 ml di dollari, cifre destinate a salire visto che l’AJC possiede beni per oltre 250ml di dollari e dichiara entrate per 80 ml di dollari che dipendono soprattutto da fondi di beneficenza dai miliardari americani ebrei.

David Cronic è un giornalista ed autore del libro “The Israel lobby and European Union”: “è stato dopo l’attacco alle Torri Gemelle che le lobby filoisraeliane si sono rese conto che dovevano estendere la loro area di influenza anche oltre oceano e così molte organizzazioni che sostengono Israele hanno iniziato ad aprire, quasi contemporaneamente, uffici a Bruxelles e nelle principali capitali europee. L’AJC è stata la prima a capire chiaramente che sarebbe stato fondamentale essere presenti a Bruxelles.”

La scheda del servizio: QUESTIONE DI LOBBY di Giorgio Mottola

Collaborazione Greta Orsi, Silvia Scognamiglio

Mentre prosegue il massacro di palestinesi nella striscia di Gaza, l'Europa ha assunto una posizione di aperto appoggio a Israele. Il rapporto tra le istituzioni europee e il governo dello Stato ebraico è molto cambiato a partire dagli anni 2000 quando a Bruxelles hanno aperto la propria sede molti gruppi di pressione a favore di Israele che in breve tempo sono riusciti a mettere radici nel Parlamento e nella Commissione europea.

Come si vive a Caivano

Al parco Verde di Caivano sono stati trasferiti alcuni abitanti di alcuni quartieri di Napoli dopo il terremoto dell’Irpinia: doveva essere una sistemazione provvisoria e invece queste persone vivono ancora dentro queste abitazioni che avrebbero bisogno di manutenzione. Per togliere le infiltrazioni di umidità dai muri, dal tetto. Tutti lavori a carico delle famiglie.

La scheda del servizio: PROMESSE MANCATE di Luca Chianca

Collaborazione Alessia Marzi

Alla fine di novembre nel Parco Verde di Caivano 36 famiglie vengono sgomberate dalle case che avevano occupato da decenni senza diritto. Costruito negli anni '80 dopo il terremoto dell'Irpinia, il Parco diventa un caso nazionale solo dopo l'ennesima tragedia che si è consumata poco distante dal quartiere. I genitori di due cuginette di 10 e 12 anni denunciano ai carabinieri che le bimbe sono state violentate per mesi da nove ragazzi del posto, sette dei quali minorenni. Don Patriciello, parroco del Parco verde, lancia un appello a Giorgia Meloni che in breve tempo interviene facendo di Caivano un modello che vorrebbe esportare nelle altre zone degradate dell’Italia. Siamo andati a vedere cosa è stato fatto e se il modello funziona davvero.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

09 gennaio 2025

IQ di Joe Ide


Prologo

Boyd parcheggiò il camioncino sull’altro lato della strada di fronte alla scuola e attese lo squillo della campanella. Fuori c’erano quasi trentacinque gradi e l’aria nell’abitacolo ristagnava, soffocante come dentro una tomba.

C’è un ragazzo dentro un furgoncino parcheggiato, male, davanti ad una scuola. Non è un padre che sta aspettando un figlio o una figlia.

È un predatore, uno di quelle persone malate a caccia di uno o una adolescente che risponda ai suoi canoni: giovane, piccola, con l’aria innocente.

Nessuna delle ragazze era quella giusta. Troppo vecchie o troppo grasse, o con l’aria troppo adulta. Avanti, AAAVANTI, ce ne deve pur essere QUALCUNA. E poi la vide.

Potrebbe sembrare una persona qualunque, per un osservatore normale incapace di cogliere ed analizzare certi dettagli.

Non uno come Isaiah Quintabe, IQ, l’investigatore privato senza licenza di East Long Beach, un quartiere di East Long Beach.

Una persona capace di cogliere tutti i dettagli di una scena e di tenerli da parte, come un hard disk, per cogliere quelle incongruenze che ti fanno trovare le prove per un caso. O capire che una ragazzina è stata appena rapita da un pedofilo.

Un investigatore dal carattere schivo, poco incline alla socializzazione e ai rapporti con l’altro sesso. Ma una mente prodigiosa, portata al ragionamento induttivo, ovvero alla capacità di risalire dai fatti osservati alla ricostruzione dei della storia che sta dietro (sempre che si abbiano a disposizione tutti i fatti..)

Non può non venire in mente il grande detective Sherlock Holmes (come ben più importanti lettori hanno notato).

Ma le somiglianze tra l’inquilino dell’appartamento al 221/b di Baker street si fermano qui, perché Isaiah Quintabe, tutti è IQ, è un ragazzo di colore, e lavori nei quartieri "neri" di Los Angeles: la sua clientela è composta da persone che non possono rivolgersi alla polizia oppure non vogliono.

Non ha un dottor Watson some spalla, ma un mezzo criminale che ha conosciuto anni prima e con cui ha condiviso la casa che di indagini e di prove scientifiche ne sa meno di nulla.

Nel prologo incontriamo IQ nel tempo presente: da giovane Isaiah era uno studente che, per la sua mente brillante, avrebbe potuto avere fare una lunga carriera universitaria, ma la morte del fratello maggiore Marcus, che gli faceva da padre e madre dopo la morte dei genitori, ha cambiato tutto.

Isaiah non aveva un sito Internet né una pagina Facebook, né tantomeno un account su Twitter, la gente lo trovava lo stesso. La sua priorità erano i fatti locali, situazioni in cui la polizia non poteva o non voleva intervenire.

I suoi clienti, gente a cui hanno rubato i regali di nozze in un albergo, o che hanno subito una truffa, persone in ricerca di familiari scappati da casa, sono arrivati grazie al passa parola, tutti attratti da questo strano "nigga", una persona di colore posata e istruita che gira il quartiere con la sua Audi A4 che ha personalizzato, a cui non interessano i soldi facili e le ragazze.

I soldi sì, invece, quelli servono sempre, quando si ha un lavoro così precario: sono i soldi promessi da un famoso cantante rap, Cal (Calvin), che si sente minacciato da un nemico senza volto.

Una sera, mentre il suo braccio destro e i due gorilla se ne erano andati dalla villa, nel giardino della villa di Cal era apparso un pitbull enorme che l'aveva rincorso per casa fino in piscina.

Decisamente un modo di uccidere una persona molto originale: se IQ e Dodson, trovano chi lo sta minacciando, riceveranno un bel premio.

L’incontro con Dodson fu solo questione di fortuna. Entrambi si trovavano alla segreteria della scuola, Isaiah in attesa del consulente per l’orientamento, Dodson del vicepreside.

Ma come ha fatto questo brillante studente a diventare un investigatore privato e ad avere come assistente uno come Dodson, un criminale ripulito che Isaiah aveva conosciuto ai tempi della scuola?

I capitolo con la storia ambientata nel presente - l'estate del 2013 - si alternano ai capitoli ambientati nel 2005 dove, un passo alla volta impariamo a conoscerlo più da vicino questo genio.

La morte del fratello per mano di un pirata, la disperazione per la perdita e quella sensazione di non trovare una via di uscita. L’arrivo di Dodson in casa perché servivano soldi per pagare l’affitto. E poi, un passo alla volta, la fine degli studi e l’ingresso verso una carriera criminale, un modo per mettere a profitto quella sua intelligenza con furti in “destrezza”.

Che cos’hai fatto? Che cos’hai fatto? È tutta colpa tua. TUTTA TUA. Non scuotere la testa. La guerra l’hai provocata TU. Nel momento in cui hai deciso di diventare un criminale

Fino a dover superare quel confine tra l’essere un ladro intelligente e un assassino.

Con la voce di Marcus che gli ricordava ogni volta quanto male stesse facendo a sé stesso: ecco perché la scelta di diventare investigatore, aiutare gli altri per ricambiare le persone dei doni che aveva ricevuto

Si tratta del fatto che posso aiutare gli altri, cominciare a ricambiare per quello che ho avuto, fare del bene in giro come dicevi tu, te lo ricordi?”

E l’indagine sul rapper?
La pista è quell’enorme cane, un pitbull da almeno 50 kg, per arrivare all’assassino e poi al committente. Come Isaiah inizia a comprendere sin da subito, dovrà anche cercare dentro la cerchia di Cal, il suo aiutante, le guardie del corpo, la ex moglie, il produttore, per capire se anche lì dentro si nasconda un nemico.

Lo sguardo di Isaiah passò da Anthony a Bobby, da Bug a Charles. Uno di loro era la talpa che informava Skip di tutto. Uno di loro faceva il doppio gioco.

Mescolando azione, ironia, suspense, Joe Ide ci porta dentro il mondo violento delle gang di strada, dei latinos e dei “nigga”. Il mondo dei cantanti rap, che devono stare sempre al massimo, con belle donne attorno, belle macchine, catenoni al collo, fino ad arrivare all’accesso. Un mondo di sicari psicopatici e di produttori di musica con pochi scrupoli.

In parallelo, la storia di questo detective che farà strada, Isaiah Quintabe, per tutti IQ, che in questo lavoro da investigatore, ha trovato il riscatto per il suo passato.

La scheda del libro sul sito di Sem

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05 gennaio 2025

Anteprima inchieste di Report – la tutela dei beni artistici e ambientali, i quadri degli Agnelli, il business sui cani di razza

Pedigree falsi, doping, giudizi poco limpidi nelle competizioni canine: cosa succede alle eccellenze delle razze italiane?

Il primo servizio del 2025 sarà dedicato al mondo delle competizioni canine: cosa succede dentro quel mondo.

Poi a seguire un servizio sui cantieri aperti sull’altopiano di Asiago e sulle rive del lago di Garda.

La repubblica senza memoria (che non si cura dei beni comuni)

Sta scritto nell’articolo 9 della nostra Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Eppure, in questo paese, sembra che i beni artistici siano più un peso che non un valore da conservare.


Ad Asiago è stato costruito un sacrario alla memoria dei soldati morti nella prima guerra mondiale, evento che abbiamo celebrato pochi anni fa in occasione dei cento anni dalla fine di questa strage di uomini morti per conquistare un pezzo di terra.
Nessuna opera di manutenzione è stata fatta sul sacrario che ora è chiuso, dunque inaccessibile ai visitatori: spiega il sindaco Rigoni Stern di Asiago che “ci sono delle priorità a livello ministeriale che pongono in secondo piano la cura della memoria, diversamente da quello che accade in altre nazioni. Per dirle quello che accade sulle nostre montagne, con la manutenzione dei cimiteri inglesi, ove c’è una cura assoluta del prato inglese, dei singoli cimiteri, delle lapidi..”
Sull’altopiano dei Sette Comuni ci sono cinque cimiteri militari inglesi: qui sono sepolti circa 700 soldati caduti sul fronte italiano, questi cimiteri sono a tutti gli effetti territorio inglese perché – come racconta lo storico Romeo Covolo – viene gestito direttamente dalla corona inglese, dal ministero della difesa, con una manutenzione quasi ordinaria. Ogni due o tre giorni vengono sistemate le aiuole, “mentre gli inglesi hanno ancora la capacità di mantenimento [della memoria] pur essendo al di fuori della patria, noi molte volte pur essendo nel nostro territorio non abbiamo questa coscienza di mantenimento dei valori della storia dell’Altopiano e della storia di Italia. ”

LAB REPORT: GLI SMEMORATI

di Chiara De Luca

Collaborazione Evanthia Georganopoulou, Greta Orsi

In provincia di Vicenza c’è l’altopiano dei Sette Comuni, è un luogo unico per storia e bellezza.

Enego è il comune più orientale che ha solo 1500 abitanti ed è finito al centro di uno scandalo a causa della gestione del fondo concesso per gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali. Sull’Altopiano c’è anche uno dei monumenti simbolo della Prima guerra mondiale, il Sacrario di Asiago che da giugno 2023 è chiuso al pubblico. Report ha ricostruito a quale ministero appartengono le competenze dei lavori di restauro conservativo di questo monumento.

Che vita da cani!

Giulia Innocenzi questa volta ci porterà nel mondo dei cani di razza, quelli con tanto di pedigree ad assicurarne l’autenticità della razza.

Sono i cani che vediamo sfilare alle esposizioni canine, come l’Insubria Winner: cani spazzolati, col pelo bello lucido che poi sfilano davanti i giurati.

Questa manifestazione è organizzata dall’Enci, l’associazione nazionale di cinofilia italiana: qui vengono decretati i migliori cani di razza e per questo i cani vengono tirati a lucido, passando per ore di toelettatura dove si va a tagliare il loro pelo per valorizzarne le loro caratteristiche.

Si paga – racconta la signora che esegue il “taglio” ai modelli a quattro zampe, da 40 ad 80 euro per un taglio da fare ogni due settimane.

Strippatura è invece il trattamento fatto con la pietra pomice sul pelo di alcuni tipi di cani, per strappar via il pelo morto, ma si possono anche usare dei coltellini da stripping: “per fare un cane da show ci metti almeno due giorni, se non lo fai costantemente, però almeno sei ore di lavoro le richiede”.

Come racconta nell’anticipazione del servizio la giornalistaDietro lo scintillio della toelettatura, però, ci sono le ombre di una genetica che spinge alcune caratteristiche delle razze in maniera estrema come per il bulldog francese [come aveva raccontato Presadiretta nella puntata Amore bestiale]”.

Queste modificazioni, il muso schiacciato per quanto riguarda i bulldog, possono tradursi col tempo in problemi di salute per l’animale, problemi respiratori dovuti alla canna nasale corta, si è selezionato questo carattere per una questione esclusivamente morfologica, estetica.
Un’importante alleata politica dell’Enci è la deputata Michela Brambilla, autrice anche di una trasmissione in onda su Rete 4, “dalla parte degli animali”: il rapporto tra la deputata e l’ente si sarebbe consolidato proprio grazie alla trasmissione. Dai bilanci di Enci Report ha scoperto che nel 2021 e nel 2024 vengono dati 240 mila e 220 mila euro alla trasmissione della Brambilla per la divulgazione della cultura degli animali di razza, quasi 5000 euro al minuto.
Giulia Innocenzi ha provato a chiedere un riscontro e un chiarimento alla deputata su una potenziale situazione di conflitto di interesse (Brambilla è presidente della commissione sui diritti degli animali in Parlamento): nella sua trasmissione si spinge all’adozione di animali dai canili rispetto all’acquisto di animali di razza, come ribadito anche sul sito della sua associazione
Leida (la Lega italiana in difesa degli animali).
Alla giornalista di Report la deputata ha spiegato che è ben lieta di collaborare con Enci perché sono persone serie, lavorano bene, sui soldi presi da Enzi per la sua trasmissione ha aggiunto “la trasmissione è di Mediaset che io ho l’onore di condurre e i rapporti di Mediaset con gli sponsor, partner e inserzionisti non sono una cosa che conosco e controllo..”
Ma il presidente di Enci, Dino Muto racconta una versione diversa: sostiene cioè che la collaborazione sia nata proprio grazie ad un incontro tra i due,
“noi riteniamo che sia per noi una trasmissione fondamentale..”. L’idea della trasmissione nasce da un incontro da cui poi è scaturito l’accordo con Mediaset.

Report ha visitato un allevamento gestito da Enci dove si trovano i cani di razza Weimaraner: le volontarie di un rifugio hanno trovati i cani in condizioni critiche, sottopeso, con dermatiti, funghi, piaghe da decubito perché probabilmente non uscivano mai dai box. Alcuni sono oggi in cura contro la filaria e i parassiti intestinali, “perché sono cucciolate che non sono mai state vendute” spiega una volontaria a Giulia Innocenzi, come fossero un fondo di magazzino, oggetti inutili.
Manca un organo di controllo su questi allevamenti, non basta l’Enci perché, sempre secondo le volontarie, “non assolve il suo compito” di vigilanza.
I Weimaraner, con le loro caratteristiche peculiari, sono diventati in questi anni star delle pubblicità e delle trasmissioni TV, quando una razza canina è di moda chi li ha può sfruttare le mamme all’inverosimile, come “macchine da cuccioli”, cucciolate “fatte in stecca”, femmine ingravidate ogni sei mesi, per chi si occupa del benessere dell’animale dovrebbe essere una cosa aberrante.

Per rispondere alla domanda di mercato spesso si arriva a mettere in riproduzione anche cani con patologie genetiche, col rischio di trasmetterle all’intera cucciolata” il commento della giornalista di Report: tra i maschi in questo allevamento Enci c’era anche un maschio monorchide, con un testicolo ritenuto, un maschio che non doveva essere messo in riproduzione e invece è stato tenuto a montare, come riportato dal registro Enci. E queste patologie non sono monitorate dall’ente: “gli allevatori seri sanno che prima di mettere in riproduzione devono fare test genetici, lastre perché sono casi che possono avere la displasia, il problema è che uno può anche richiedere il pedigree, senza aver depositato niente.”

A Maserada nel 2022, in provincia di Treviso, è stata realizzata una pista per far correre i levrieri: quelle che si vedono sembrano in tutto delle corse per cani, con gli animali rinchiusi nelle gabbie e con la museruola, poi lasciati liberi per inseguire uno zimbello meccanico che simula una preda.
Enci sostiene che qui non vengono fatte corse per cani ma solo prove zootecniche per la selezione degli esemplari. Ma se fosse vero, come mai i cani devono correre insieme – si chiede Michele Pezone della Lega per la difesa dei cani? Come mai una pista ovale, col rischio che gli animali si feriscano a seguito di queste attività?
“Io faccio anche denunce laddove vedo maltrattamenti” assicura la deputata Brambilla, sottolineando la sua indipendenza nel giudizio verso Enci, su cui al momento mantiene il suo giudizio positivo.
Forse la deputata non ha visto di persona i maltrattamenti, ma ha ricevuto delle denunce, inviate anche alla sua mail di deputata, relative ad un campionato tenuto a Perugia nel 2023. Nel video che si può trovare sui canali social di Report si vede una simulazione di aggressione e dove il figurante avrebbe percosso il cane con un bastone, pratica vietata anche dalla federazione cinologica internazionale. La proprietaria di un dobermann che ha partecipato alla gara ha deciso di denunciare il fatto anche a Michela Vittoria Brambilla.
“Ha me non mi ha contattato nessuno” racconta oggi l’allevatrice a Giulia Innocenzi “il mio avvocato ha depositato la denuncia ma io non ho saputo più niente, cioè nessun organo mi ha mai più contattato”.

La scheda del servizio: CANI BANCOMAT

di Giulia Innocenzi

Collaborazione Greta Orsi, Giulia Sabella

Ombre di doping, pedigree sospettati di essere falsi, cani ibridati potenzialmente pericolosi. È quello che sembra nascondersi dietro lo scintillio dei cani di razza di Enci, l’ente nazionale della cinofilia italiana, unico ente che può rilasciare i pedigree in Italia. Sotto la lente di ingrandimento di Report anche i rapporti con la politica.

Oggi l'alleata politica principale dell'ente è Michela Vittoria Brambilla, impegnata, nella sua attività da parlamentare animalista, a fare adottare i cani dai canili, ma che, nelle vesti di conduttrice della trasmissione Mediaset “Dalla parte degli animali”, promuove i cani di razza. Grazie alla partnership sponsorizzata con Enci: l'ente per la cinofilia dal 2021 a oggi ha sborsato quasi mezzo milione di euro alla trasmissione della Brambilla.

I cantieri vista lago di Garda

Torri del Benaco, provincia di Verona: lungo il lago di Garda si inerpica una salita molto amata dai biker: da qualche anno il panorama del lago è cambiato per il crescere dei cantieri spuntati sulle colline.

È in corso una cementificazione del lago spinta dal turismo, sempre più di massa, che arriva proprio qui e richiede nuove residenze, ma è un processo che se da una parte porta ricchezza, sta anche distruggendo il territorio. In cima alla collina di Albisano c’è un’immensa costruzione che si chiama “Cape of senses”, una struttura a 5 stelle con un meraviglioso affaccio sul lago.

Alessando è una delle guide in mountain bike con cui ha parlato la giornalista di Report: “ti cementificano tutto, tagliando anche pezzi della strada: nel momento in cui ci fossero forti precipitazioni, come si comporta questa montagna, cosa rilascia giù nella zona costiera..”
E’ un problema ambientale ma anche paesaggistico “diciamo che quello che è capitato lassù ad Albisano non corrisponde ad un miglioramento” spiega Fabrizio Magani, soprintendente delle province di Verona, Rovigo e Vicenza.


A Punta San Virgilio è sorto nel 2023 un nuovo cantiere gestito dalla Soledad Srl che sta ristrutturando una dimora storica: dietro c’è l’imprenditore Giovanni Rana che qui ha intenzione di costruire delle suite di lusso.
“Io il progetto l’ho visto,è una roba da villette a schiera” racconta alla giornalista di report il conte Guariente Guarienti di Brenzone “non capisco quasi cosa centri qua, se vuoi fare delle suite super care non puoi fare la pietrina di pruna..”, per poi continuare “quando uno per mettere piede in una storia anziché entrare direttamente bussando, compra una eredità, lo spirito non è quello amichevole..”
Si tratta di una eredita sub iudice, ovvero la Cassazione deve ancora stabilire, avendo i fratelli un contenzioso in corso, di chi sia la reale proprietà. Ma al comune di Garda, 4000 abitanti, non lo sapevano: “il comune non deve fare una indagine approfondita su chi appartenga un compendio immobiliare, a noi interessa che in base all’atto di proprietà, i proprietari a loro rischio e pericolo abbiano deciso di fare un intervento di ristrutturazione e riqualificazione..” commenta il sindaco.

A loro rischio e pericolo perché l’area interessata potrebbe tornare ai conti Guarienti: questa porzione di San Virgilio appartiene ad una fiduciaria (dietro alla Soledad SRL), come è possibile che un monumento nazionale possa essere di proprietà di una società schermata.
Se il sindaco non è preoccupato, lo sono i conti Guarienti e anche pezzi della società civile, come Federica Panizzo attivista di Verona Polis “si tratta di un sito unico perché sottoposto ad un triplice vincolo, paesaggistico, architettonico e archeologico, ci chiediamo se questi vincoli siano stati adeguatamente rispettati e se non si possano rilevare dei reati di tipo ambientale”.

Questo monumento nazionale, oggetto della ristrutturazione da parte della Soledad, è sottoposto ad un vincolo della soprintendenza, tuttavia la società riferibile ai Rana si è mossa con una certa disinvoltura – racconta Report: è stata fatta una breccia in un muro del 1700 con l’autorizzazione del comune, mentre il conte Guarienti per avere una autorizzazione sulla sua parte ha dovuto aspettare mesi.
“Quando siamo entrati nell’area ci siamo trovati davanti ad una situazione di degrado” spiega a Report il direttore dei lavori “c’erano tende, auto e baracche abbandonate..”.

La scheda del servizio: LA RANA CHE CONQUISTÒ IL LAGO

di Rosamaria Aquino

Collaborazione Enrica Riera

Punta San Vigilio sul Lago di Garda è considerato un sito di interesse artistico, storico e architettonico. Un gioiello paesaggistico dove il tempo sembra essersi fermato. Finché una società che sarebbe riconducibile a Giovanni Rana, il re dei tortellini, ha acquistato una porzione di territorio per farne una splendida spiaggia privata, un ristorante stellato, una terrazza sul lago, con previsione di costruire una serie di lussuose suites. Chi vigila sui vincoli che hanno mantenuto quel luogo intatto nei secoli? Report allarga lo sguardo anche agli altri cantieri di strutture turistiche che hanno modificato questo "luogo dell'anima", rendendo difficile agli stessi operatori del turismo di vivere vicino al proprio posto di lavoro.

L’eredità di Gianni Agnelli

Manuele Bonaccorsi questa sera continuerà ad occuparsi dell’eredità di Gianni Agnelli, non sulla questione delle quote di Dicembre (oggetto del servizio di domenica scorsa), ma dei beni collezionati dall’avvocato in vita che fanno parte della sua eredità.
Quadri che sono spariti, tra cui un importante De Chirico, “Mistero e malinconia di una strada”, di cui ne esiste un rifacimento al museo Villa Bilotti di Roma: il valore di questa opera è difficile da stimare, sopra i 30 ml di euro.

Nel 2000 ero il giovane collaboratore alla mostra scientifica 900 – arte e storia in Italia che si organizzò alle scuderie del Quirinale e il mio maestro, con cui lavoravo, Maurizio Calvesi, uno dei massimi esperti dell’opera di De Chirico, era il curatore della mostra. Calvesi in quell’occasione vide Malinconia di una strada, nella collezione personale di Gianni Agnelli ..” sono i ricordi del professor Canova, collaboratore di Calvesi che prosegue poi spiegando come quest’ultimo chiese ad Agnelli di poter esporre il quadro alla mostra prendendolo in prestito.
“Lo presterei volentieri ma non voglio che venga notificato” fu la risposta dell’avvocato “perché i quadri a volte ho voglia di scambiarli”.

A fine intervista il professor Canova svela a Report un dettaglio rilevante: “io so da un’altra persona, però questa cosa non la posso riportare integralmente che il quadro fu portato via dalla casa di Roma nel 2018”, probabilmente il quadro fu portato via in Svizzera dove gli Agnelli avevano portato via altre opere della loro collezione privata.
Tra le opere finite nella villa di San Moritz di proprietà di John Elkann ci sono anche due Klee: secondo quanto risulta a Report anche queste si trovavano in Italia a Torino, dove erano state acquistate nel 1966 alla Galleria Galatea. All’Università La Sapienza di Roma si trova ancora il catalogo di quella mostra. Questa galleria era diventata famosa a Torino per le sue esposizioni di autori del 900, qui lavorava Gian Enzo Sperone un noto collezionista, che a Report racconta della visita di Gianni Agnelli che di fronte al quadro di Klee disse “mi piace”, senza chiedere il costo. Come hanno fatto a finire in Svizzera? “Molti se ne fregavano, li caricavano in macchina, in barca, non era penale, lo è diventato dopo [l’esportazione delle opere artistiche]”.

Le opere acquistate da Gianni Agnelli in possesso poi della moglie Marella alla sua morte, sono poi finite nelle disponibilità dei nipoti Elkann che, secondo la procura, avrebbero inscenato dei finti regali, per evitare che le opere sparite finissero nell’inventario dei suoi beni, redatto dall’esecutore testamentario dei beni di Marella Agnelli.
La somma di questi regalini per il compleanno ammontava a oltre 170 ml di euro: un Bacon a Ginevra e degli orecchini dal valore di 78 ml di euro, Lapo un Monet da 17,5 ml, John un altro Warhol da 10 ml.. Per rendere il regalo più credibile la segretaria di John Elkann redige tre finte lettere della nonna indirizzate al nipote ma sono datate 2024, cinque anni dopo la sua morte.

La scheda del servizio: CAPOLAVORI CLANDESTINI

di Manuele Bonaccorsi

Collaborazione Madi Ferrucci

Alcuni capolavori d’arte posseduti da Gianni Agnelli potrebbero aver lasciato il territorio nazionale senza autorizzazione. Dell’ipotesi sono stati informati anche i carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio culturale, come ha riferito alle telecamere di Report Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del ministero della Cultura. Report, dopo un lungo lavoro di indagine, ha consegnato al dirigente l’elenco completo delle oltre seicento opere della collezione Agnelli. In particolare, potrebbero essere finiti all’estero senza autorizzazione tre capolavori: “Mistero e malinconia di una strada” di Giorgio De Chirico, la “Scala degli Addii” del futurista Giacomo Balla e il prezioso “Glaçons, effet blanc” di Claude Monet, oltre a due acquerelli di Klee. Ha lasciato il territorio nazionale - con una regolare autorizzazione, invece - uno dei più importanti capolavori della seconda metà del ‘900, il Pope III di Francis Bacon, valore tra i 20 e i 30 milioni di euro. La preziosissima collezione di Agnelli perde dunque pezzi molto preziosi, dato che appena 9 opere su oltre 600 risultano attualmente sottoposte a tutela. I capolavori della collezione Agnelli sono ora al centro di uno scontro giudiziario tra la figlia dell’Avvocato Margherita Agnelli e i suoi tre figli John, Lapo e Ginevra Elkann. I fratelli – secondo le indagini della Procura di Torino - avrebbero inscenato dei finti regali di opere d’arte e gioielli di proprietà della nonna Marella Caracciolo per oltre 170 milioni di euro, in modo da evitare che le opere finissero nell'inventario dei beni della madre e fossero dunque “attaccate” da Margherita. Report è entrato in possesso delle tre versioni di una lettera di Marella ai nipoti che avrebbe accompagnato uno dei presunti regali. Peccato siano state scritte cinque anni dopo la sua morte.

I beni della curia di Napoli – la saga

Report torna ad occuparsi dei beni della curia di Napoli dati in concessione: tra questi anche l’antica chiesa dei Taffettanari, che era occupato abusivamente.
Il 2 luglio scorso, con una operazione congiunta di polizia e carabinieri, con la presenza di autorità varie, è avvenuto lo sgombero di queste famiglie, “una bella giornata di legalità per Napoli” è stato il commento del prefetto.

Una giornata di legalità a cui si è arrivati dopo quasi due anni dalla prima inchiesta di Report che aveva scoperto come questa chiesa del ‘500 nel centro storico di Napoli era chiusa e abbandonata da anni, mentre la canonica (un palazzo di 4 piani) era occupato dalla famiglia Macor. Tra questi anche una persona che qui scontava la pena per usura ed estorsione aggravata, assieme al marito ai domiciliari per vari reati, tra cui rapine.

Giuseppe Macor era affiliato al clan di Giuliano – racconta il giornalista Arnaldo Capezzuto – tutte le zone a ridosso del centro storico sono state per anni sotto il controllo della famiglia Macor: la gestione dei parcheggi abusivi, piazze in cui le forze dell’ordine non potevano entrare, che consentivano un gettito da 10-12mila euro al mese. Macor si caratterizza anche per rapine, estorsioni. Il loro spessore criminale emerge quando, entrati nel palazzo, sfrattano con la forza i legittimi inquilini e occupano gli appartamenti. Tutto avviene nell’inerzia di padre Emanuele Casole, che aveva gestito la chiesa per anni.
La chiesa – sostiene il prete – non sarebbe della curia e nemmeno il palazzo a fianco, occupato da persone con precedenti penali, “io non lo so..”

La scheda del servizio: LA CANONICA LIBERATA

di Danilo Procaccianti

Collaborazione Goffredo De Pascale

Due anni dopo che Report aveva scoperto l'occupazione abusiva da parte di una famiglia malavitosa della canonica dell'antica chiesa di San Biagio ai Taffettanari, a due passi dal Duomo di Napoli, quell'immobile è stato liberato e restituito al patrimonio cittadino. È un primo passo nel ripristino della legalità nella delicata gestione del patrimonio della Curia napoletana, numericamente e artisticamente uno dei più ricchi d'Italia.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

31 dicembre 2024

L'ultimo pinguino delle Langhe, di Orso Tosco

 

Cigliè, Piemonte

Anche i lunedì speciali, quelli capaci di cambiare il corso di un’intera esistenza, iniziano come un giorno qualsiasi. Questo è ciò che rende la vita meravigliosa e al contempo terrificante.
Si può procedere con la navigazione sperando che i venti e le correnti siano benevoli, e che le tempeste ci piombino sulla testa quando siamo al sicuro..

Rufus Blum, broker svizzero dal nome poco sconosciuto tanto quanto vasto è il suo potere, si riteneva tale, un “navigatore esperto”, capace di muoversi in quel mondo opaco, per noi gente comune, dove contano le relazioni, i patrimoni personali di cui si dispone, la capacità di fare di far cadere governi, scatenare guerre con un semplice sì o no.
Un broker che ha deciso di passare la sua vita sulle Langhe, le dolci colline con viti e boschi, dentro cui si addentra per la sua corsa mattutina.

Ma ecco che, quella mattina, il suo olfatto gli restituisce un odore ferroso: è il sangue di una giovane donna che trova morta lungo il percorso. Una donna uccisa e sul cui corpo è stato inciso proprio il suo nome. Rufus Blum.

È proprio nella placida provincia italiana che si nascondono le storie più tremende e dove avvengono i delitti più efferati. Ed è proprio qui che incontriamo l’ultimo pinguino delle Langhe: non è un mammifero, in realtà, “Pinguino” è il soprannome con cui viene chiamato il commissario Gualtiero Bova, mandato a gestire un commissariato a Mondovì, nella provincia piemontese, dopo una promozione-rimozione dalla sua Liguria.

Ogni inizio di settimana, poco prima dell’alba, il commissario Gualtiero Bova, che tutti conoscono come il Pinguino, dopo aver assunto una microdose di dietilammide-25, volgarmente chiamato acido, o acido lisergico, si incammina verso il borgo di Clavesana in compagnia della sua bassotta bionda, Gilda..
Alto, imponente, con un fisico a pera per il troppo mangiare e il buon bere, due braccine corte: questo è il commissario Bova, che ama iniziare le settimane con una passeggiata assieme alla sua bassotta, Gilda.

Sarà lui a dover seguire questa indagine su questa ragazza uccisa male, senza un nome, il cui cadavere è stato pure usato come lettera per mandare un messaggio proprio a quel finanziere svizzero, Blom, prossimo ad un matrimonio con una avvenente (e molto “social”) ragazza inglese, Rose Bellamy.
Che quella
ragazza morta sia un messaggio per Blom ci vuole poco a capirlo, ma cosa ci sia dietro è invece un altro paio di maniche, anche perché oltre al nome, Rufus Blum, sul corpo della ragazza sono state disegnate delle svastiche. Che significato hanno? Toccherà al commissario Bova e alla sua squadra, “particolare” come lui, dare una risposta a queste domande.
N
on è solo quel fisico “a pera” l’unica particolarità del “pinguino”: è inusuale, per usare un eufemismo, che un membro delle forze dell’ordine debba prendersi delle goccine per iniziare la giornata, ma è il miglior modo per tenere a bada una brutta depressione, legata a pezzi del suo passato che man mano conosceremo. Come Ava, l’eterna fidanzata, da cui ancora aspetta una risposta.

Le gocce, più che per le leggere distorsioni visive, gli interessano proprio per il modo in cui lavorano sulle parole, dentro la sua testa, raggruppandole di quattro..
fiaba ghiaia fortunale gardenale

Sono queste parole, raggruppate in quattro, ad aiutarlo nel suo ragionamento perché, anche se nell’aspetto può apparire un personaggio mite, lento, il “pinguino” sa farsi guidare da queste parole per avere le intuizioni giuste nell’ambito lavorativo, meno nella vita.

C’è un altro personaggio, in questa storia che si svolge quasi tutta nel mezzo dei boschi delle Langhe, dentro cascine abbandonate o vecchie ville ristrutturate per quei signori che amano circondarsi del bello, anche se non ne conoscono la storia.

Si chiama semplicemente il Notaio, questo il suo mestiere, come lo era del padre e del nonno: un notaio di provincia, dove spesso si nascondono i veri potenti del mondo, capaci di occultare il loro potere camuffandolo come “una foglia di un prato autunnale”.

Proteggere e nascondere. Questo, secondo il Notaio, è il compito delle buone famiglie. La sua è una delle più importanti della zona.

Anche lui, il Notaio, è interessato a questo delitto, al commissario che sta seguendo il caso, alle persone implicate nella morte della ragazza. Perché quella morta, a cui per un colpo di fortuna si riesce anche a dare un nome, è “morta per sbaglio” per mano di qualcuno che ha disubbidito ai suoi ordini.

Non prendiamolo sottogamba questo Notaio. Ma nemmeno il nostro “pinguino” che, sebbene l’aspetto flaccido, il suo muoversi lento, ha un testa pensante, capace di mettere assieme i pezzi di questo puzzle sparpagliati sulla tavola. E provare rabbia per quella ragazza morta a cui il futuro è stato tolto per mano di un assassino senza scrupoli

Una giovane ragazza senza nome uccisa e utilizzata come calamaio per disegnare una svastica e per scrivere “Blom”, il cognome della persona che l’ha trovata, nuda, a bordo strada.

Sarà una indagine in cui, assieme alla sua “particolare” squadra, la poliziotta silenziosa, l’agente maldestro, un altro agente ossessionato dalle donne, si troveranno a dover scavare nel passato dei protagonisti, un passato dentro cui sono nascosti tanti segreti che fanno paura ancora oggi.
Un investigatore “particolare” per una indagine particolare a cui daranno un certo contributo anche un guardone, un drone alzato dalla donna delle pulizie, un senza tetto vestito come Garibaldi.. e poi l’ossessione per i dettagli di questo commissario, da conservare nella sua mente come compostaggio per intuizioni future:

Pancia e cervello per il Pinguino sono la stessa cosa. Due nomi per la stessa finalità: fungere da serbatoi, o, ancora meglio, da compostiere. Due posti in cui bisogna ammassare tutte le informazioni e tutte le suggestioni

Pancia e cervello, come anche una certa ruvidezza nel carattere associata ad una profonda sensibilità verso le vittime, con dentro qualcosa di Sherlock Holmes del tenente Colombo e una certa diffidenza nelle soluzioni troppo facili per gli enigmi: è nato un nuovo investigatore nel noir italiano che vedremo spero presto all’opera con nuove indagini.

La scheda del libro sul sito di Rizzoli

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