23 marzo 2025

Anteprima Presadiretta – rinnovabili, indietro tutta!

Mentre la Cina, che rimane uno dei paesi che più inquinano al mondo, sta spingendo su eolico, solare e sulla mobilità elettrica per una vera transizione energetica, la nuova Europa sta passando dal green deal al war deal.

Si fa campagna elettorale contro le rinnovabili, si predispongono piani per un ritorno al nucleare (pagato coi contributi pubblici) e nell’America di Trump aumenteranno le estrazioni di petrolio (drill, baby drill!). Una conversione ad u delle politiche energetiche poco lungimirante e non sostenibile per il nostro pianeta.

Nell’anteprima della puntata, Aspettando Presadiretta, si parlerà del disordine mondiale sul “cambiamento radicale” nelle relazioni nel mondo intero da quando Trump è diventato presidente degli Stati Uniti, prendendo sin da subito tante decisioni.
Cosa comporteranno per l’Europa le sanzioni, un reportage sui tagli ad Usaid, l’agenzia internazionale statunitense che aiutava il mondo intero, si parlerà delle mire di Trump in Groenlandia e poi si racconterà di cosa significa veramente lo slogan “drill, baby drill” ovvero l’aumento delle perforazioni di gas e petrolio.


Metteremo dazi e tasse ai paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini – ha detto il neo presidente Trump nel discorso di insediamento il 20 gennaio scorso: è il suo guanto si sfida lanciato al commercio mondiale per una battaglia senza confini a colpi di dazi. Una battaglia che prima o poi colpirà le famiglie americane – ha risposto subito l’ex presidente Trudeau, mentre la Cina ha risposto con suoi dazi al 15% sui prodotti americani.

L’Unione europea è stata creata per fottere gli stati uniti” questo ha avuto il coraggio di dire Trump: dazi da una parte e dazi in risposta dall’altra, anche dai paesi europei, divisi tra di loro.
Sono bastati pochi mesi di questa amministrazione per sconvolgere le relazioni commerciali tra i paesi per come eravamo abituati a conoscerle.

Dazi annunciati poi sospesi, a che gioco sta giocando Trump?
È una strategia voluta per creare un terreno di trattativa in cui gli Stati Uniti partono in posizione avvantaggiata, di forza, quasi da bulli – risponde Sissi Bellomo giornalista de Il sole 24 ore.
Una uscita da bullo anche quella contro la Groenlandia: vi porteremo a livelli di ricchezza come non ne avete mai avuti prima, a patto che scegliate liberamente di diventare uno degli stati americani.
Ma noi non siamo una merce, siamo un popolo, una democrazia – risponde Naaja Nathanielsen ex ministra dell’economia della Groenlandia, “abbiamo il nostro parlamento, il nostro sistema giudiziario e ci aspettiamo che i nostri alleati lo rispettino. Quello che non vogliamo è essere annessi, comprati o scambiati.”
Nathanielsen ha avuto la delega anche alle industrie minerarie il vero tesoro dell’isola: se gli Stati Uniti vogliono più concessioni minerarie: “La Groenlandia è già aperta agli investimenti americani eppure ad oggi solo una licenza mineraria è in mano ad una compagnia statunitense, contro le 23 canadesi e 23 britanniche. Trump vuole qualcosa che è già disponibile, basta investire.”
In realtà Trump vuole dividere l’Europa – continua l’ex ministro degli esteri Likketoft “basta vedere come Musk stia sostenendo partiti antieruopei in Gran Bretagna e in Germania. Trump ha iniziato con la Groenlandia, col canale di Panama, col Messico, col Canada, cercando di portarli sotto il suo controllo, vujole portare il mondo sotto la dottrina Monroe, il mondo diviso in sfere di influenza tra le grandi potenze. Questo ci porta davanti ad un’altra domanda: significa che Trump riconoscerà a Putin il diritto di prendersi l’Ucraina? La vera prova sarà l’Ucraina. Gli stati uniti cercheranno di influenza il referendum in Groenlandia, come le interferenze dei russi in Moldavia e negli stati vicini.”

Rinnovabili indietro tutta
Su Raiplay potete trovare una anteprima del servizio sulla rivoluzione verde in Cina: qui le infrastrutture sia per i mezzi pubblici, per i taxi che per le auto private, sono di fabbricazione cinese, sopra le pensiline per le ricariche delle auto elettriche sono presenti pannelli solari, collegati a grandi batterie di accumulo per avere energia pulita per le ricariche.

Qui un kw/ora di ricarica costa 20 centesimi, come prezzo orario più alto perché da mezzanotte fino alle otto del mattino si paga la metà, dieci centesimi di euro, sei volte di meno di quanto costa da noi in Italia. È anche questo uno dei motivi per cui in Cina i consumatori hanno scelto e premiato le auto elettriche: a Shenzhen più del 50% delle auto private in circolazione è elettrico, tutte auto con le targhe verdi, per la gioia delle case automobilistiche cinesi.
Queste aziende infatti hanno visto crescere la vendita delle auto elettriche, sia full che hybrid, al punto che oggi il 45% delle auto in circolazione sono elettriche. Nella zona del porto commerciale di Shenzhen c’è il quartier generale di un colosso della produzione di auto elettriche, BYD, un marchio conosciuto in tutto il mondo: questa azienda ha cominciato nella progettazione e produzione di batterie dove è diventata leader, poi dal 2004 attorno alle batterie ci ha costruito le macchine. In venti anni il gruppo è passato da 20 a 900 mila dipendenti con trenta stabilimenti e filiali in tutto il mondo. Oggi Byd produce veicoli commerciali, autobus, macchine da lavoro, treni e decine di modelli di auto, di ogni dimensione e per tutti i portafogli, dalle utilitarie alle auto sportive.

Il 2024 è stato un anno record per il gruppo, Byd ha venduto 4,3 ml di veicoli con un incremento delle vendite del +41,26%, numeri incredibili rispetto al basso mercato europeo e italiano. Come hanno fatto?
Iacona ha incontrato Stella Li, vicepresidente esecutivo del gruppo, secondo Forbes una delle donne più importanti del settore, tanto da essere stata nominata nel 2025 World car person, persona dell’anno nel settore automotive, un prestigioso riconoscimento internazionale per la prima volta dato ad una donna.
Come hanno fatto dunque? “La tecnologia è la risposta” spiega Stella Li, “ecco perché stiamo andando così bene, il 10% dei nostri dipendenti sono ingegneri, sono 110 mila e lavorano in 11 diversi istituti di ricerca e sviluppo. Produciamo circa 32 brevetti al giorno e portiamo continue innovazioni tecnologiche sulle macchine.”
Quanti investono in ricerca e sviluppo?
“L’anno scorso più di 5 miliardi di dollari in un solo anno, attualmente la spesa in ricerca e sviluppo rappresenta il 7% del fatturato totale. È una cifra enorme e crediamo che il futuro della mobilità sia ancora elettrico.”
Quanto è stata importante la scelta del governo cinese di spingere verso la transizione energetica?

Si, è stato importante, ogni nazione dovrebbe fissare obiettivi sostenibili, se guardi alla Cina, venti anni fa hanno detto nel futuro incoraggeremo tutta l’industria a spingere verso veicoli a nuova energia. Questa politica non è mai cambiata in venti anni, non hanno mai cambiato direzione, hanno fissato un obiettivo e l’hanno mantenuto. Come azienda privata abbiamo bisogno di certezze per il futuro. Questa incertezza è un problema per l’Europa ma anche per altri paesi: le aziende automobilistiche in Europa sono spaventate perché non sanno se esiste una direzione chiara o no, in Cina invece il governo ha investito molto nell’infrastruttura, nella ricarica e nelle energie rinnovabili per portare elettricità a costi bassi nelle città. E’ questo cambiamento che abbiamo visto in Cina che ha reso il nostro paese un leader globale nelle auto elettriche. ”

Stellantis investe in ricerca e sviluppo una quota molto inferiore rispetto al fatturato (2,9% una delle quote più basse del settor) e anche questo marca le differenze.

Eppure l’Italia avrebbe enormi potenzialità nel settore delle energie pulite: nel servizio di parlerà del parco eolico di San Severo in Puglia, 12 generatori ognuno dei quali ha una potenza di 4,5 MegaWatt. “Con il parco eolico in funzione siamo in grado di fornire energia a 55 mila famiglie ogni anno” racconta ai giornalisti Fabrizio Pucacco project manager di RWE. Questa infrastruttura è stata costruita su terreni privati col loro supporto, su terreni dove si continua a fare agricoltura (smentendo una fake news per cui la transizione energetica ruba spazio all’agricoltura), “le rinnovabili possono coesistere in un ambiente dove l’agricoltura è un fattore fondamentale”.
I cittadini hanno potuto partecipare a questo progetto con 200mila euro con un investimento libero di minimo di 250 euro fino ad un massimo di 5000 euro. Per tutti loro c’è un rendimento garantito dell’ 8% l’anno, che diventa del 9% se sei locale.
“Rendere i benefici economici di questi impianti più democratici è stato sicuramente uno degli elementi che mi ha spinto ad investire” racconta a Presadiretta uno di questi investitori: “è un orgoglio, sento l’appartenenza al progetto, alla tecnologia”.
Cosa ne pensano queste persone che, alla transizione ecologica, hanno creduto tanto da metterci dei loro soldi, dell’ostilità che c’è verso queste tecnologie?

Io credo che sia ingeneroso è probabile che ci siano dei casi isolati di speculazione ma nel complesso le evidenze scientifiche dicono che è una tecnologia pulita e necessaria in questo momento..”
Ci sono luoghi dove una pala è certamente impattante, ma ci sono anche zone come San Severo dove non è certamente una pala eolica quella che impatta sul paesaggio tanto da scegliere una fonte fossile – è l’opinione di un altro di questi cittadini investitori.

Ma il clima politico attorno alla transizione energetica è cambiato anche a seguito dell’elezione di Trump: nonostante gli stati petroliferi come la California e il Texas siano ai primi posti al mondo per nuove installazioni di rinnovabili e accumuli, negli Stati Uniti oggi la retromarcia è totale, al grido di “drill, baby, drill”: sempre più perforazioni con evidenti mire alla Groenlandia e al Golfo del Messico. Ritorna la retorica trumpiana del green deal come enorme bufala.

In Europa l’attacco frontale alle rinnovabili arriva dalle destre: nella sua campagna elettorale AFD ha attaccato la legge che destina il 2% della superficie della Germania alle energie rinnovabili, accusata di voler distruggere le foreste.

Grazie alle battaglie contro le politiche verdi, oltre ai temi tradizionali come migranti e sicurezza, l’estrema destra ha raccolto consensi fino ad arrivare il secondo partito in Germania e il primo in stati federali come la Turingia.

Penso che le politiche verdi ci stiano rovinando, i verdi sono il partito dei divieti, sono una setta ideologica” dicono i dirigenti del partito: queste posizioni hanno però spinto i grandi partiti come la CDU a tornare sulle proprie posizioni. La CDU è il partito di Angela Merkel che aveva chiuso le centrali nucleari in favore delle rinnovabili: oggi il nuovo leader Merz dice che non si sarebbero mai dovute chiudere le centrali, “è stata una follia, sta danneggiando la nostra industria.. ”
Le stesse parole della leader di AFD che nella campagna elettorale spiega chiaro che metterà fine alla transizione energetica per uscire dalle politiche climatiche europee, “quando saremo al potere abbatteremo tutte le pale eoliche, mai più questi mulini a vento..”

La scheda del servizio:

Le nuove politiche di Trump e la transizione energetica saranno al centro della puntata dal titolo “Rinnovabili indietro tutta” del programma “PresaDiretta” in onda domenica 23 marzo alle 20.30 su Rai 3. Nell’anteprima “Aspettando PresaDiretta” ci sarà un approfondimento sull’economia mondiale di fronte alle decisioni di Donald Trump: l’analisi con economisti ed esperti , delle misure che, secondo le stime, potrebbero avere per l’Europa un impatto tra i 40 e i 50 miliardi di euro, per riflettere sulle conseguenze per l’Europa e per l’Italia. Nel reportage dalla Danimarca, l'analisi delle mire di Trump sulla Groenlandia. E un’inchiesta sul taglio dei fondi per USAID l’agenzia federale che da decenni fornisce aiuti umanitari e assistenza per lo sviluppo in decine di paesi in tutto il mondo, con quali conseguenze?
A seguire, nella puntata di “PresaDiretta”, un reportage esclusivo di Riccardo Iacona in Cina, la nazione che spende di più per la transizione energetica, ben 1.600 miliardi di dollari solo negli ultimi due anni, con l’obiettivo emissioni zero entro il 2060.  Da Shenzhen che a sud-est fronteggia Hong Kong fino all’altopiano desertico di Yinchuan nella regione autonoma di Ningxia, passando per la città di mare Shanwei e poi Dunhuang, sulla via della Seta. Un viaggio per conoscere da vicino “i nuovi tre”: fotovoltaico, eolico e mobilità elettrica. Dai taxi agli autobus, dalle metropolitane al parco auto privato, tutto rigorosamente a emissioni zero. “PresaDiretta” è riuscita a entrare nel quartier generale di uno dei colossi della produzione di auto elettriche, nella più grande base portuale per l’energia eolica offshore di tutta la Cina e nel parco di 12 mila eliostati, specchi che seguono il percorso del sole.
Si parlerà anche dell’Italia con un reportage in Sardegna, in rivolta contro le rinnovabili. Comitati di protesta, raccolte di firme, sabotaggi e fake news per fermare i progetti eolici e solari. Ultima tappa, la Puglia. Dal nuovo parco eolico di San Severo finanziato anche dai cittadini alla grande fabbrica di una multinazionale danese che a Taranto produce pale rotanti vendute in tutto il mondo, ma in Italia sempre meno. In studio con Riccardo Iacona: il professor Nicola Armaroli del CNR, esperto di energia rinnovabile per fare chiarezza sulla transizione energetica tra luoghi comuni e fake news.
“Rinnovabili indietro tutta” è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina De Ritis con Marianna De Marzi, Irene Fornari, Lorenzo Grighi, Alessandro Macina, Elena Marzano, Paola Vecchia, Emilia Zazza, Fabrizio Lazzaretti, Paolo Martino, Massimiliano Torchia.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

22 marzo 2025

La concessione del telefono di Andrea Camilleri


 

E qual rovinio era sopravvenuto in Sicilia di tutte le illusioni, di tutta la fervida fede, con cui s’era accesa alla rivolta! Povera isola, trattata come terra di conquista!

Da I vecchi e i giovani Pirandello

La concessione del telefono è il racconto di uno scambio, come in una commedia degli equivoci dove però, se si ride all'inizio per certe scene grottesche, arrivati alla fine si ride amaro.

Un imprenditore "fimminaro" che viene scambiato per un pericoloso sovversivo socialista, la sua richiesta di poter installare una linea telefonica scambiata per un volersi prendere gioco del prefetto.

E poi, un prefetto che parla coi numeri della smorfia napoletana, ossessionato dai complotti anche contro la sua persona.

Certe volte con me s’esprime con la smorfia, non usa parole». «Vuol dire che comunica adoperando la mimica facciale?». «No, signor Questore, per smorfia intendiamo, come dire, la cabala.

E poi un mafioso che, giustamente viene premiato col titolo di commendatore, don Lollò Longhitano, che dispone di una vasta rete di relazioni per gestire i suoi affari e consolidare il suo potere.

Il suo consiglio è che tu ne parli seriamente al commendatore Longhitano perché concordi col suo amico Orazio Rusotto – momentaneamente ristretto alle carceri dell’Ucciardone, ma questo non porta ostacolo – una linea di condotta alla quale il dottor Caltabiano strettamente si atterrà.

Una commedia degli equivoci e degli scambi dove il protagonista, Pippo Genuardi, si trova stritolaro nel mezzo di due poteri ottusi e alla stessa maniera pericolosi.

Il potere dello Stato che, con un processo kafkiano, è capace di costruire un castello di accuse da cui è impossibile uscirne-

Dall'altra parte la maffia, potere dentro lo stato e potere alternativo allo stato:

«.. Che fa, piange?». «Certo! Pinsando a questo mio povero genero, pigliato a mezzo tra lo Stato e la maffia!».

«Genuardi non è il solo, se questo può consolarla. I tre quarti dei siciliani stanno pigliati in mezzo tra lo Stato e la maffia. »

Questi due poteri parlano con linguaggio diverso, certo: quello dello stato è ampollosamente ricco di barocchismi lessicali, incomprensibile per la massa degli italiani di allora e dunque potere inutile, non un interlocutore per i problemi uno come il prefetto Marascianno o il generale Saint Pierre.

Le uniche mosche bianche, il Questore e il suo collaboratore il Delegato Antonio Spinoso, che proprio per questo verranno allontanati dall'incarico.

Dall'altra parte il potere mafioso che parla come la gente del popolo coi suoi messaggi velati, col dire e non dire, con l'alludere senza far intendere direttamente.

Poi c'è la chiesa, col parrino che invita le fedeli a non provare piacere durante il rapporto col marito (il debito conoigale del marito)

La fìmmina, la sposa, non deve provare piacìri perché altrimenti il rapporto col marito cangia di colpo e addiventa piccato mortale. La donna non deve godere, deve procreare

Non solo, i rapporti fatti per piacere e non per procreare sono "fuori natura", come il socialismo: ecco che si giustificano le accuse per questo povero Pippo Genuardi, sovversivo, socialista e pure posseduto dal diavolo:

«Pare che il Genuardi Filippo, ogni volta che assolve al debito coniugale, si tinge il membro di rosso per parere un diavolo e possiede la moglie contro natura gridando: viva il socialismo!».

Lo stile con cui è stato scritto questo piccolo gioiello rispecchia questo doppio registro narrativo: da una parte le lettere, i documenti ufficiali, le "cose scritte". Come la lettera con cui veniva richiesta una linea telefonica privata (la famosa concessione del telefono), da cui parte tutto l'equivoco

A Sua Eccellenza Illustrissima Vittorio Parascianno Prefetto di Montelusa Vigàta li 12 giugno 1891 Eccellenza, il sottoscritto GENUARDI Filippo, fu Giacomo Paolo e di Posacane Edelmira, nato in Vigàta (provincia di Montelusa), alli 3 del mese di settembre del 1860 e quivi residente in via dell’Unità d’Italia

Dall'altro i dialoghi tra i personaggi dove troviamo il solito Camilleri (quello dei romanzi con Montalbano nella Vigata di oggi):

«Sì, la febbri ho, Taninè. Stinnicchiati, che non mi tengo». «O Madonnuzza santa, che ti pigliò? È da stamatina all’alba che pistii nel mortaro… Sì… sì… sì… accussì… accussì…».

Si ride, e molto, in questo romanzo. Ma poi, man mano che la storia va avanti, fino a culminare in un finale tragico, si ride amaro.

L'equivoco iniziale avrà il suo culmine nel finale: nulla deve cambiare in questa parte dello stivale (e forse in nessuna parte dello stivale), il commendatore mafioso continuerà a tessere la sua tela di relazioni e potere, le istituzioni vigileranno sull'isola alla ricerca di sovversivi e di facinorosi (a proposito, si parla dei fasci siciliani nel racconto, una nota storica molto interessante) e il potere ecclesiale continuerà a sorvegliare sulle anime delle sue pecorelle..

Il Maestro, dunque, si diverte; e con lui si diverte il lettore, continuamente accompagnato dall’ironia dell’autore e dagli snodi via via più esilaranti di una classica commedia degli equivoci (e come si vede che Camilleri è stato a lungo innanzitutto uomo di teatro).

Ma il divertissement non fa solo ridere, anzi, a un certo punto rischia di non far più ridere per nulla. Perché se all’inizio il precipitare dell’intreccio verso l’assurdo sembrava solo il frutto della dabbenaggine o, al contrario, della troppo contorta e sospettosa astuzia dei protagonisti, via via che si procede diventa fin troppo evidente che dietro c’è di più, e di peggio; c’è l’eterno dramma della burocrazia italiana, ma soprattutto un pessimismo millenario che dà per scontato che le cose cominciate male finiranno peggio, che chi prova a portare tra i pazzi un minimo di razionalità e di buon senso finirà stritolato, che ogni sistema premia i peggiori. Non diciamo di più, per non spoilerare, come orrendamente diciamo oggi; d’altra parte, quando una parola la capiscono tutti ed esprime esattamente e con la massima economia un concetto preciso e complesso, sarebbe sbagliato non usarla, anche se scommetterei che al Maestro avrebbe fatto venire il nirbuso. Perché questo, come quasi tutti i libri di Camilleri, è anche un giallo, e così intricato che forse nemmeno Montalbano sarebbe riuscito a risolverlo, anche se qui al lettore il giallo è presentato a rovescio rispetto a quel che succede di solito: è l’intreccio delle cause che si aggroviglia sotto i nostri occhi, il delitto non c’è ancora stato.

Alessandro Barbero (anticipazione da il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2025)

La scheda del libro sul sito di Sellerio

Il sito Vigata.org

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20 marzo 2025

Il vento di giugno di Leonardo Gori


 

Chi, alle sei di mattina del 2 aprile 1946, avesse visto correre una Topolino per via de’ Serragli, a Firenze, avrebbe pensato forse a un’auto civetta della Polizia o dei Reali Carabinieri, all’inseguimento di un bandito. Di automobili private ce n’erano ben poche, in giro: [..]

Alla guida della FIAT c’era il professor Guido Mori, cinquantenne, membro autorevole della ricostituenda Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici.

I romanzi di Leonardo Gori sono racconti con dentro la storia, quella con la S maiuscola: “la storia è l’essenza stesso del racconto” spiega l’autore nell’intervista su Rainews, la storia non è solo un fondale dipinto alle spalle dei protagonisti, ma è la storia di quell’Italia con i suoi disastri, le sue rovine e le sue speranze. Il vento di giugno, ultimo romanzo della serie con Bruno Arcieri, è ambientato nei giorni attorno al referendum del 2 giugno 1946, quando gli italiani furono chiamati a decidere su referendum o monarchia. Queste furono, cosa ancora più importante, le prime elezioni dove le donne poterono votare.

Bruno Arcieri si accarezzò la barba ispida, guardando il proprio volto riflesso in una delle poche vetrine di via Scipione Ammirato, nella prima periferia borghese di Firenze.

Avrebbe dovuto darsi una sistemata.

Che vento spira su quell’Italia? Il vento della sconfitta dopo quella guerra voluta da fascismo che aveva portato morte, distruzione, famiglie distrutte, macerie. Non solo le macerie dei palazzi distrutti dalle bombe ma anche le macerie morali di un paese lasciato allo sbando dopo la fuga del re a Brindisi, il crollo del regime e l’occupazione del paese da parte del nazismo.

Ma anche un vento di riscatto e di speranza, alimentato dal coraggio e dal valore degli italiani che scelsero di lottare dalla parte giusta in quella guerra di Liberazione che aveva ridato un minimo di dignità all’Italia. Guerra a cui pure lo stesso Bruno Arcieri, ufficiale del SIM, aveva partecipato

.. da Salerno a Milano, venti mesi di combattimenti, in mezzo a orrori che lo avevano reso forse più compassionevole, ma, in modo paradossale, anche più cinico, come se indossasse uno scafandro per camminare impunemente sul fondo melmoso di un’Italia affondata.

E ora il referendum, la possibilità di votare, dopo venti e più anni del regime, un voto libero, per tutti, anche per le donne. Per cambiare, per dire basta.
Ma sulla nostra nazione grava un altro pericolo e toccherà ancora una volta ad Arcieri tornare in azione e sventare questa minaccia, come ai tempi del SIM, il servizio segreto militare rinominato da Badoglio in Ufficio I e messo in naftalina, perché troppo compromesso col regime:

«Dobbiamo parlare in privato.» Il tono di voce dell’uomo, gentile ma fermo, intimoriva. Era sui sessanta, forse un po’ di più, distinto, dotato di un carisma..
Nella sua Firenze, dove vive gli ultimi giorni accanto ad Elena, la donna che ama e che è in procinto di partire per la Palestina, quella che ritiene essere la sua terra, Arcieri riceve un messaggio del Comandante, il suo superiore al servizio segreto.
Lo raggiunge a Firenze raccontandogli di questa minaccia: qualcuno sta distruggendo il servizio dall’interno, per indebolirlo agli occhi del governo e degli alleati, allo scopo di indebolire il paese.
Questo qualcuno ha brigato per estrometterlo dal suo ruolo, oltre a questo alcuni dei suoi “controlli” diretti, informatori irregolari che gli riferivano notizie riservate, sono stati uccisi simulando degli incidenti. Uno di loro era proprio quel dottor Guido Mori.
Arcieri deve recarsi subito a Roma e prendere dimora presso uno degli ultimi “controlli” del Comandante, un marchese caduto in rovina che oggi dispone solo della sua villa, presso cui prenderà dimora.

«Lei pensa che ci sia un piano preciso. Una specie di complotto, che sta svuotando il Servizio degli elementi migliori?»

L’Italia alla fine della guerra è stata relegata tra le nazioni sconfitte, troppi sono gli interessi, spesso in contrasto tra loro, sul futuro del nostro paese. Qualcuno, tra le potenze alleate che si stanno spartendo ora il controllo del mondo, potrebbe aver interesse ad indebolire ulteriormente il nostro paese, usando una talpa per colpire il servizio e portar fuori notizie riservate.

«Mi farà da agente privato, illegale, come se agisse in territorio nemico. Continuerà a svolgere il suo lavoro di passacarte ..»

Inizia così questo thriller dove vedremo il protagonista muoversi in una Roma oggi irriconoscibile: se i bombardamenti hanno in parte risparmiato la città, la fame e la miseria si sono fatte sentire anche qui, nella città eterna. Tutto è in vendita, dalla dignità delle persone costrette a vendersi per fame trasformando l’urbe in un enorme bordello a cielo aperto. Alle informazioni segrete di cui arcieri ha bisogno per capire chi sia questa talpa all’interno del servizio.

Si guardò intorno. Pochi passanti, donne e uomini, con le mani in tasca e gli occhi bassi, per fuggire gli sguardi del prossimo. Molti probabilmente erano disoccupati, e forse si sentivano in colpa. Un uomo anziano raccoglieva con metodo le cicche da terra e le metteva in un sacchetto di carta. Una vecchia allungava con gran vergogna la mano, all'angolo della strada. Erano le vittime di una guerra criminale, e ancor più di due anni di pace decisamente bellicosa. Su quei volti era stampato un tempo di miseria strisciante, occultata a malapena. L'immagine della sconfitta, della disfatta interiore.

In questa indagine in cui ancora una volta si troverà a mettere a rischio la propria vita, Arcieri verrà aiutato da uno strano giornalista, Lanza, con la passione per gli alcolici ma capace di procacciarsi qualsiasi informazione perché tutto o quasi ha un prezzo.

E poi da Cristina, la figlia del marchese che lo ospita: lavora presso una struttura in Vaticano che accoglie preti che fuggono dai paesi dell’est. Ma forse anche questa è una struttura di copertura per far passare informazioni da e verso la Russia.

E forse la stessa Cristina non è solo una impiegata come le altre..

Ritroveremo qui altri personaggi che abbiamo incontrato in precedenti (o successive) indagini di Arcieri: Daniele, un fascista convinto che aveva lavorato come suo collaboratore in operazioni poco ortodosse. Nanette, la fascinosa agente che Arcieri aveva “infilato” nel letto di ufficiali nazisti per carpire informazioni. Eleonora, altra “impiegata” del servizio finita a lavorare in un archivio.

Adesso l’Italia era in balia delle nuove grandi potenze, terreno di battaglia per un’altra guerra non guerreggiata..

Si parla di servizi segreti in questo thriller: Leonardo Gori nell’intervista a Rainews racconta che per documentarsi ha fatto delle ricerche ma ha cercato di non farle pesare sul lettore. I personaggi, del Sim, dei servizi inglesi, i russi, si trovano a loro agio in questa Italia del 1946: c’è del vero, del verosimile, c’è dell’inventato, ma Leonardo Gori ha sempre cercato di rispettare l’essenziale, della storia con la S maiuscola.

Allora, la storia: quanto è stata reale l’influenza dei servizi segreti stranieri sul referendum e sul destino del nostro paese? C’è stata una loro influenza sul voto finale del referendum? Come racconta lo stesso autore, “ho cercato di non seguire la vulgata ma di cercare delle angolazioni diverse, chi, insospettabile potrebbe aver giocato un certo ruolo ”.

L’Italia distrutta dalle macine si sarebbe sollevata da quella miseria, ci sarebbero voluti anni, gli aiuti degli alleati, la volontà di quanti volevano scrollarsi di dosso fame e miseria. Sarebbe arrivata l’Italia del boom, certo. Ma quell’Italia non avrebbe fatto i conti col suo passato: c’era l’arrivo di una nuova guerra “non guerreggiata”, la guerra fredda dove i nemici di ieri potevano essere utili a combattere il nemico di domani, i fascisti riciclati nel sistema in funzione anticomunista.

Ma c’era anche la comoda illusione che il fascismo fosse qualcosa di esterno a noi: un qualcosa che aveva illuso lo stesso Arcieri, anni prima, quando aveva visto arrivare al potere le camice nere e Mussolini

.. a quando pensava che il fascismo si sarebbe prima poi esaurito in modo pacifico, alla fine sarebbe scomparso senza trascinare con sé immense distruzioni materiali e morali, e al suo posto sarebbe nata una nuova Italia, fondata su presupposti nuovi di giustizia e libertà; a quando poteva ancora credere che il male fosse rappresentato solo da Mussolini e dal suo volgare regime di cartapesta, basato sulla violenza, sul disprezzo per la democrazia e sulla delazione, e che non ne fossero invece responsabili proprio gli italiani, quasi tutti fascisti nell’animo, anche quando credevano di essere dalla parte opposta: con la loro mentalità furbastra, con lo spirito vigliacco del branco, con il disprezzo belluino per le regole del vivere civile, con la loro propensione ai mezzucci e alla truffa.

Vedendo cosa è diventata l’Italia di oggi, verrebbe da dire che quell’Italia fascista non è mai morta.

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16 marzo 2025

Anteprima Presadiretta - Fentanyl overdose globale

Trump ha usato l'arma dei dazi contro Messico e Canada accusandoli di non fare abbastanza per fermare produzione e spaccio di fentanyl, la droga che sta causando più morti in nord America.

Presadiretta parlerà di questa droga, del lungo viaggio dal Messico agli Stati Uniti fino in Europa per un traffico che passa anche attraverso il dark web.
Si parlerà poi dei danni che sta causando in America e in Italia: dei tossicodipendenti ridotti a zombie e delle loro famiglie distrutte.

Il servizio parte dal viaggio lungo il muro tra Messico e Stati Uniti, che ferma i disperati in cerca di fortuna e di una vita migliore ma che non ferma i traffici di fentanyl. Traffici che partono dallo stato di Guerrero: per arrivare verso il confine con gli Stati Uniti si deve attraversare tutto il Messico, prendere l'aereo e volare per tremila km, arrivando alla città di Tijuana. Mentre si atterra, si vede sull'orizzonte la città di San Diego con tutta la baia. già negli Stati Uniti.

La città di Tijuana finisce proprio a ridosso del muro che divide i due paesi e che prosegue da qui per oltre mille km. migliaia di persone attraversano i varchi alla frontiera in macchina o a piedi: nonostante il muro, frontiera e controlli i narcos riscono a far passare il fentanyl dall'altra parte per rifornire il mercato degli Stati Uniti. Ma questa droga sta diventando un problema anche per chi vive da questa parte del muro - racconta il servizio - tanto che il governo messicano ha lanciato una campagna di sensibilizzazione. Le città sono piene di manifesti con messaggi contro la droga ma anche di gente tossicodipendente che vive per strada, insieme alle migliaia di migranti che a più riprese sono arrivati fino a qui con l'inteto di entrare negli Stati Uniti.

Padre Antonio lavora nella mensa Don Bosco dove si accolgono e aiutano questi migranti: è un sacerdote spagnolo venuto a Tijuana per dare una mano alla mensa che ogni giorno da da mangiare a pià di 700 persone.

Migranti che arrivano dal Messico e dalle altre regioni del centro e sud America "persone che syanno lottando per avere una vita migliore, che lottano per le loro famiglie, per i loro figli, è un loro diritto, deve essere tutelato".

I volontari di questa mensa accolgono le persone e servono loro da mangiare: un flusso continuo di uomini donne e anche bambini, intrappolati in un'esistenza che permette loro a stento di sopravvivere. Quasi tutti migranti partiti per arrivare negli Stati Uniti ma che sono rimasti bloccati qui. Vivono per strada, i più fortunati riescono a trovare un posto nei centri di accoglienza delle associazioni umanitarie, solo i salesiani qui ne hanno cinque.

Oltre al cibo qui alla mensa si fornisce anche assistenza medica al piano di sopra dove è stato allestito un laboratorio.

Il team di medici che lavora qui arriva dalle università di Tijuana e San Diego, sono tutti volontari, il dottor Luis Burgos è il loro responsabile.

A Presadiretta raccontano delle malattie che curano più frequentemente sono le infezioni sessuali, da quelle più lievi a all'HIV, problemi metabolici e anche droga. A volte anche problemi di salute mentale.

Sono persone che vivono per strada, non sono solo i migranti che arrivano qui: per resistere alle sofferenze iniziano a far uso di droghe e li vedi che sembrano cadere in letargo, "il fentanyl è tremendo.. le droghe chimiche sono il primo problema in questa città" spiega don Antonio. Qui ci sono stati diversi casi di overdose che, per fortuna, sono riusciti a trattare. La droga c'è sempre stata è cambiato solo il tipo di droga che si consuma.

Il traffico di droga e il potere dei narcos, con la loro capacità di controllare le istituzioni in Messico non sono solo un problema sanitario e sociale, ma sono anche un problema per la democrazia. Il servizio racconterà della strage di Uguala, il 26 settembre del 2016,sempre nello stato del Guerrero: alcuni studenti della scuola di Ayotzinapa furono sequestrati dalla polizia locale mentre andavano in autobus ad una manifestazione a Città del Messico. La polizia sparò su loro uccidendone 6, 43 furono rapiti per scomparire nel nulla.

I dettagli della strage sono stati raccontati a Presadiretta Ernesto Cano, uno degli studenti sopravvissuti alla strage grazie all’aiuto di una famiglia che lo ha nascosto dalla polizia.

Molti mi dicono di lasciare perdere, che probabilmente i nostri compagni sono già morti ma finché non ci dimostrano il contrario i nostri compagni sono considerati scomparsi e la scomparsa significa assenza ma anche la possibilità di trovarli..”

Dal Messico all’Italia, come hub di arrivo della droga e anche come piazza di spaccio: il viaggio dei giornalisti di Presadiretta arriva all’aeroporto di Fiumicino a Roma, uno dei più grandi hub di Europa, qui ogni anno transitano 50 ml di viaggiatori per un volume di merci di più di 200mila tonnellate.
Ci sono aerei che atterrano dal Messico: i militari della Guardia di Finanza ispezionano questi aerei con cura. Il Messico è infatti un paese attenzionato perché lì vengono prodotte le sostanze più pericolose come la cocaina, le metanfetamine, la marijuana e ormai da qualche anno il fentanyl.

Questa sostanza viene caricata dalle organizzazioni criminali in partenza utilizzando il dark web per la gestione dei rapporti coi clienti in Europa, può essere occultata assieme alla merce lecitamente trasportata oppure nascosta in luoghi che consentono un ottimo occultamento – spiega il tenente Peroni a Presadiretta – come possono essere i giubbotti di salvataggio, la cabina di pilotaggio o anche la stiva.
L’aereo e la merce scaricata viene controllata per tutta la giornata: nel servizio viene mostrata la scoperta di un pacco potenzialmente a rischio, un pacco postale di un corriere espresso in cui all’interno viene inserita della sostanza illecita. Il narcotest rileva la presenza di molecole di metanfetamine.

Mario di Tosto è direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a Fiumicino: ai giornalisti racconta di come, nell’ultimo trimestre, parcellizzata in centinaia di spedizioni illecite intercettate dalla GDF e dall’Agenzia, sono riusciti a sequestrare quasi 30 kg di sostanza stupefacente.

Il servizio di Presadiretta proseguirà raccontando alcune storie di tossicodipendenza: la droga non uccide solo chi la consuma, ma anche i familiari, come testimoniano le mamme dell’associazione SOSBallarò “Mio figlio ogni notte, va a Ballarò” racconta una di loro “mi dice accompagnami perché da solo non ce la faccio, così mi controlli, anziché prendere il crack prendo la roba che per me è meglio .. siamo arrivati a questi estremo. Io ho fatto in modo di non avere soldi perché se no se li mangia tutti. Sono andata a chiedere soldi in prestito a persone, al negoziante, io ho fatto cose allucinanti..”
I genitori di SOS Ballarò vorrebbero che i loro figli fossero dichiarati di intendere e di volere per poterli spingere alla cura, ma in Italia non è possibile spingere un maggiorenne ad un trattamento di cura, la loro maggiore preoccupazione è perciò sempre la stessa, togliere i figli dalla strada e dalle piazze di spaccio, a qualsiasi costo. Anche ricorrendo a misure estreme.
Una delle madri è arrivata a denunciare il figlio: “Ho buttato via tutto quello che ho trovato in casa: bottiglia, palline di crack, fumo... Sono andata in questura e ho detto quello che succedeva in casa negli ultimi tempi.. non c’era estorsione, non c’erano violenze.. facciamola finita cosa volete che vi dica? Io devo salvare mio figlio se ci riesco, così ho mentito. Ho mandato mio figlio in carcere per salvargli la vita”

La scheda del servizio:

Ogni anno vengono prodotte in laboratorio 100 nuove molecole, che si aggiungono alle mille già esistenti sul mercato delle droghe sintetiche. Si alza l’allarme sulla crescente diffusione di droghe sintetiche: il fentanyl, cinquanta volte più potente dell’eroina, è arrivato anche in Italia? “PresaDiretta” il programma condotto da Riccardo Iacona su Rai 3, nella puntata di domenica 16 marzo alle 20.30, si occupa di droghe sintetiche: la prima parte - “Aspettando PresaDiretta” - è dedicata soprattutto a ecstasy, ketamina, mdma, anfetamine, cannabinoidi sintetici, benzodiazepine,per capire la loro diffusione sul territorio e le vie illegali del commercio, che passano anche attraverso il dark web. E poi, un viaggio da nord a sud del Paese attraverso le principali inchieste che hanno portato alla luce ricette contraffatte, medici e farmacie compiacenti e traffico di ossicodone, per capire quanto è alto il rischio della diffusione del fentanyl nel nostro Paese. In studio con Riccardo Iacona il criminologo Vincenzo Musacchio e l’inviata di Avvenire Lucia Capuzzi.

A “PresaDiretta” poi, gli straordinari reportage realizzati in Messico e in Canada, tra laboratori illegali, traffici criminali ed effetti devastanti sui consumatori. “Fentanyl overdose globale", ricostruisce la dimensione di questo oppioide sintetico, chiamato anche la droga degli zombie per il suo effetto devastante. Prima tappa il Messico, con la guerra tra Cartelli per la produzione e il commercio di fentanyl, con le testimonianze di chi cucina la droga, degli esperti che contrastano i narcos, degli operatori che assistono migranti e tossicodipendenti. Il Messico dove la droga è anche una minaccia per la democrazia come dimostrano le oltre 100 mila persone scomparse.

PresaDretta” è andato poi in Canada dove il fentanyl provoca, solo nella regione di Vancouver, sette morti al giorno ed è entrata nei laboratori clandestini sequestrati dalle forze dell’ordine. Un Paese che nel tempo è diventato produttore di droga sintetica e dove gli enormi proventi illegali stanno inquinando anche l’economia legale.

E poi c’è la lotta contro le dipendenze: come funzionano alcuni dei 600 Serd del Paese, i Servizi territoriali per le Dipendenze patologiche, che lavorano sulla prevenzione e sulla terapia dei tossicodipendenti, che soffrono per i tagli e per la cronica scarsità del personale. Oggi mancano all’appello oltre fduemila unità, tra medici, psicologi e infermieri. Infine l’altra faccia del fentanyl: il farmaco analgesico indispensabile nelle anestesie e nel trattamento del dolore cronico. Dispositivi per la terapia del dolore utilizzati nei centri, sia privati che pubblici e spesso conservati in cassaforte.

"Fentanyl overdose globale" è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina de Ritis con Giuseppe Laganà, Luigi Mastropaolo, Elena Stramentinoli, Cesarina Trillini, Emilia Zazza, Eugenio Catalani, Fabio Colazzo, Matteo Delbò, Paolo Martino.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

10 marzo 2025

Iris di marzo di Grazia Verasani

 

Sono fortunata, l’uomo smilzo e stempiato che mi siede di fronte in questo anonimo ambulatorio medico, pneumologo di professione, è un vecchio compagno di liceo che non pretenderà nessuna parcella, ma lo sguardo accigliato con cui legge il referto della mia spirometria, dopo aver esaminato quello dell’eco al torace, non lascia presagire nulla di buono.

Ci sono libri che riescono a raccontarti la realtà meglio di tanti approfondimenti e saggi: questo di Grazia Verasani è un esempio calzante, qui troviamo tanti temi di stretta attualità come la microcriminalità delle seconde generazioni di immigrati (che poi sarebbero anche la terza); i giovani adolescenti e il loro rapporto con l’amore, con le affettività. Cosa vogliono dalla vita e cosa invece ottengono da questa società classista dove sono azzerati tutti i sogni e le ambizioni..

Da dove arriva la rabbia che si portano dentro i figli di immigrati, ragazzi che potranno diventare italiani solo dopo i diciotto anni, perché prima sono solo invisibili?
Quali sono le loro ambizioni, i loro sogni?

Ecco tutto questo viene raccontato con gli occhi di Giorgia Cantini, qui al settimo romanzo, che adolescente è stata negli anni settanta, tanti anni prima.

Una mattina, dopo una visita da un amico pneumologo che, inutilmente, ha cercato di convincerla a smettere di fumare, si trova in ufficio la signora Teresa, la mamma di Libero

«Sono qui per mio figlio Libero, dottoressa. Ha sedici anni, anche se lui direbbe quasi diciassette. ..»

Libero sta trascurando la scuola, a casa ha un atteggiamento ostile e, cosa che la preoccupa, ci sono quei brutti amici che frequenta, che sia finito in una baby gang? Potrebbe Giorgia seguirlo per capire se si sta mettendo nei guai?
Di questo gruppo di amici fa parte un ragazzo di origine nordafricana, uscito da poco dal carcere minorile che ha considerato come una vacanza che si porta dietro sempre un coltello a serramanico, per dimostrare la sua aria da duro. Poi c’è Charlie, amico di infanzia di Libero, che ora lavora nella pizzeria di famiglia. Olimpia, una ragazza ai limiti dell’anoressia per la sua magrezza e con brutti tagli sugli avambracci. E poi c’è Iris:

«Ed è qui che entra in gioco Iris, una diciottenne che un anno fa è stata protagonista di una bruttissima vicenda. ..»

La brutta faccenda è stata quella dei festini a base di coca dove dei professionisti facevano sesso con ragazze, anche minorenni come lo era Iris.

Ma Iris da quella storia sembrava addirittura esserne uscita rafforzata: aveva cambiato quartiere, amicizie, si era allontanata dai vecchi amici. Amici come Libero e Charlie, che di lei si sono innamorati ma senza essere ricambiati. Perché Iris è una che guarda lontano, vorrebbe fare l’attrice e anche le attenzioni di quelle persone più grandi di lei le fanno piacere.
Giorgia si ritrova a studiare questo ragazzo, così diverso da quelli della sua generazione, cresciuta senza internet e cellulari, senza quella socialità spinta che porta a chiudersi in una bolla:

La differenza è che noi non avevamo internet, eravamo ignari della rivoluzione digitale, coi suoi pro e i suoi contro, e nutrivamo ideali che avremmo poi seppellito in età matura e senza un funerale..

Per capire i problemi di ragazzi come Libero o come Hicham, bisogna anche riflettere su quello che la sua generazione ha lasciato come eredità: un paese dove l’ascensore sociale è fermo, la fine delle illusioni e la disillusione che nulla cambierà in meglio.

Per i ragazzi che crescono in contesti difficili, come Libero o la stessa Iris, figlia unica di una madre separata, l’unica possibilità è la fuga:

.. i più fortunati, dopo il liceo o l’università, se ne andranno all’estero, ma gli altri? Crescono in città piene di anziani, la scuola è un’imposizione e non certo un luogo di salvezza, non hanno libri in cui individuare modelli di ispirazione, e nemmeno un Che Guevara dipinto sulla maglietta.

Una mattina, reduce da una nottata difficile, Giorgia viene svegliata da una telefonata di Teresa, la madre di Libero:

«Si calmi, Teresa» la incoraggio dopo un paio di colpi di tosse. «Chi hanno messo in un carrello?»

Iris, la ragazza piena di luce e di energia, quella che coltivava il sogno di fare l’attrice, è stata trovata morta: accoltellata e infilata dentro un carrello della spesa delle coop.

Un’indagine non è mai come lanciare un’esca e poi avvolgere lentamente il mulinello, si formano sempre mille cerchi d’acqua che confondono sovrapponendosi tra loro

Giorgia inizia così una sua indagine parallela a quella della polizia, cercando però di tenersi ben lontana dal suo ex, il super poliziotto Bruni, che l’ha abbandonata per tornare dalla sua famiglia.
Una indagine che deve portare avanti perché quella morte le ricorda da vicino quella della sorella, Ada, morta suicida anni prima. Anche lei voleva fare l’attrice, anche la sua una vita bruciata troppo in fretta..

Si scopriranno diverse analogie tra questi ragazzi, la nuova “gioventù bruciata” e quelli della sua generazione: in fondo le difficoltà nel superare un trauma, come un amore mancato, sono le stesse.
Chi ha ucciso Iris in una fredda notte di un marzo dove l’inverno non vuol lasciare spazio alla primavera?

«E cosa vorresti fare del tuo tempo?»
«Il problema è che non lo so. E nemmeno Libero. Qui non lo sa nessuno.»
Quanta vita reale dentro queste pagine. Quante risposte alle tante domande sul perché delle baby gang, sul fallimento dell’integrazione delle seconde e terze generazioni. Su questi adolescenti che crescono senza speranze e tanta rabbia.

La scheda del libro sul sito di Marsilio
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

09 marzo 2025

Anteprima Presadiretta – Cittadinanza all’italiana

La prima puntata della stagione 2025 di Presadiretta sarà dedicato al tema della cittadinanza italiana, pensando alle migliaia di giovani nati e cresciuti qui che si vedono negare un diritto solo per l’ottusità delle leggi, per una visione miope e poco lungimirante della politica italiana, di destra.

Nell’anteprima si parlerà di femminicidi tra le giovanissime: Presadiretta lancia il suo allarme, il giorno dopo l’8 marzo, aumentano i casi di ragazzine he subiscono violenza da parte dei ragazzi e questo – racconta Riccardo Iacona nella presentazione della puntata – è un segnale di un fallimento, perché significa che facciamo troppa poca prevenzione, altrimenti come si giustifica che tutti questi stereotipi e queste violenze si riproducono tra i giovanissimi?
E come pensiamo di svuotare il mare della violenza di cui sono vittime le donne italiane se non facciamo prevenzione?

Il cuore della prima puntata è invece dedicato alla nostra legge sulla cittadinanza: è qualcosa di veramente paradossale – continua Iacona – gli stranieri che vivono e lavorano da noi, persino quelli che nascono da noi, devono fare i salti mortali per ottenere la cittadinanza italiana mentre gli “oriundi” italiani la possono avere e senza limiti generazionali, anche se non conoscono l’italiano, non hanno mai vissuto da noi, non hanno mai contribuito all’economia di questo paese. Veramente una cittadinanza all’italiana.

Da una parte questi 60 milioni di persone nel mondo che possono diventare cittadini italiani per diritto di sangue anche se non vivono da noi (e se sono calciatori l’iter è solo una farsa). Dall'altra parte, per chi nasce e lavora da noi da anni, ottenere la cittadinanza è un incubo, servono anni e, nel mentre, non ti vengono riconosciuti i diritti propri dei cittadini italiani.

I giornalisti di Presadiretta hanno raccolto diverse storie di “stranieri” in Italia, gli invisibili: per ottenere quel pezzo di carta serve una lunga lista di documenti, compresi gli ultimi tre anni di reddito, il certificato di residenza storico, il test di lingua italiana e infine una tassa da 250 euro da pagare al ministero per avviare la pratica di cittadinanza.

Il permesso di soggiorno? Deve essere registrato e a posto ogni anno, almeno fino all’ottenimento della cittadinanza: è la storia di Kejsi, arrivata in Italia dall’Albania quando aveva nove anni, quasi vent’anni fa, per un errore nel permesso di soggiorno della madre ha dovuto rifare da capo tutto l’iter per ottenere la cittadinanza, perché lei è in Italia da più di dieci anni e potrà diventare italiana tra tre anni.

Cosa significa per una ragazza come Kejsi avere una carta con su scritto cittadina italiana? Poter andare a votare, per esempio: senza la cittadinanza sei invisibile agli occhi delle istituzioni, le persone con background migratorio che crescono e vivono qui da tanti anni sono invisibili.

Anche il campione Fausto Desalu è nato e cresciuto qui, a Casalmaggiore: figlio di genitori nigeriani ha dovuto aspettare 18 anni prima di diventare italiano. Eppure il 6 agosto 2020 a Tokio aveva indosso la maglietta azzurra quando ha vinto la medaglia d’oro per la staffetta dei 4x100: “io quel 6 agosto ero fiero con ogni cellula del mio corpo di poter sollevare quella bandiera italiana, non mi sono guardato indietro a quello che è successo prima, io stavo pensando solo a quel momento lì. E in quel momento ero probabilmente l’italiano più felice di tutti.”
C’è dell’ipocrisia in un paese che fino a 18 anni ti dice ‘tu non sei italiano?’ però poi ti da una bandiera e te la mette sulle spalle e ti vede tutto il mondo?
“Per un ragazzo come me forse un po’ ingiusto lo è, perché comunque io ho vissuto per 18 anni in Italia, non sono mai andato all’estero, neanche in gita, ringrazio me stesso per non aver mollato, per non aver smesso di credere in me. Anche se purtroppo ci sono state delle leggi che mi hanno impedito di essere italiano fin da subito.”

Ci sono poi altre storie, quelle dei discendenti degli italiani espatriati all’estero, quasi 60 milioni tra il 1861 e il 1985, molti erano contadini costretti a lasciare le campagna per sfuggire alla povertà dell’Italia post unitaria (e il regno sabaudo incentivava questa emigrazione lasciando gli emigranti nelle mani di avidi sfruttatori – leggetevi Gli invisibili di San Zeno di Alessandro Maurizi). Attraversavano l’oceano, spendendo anche una fortuna, attirati dal poter arrivare in quella che veniva presentata loro come una terra del bengodi, ignari invece degli enormi sacrifici che avrebbero dovuto affrontare.

Di questi migranti, 18 milioni non sono mai tornati e i loro discendenti sono oggi quasi sessanta milioni, molti vivono nell’America del sud, in Brasile.

Nevton Bortolotto a Presadiretta racconta questi sacrifici: “agli italiani quando partivano veniva detto che il Brasile era un paese dove si poteva diventare ricchi, la terra della cuccagna, della fortuna, invece hanno trovato tutto il contrario, hanno dovuto disboscare il terreno, costruirsi le loro case, le capanne.. I primi periodi sono stati molto duri, sono morti tanti di fame, di fatica, sono morti anche come vittime dagli indigeni che si sono trovati invasi da questi europei e l’italiano a sua volta non sapeva che ci fossero gli indigeni, è stato ingannato..”

Sergio Maccari è figlio di un emigrante partito da San Polo di Piave a Treviso: “mi sono italiano” dice al giornalista di Presadiretta “il vero figlio di immigranti, il sangue italiano è qua del sud, del Rio Grande del sud.. La Meloni ha detto che l’Italia ha bisogno dei figli dei migranti, dobbiamo ritornare là, per fare la nuova Italia. Non quella dei migranti africani, quella degli arabi, no! Voglio essere trattato come un figlio di italiani”.

La scheda del servizio e il comunicato dell’Ufficio Stampa:

Tornano le inchieste di "PresaDiretta" di Riccardo Iacona, ogni domenica alle 20.30 su Rai 3. Si comincia con il nuovo ciclo, domenica 9 marzo, con una puntata che si occupa di cittadinanza italiana e delle leggi che la regolamentano; mentre "Aspettando PresaDiretta" è dedicata ai femminicidi tra le giovanissime.  
Un viaggio di "PresaDiretta" tra le richieste di cittadinanza in Italia e in Brasile. Tra le storie dei discendenti di italiani emigrati dopo l’Unità d’Italia che oggi chiedono di diventare cittadini italiani e il percorso a ostacoli che affrontano i tanti migranti che vivono in Italia da decenni e i loro figli nati qui. Tra ius soli, ius scholae, ius sportivo e ius sanguinis che fanno discutere la maggioranza. Aspettando PresaDiretta, nella prima parte della serata racconta le storie delle ragazze, sempre più giovani, vittime della violenza di fidanzati ed ex compagni. E a che punto sono la legge e le iniziative  per introdurre nelle scuole l’insegnamento all’affettività? In primo piano, le storie di Aurora, Sara e Giulia, uccise dai loro partner. 
Giovani, giovanissime vittime della violenza psicologica e fisica, della cultura del possesso, della necessità del controllo che purtroppo caratterizzano molte relazioni. Un viaggio di Riccardo Iacona nei centri di ascolto, dove gli operatori insegnano a riconoscere le radici della cultura patriarcale e le interviste a genitori straordinari come Tina Raccuia e Gino Cecchettin, impegnati a promuovere l’educazione alla relazione tra i più giovani. Con i riflettori accesi sulla battaglia politica attorno all’insegnamento all’affettività nelle scuole. In studio con Riccardo Iacona: Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano. 
Poi, la puntata "Cittadinanza all'italiana". Ci sono stranieri che vivono in Italia da tanti anni, o che ci sono nati, che parlano l’italiano e pagano le tasse, ma che non hanno ancora la cittadinanza italiana. Come si diventa cittadini italiani? E cosa significa nella vita di tutti i giorni, non avere la cittadinanza? A PresaDiretta le storie di chi, tra file in Questura, appuntamenti annullati e ostacoli burocratici, aspetta da decenni. E poi ci sono più di 900mila studenti nelle scuole, come Ahmed, Khanda, Youssef, nati e cresciuti nel nostro Paese da genitori stranieri, che aspettano di diventare italiani anche sui documenti. Ma anche le storie di chi, grazie allo ius soli sportivo, riesce ad essere tesserato dalle federazioni sportive. Poi c’è il paradosso di chi invece la cittadinanza italiana l’ha ottenuta, senza aver mai messo piede in Italia. Il viaggio di PresaDiretta parte nel minuscolo Comune molisano di Montorio nei Frentani e in quello veneto di Val di Zoldo, dove gli uffici comunali sono sommersi dalle richieste di cittadinanza di persone che hanno un antenato italiano, emigrato all’estero, anche nel secolo scorso. E prosegue in Brasile, dove ci sono 30 milioni di italo-discendenti e dove prospera il business delle agenzie che per 10 mila euro sbrigano tutte le pratiche. Nel frattempo in Parlamento ci sono quasi 30 proposte per modificare la legge e in attesa dei referendum che interverranno anche sulla cittadinanza, la battaglia politica è sempre più accesa.  
"Cittadinanza all'italiana" è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina de Ritis con Marco Della Monica, Marianna De Marzi, Lorenzo Grighi, Francesca Nava, Emilia Zazza, Eugenio Catalani, Fabio Colazzo, Matteo Delbò, Fabrizio Lazzaretti.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

06 marzo 2025

L’antico amore, di Maurizio De Giovanni


"Non ci fosse la notte. Ce l’avrei fatta, se non fosse esistita la notte. Perché di notte cambia tutto. Di giorno senti che il tempo si riempie. Incontri i parenti, gli amici: parli, ascolti, bevi. Puoi anche solo metterti ad ascoltare i rumori della strada, riconoscere le ruote dei carri che rotolano, i venditori che schiamazzano, i commercianti che protestano.."

Non ci sono delitti su cui indagare al centro di questo nuovo romanzo dello scrittore Maurizio De Giovanni. Ma forse è vero che un'indagine c'è ne "L'antico amore", è quella che dovrà fare il lettore di fronte a questi tre personaggi, protagonisti del romanzo, le cui storie sembrano distanti secoli e che invece hanno in comune la ricerca di un destino.

Un poeta del primo secolo avanti Cristo, che potremmo immaginare essere Catullo, che nelle sue poesie si dispera per un amore che l'ha lacerato dentro, svuotandolo di tutta la forza, l'energia, la voglia di vivere.

"Troppo tempo, pensò. Troppo da allora, dai banchi del liceo quando un anziano insegnante gli aveva trasmesso il senso di un antico amore; e troppo era anche il tempo che lo aspettava prima della pensione, .. Sono in mezzo al guado, rifletté. Ventidue anni di insegnamento"

Un professore universitario deluso da quello che raccolto dalla propria vita e da quello che ha ottenuto dall’insegnamento: una moglie distante che gli rinfaccia quella vita che non ha potuto avere e degli studenti che non sono interessati alle sue lezioni.

Un insegnante "in mezzo al guado", tanti anni di insegnamento alle spalle, tanti rimpianti per le aspirazioni e l'energia che aveva anni prima, quando si innamorò della poesia e in particolare di un poeta di secoli prima (il poeta disperato per quella donna che lo ha abbandonato?) che aveva vergato in versi la sua disperazione, definendole nugae, ovvero "sciocchezze":

".. perché un poeta che ha scandagliato i labirinti dell’amore, che è stato così abile nel dar forma, anima, infinito splendore e profondità a quel sentimento, definisce “sciocchezze” i versi più belli e rapinosi della storia dell’umanità?"

Poi un altro professore anziano, di cui si prende cura di nome Oxana, venuta qui dalla Moldavia per un lavoro.

"Oxana prende una camicia dalla cesta e la dispone sul tavolo da stiro. Stirare le piace molto. Si è chiesta perché, quando chiacchiera con le amiche il giovedì al caffè, tutte dicono che ne farebbero a meno, sembra di sentire la voce di Ljuba, una delle più feroci critiche del gruppo del giovedì. Le donne, direbbe, la colpa prima di tutto è delle donne. Non hanno valori, non hanno spirito di sacrificio né serietà".

Da una parte l'ossessione per un amore che non ci sarà più, per il poeta, o di un amore che c'è stato un tempo e che ora si è inaridito, per il professore di lettere, Marco. Oppure la difesa della memoria, il dover difendere a qualunque costo il ricordo di ciò che si è perduto e che rimane ancora caro, come vedremo fare all'anziano professore.

E dall'altra le convenzioni della società in cui vivono i personaggi, appunto così distanti e così vicini allo stesso tempo: le convenzioni della società romana che incastrano la donna amata dal poeta, una società comunque rigida e maschilista, costringendola a portare un peso che magari non avrebbe voluto sostenere.

Le convenzioni dietro il matrimonio del professore di lettere. Un matrimonio con la figlia di un imprenditore che deve la sua fortuna al suo pelo sullo stomaco, una persona che incarna quanto di più lontano possa esserci da lui. Un professore che anni prima è rimasto colpito dai versi di questo poeta latino e da come raccontava il suo strazio per un amore perso per sempre. Ecco che si iniziano a vedere qui i fili che legano assieme queste persone.

Un mistero lo dovrà risolvere anche Oxana, la fedele badante del professore anziano, attenta osservatrice dei suoi gesti, di quelle sue strane abitudini quotidiane: cosa scrive tutti i giorni su un foglio, con quella sua calligrafia precisa? A chi dedica quello scritto? E come mai, arrivato alla fine del foglio, lo strappa metodicamente, in tante parti uguali per gettarle via?

La risposta arriverà alla fine, quando questi fili che legano assieme i protagonisti del racconto saranno finalmente visibili con un colpo da maestro di De Giovanni, che ancora una volta si dimostra maestro nel raccontare il mistero della vita e tutto quello che ci rende vivi e unici. Le passioni, le gioie e i dolori. L'amore. Anche quell'amore antico che ancora oggi si riverbera nel presente:

Sulla prima pagina c’è una scritta a penna, in una grafia che curiosamente a Oxana ricorda quella dei frammenti di foglio che ogni sera raccoglie in cortile, solo più ferma e netta. C’è scritto: “L’amore è il ricordo dolce di una tempesta”.

La scheda del libro su sito di Mondadori

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