16 febbraio 2025

Anteprima inchieste di Report – il conflitto (di interessi) di Musk, la palude di Venezia, le ingerenze russe e i fuochi d’artificio

Un’inchiesta su Elon Musk, punto di riferimento globale dell’estrema destra, non solo quella italiana.

Poi un servizio su un rigassificatore in Italia, i cui tubi arriveranno da un amico di Putin, mentre il gas arriva a caro prezzo dall’America di Trump.

Le ombre dietro le luci dei fuochi

Anche il festival di Sanremo è stato inaugurato con l’esplosione di fuochi d’artificio di Vittorio De Angelis, autore dello spettacolo pirotecnico. Lo spettacolo è stato preparato con oltre mille accensioni elettroniche , otto punti audio di ascolto, dall’entrata del porto fino ad una nave da crociera.

Cosa rappresentano questi fuochi per la città di Sanremo? Lo spiega l’assessore al turismo e alle manifestazioni e sport Sindoni: “è un aspetto importante che lega il Festival alla città.”

Come si costruiscono questi giochi coi fuochi artificiali? Carmine di Giuseppe è un pyrodesigner, a Report spiega come costruisce gli spettacoli e la coreografia, facendo uso anche di un software di progettazione tridimensionale che sincronizzano i fuochi con la musica.

LAB REPORT: L’ARTIFICIO DEI FUOCHI di Chiara De Luca

Collaborazione Eleonora Numico

L’Italia è uno dei paesi con la più antica tradizione di fuochi pirotecnici, sono circa 1600 attività che ruotano intorno al settore. Report racconterà come vengono realizzati gli spettacoli pirotecnici dagli addetti ai lavori. Quello dei fuochi d'artificio è un mondo fatto non solo di luci ma anche di tante ombre: i fuochi pirotecnici, infatti, sono usati dalla criminalità organizzata per mandare messaggi specifici.

L’uomo dei razzi (a proposito della sovranità nazionale)

Le oligarchie e le autocrazie, come i regimi, considerano un fastidio le Costituzioni, vedono come un impiccio i sistemi di controllo, i pesi e i contrappesi dentro le istituzioni.

Dobbiamo abituarci, anche in America a vedere un imprenditore privato, che ha supportato in campagna elettorale un candidato, che dopo le elezioni prende un posto in quella stessa amministrazione. Portandosi dietro un suo conflitto di interessi.

Succederà con Elon Musk: nel 2021 vinse un appalto con la Nasa da 2,9 miliardi di dollari per il progetto Artemis con cui la Nasa mira a riportare l’uomo sulla Luna: Musk fornirà la navicella che atterrerà sul nostro satellite. Almeno finora: Trump ha infatti appena nominato a capo dell’agenzia spaziale Isaacman, un altro miliardario molto vicino a Space X (l’azienda di Musk con la sua costellazione di satelliti). Lo scorso settembre Musk lo aveva spedito nello spazio come turista con un suo razzo. Potrebbe costituirsi un conflitto di interesse?

Secondo il direttore del programma Orion della Nasa Howard Hu, no: lui si ritiene un impiegato governativo che ha un percorso predefinito nell’amministrazione Trump, sono molto vicini a riportare l’uomo sulla luna, per la prima volta dal 1972.

Ma è il percorso del governo o di una società privata che può cambiare le scelte politiche: Musk potrebbe chiedere di usare i suoi missili e non quelli della Nasa per la missione sulla Luna.

Non posso commentare” è stata la risposta di Hu.

La Nasa risponde al presidente Trump, ma Trump risponde a Musk?
Di certo è che il sostegno della base di Trump al presidente è forte e al suo consigliere Musk, sono limiti del dogma religioso: il padrone dell’universo – lo definisce un sostenitore, di certo sarà padrone della macchina dell’amministrazione americana che dovrebbe efficientare, our senza averne le minime competenze.
Ma l’importante è fare annunci, rendere l’America forte per un secolo, anzi per secoli, magari per i mille anni (come diceva quel tale in Germania anni fa).

I seguaci di Musk al momento possono accontentarsi seguendo i lanci dei suoi razzi, come quello avvenuto il 16 gennaio, missili che vanno in orbita (e rilasciano la navicella col suo carico di satelliti) e poi rientrano agganciandosi alla rampa di lancio in modo perfetto.

O quasi, visto che nel lancio del 16 gennaio la navicella sul golfo del Messico (o sul golfo dell’America, perché adesso dovremo anche aggiornare le cartine geografiche) ha fatto perdere i contatti con la base, esplodendo in cielo.


Nel frattempo, prima che l’uomo torni a calpestare il suolo della luna, in Germania potrebbe tornare al governo un partito di estrema destra: Elon Musk è intervenuto in diretta alla convention dell’AFD di Alice Widel, a dare il suo appoggio.

Nemmeno più fanno finta di nasconde le loro origini, dentro questo partito: il nonno della candidata premier Weidel era un gerarca nazista ma lei, lesbica e con due figli adottivi, è considerata il volto moderato del partito, anche se nelle proposte elettorali del partito non si usano troppi giri di parole.

Remigration è lo slogan ripetuto più volte e vuol dire deportare gli immigrati illegali presenti in Germania. “Abbiamo bisogno della remigrazione per vivere in tranquillità e sicurezza” ripete alla convention: poco dopo il suo discorso Weidel ha aperto un collegamento con un ospite d’eccezione, Elon Musk.
“Non c’è nulla di male nell’essere fieri di essere tedeschi, senza perdere sé stessi in questo multiculturalismo che diluisce tutto, non abbiamo bisogno di un mondo in cui tutto sia mescolato. Sembra che cui ci si stia troppo focalizzando sulla colpa dei tedeschi del passato, piuttosto abbiamo bisogno di andare oltre, dobbiamo essere eccitati per il futuro della Germania. Da queste elezioni che stanno arrivando in Germania dipende il destino dell’intera Europa, il risultato può decidere il futuro della civiltà, dell’Europa e forse dell’intero mondo.”

Anche per la Germania, come per l’America, si attende un futuro radioso nei prossimi anni, che siano cento o mille.

Basta sentirsi in colpa per il fascismo o per il nazismo, anche se questo passato in Italia come in Germania è ancora presente e significa Olocausto, leggi razziali, macerie.

Ma per i leader di AFD i problemi sono altri, l’ideologia woke di sinistra, l’immigrazione..

Alla convention era presente l’eurodeputato di AFD Maximilian Krah, esponente molto discusso del partito per le sue dichiarazione sulle reclute delle SS definite non tutte criminali.

A Report racconta che “oggi che Elon Musk è dalla nostra parte si faccia questa domanda con chi preferirebbe fare una festa con Musk o con Olaf Sholtz? Per anni attorno a noi c’è stato un muro, eravamo i bambini sporchi, con voi non vogliamo giocare, siete esclusi.. ma ora che Musk è dalla nostra parte chi è che rimane fuori? Abbiamo ribaltato la prospettiva, questo è molto affascinante..”
E se Elon Musk volesse darvi dei soldi, cosa faranno all’AFD?
“Grazie mille”.

E del saluto nazista fatto durante la cerimonia per Trump: “ma no, andiamo, oggi qualunque cosa è Hitler, non era un saluto nazista, questa è solo una malvagia diffamazione della stampa di sinistra, anche Netanyahu ha detto che non era un saluto nazista.”

Ma Elon Musk non significa solo satelliti lanciati in orbita con la sua Space X: al CES, la più grande fiera al mondo dedicata all’innovazione tecnologica a Las Vegas. Ci si può arrivare direttamente dall’albergo grazie ad un tunnel scavato terra dalla Boring company, un’altra azienda di Musk, specializzata in tunnel sotterranei.

Dentro si viaggia con la Tesla model 3 in un tunnel strettissimo e anche claustrofobico, senza guida autonoma. Si evita il traffico, si arriva velocemente a destinazione, “Elon Musk è un grande innovatore” ripetono altri utenti del servizio al giornalista di Report.

Musk è citato anche dentro la fiera: Selika Talbott è una tra le più note esperte di mobilità elettrica ed ha ricoperto ruoli importanti nell’autorità stradale americana.

A Report spiega che “Musk oggi ha una opportunità che non esisteva nel passato, grazie al suo rapporto meraviglioso col presidente, può influenzarne le decisioni, può dire al governo federale ‘lascia che i miei robotaxi operino sulle strade’ ..”
In Europa questo si chiama conflitto di interessi: “qualcuno dovrebbe dire, ehi, aspetta un attimo, confido che tu possa anche prendere grandi decisioni per la nazione, mi fido della tua intelligenza e della tua innovazione, ma dal momento che potresti protrarne profitto dal tuo ruolo politico, forse dovremmo creare un muro..”

La scheda del servizio: THE ROCKET MAN di Manuele Bonaccorsi

Collaborazione Madi Ferrucci

Elon Musk è l’uomo più ricco del mondo e probabilmente anche il più potente. Ritenuto il vero braccio destro del presidente americano Donald Trump, di cui ha finanziato la campagna elettorale con 250 milioni di dollari, occupa un ruolo chiave in tecnologie delicatissime. Non solo le auto elettriche, ma anche i social network, la robotica e poi i lanci spaziali e i satelliti per le telecomunicazioni, fondamentali anche nell’uso militare. Oggi il miliardario sudafricano è sceso nell’agone politico europeo: grande sostenitore di Giorgia Meloni, si è schierato con i partiti di estrema destra nel Regno Unito e in Germania, dove ha dichiarato il suo sostegno al movimento anti-immigrazione Alternative für Deutschland. Una scelta controversa, che non è mossa solo da ragioni ideali. Il connubio tra politica e affari, spesso garantiti da ingenti finanziamenti pubblici, è centrale per i business di Musk. Le telecamere di Report sono arrivate fino al confine meridionale del Texas, dove avvengono i lanci spaziali di SpaceX; e in Germania, dove anche grazie a Musk e alla sua influenza sul social X, l’estrema destra è in vantaggio per le prossime elezioni. E infine a Bruxelles, dove in molti storcono la bocca per l’intenzione del governo Meloni di affidare proprio a Musk le delicate comunicazioni militari, proprio mentre Musk viola ogni regola sulla neutralità dei social network. L’Ue si sta attrezzando per garantire la propria indipendenza dagli Usa nello spazio e nelle comunicazioni satellitari, ma l’Italia parrebbe voler andare in un’altra direzione.

I cavi dell’amico di Putin (sempre a proposito della sovranità nazionale)

LA politica energetica italiana è rimasta saldamente ancorata agli idrocarburi, alla faccia della transizione ecologica: dopo lo stop al gas russo, almeno di facciata, la politica italiana ha scelto di passare al gas liquido americano anziché potenziare le rinnovabili, essendo il gas americano molto più costoso delle rinnovabili.

Report è andata a Ravenna dove si stanno portando avanti i lavori per il rigassificatore offshore (voluto con procedura d’urgenza dal governo Draghi nel 2022: dovrebbe liberarci dalla dipendenza russa di Putin (e metterci sotto la dipendenza di Trump, ma non importa), ma è veramente così?

Il giornalista è riuscito ad arrivare a tre km dalla piattaforma al largo di Ravenna a ridosso della zona interdetta alla navigazione: tra le navi che operano per il progetto è presente anche la Blue Sky, un cargo di 92 metri che naviga con la bandiera della repubblica di Palau, un arcipelago nelle acque del Pacifico ad est delle Filippine.

Una fonte ha raccontato a Report che dietro la Blue Sky: “la nave si chiamava Blue Ship prima” racconta la fonte “ha cambiato nome nell’agosto 22, ma dietro c’è sempre l’interesse russo, nel 2021 ha lavorato anche al progetto sul North Stream 2, che era sotto sanzioni americane, ma con un giochetto le hanno evitate. Hanno messo come proprietà una fondazione tedesca certificata come ente governativo e gli enti governativi non sono toccati dalle sanzioni.”
Cosa ne sa la politica di questa nave cargo russa e del tema delle ingerenze in generale dalla Russia?
Report ha intervistato Vincenzo Colla vicepresidente della giunta regionale dell’Emilia Romagna: “abbiamo definito una task force autonoma nostra che rispondesse solo a Bonaccini dal punto di vista delle competenze .. io partecipavo [a questa task force per il rigassificatore] a tutte le riunioni”. Dunque la vicenda è stata vagliata bene, “è il rigassificatore più controllato d’Europa”.

Sapevano allora che una società che partecipa ai lavori con la nave Blue Sky, che dietro ha dei soggetti russi che sono dei prestanome di un oligarca di Putin?
“Questo non lo so” risponde Colla “queste sono valutazioni in mano a Snam, se ci fosse un pezzo di Putin su questo significa che non ha funzionato molto bene la verifica..”
L’oligarca russo si chiama Kolikov, ha ricevuto la medaglia d’oro per meriti patriottici da Putin, è un grosso imprenditore dell’oil&gas, riceve decine di appalti statali da Putin.
“Se fosse così [che prendo lavori da un oligarca di Putin] non solo non va bene, è bene che qualcuno risponda di una operazione che secondo me non va bene”.
Dunque, se non ci fosse stata Report a fare domande e a fare un semplice controllo, nessuno se ne sarebbe accorto di questa società russa che lavora per una importante opera da cui dipenda il nostro fabbisogno energetico? Snam, la regione Emilia Romagna, il governo Meloni, i servizi, non hanno nulla da dire?

Ne parla Il Fatto Quotidiano oggi che da una anticipazione del servizio

Alla realizzazione della piattaforma off shore sta lavorando anche una nave cargo, la Blue Sky. Contrattualizzata da Saipem per la posatura di tubi e i lavori infrastrutturali, la nave è posseduta da una società turca (Gezegen Denizcilik ) che fa capo a due russi, Alexandr Levchenko e Vyaceslav Bolshukhin. Ma a Report risulta che dietro questi imprenditori c’è l’oligarca vicino a Putin, Kolikov, che ha decine di appalti statali russi e molti interessi economici in Europa. La Blue Sky sino a qualche anno fa si chiamava Blue Ship. Era anche finita nella lista delle entità sanzionabili dagli Stati Uniti perché era impiegata sulle lavorazioni del gasdotto Nord Stream 2, che avrebbe collegato direttamente la Russia con la Germania. Ma le sanzioni, racconta sempre Report, furono evitate grazie a uno stratagemma: trasferire la proprietà della nave a una fondazione pubblica tedesca non sanzionabile.

Un intreccio di non poco conto quello che ora grava sul rigassificatore: grazie all’opera l’Italia dovrebbe allontanarsi sempre più dall’ingerenza di Mosca. Ma sono gli stessi russi che hanno le mani sull’infrastrutturazione dell’opera. La società turca, sottolinea Report, non è comunque sanzionata, nemmeno la nave o gli imprenditori che ci sono dietro, tra cui Kolikov. Quello che andrebbe valutato è l’impatto sulla sicurezza nazionale italiana rispetto alle possibili ingerenze dei servizi russi sui tecnici della Blue Sky, che conoscono tutti i dettagli, ivi compresi quelli più critici, del rigassificatore di Ravenna.

La scheda del servizio: GAS, VODKA E MORTADELLA di Giulio Valesini, Cataldo Ciccolella, Lidia Galeazzo

Dopo l'aggressione russa sul territorio ucraino, l'Italia ha deciso di avviare una serie di rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento e liberarsi dalla dipendenza del gas di Putin e dei suoi oligarchi. Fra questi c'è il progetto FRSU a Ravenna, che a regime potrà ricevere e immettere nella nostra rete gas per soddisfare il 40% della domanda nazionale. Ma cosa succede se a lavorare su queste opere sono proprio imprenditori russi vicini a Putin? Report svelerà uno scenario inaspettato e non privo di rischi per la nostra sicurezza nazionale.

La palude di Venezia – capitolo terzo

L’inchiesta della procura di Venezia ha sveltato un sistema che avrebbe favorito una rete di imprenditori vicini a Brugnaro, in comune il fatto di aver sponsorizzato la Reyer, la squadra di basket del sindaco.

Il geometra Genesio Setten è uno di questi: costruttore di Oderzo in provincia di Treviso, Setten non è indagato, la sua azienda ha sponsorizzato la Reyer per 250mila euro dal 2016 al 2021 e, secondo la GDF, dal 2015 con Brugnaro sindaco, ha realizzato lavori a Venezia per oltre 150ml di euro. Il loro rapporto era cominciato con la ristrutturazione della Scuola Grande della Misericordia, splendido edificio del ‘500, in cui si tiene il ballo del doge, l’evento privato più esclusivo del carnevale di Venezia. La società SMV che fa capo al gruppo Humana di Brugnaro l’ha ottenuta in gestione dal comune per 44 anni.

LA sponsorizzazione nasce proprio in conseguenza dell’appalto” racconta oggi a Report Setten, che definisce come notizie tendenziose i numeri sui lavori in appalto vinti dal gruppo Setten, “noi abbiamo fatto 149ml di lavori privati, alberghi, fabbricati di vario tipo.”
Ma i lavori fatti a Venezia sono stati sia pubblici che privati e anche per questi ultimi sono necessarie autorizzazioni e nulla osta dove spesso è decisiva la volontà politica dell’ente, come nel caso di uno dei più contestati progetti edilizi nella terraferma, la torre Setten al villaggio San Marco. Un colosso di cemento alto 60 metri che dovrebbe sorgere su un’area inquinata dove un tempo c’era un campo da calcio di quartiere.

Davide Scano fa parte del comitato contro la Torre Setten: a Report spiega gli impatti della nuova torre, con tanto di parcheggi annessi, di un nuovo capannone commerciale da 4000 metri quadrati e un’altra distesa di parcheggi all’aperto.

Su questo progetto c’è stato qualche favoritismo da parte del sindaco Brugnaro? “No, io non ho mai chiesto niente a Brugnaro..”

La scheda del servizio: I FAVORITI DI BRUGNARO di Walter Molino e Andrea Tornago

L’inchiesta Palude della Procura di Venezia avrebbe portato alla luce un vero e proprio sistema di corruzione e conflitti d’interessi, che avrebbe favorito tra l’altro una rete di imprenditori vicini al sindaco Luigi Brugnaro. Tutti avrebbero in comune il fatto di aver sponsorizzato la Reyer, la squadra di basket del sindaco.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

13 febbraio 2025

La fame del cigno, di Luca Mercadante


Il corpo si è incagliato in un groviglio di alghe che lo ancorano al canneto. Guardo le caviglie emergere dai Lagni avvolte dalla vegetazione filamentosa e mi torna in mente il nome che mio padre le attribuiva nei racconti della sua infanzia post-bellica, quando con gli altri ragazzi veniva da queste parti a fare i tuffi alla Tarzan. Capitava che qualcuno non riuscisse a risalire dal fondo perché attorno alle gambe s'era attorcigliata una liana di fiume. E moriva.

I Regi Lagni, l'esteso intreccio di fogne a cielo aperto con sbocco sul mare tra Mondragone e Giugliano, si sono gonfiati a causa delle piogge degli ultimi mesi.

Canali scuri come vene che s'allargano sulle cosce di una vecchia hanno riportato la pianura alla spalle di Castel Volturno al suo stato originale di palude.

Nella nostra Italia c'è un lembo di terra dove, sebbene si stia a nemmeno due ore da Roma, sembra di essere in un altro paese.

Acquitrini e canali che con le piogge si riempiono d'acqua inondando campi dove la criminalità ben organizzata (e protetta dalla politica compiacente) sversa tonnellate di rifiuti.

Quartieri sorti, anche senza troppe autorizzazioni, per un boom turistico mai arrivato e oggi abbandonati e colonizzati da gente arrivata da un altro paese, un altro continente, che ha attraversato un deserto e un mare per scappare ad un inferno e trovarne un altro.

Si tratta di quella striscia di terra a nord della Campania che da da Castel Volturno, lungo la via Domitiana, porta fino al Lazio: una striscia di terra dove il controllo del territorio è conteso tra Camorra e la “confraternita”, la mafia degli immigrati, una terra dove è molto difficile stabilire dove finisce la legge e inizia l'illegalità. L’illegalità dell’essere un immigrato clandestino, dunque criminale per la legge italiano, e dunque buono solo per essere sfruttato nei campi e lungo le strade per soddisfare le voglie degli italiani che poi si riuniscono in ronde contro gli stessi immigrati perché non se ne può più.

Castel Volturno, invece, per quelli che ci nascono o che ci si infognano da clandestini, non è un’occasione di miglioramento. Nessuna speranza. Nessuna seconda chance. Solo un altro girone dello stesso inferno dal quale siamo partiti.

Qui si svolge questo romanzo, non il primo e sicuramente non l’ultimo, di Luca Mercadante, che ci porta dritto dentro una terra da cui si può solo scappare: scappare dalla puzza della merda delle bufale (siamo nel casertano), dalla puzza dei rifiuti che bruciano nei campi, da una terra che non offre nulla a chi rimane.

Protagonista di questo romanzo è un giornalista sportivo, Domenico Cigno: giornalista sportivo di un quotidiano milanese, con un ingombrante passato alle spalle, quando seguiva la cronaca a Milano per il giornale e in ingombrante presente nell'oggi, per la sua mole da 150 kg che il passato da pugile non nasconde.

Sono i giorni in cui le forze dell’ordine sono impegnate nella ricerca di una influencer torinese, Viola De Santis, scomparsa da giorni: attivista di un gruppo femminile a difesa delle donne, era venuta proprio qui per una sua indagine da influencer, sulla prostituzione delle ragazze nigeriane.

Domenico, grazie ad una soffiata, ha la fortuna di arrivare per primo sul luogo, nei Regi Lagni, dove è stato trovato il cadavere di una ragazza: ma “è solo una nera”, si scopre poi, sebbene la sua pelle sia molto più chiara del normale, come se fosse stata sbiancata.

Ma non è l’influencer da migliaia di follower, solo una nera, una bella ragazza uccisa e gettata in questi canali paludosi.

Questa storia, la ragazza morta che non interessa a nessuna e di cui nemmeno si sa il nome, è la sua occasione: l’occasione per tornare ad occuparsi di cronaca, e non più dei capricci della stella del Napoli, l’occasione per tornare a fare quello che gli piaceva, quando in una seconda vita stava a Milano a raccontare il caso del mostro di Milano, prima di quell’errore..
Perché anche qui c’è una storia da raccontare: potrebbe esserci una connessione tra questa ragazza morta e Viola, per un particolare che Cigno riesce a cogliere. Come riesce a cogliere anche altri dettagli: quella pelle sbiancata, quello strano tatuaggio sul collo e altri particolari che il corpo racconta a chi li vuole ascoltare.

Si ritrova a dover portare avanti una sua indagine, Domenico Cigno, perché la procura e i carabinieri della forestale sembrano disinteressarsi della sparizione di Viola e della morte della ragazza di colore, avendo trovato un colpevole ideale in un altro ragazzo dalla pelle scura, Bob, un amico di Viola.

Da una parte il mondo dell’informazione, bulimico quasi come Cigno di notizie facili da digerire, notizie da sintetizzare in poche righe per essere pubblicate sui sociale da dare in pasto a quella che una volta avremmo chiamato opinione pubblica. Dall’altra parte ci sono altre persone da cui Cigno deve guardarsi: la “confraternita”, la criminalità nigeriana, a metà strada tra magia e mafia, che non ama che si facciano domande sulle ragazze nel giro della prostituzione. Poi c’è l’ostilità del sostituto procuratore, del comandante della forestale, che hanno già il mostro da sbattere in prima pagina.

«Tu ti brucerai, come è successo a Milano. Dopo quell'affare ti sei rialzato. Sei stato bravo, lo ammetto, non me l'aspettavo. Hai una vita, segui la squadra che tutti amano. E’ una cosa che fai a dovere, accontentati di quello che hai. Se ti mette a pestare i piedi, in giro ti macelleranno di nuovo.»

Nonostante la sua mole, il suo essere maldestro, la sua fatica nel muoversi, Cigno deve andare avanti in questa indagine che è anche il suo riscatto: per quel passato alle spalle, per quel padre che non lo ha mai accettato. Per i genitori di Viola. Per quella ragazza senza nome, di cui non importa a nessuno.

Ma importa a questo strano giornalista, al prete che si occupa di salvare le ragazza dal racket della prostituzione, da una avvocatessa dal nome straniero che è stata sposata ad un sindacalista senegalese ucciso dalla camorra, da un ex tossicodipendente che ora vuole diventare giornalista.

È un eroe a modo suo, anche questo Domenico Cigno: un eroe ma non un buono, una persona che ha lasciato tutto alle spalle, anche il suo futuro, che vive solo, preda della sua fame (che però avrà un ruolo importante nel salvargli la pelle) e dei suoi incubi:

.. io mi trovavo nel mio incubo ricorrente: spiaggiato sul bagnasciuga con un fianco squarciato e i cani che facevano banchetto con le mie viscere. Vivo? Morto? Ancora una volta non ne avevo idea, e anzi proprio questo dubbio è diventata la cosa più cosa spaventosa del sogno.

Quante cose troviamo in questo romanzo nero, come il fumo che si innalza dai roghi dei rifiuti: il racconto di una terra da cui non si può scappare, una critica al mondo dell’informazione e ad un certo modo di concepire la giustizia:

Da quando faccio il giornalista, ho sempre visto i pm comportarsi seguendo modelli medioevali. È come se la magistratura italiana si fosse formata guardando telefilm polizieschi di bassa qualità; tutto quello a cui ambiscono è una confessione e gli unici strumenti dei quali dispongono sono il sospetto e il moralismo..

Si parla poi di un tema sociale che è molto attuale, l’immigrazione e il razzismo degli italiani brava gente che si mobilitano in ronde perché “non se ne può più di questi bingo bongo”.

Chissà se ha veramente ragione l’autore quando, nelle note a fine libro scrive “La città che fa da sfondo a questa storia esiste, ma quella che avete incontrato leggendo è la sua ricostruzione immaginaria”.

La realtà potrebbe anche essere peggio di questa narrazione:

«Vedi che non capisci? E’ la puzza della merda di bufala. Non ti lascia, ti insegue dove vai vai, per ricordarti chi sei veramente. E più ne scappi, più provi a fare il bravo, più quella ti insegue. Alla fine ti ritrovi al punto di partenza, ti arrendi e accetti di essere quello a cui sei destinato.»

La scheda del libro sul sito di Sellerio

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


09 febbraio 2025

Anteprima inchieste di Report – il povero Bandecchi, le scatole cinesi di Brambilla, il caffè con la moka, la macchina del fango

Il povero Bandecchi, rovinato dai giudici comunisti. Poi le scatole cinesi dell'onorevole Brambilla, la macchina del fango contro report e, per Reportla, come non difendiamo le nostre eccellenze.

I fiori di Sanremo e i limoni di Sorrento

La settimana prossima inizia il festival di Sanremo, la rassegna canore nella città dei fiori nata il 29 gennaio del 1951 nel casinò della città ligure, da un’idea del floricoltore Amilcare Rambaldi “per rilanciare la città dopo i guasti della guerra, mi era venuta un’idea che i fiori potessero anche cantare”.

Da allora è indissolubile il legame tra i fiori e il festival, composizioni di fiori hanno sempre fatto parte delle scenografie, garofani, strelitzie, rose hanno accompagnato gli artisti sul palco.

Poi al loro posto è stato introdotto il bouquet, in omaggio alle cantanti e ai cantanti.

Jessica Tua è una “flower stylist”, a Report racconta che l’anno scorso sono arrivati a farne anche 100 ogni giornata, “sono tutti fiori locali”, fiori coltivati nel ponente ligure per un bouquet creato proprio a Sanremo, che vanta una tradizione floricola di un secolo.

La floricoltura industriale è nata qua – spiega Barbara Ruffoni (dirigente della ricerca nell’industria agraria a Sanremo) alla giornalista – “negli anni 30 veniva coltivato anche il tulipano, prima dell’Olanda”.

All’interno dell’istituto sperimentale della floricoltura, fondato dai genitori di Italo Calvino, è conservato il primo registro delle varietà di fiori qui ibridati, Sanremo è terra natia di ibridatori, dando origine a varietà che oggi vengono vendute in tutto il mondo.

E oggi? Oggi Sanremo è morto, colpa del mercato globale che ha costretto le serre e gli ibridatori a vendere a produttori internazionali e chiudere, così oggi a Sanremo si coltivano sempre meno piante.

Un’altra eccellenza italiana che stiamo perdendo, dopo i fiori di Sanremo, il limone costa d’Amalfi IGP: è una eccellenza perché questo limone vanta una carica di oli essenziali e una buccia edibile, di questo limone non si butta via niente. Il suo profumo rimane addosso sulle mani, dopo che se ne è mangiato un pezzo, meglio di un profumo.
Per essere chiamato “costa d’Amalfi” questo limone deve rispettare un disciplinare rigido: può essere coltivato solo nei 13 comuni riconosciuti dall’indicazione geografica, la pianta deve essere piegata su un pergolato di castagno, si devono usare materiali sostenibili per coltivare la pianta. Anche la raccolta del frutto, da febbraio a ottobre, è disciplinata. Le ceste dei limoni sono poi portate sulla strada dai limoneti: di una cassa da 57 kg se ne pagano 50, 7 kg sono pagati per il trasporto a mano o sui muli.

Salvatore Aceto è uno dei produttori di questi limoni IGP, li vende a 2,30 euro al kg, nel periodo avanzato quando si deve vendere ai commercianti il prezzo si abbassa a 70 centesimi, perché si deve vendere pur di non vederli cadere.

Un prezzo che non è soddisfacente a tutti i coltivatori e soci della cooperativa: parlano di “fatica a perdere”, coltivare i limoni a questo prezzo.

MA il presidente del consorzio di tutela del limone costa d’Amalfi, Angelo Amato, racconta che i produttori in questi anni hanno potuto vendere anche a 3,5 euro e che chi vende a meno è perché non fa un prodotto di qualità.

LAB REPORT: ECCELLENZA A PERDERE

di Antonella Cignarale

Collaborazione Paola Gottardi, Celeste Gonano, Enrica Riera

Il festival di Sanremo sin dalla sua ideazione è legato ai fiori. Nasce, infatti, per rilanciare l’economia della Città dei fiori, storicamente riconosciuta come terra natia di ibridatori che hanno dato origine a varietà vendute in tutto il mondo. I 350 milioni di piante create fino agli anni ’80, però, adesso non ci sono più. Se da un lato la commercializzazione dei fiori di Sanremo si è estesa sul mercato internazionale, dall’altro ha obbligato gli ibridatori a creare varietà in grado di resistere in più climi diversi, dalla Cina, alla Colombia al Kenya, oggi diventati i maggiori produttori al mondo del settore. Questo ha scompigliato completamente le carte del commercio del fiore per molti ibridatori sanremesi che hanno abbandonato le serre e cominciato a vendere la loro attività alle multinazionali del fiore. Così tra sole e mare sulle colline di Sanremo svettano serre deserte, una cartolina che ricorda i terrazzamenti di limoni abbandonati lungo la costiera amalfitana. Qui i costi elevati, dovuti al rispetto di un rigido disciplinare di produzione del limone Costa D’Amalfi Igp, e un prezzo di vendita al chilo non sempre soddisfacente stanno mettendo a dura prova i coltivatori. L’eccellenza dell’oro giallo non riesce a contrastare la concorrenza interna ed estera che inonda i bancali dei supermercati, e il consumatore non ne percepisce spesso la differenza di qualità. Per resistere, ci sono famiglie di produttori che hanno riciclato la propria attività e sotto i pergolati di limoneti sono nati campeggi e tour degustativi per i turisti della costiera amalfitana.

Il sindaco moderato

Bandecchi, per colpa della procura ha dovuto vendere due canali televisivi e licenziare 250 persone (una seconda volta, dopo la prima). Questo afferma il sindaco di Chieti nonché fondatore di Unicusano Bandecchi, che però può godersi il suo stipendio da 3 ml di euro da amministratore delegato di Unicusano, l’università telematica. Adesso è però arrivato a 4 ml.

Perché io “ho una pretesa di uno stipendio importante”, adeguato a quello di uno che ha fondato una università.

Ma i soldi dell’università sono di Bandecchi o dell’università? – si chiede il consulente di report Bellavia.
Dopo i sequestri del 2023, 21 ml di euro confiscati dalla procura di Roma, nel giugno 2024 la prcura ha sequestrato a Unicusano alrri 2,6 ml di euro: secondo l’accusa Bandecchi avrebbe investito in attività commerciali molti dei soldi che l’università guadagna ogni anno.
Lo spiega sempre l’esperto di diritto penale Bellavia: “l’università guadagna 80 ml dagli studenti e il ministero gli da anche dei contributi [più di 2 ml] e alla fine consuntivano 84-85 ml di ricavi. Questo ente guadagna una ventina di ml di euro, un 25% sui ricavi, una redditività niente male, quasi a livello dei Benetton [con le concessioni autostradali]”.
Le università coi residui, coi guadagni, devono fare investimenti: questo principio è noto persino allo stesso Bandecchi, investimenti per la crescita universitaria. Ma stiamo parlando della crescita dell’università (in ricerca, in istruzione) oppure in crescita dell’azienda universitaria?

Perché lei è un comunista di merda” è la testuale risposta del sindaco (nonché esponente dei moderati italiani, il partitino di Alfano): “noi abbiamo preso del denaro e lo abbiamo investito, l’università non ha questa proibizione..”

Ma il nodo è ben diverso da come lo racconta il sindaco: i soldi guadagnati dall’università devono essere reinvestiti dentro l’università, all’interno della struttura (altrimenti perché prendono perfino i contributi dallo stato, cioè da tutti noi?).

L’attività commerciale all’interno dell’università non è vietata, in qualunque ente non commerciale si possono esercitare attività commerciali – spiega Bellavia “però per l’attività commerciali deve pagarci le tasse”.
E qui casca l’asino.

Mentre i due canali televisivi sono stati chiusi da Bandecchi, le sue radio rimangono aperte come Radio Cusano Campus (usata come canale di propaganda per il suo partito).

Tra i volti noti di questa radio c’è l’ex presidente della Sampdoria Massimo Ferrero nonché produttore cinematografico: con Luca Bertazzoni non può parlare, “mi deve autorizzare il mio datore di lavoro”, dichiarandosi impiegato, un opinionista nella sua trasmissione radiofonica che ha pure vinto un premio.

Bandecchi? Ferrero lo chiama presidentissimo.

La scheda del servizio: IL MARCHESE DEL GRILLO di Luca Bertazzoni

Collaborazione Marzia Amico

Dopo aver sequestrato altri 2,6 milioni di euro all’università Niccolò Cusano, che si aggiungono ai 21 milioni già confiscati, la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio del suo fondatore Stefano Bandecchi per evasione fiscale. Un mese dopo il sindaco di Terni e leader di Alternativa Popolare ha annunciato la chiusura dei due canali televisivi di Unicusano licenziando 250 lavoratori: “colpa della magistratura e della Guardia di Finanza”, dice Bandecchi. Come sono andate veramente le cose?

In fondo alla tazzina

Come deve essere il caffè che beviamo al bar, come riconoscere un buon caffè da uno che sa di copertone? Queste le domande a cui Bernardo Iovene ha cercato di dare una risposta nei servizi passato. Questa sera si parla del caffè che compriamo al supermercato e che consumiamo con la nostra moka: appena aperta la confezione il prodotto rischia di ossidarsi, come va conservato? Il caffè andrebbe messo in un contenitore ermetico e tenuto in un luogo fresco, anche in frigo. Sulle etichette dei vari prodotti si trovano indicazioni generiche: l’esperto Andrej Godina – ricercatore dell’università di Trieste in scienza e tecnologia del caffè – ci spiega che va conservato in frigo o anche in freezer, “più bassa è la temperatura di conservazione più lenta è l’ossidazione dei grassi e posso conservarlo in frigo perché il caffè tostato non ha acqua”.

Nel servizio si danno consigli su come fare un buon caffè anche con la moka di casa: non fare la montagnetta e non pressare troppo il caffè (questo impedirebbe all’acqua di salire), non andare oltre la valvola con l’acqua, per una questione di sicurezza e, infine, non usare l’acqua del rubinetto.

Tra i tanti che non hanno mandato giù i servizi di Iovene sul caffè c’è proprietario del “famoso” bar a Mergellina, Ciro: il caffè di Napoli è un’altra cosa – racconta al giornalista – e la macchina del caffè più lavora più lo fa meglio. L’acquetta nera nel bicchiere non è acqua sporca “è l’acqua condita del caffè precedente, non è acqua di fogna.. io faccio il caffè con acqua arricchita”.

Ma i residui del caffè bruciati più volte non sono salutari, spiega il giornalista che poi aggiunge come anche a Napoli si debba fare autocritica su come si fa (male) il caffè con la macchinetta, come non si puliscono bene i macchinari, “è un peccato che si rovini il brand per questa sciatteria”. Colpa di pochi baristi o di cattive abitudini che purtroppo oramai si sono ben radicate?

La scheda del servizio: MACINATO FORMATO FAMIGLIA di Bernardo Iovene

Collaborazione Lidia Galeazzo

Normalmente scegliamo il caffè macinato affidandoci al gusto, sulle etichette troviamo indicazioni generiche sulla qualità, sulla conservazione e quasi nessuna sulle origini. Con un esperto Report ha fatto un’analisi olfattiva del caffè contenuto nei pacchetti da 250 grammi venduti al supermercato, dal più economico al più caro e dato delle indicazioni sulla conservazione del caffè macinato e sulla estrazione con la vecchia moka. Infine, è stata la denuncia di un dipendente di una grande azienda che attraverso foto e filmati ci mostra come verrebbe riciclato il caffè da capsule e pacchi scartati dal processo produttivo.

Il bancomat della Brambilla

Il servizio andando in onda la scorsa settimana ha suscitato tanta indignazione da parte di persone amanti dei cani o di semplici cittadini per cui vedere un onorevole che si fa pagare le fatture (e anche le spese per la campagna politica) da una onlus dentro cui lavorano volontari, è una cosa che non si può accettare.
L’onorevole Michela Vittoria Brambilla ha scelto di non rispondere alle domande di Giulia Innocenzi, anche per dare una sua versione dei fatti.

Questa sera la giornalista mostrerà altri documenti che riguardano l’attività della deputata.

Dal canale social della trasmissione:

Assofido, associazione aderente al Codacons, ha depositato in Procura a Milano una denuncia nei confronti della parlamentare. Al momento, il fascicolo è senza ipotesi di reato e senza indagati.

Ilaria Proietti sul Fatto Quotidiano da una anticipazione del servizio:

Nei giorni scorsi, parlando in chat con i dirigenti di Leidaa, non è sembrata farsi un cruccio delle rivelazioni che la riguardano: “Ma di cosa parliamo? Dovremmo muoverci solo in bicicletta?”. Sulle fatture stellari al Principe di Savoia di Milano con cena in camera per la modica cifra di 3.290 euro, risponde: “Dovremmo fare gli eventi alla pensione Mariuccia?”. E ancora, sulla sede dell’associazione animalista, che si trova in pieno centro e il cui affitto si aggira intorno ai 3 mila euro al mese, chiede: dovremmo “prendere la sede nelle periferie bronx di Milano” o “in un centro sociale?”. Sulle fatture pagate dalla Leidaa per il giardino privato rilancia negando che si tratti del suo “prato di casa”, ma piuttosto di potature degli alberi del Cras, il Centro recupero animali selvatici, che cadevano sui recinti. Peccato che il Cras abbia visto la luce nel 2021 mentre le fatture per la potatura piante risalgano al 2019 e una persino al 2017. Brambilla insomma più che tentare di giustificarsi rivendica ogni singola spesa: difende pure le bottiglie acquistate per 140 euro l’una, perché è meglio “regalare ai nostri una bottiglia di vino buono invece del Tavernello”.

Disponibilità quasi infinite per spese di lusso che però fanno a cazzotti con quelle per gli animali, come nel caso della convenzione per assicurare rifugio ai cani terminata nel gennaio 2023, perché – come racconta Report – negli ultimi due anni l’associazione della Brambilla non pagava più le fatture. Le priorità insomma erano altre come ad esempio pagare l’albergo al personale della onlus animalista per promuovere l’azienda che si occupa di prodotti alimentari esclusivamente vegetariani e vegani: la “Io Veg” di proprietà del marito di Brambilla, oggi nelle mani di una fiduciaria. E qui la faccenda si complica in un giro vorticoso di altre fiduciarie che portano dritto al business del commercio all’ingrosso di pesce e in particolare alla Blue Line, azienda finita in anni recenti nei guai.

La Brambilla è la regina delle scatole cinesi, chi ci lavora dentro lo sa che a gestire l’azienda c’era lei” dice un imprenditore di settore intervistato da Giulia Innocenzi, evidenziando intrecci e annessi sospetti: fra le società che hanno aiutato Blue Line, azienda del salmone affumicato e dei gamberetti, c’è la Lion Project, riferibile alla deputata. La stessa “Io Veg” è tra i creditori dell’azienda andata in crisi anche nel tentativo di salvare un’altra società del gruppo. Ossia Prime group, il gioiellino della famiglia Brambilla per salvare il quale Silvio Berlusconi concesse una fideiussione da due milioni e mezzo di euro: il patto era che la fideiussione non venisse mai incassata, ma poi finì diversamente e questo spiegherebbe anche un’altra storia, quella della rottura con Forza Italia di Brambilla. Comunque rieletta deputata dalla parte degli animali. Sempre che non siano salmoni e gamberetti.

La scheda del servizio: LA REGINA DELLE SCATOLE CINESI di Giulia Innocenzi

Collaborazione Greta Orsi, Giulia Sabella

Il servizio di Report sulla Leidaa, l’associazione in difesa degli animali di Michela Brambilla, ha scatenato un terremoto. Sono diversi gli esposti presentati in procura, tanti parlamentari si sono dimessi dall’Intergruppo per i diritti degli animali presieduto dalla Brambilla, ed è stato preannunciato un sit-in davanti alla sede della Leidaa per chiedere le dimissioni della parlamentare. Report è entrata in possesso di una nuova documentazione esclusiva che riguarda alcune attività di Michela Brambilla e che aprirebbe uno squarcio su un aspetto finora ignorato.

La macchina del fango (contro Report)

Per la prima volta nella storia della trasmissione, un intero partito, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, ha citato in giudizio Report e il giornalista Giorgio Mottola per la puntata “La mafia a tre teste” dove si raccontava di come le tre mafie al nord si siano confederate assieme, per portare avanti i loro traffici. Si parlava anche dei rapporti con la politica locale e nazionale, di come le mafie abbiano portato avanti progetti per candidare loro esponenti nelle liste dei partiti.
Non è solo per quella puntata che sono partiti gli attacchi da parte di esponenti della maggioranza del governo Meloni: c’è stato il servizio su Gasparri, lobbista per una azienda di security israeliana, la puntata sulle origini della famiglia La Russa, le diverse inchieste sulla ministra Santanché, il fact checking sul famoso “piano Mattei”..



E, come consuetudine da parte della destra, è partita la macchina del fango: lo racconta lo stesso Sigfrido Ranucci in un post su Istagram:

Il Giornale continua ad evocare contatti scambi di informazione tra Report e gli spioni di Equalize. Ribadisco che è falso. Premetto al contrario di quello che scrive il Giornale sono super tranquillo, perché conosco il rigore e l’onestà con cui lavora tutta la mia squadra, vedremo poi come andrà a finire perché la storia la stiamo seguendo in tutti i particolari, compresi risvolti e suggeritori. Ricordo anche che il Giornale veicolo’ nel 2021, come dimostra questo articolo, il falso dossier contro di me ( anche quello fatto di messaggi e carte falsificate), in base al quale avrei pagato fonti in Lussemburgo per 45 mila euro. Una notizia che si rivelò, come altri due dossier, una bufala. Domenica mostreremo chi sono i veri spioni, torneremo alle origini della vicenda Santanchè Sallusti e torneremo anche sulla vicenda della sospetta centrale di ascolto abusiva che proprio Report trovò nelle strutture della fondazione facente riferimento agli Angelucci. 

L’articolo citato da Ranucci è stato scritto da Luca Fazzo, giornalista sospeso dall’ordine nel 2006 per i suoi rapporti col Sismi e con l’agente Marco Mancini: erano i mesi in cui si indagava sul sequestro di Abu Omar, la rendition della Cia con l’aiuto del Sismi.

Queste accuse fatte da Il Giornale, quotidiano della famiglia Angelucci, servono a screditare l’immagine di Report e dei suoi giornalisti, sviando l’attenzione sul fatto che, tra le altre cose,i vertici di Equalize erano molti vicini alla maggioranza di destra qui in Lombardia.


La scheda del servizio: LA FABBRICA DEI DOSSIER (CONTRO REPORT) di Giorgio Mottola

Collaborazione Greta Orsi


Da alcune settimane il Giornale, di proprietà della famiglia Angelucci, sta provando a screditare Report, raccontando di un presunto legame tra la trasmissione di Rai3 ed Equalize, la società finita al centro di un’inchiesta della procura di Milano per attività di dossieraggio. Le accuse, basate su un verbale al momento secretato, sono state pubblicate da un giornalista già sospeso per i suoi rapporti ambigui con i servizi segreti, su un quotidiano che ha palesi conflitti d’interesse, di carattere innanzitutto finanziario, con alcuni tra i principali politici oggetto delle recenti inchieste di Report.


Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

04 febbraio 2025

Il giro di boa, di Andrea Camilleri

 

Nottata fitusa, 'nfami, tutta un arramazzarsi, un votati e rivotati, un addrumisciti e un arrisbigliati, un susiti e un curcati. E non per colpa di una mangiatina eccessiva di purpi a strascinasali o di sarde a beccafico fatta la sira avanti, perchè almeno una scascione di quell'affannata insonnia ci sarebbe stata, invece, nossignore, manco questa soddisfazione poteva pigliarsi, la sira avanti aviva avuto lo stomaco accussì stritto che non ci sarebbe passato manco un filo d'erba. Si era trattato di pinseri nivuri che l'avevano assugliato doppo avere sentito una notizia del telegiornale nazionale.

Ogni tanto ho bisogno di ritornare all’antico amore, i libri del maestro Camilleri, in questo momento particolarmente caotico una delle poche luci che sono rimaste. Perché Camilleri aveva già scritto tutto, anni fa, raccontandoci di come “troppu tintu è addiventatu lu munno”, un mondo cattivo, dove è l’odio a governare le persone e, soprattutto i governi. 

Sembra scritto ieri questo romanzo, ma in realtà “Il giro di boa” risale a più di venti anni fa, fu scritto all’indomani dei primi processi sui fatti di Genova.

La più grave sospensione dei diritti civili in un paese del mondo occidentale: così fu definita la mattanza alla scuola Diaz, dove uomini dello stato, in divisa, fabbricarono prove false contro i manifestanti del G8, si resero responsabili, complici, delle violenze contro persone inermi che stavano riposando nella scuola dopo la manifestazione del luglio 2001.

La stessa violenza a cui abbiamo assistito in questi mesi, contro studenti minorenni colpevoli solo di voler manifestare un loro pensiero “sgradito” alla maggioranza di governo. Una maggioranza ancora più di destra di quella del 2001, come a testimoniare che quanto la cattiveria del mondo come lo spostamento a destra della politica siano due processi che si sono mossi in sincrono.

Per il commissario Montalbano è una delusione profonda, lo scoprire il marciume dentro le forze dell’ordine, con tanto di avallo delle forze politiche presenti nelle caserme e nelle sale operative.
Una delusione che lo porterà ad un passo dalle dimissioni: dimissioni che rientreranno, come leggerete nella storia, a seguito di due episodi.

La scoperta di un primo cadavere in cui si “scontro” durante la consueta nuotatina: forse l’ennesimo migrante morte durante la traversata di quell’enorme cimitero che è diventato il Mediterraneo.

No, quel morto, a cui Montalbano si ostina a voler dare un nome, perché non siamo animali, ha qualcosa che non quadra. Forse quel morto nasconde un altro segreto..

C’è poi un secondo evento che farà cambiare definitivamente idea al commissario: l’incontro con un picciliddro appena sbarcato da una delle tante imbarcazioni di fortuna che attraversano il mare dall’Africa.

Un ragazzino che, per paura, scappa a terra nascondendosi in un vicolo del porto di Vigata.

Montalbano decide di andarlo a prendere, con gentilezza, come si dovrebbe fare con un bambino, a prescindere da quale sia la sua provenienza, da quale sia il colore della sua pelle.

La scena che si presenta davanti al commissario merita di essere riportata:

Poi [Montalbano] vitti lentamente apparire le mano, le vrazza, la testa, il petto. Il resto del corpo restava cummugliato dalla cascia.

Il picciliddro stava con le mano in alto, in segno di resa, l'occhi sbaraccati dal terrore, ma si sforzava di non chiangiri, di non dimostrare debolezza.

Ma da quale angolo di 'nfernu viniva – si spiò improvvisamente Montalbano – se già alla so età aveva imparato quel terribile gesto delle mano isate che certamente non aviva visto fare né al cinema né alla televisione?
Ebbe una pronta risposta, pirchì tutto 'nzemmula nella so testa ci fu come un lampo, un vero e proprio flash. E dintra a quel lampo, nella so durata, scomparsero la cascia, il vicolo, il porto, Vigata stessa, tutto scomparse e doppo arricomparse ricomposto nella grannizza e nel bianco e nero di una vecchia fotografia, vista tanti anni prima ma scattata ancora prima, in guerra, avanti che lui nascesse, e che 
mostrava un picciliddro ebreo, o polacco, con le mani in alto, l'istessi precisi occhi sbaraccati, l'istissa pricisa volontà di non mittirisi a chiangiri, mentri un soldato gli puntava contro un fucile.

Eccolo il poeta, lo scrittore che ci indica la direzione di come stanno andando le cose, vedendole in anticipo: il bambino sbarcato dalle navi dei migranti come il bambino ebreo catturato dalle SS nel ghetto di Varsavia.

Andrea Camilleri ci mostra il parallelo tra le due tragedie: quella di ieri contro gli ebrei, i sinti, gli omosessuali e tutti i nemici del nazismo e quella di oggi, i migranti rinchiusi in gabbia e nei lager, braccati dalle milizie, sottoposti alle peggiori sevizie per estorcergli quanto più denaro, da loro e dalle famiglie.

Perché c’è una politica che ha bisogno del nemico contro cui puntare il dito: oggi sono i migranti, considerati origine di tutte le nostre disgrazie, accusati di volerci invadere, di volerci sottomettere ai loro costumi. Invece solo persone in fuga da carestie, dai cambiamenti climatici, da paesi impoveriti anche grazie al nostro atteggiamento predatorio, nei paesi del sud del mondo.

Paesi con cui stringiamo accordi per tenere questi migranti chiusi nei lager, pensando così di aver risolto un problema ben più enorme, quello delle emigrazioni, un fenomeno che c’è sempre stato nel mondo:

.. quella gente che arrivava da tutte le parti più povere e devastate aveva in sé tanta forza, tanta disperazione da far girare i cardini della storia in senso contrario. Con buona pace di Cozzi, Pini, Falpalà e soci.

I quali erano causa ed effetto do un mondo fatto di terroristi che ammazzavano tremila americani in un botto solo, di americani che consideravano centinara e centinara di morti civili come effetto collaterale dei loro bombardamenti, di automobilisti che srafazzavano pirsone e non si fermavano a soccorrerle ... di bilanci falsi che a norma di nuove regole non erano da considerarsi falsi, di gente che avrebbe dovuto da anni trovarsi in galera e invece non solo era libera, ma faciva e dettava leggi.

Sembra scritto oggi, per raccontare il mondo di oggi: il mondo dove si alzano i confini, dove si parla di emergenza migranti, dove si spostano come pacchetti decine di persone avanti e indietro da centri per migranti costruiti in Albania (e rimasti vuoti, con spreco di risorse pubbliche), dove si libera un generale libico responsabile di torture contro persone inermi finite nelle sue prigioni in nome di una presunta ragione di Stato.

Ma lo Stato non è questo: lo stato è l’insieme degli organi, dei principi democratici ispirati alla nostra Costituzione.

Principi per cui ogni vita è meritoria di rispetto, per quei principi che distinguono una democrazia, come quella in cui vogliamo vivere, da un’altra forma di governo.

Rileggetevi al passaggio sul bambini con le braccia alzate e ripensate alle tante, sterili a mio avviso, polemiche, sull’uso della parola genocidio (riferita alla situazione a Gaza).

Nessun bambino deve imparare ad alzare le mani per arrendersi. Nessuno.

La scheda del libro sul sito di Sellerio
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

02 febbraio 2025

Anteprima inchieste di Report – le curve pericolose, il passito, i furbetti dei semi, le donazioni alla Leidaa e la Wip Finance

Finalmente il servizio che tutti i troll e hater della rete, specialmente tifosi di certe squadre, rinfacciavano a Report: i rapporti pericolosi tra Inter e Milan con diversi esponenti criminali delle curve, le infiltrazioni ndranghetiste e i segreti finanziari.

I nemici della sostenibilità ambientale

Un altro pezzo di Pnrr che si perde via, come anche la possibilità di trasformare le nostre città in luoghi più vivibili: uno degli obiettivi del piano era piantare 6,6 ml di alberi entro il 2024 per contrastare i cambiamenti climatici e contrastare la perdita della biodiversità.

Ma è stata l’ennesima occasione persa: anziché degli alberi ci siamo accontentati di piantare semi nei vivai.

Non tutti hanno per fortuna adottato la soluzione (furbetta) dei semi: a Genova, alla discarica di Scarpino, hanno messo a “dimora” 30mila piante: “a dicembre è avvenuta la fase di piantumazione in sito” spiega Agostino Ramella dirigente della città metropolitana di Genova “e no si è dovuto ricorrere ai semi piantati dentro i vivai”. Hanno sperimentato anche la via dei semi ma questa poi si è rilevata poco efficace, “perché abbiamo ingrassato i ghiri della zona”, diverse piante si sono seccate dopo la piantumazione, oltre a questo c’è stato il problema della siccità che ha infierito sulla vita delle piantine.

LAB REPORT: IL SEME DELLA DISCORDIA

di Roberto Persia

Collaborazione Stefano Lamorgese

Nel 2022, il PNRR prometteva 6,6 milioni di alberi con 330 milioni di euro. Nel 2024, l'obiettivo scende a 4,5 milioni di alberi e 210 milioni. Il problema? Mancano gli alberi.

I tempi del PNRR hanno imposto una logica economica alla crescita degli alberi. Con una produzione insufficiente, si è optato per contare anche i semi, trasformando la riforestazione in un’operazione contabile. La Corte dei conti ha sollevato dubbi sulla gestione, ma il Governo ha eliminato il "controllo concomitante", abdicando alla trasparenza.

Mentre le città metropolitane soffocano, la riforestazione rischia di restare una promessa vuota.

Le curve pericolosa

Il 4 settembre, un mese prima degli arresti di esponenti delle curve milanesi, decapitandone i vertici, viene ucciso Antonio Bellocco da Andrea Beretta, colpito da 11 coltellate letali: improvvisamente quello che prima era già noto a molti, diventava notizia nazionale, l’infiltrazione della ndrangheta dentro le curve di Inter e Milan.


Una questione di soldi e consenso – così la racconta a Report il giornalista Klaus Davi: “sembriamo sorpresi di qualcosa di cui se ne parlava” ammette il ministro dello sport Abodi “ma ci sono stati altri segnali in questa direzione di questa infiltrazione della criminalità organizzata.”
Sette anni prima di questa storia, era emerso da una indagine a Torino come la criminalità aveva infiltrato giù la curva della Juventus, due vicende speculari, quasi da copia e incolla.
Beppe Marotta, spiega il servizio di Report, sa bene quanto sono profonde le infiltrazioni criminali negli stadi fin dai tempi in cui era AD della squadra torinese.

Andrea Beretta coi magistrati ha raccontato di aver incontrato anche Marotta con cui parlava in milanese.

A valle dell’inchiesta della procura di Milano è stata aperta un’inchiesta dalla procura federale perché c’è un articolo che vieta espressamente i rapporti tra i tesserati e gli ultras: il giornalista di Report ne ha chiesto conto all’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi, delle telefonate e Marco Ferdigo con altri calciatori.

Inzaghi ha spiegato di essere tranquillo “ho chiarito nelle sedi opportune tutto quello che dovevo dire e con molta tranquillità, non mi adesso di dilungarmi .. quello che dovevo dire l’ho detto.”

Dopo la vittoria del suo ventesimo scudetto, lo scorso aprile, la squadra è stata salutata a 9000 km di distanza dal presidente Zhang, in Cina a cercare di risolvere i problemi finanziari del gruppo Suning.

I dati finanziari del gruppo sono stati analizzati da un analista che Report ha contattato: “questi hanno fatto un casino che la Parmalat è niente in confronto” racconta ridendo al telefono al giornalista.

L’Inter appartiene ad un fondo americano, Oaktree a cui il gruppo cinese di Zhang ha concesso il timone non essendo in grado di restituire i 360 ml del prestito ricevuto.

Ma l’Inter non può fallire, come molte altre società di calcio a cui sono concesse deroghe che non vengono però date ad altre aziende italiane.

Il perché lo spiega il tifoso numero uno dell’Inter: “non è una normale società” secondo il presidente del Senato Ignazio La Russa, tifoso della squadra, “una società dove il dare e l’avere si devono bilanciare, qui ci sono in ballo le emozioni, e quando ci sono in ballo le emozioni vanno gestite con una attenzione, una sensibilità diversa da qualunque altra attività imprenditoriale ..”
Che detto da un giurista non mi sembra una grande affermazione è stato il commento alle dichiarazioni di La Russa da parte dell’analista finanziario ed esperto di diritto penale, Gian Gaetano Bellavia perché “i bilanci non si fanno con le emozioni ..”

Le emozioni non hanno salvato Zhang: dopo non aver restituito il prestito da 360 ml a Oaktree, il 19 maggio il fondo americano ha preso il controllo della squadra di calcio: “i veri soldi li hanno messi gli americani” spiega Bellavia “che però non sono americani perché anche loro sono nelle Cayman, tutto il controllo arriva dalle Cayman, cioè nebbia..”

Nonostante il fallimento di Zhang e i bilanci negativi, lo scorso agosto il nuovo presidente della Covisop (la commissione per la revisione dei bilanci delle squadre) Tommaso Miele risponde agli esponenti della fondazione “identità bianconera”.
Ne parla l’avvocato Patrisso a Report “ci dice che tutti i controlli dovuti, nel rispetto delle norme federali, a loro avviso danno garanzia ampia del regolare svolgimento dei campionati e dell’equa competizione”.
Dunque la commissione sui bilanci Covisoc assicura che non ci sono anomalie: è la stessa commissione che nel mese di maggio, quando scoppia il caso Inter, viene di fatto commissariata dal governo Meloni. Il ministro dello sport Abodi annuncia che i controlli sulle squadre di calcio saranno condotti da esperti esterni e di nomina governativa.
La commissione dovrebbe controllare anche le effettive proprietà delle squadre, come l’Inter? Il ministro Abodi spiega a Report di non voler mettere in discussione la serietà e la correttezza, “perché sarebbe grave e superficiale da parte mia e anche inopportuno, lo dovremo dimostrare però che una commissione indipendente ed esterna al sistema da un lato possa rispettare le decisioni e dall’altro garantire una maggiore efficienza. E questo non solo vale per i controlli economici, i corretti adempimenti nei confronti dei tesserati, ma anche la struttura proprietaria dei club, come prevedono le norme federali, deve esserci trasparenza. ”
A Report il ministro aggiunge che, pur essendoci una norma sulla trasparenza, nel passato è mancata la corretta applicazione sistematica della norma, puntuale ed efficace “che potesse mettere tutti in condizioni di vedere cosa c’è dentro questa scatola che deve essere di vetro.”
Ma queste sono accuse che il numero uno del calcio italiano respinge: il presidente Gravina racconta che tutte le decisioni della Covisoc che sono state impugnate presso organi terzi, come il TAR e il Consiglio di Stato, hanno sempre dato ragione alla Covisoc.
Dunque non c’erano condizioni che ostacolavano il controllo delle società: ma come mai Gravina e la Federcalcio e la Covisoc non ha sentito la necessità di approfondire la questione del passaggio del controllo dell’Inter al fondo Oacktree nel maggio scorso?

Molte volte si confonde il debito del club con il debito che è in capo al titolare del club” risponde Gravina, come a dire che questi controlli non dovevano essere a capo della commissione. E sull’Inter aggiunge che il problema non è il debito, ma il vivere nelle condizioni di poter soddisfare il debito.

Ma nonostante questo il 17 maggio il sindaco Beppe Sala consegna ai vertici del club l’Ambrogino d’Oro: alla consegna dell’onorificenza il presidente Marotta ha voluto ribadire come la squadra intenda continuare con questa striscia di successi, alzando ancora di più l’asticella. Quale asticella?

Ci ci nasconde dietro l’azione dei magistrati, “aspettiamo l’esito delle inchieste”?

Non dovremmo aspettare le indagini per commentare le immagini dove l’attuale ministro dei trasporti, Matteo Salvini, tifoso del Milan, abbraccia Luca Lucci, capo ultras della curva. Un leader criminale accusato dalla procura di essere anche il terminale finale di traffici di droga, capace, in nome degli affari, di stringere patti di non belligeranza coi rivali dell’Inter.

C’è una intercettazione dell’incontro tra Lucci e Beretta in cui i due parlano proprio di questo patto “perché siamo tutti ragazzi seri, ragazzi per bene..”
Ma Lucci ha continuato a fare i suoi affari nello stadio: ne parla l’ex capo dei commandos tigre Anghinelli “se non l’arrestavano, avrebbe continuato ancora adesso, perché là c’è ancora qualcuno”.
Milan e Inter erano d’accordo sulla gestione di questi affari: Anghinelli conosce le regole del mondo ultras e il codice e sa che dietro la fede si nascondono gli affari, la rivendita dei biglietti, la gestione dei parcheggi, il business del merchandising. Quegli affari che i capi criminali delle curve riescono a mettere in piedi esercitando pressioni sui club, come si evince da una intercettazione tra il capo degli ultras Marco Ferdico e Matteo Norrito (un pugile interista che oggi figura tra i 19 arrestati dalla procura di Milano): “sarà bene che entro il 16, 17 ci danno una risposta, se riesce, che sennò io metto in piedi .. io faccio finta di contestare la società, la campagna acquisti, ma gli faccio arrivare qualcosa, o mi danno le tessere o è guerra”.

C’è un forte rapporto tra i capi ultras e i dirigenti delle società: “tu mi devi dire come mai la curva sud del Milan sono seimila persone, se tu vuoi un biglietto, è tutto prenotato, perché già loro hanno tutte le tessere, chi gliele da stè tessere e gli abbonamenti? La società. Certi del direttivo [della curva] vanno in giro per lo stadio col braccialetto ” spiega a Report Anghinelli “i soldi sono tanti, sono due milioni di euro che guadagnano in un giorno solo coi biglietti..”

Solo per la finale di Champions del 2023 col City, Beretta, Bellocco e Ferdico si mettono in tasca 150 mila euro ciascuno dalla rivendita dei biglietti, una circostanza che lo stesso Beretta ha raccontato in uno dei suoi interrogatori: “nell’ultima Champions, quella persa in finale col City io mi sono portato a casa 150 mila euro, 150 Marco e 150 Bellocco, tutta la società dell’Inter lo sapeva che dietro la We are Milano c’ero io che muovevo i fili, perché io ero il responsabile dichiarato della curva nord..”

Il 27 novembre si tiene un evento a Roma dedicato al mondo del calcio: alla kermesse organizzata dal Corriere partecipano i rappresentanti delle istituzioni e i presidenti di club, compreso il numero uno del Milan, Paolo Scaroni.

Nessuno, nemmeno Scaroni, vuole parlare delle indagini milanesi, delle infiltrazioni criminali e dei rapporti di questi personaggi con la società.
Stiamo parlando di personaggi con dietro un Daspo anche da 15 anni parlavano con dei dirigenti di club: il presidente di Federcalcio Gravina a risposto che ci sono delle indagini quindi bisogna aspettare per capire i reali contenuti di queste relazioni..

Tutti sapevamo, dai vertici delle curve fino ai dirigenti delle squadre. Ma sono stati tutti zitti.

Nel servizio si tornerà a parlare della Juventus: Report è venuta in possesso di una mail in cui Fabio Germani (ex capo ultras) scrive a Stefano Marulla, responsabile biglietteria della Juventus riporta una lista di biglietti che la squadra avrebbe dovuto assicurare a Rocco Dominello. L’uomo delle cosche poteva vantare una posizione dominante anche grazie ai rapporti che, secondo Report, aveva con Andrea Agnelli.

Dominello era, per la Juventus, il referente per i rapporti con tifoseria: di questo ne parla lo stesso Germani quando racconta “vedevo Dominello in rapporti molto amichevoli con dirigenti della Juve, cosa di cui ero all’oscuro”.

Anche rapporti personali con Andrea Agnelli: a processo quest’ultimo ha detto di aver visto Dominello sempre con gli altri tifosi e di non averlo incontrato singolarmente. Circostanza smentita da Germani che invece riporta di diversi incontri nello studio privato in piazza CLN dove c’è l’immobiliare di famiglia, “io l’ho visto, l’ho aspettato sotto”.
Germani ha poi raccontato, tramite messaggio vocale, un’altra storia inedita: un pomeriggio avevano un appuntamento in piazza San Carlo a Torino, dopo averlo chiamato diverse volte, Dominello al telefono lo invita ad andare in piazza CLN e suonare ad un certo numero. Germani sale al sesto piano ed entra in uno studio dove sono presenti D’Angelo (il security manager della Juve), Dominello e l’AD della società immobiliare di Andrea Agnelli.

Mi sono reso conto che per le cose ufficiali potevi andare dalla Juventus e per le cose meno ufficiali nell’immobiliare di fiducia per non farti vedere.”

La scheda del servizio: IL DERBY D’ITALIA di Daniele Autieri

Collaborazione Andrea Tornago

I segreti delle infiltrazioni mafiose e quelli finanziari della squadra Campione d’Italia. Report ricostruisce i risvolti inediti dell’inchiesta sulle infiltrazioni nella tifoseria dell’Inter e svela un collegamento tra le infiltrazioni della ‘ndrangheta emerse nel 2017 nella Juventus e quelle attuali nella città di Milano. L’inchiesta mette in luce le responsabilità dei Club e delle istituzioni sportive, tanto sul fronte criminale, quanto su quello finanziario. Per la prima volta parla un analista che nel 2020 stilò un report dal quale emergevano anomalie sul bilancio dell’Inter, e rivela di aver comunicato quelle informazioni alle massime istituzioni sportive, Federcalcio e Uefa. Nessuno però è mai intervenuto e chi ha tentato di farlo ha subìto pressioni affinché non fossero alterati gli equilibri del Campionato.

Come viene fatto il Passito in serra

Per ridurre i tempi di essiccamento delle uve da cui poi si produce il famoso Passito di Pantelleria, un produttore ha pensato di usare la strada delle serre. Nelle serre si raggiungono temperature di 70 gradi che “cuociono l’uva come fosse un forno lento”. Ma che differenza c’è tra un appassimento in filiera e uno in serra? Hanno gusti diversi – racconta a Report il presidente delle cantine Abraxas – gusti diversi che poi ti ritrovi nel prodotto finale

Perché più alta è la temperatura a cui sono sottoposte le uve e maggiore è la degradazione di queste sostanze aromatiche (che danno il sapore al vino).
Ma il Consorzio di tutela del Passito è mai intervenuto, ha fatto qualcosa per cercare di eliminare questa contraddizione col disciplinare? Al momento no, racconta il servizio di Report.
Benedetto Renda è presidente del Consorzio dei vini Doc di Pantelleria: a Report spiega che questo procedimento, le serre, è solo un accelerare leggermente quello che è il processo di essiccazione. In realtà i tempi di essiccazione si dimezzano, l’uva appassisce prima e può essere sostituita con altra, sotto le serre, aumentando la produzione, risparmiando tempo e spazio.
Il disciplinare del passito di Pantelleria vieterebbe l’essiccazione in serra (“in ambienti condizionati”) ma, guarda caso, il presidente del Consorzio di tutela è anche un produttore di questo vino (Donnafugata SRL) dove si usa il procedimento in serra e dunque, a domanda di Report, risponde che tutto avviene nel rispetto delle norme.

La scheda del servizio: VINO IN SERRA di Emanuele Bellano

Collaborazione Madi Ferrucci, Raffaella Notariale

Il Passito di Pantelleria è un vino dolce apprezzato in tutto il mondo. La produzione si basa sull'appassimento delle uve di zibibbo sfruttando il sole d'agosto dell'isola e seguendo un metodo tradizionale: le uve appena raccolte vengono stese sugli "stinnituri", gli stenditoi in pietra esposti a sud tipici della tradizione pantesca. La lentezza del processo di produzione insieme ai rischi, alle difficoltà e al territorio geograficamente limitato, fa sì che il Passito di Pantelleria arrivi a costare anche 65 euro a bottiglia. Ma il più grande produttore dell'isola ha da tempo adottato un altro metodo per essiccare le uve: le serre. Con temperature che superano i 60 gradi, le serre riducono i tempi di essiccamento ma intervengono anche sul sapore delle uve appassite. Il controllo delle procedure di produzione è in mano al consorzio di tutela del Passito di Pantelleria Doc, di cui un’azienda in particolare è uno dei soci principali. E finora ha ritenuto di non dover intervenire.

Dove finiscono le donazioni alle associazioni per gli animali?

Quanto è trasparente il meccanismo delle donazioni fatte verso le associazioni a difesa degli animali? Report è venuta in possesso di materiale esclusivo inerente la contabilizzazione della società Leidaa, di cui è presidente Michela Vittoria Brambilla, trovando delle spese quanto meno anomale. C’erano fatture intestate alla Leidaa ma altre non c’entravano nulla coi cani, come alcune che hanno come fornitore la “Autoblu SRL”, società di noleggio auto: questa società offre il servizio di noleggio con vetture di alta gamma con tanto di autista.



L’azienda – racconta a Giulia Innocenzi un lavoratore della Onlus – serviva [la Brambilla] quando lei andava a Roma in Parlamento “la mia collega ha chiamato la Autoblu per chiedere se avesse un’altra azienda che potesse risultare come fornitore. ”
Infatti le fatture successive hanno come fornitore non più Autoblu SRL bensì La Valle Beniamino, tutte e due le società hanno lo stesso indirizzo e email, nell’oggetto della fattura scompare il noleggio ed è invece presente la scritta “servizi resi per vostro conto”.

Continua il dipendente della Onlus: “immagina una associazione del terzo settore che prende il 5 per mille con su scritto Auto Blu, sono cose incompatibili con una associazione che si occupa di aiutare gli animali”.

In totale, Leidaa ha pagato un totale di fatture alla Autoblu per 7515 euro: nel periodo natalizio vengono fatti due acquisti di bottiglie, uno da 1263 euro e l’altro da 2550 euro per l’acquisto di 15 bottiglie da 139 l’euro l’una.

Ma ci sono criteri da rispettare per le associazioni di volontariato sulle spese che possono sostenere? “C’è solo il buon senso” spiega l’esperto di diritto penale all’economia Bellavia “io spendo per le necessità dell’associazione, per fare un rifugio per dar da mangiare agli animali, per soccorrerli, per pagare i veterinari.”

Pagare delle bottiglie 140 euro non avrebbe senso..
Ci sono poi altre fatture, di cui Report è venuta a conoscenza, tutte intestate alla Leidaa per servizi dell’albergo Principe di Savoia a Milano, un albergo a 5 stelle, come l’affitto di una sala per 1400 euro, un evento comprensivo di pranzo da 4675 euro e una notte in cui Michela Vittoria Brambilla risulta aver soggiornato nell’albergo con cena in camera per la cifra di 3200 euro, per un totale in una sola ricevuta da 17165 euro. Ma il totale delle ricevute pagate dalla Leida somma a 29761 euro.

Tutto regolare, ci mancherebbe, ma cosa c’entra questo con la tutela degli animali, con una associazione senza fini di lucro, anche perché quando la Brambilla doveva incontrare qualcuno lo faceva nella sede della Leidaa al centro di Milano, in via Mozart.

L’associazione per questa sede vicino al quadrilatero della moda paga un affitto di 3000 euro al mese: “avessimo una casa di moda, ha senso” commenta Bellavia “un’associazione che favorisce il recupero e il sostentamento degli animali può stare benissimo anche in una zona periferica”, dove magari coi soldi risparmiati riesce a fare di più per gli animali.

La scheda del servizio: BENESSERE PARLAMENTARE di Giulia Innocenzi

Collaborazione Greta Orsi, Giulia Sabella

Sono tanti i cittadini che con generosità donano in favore di associazioni che si battono per la protezione degli animali. Tutte le donazioni vanno a finire a destinazione? Grazie a documenti esclusivi, Report mostrerà spese anomale, di cui siamo andati a chiedere conto anche a un importante politico.

Chi sta dietro Wip Finance?

Sabato 1 febbraio è uscita una anticipazione di quanto verrà raccontato stasera da Giorgio Mottola: i rapporti tra la ministra Santanché e il “business developer” Altair D’Arcangelo della Wip Finance (la società che ha rilevato le quote di Visibilia) risalirebbero a ben prima dello scorso anno: lo racconta Nicola Borzi sul Fatto Quotidiano

Visibilia, il legame del 2022 tra D’Arcangelo e Santanchè

Interessi - La ministra partecipò a un convegno organizzato dal Fondo Virgo dell’intermediario e da Luca Paolorossi, oggi sindaco di Filottrano

Filottrano, popoloso borgo delle Marche a poca distanza dalla riviera del Conero, da qualche mese tiene banco nelle cronache dei media locali anche per il suo sindaco, l’imprenditore della sartoria Luca Paolorossi, eletto a giugno 2024 per una lista civica ma candidato alla Camera nel 2008 per Forza Nuova. Paolorossi da anni scatena polemiche per le sue uscite assai “politically uncorrect”. È qui che il 9 dicembre 2022 Daniela Santanchè, meno di 50 giorni dopo essere stata nominata ministro del Turismo, ha incrociato per la prima volta il gruppo Virgo di Altair D’Arcangelo. Una intersezione significativa, perché retrodata di due anni i contatti tra la politica e l’imprenditore che a Report si è proclamato “business developer” del contratto preliminare annunciato il 24 dicembre scorso con il quale Wpi Finance, sconosciuta società svizzera, progetta di acquisire Visibilia dalla senatrice di Fratelli d’Italia al prezzo di 2,7 milioni.

Nell’articolo si parla anche dei rapporti imprenditoriali tra il sindaco di Filotrattano Paolorossi, D’Arcangelo e la sua Virgo e il deputato PD De Zanle cui attività imprenditoriali sono legate a D’Arcangelo da sponsorizzazioni, come quelle al Gay Pride di Padova del quale pure Paolorossi è stato sponsor.

La scheda del servizio: QUESTIONE DI FIDUCIA di Giorgio Mottola

Collaborazione Greta Orsi

Report è in grado di rivelare un nuovo colpo di scena nella vicenda della vendita di Visibilia da parte di Daniela Santanchè alla misteriosa Wip Finance. L’inviato Giorgio Mottola è riuscito a scoprire chi sarebbe il vero proprietario della società anonima svizzera. Emergerebbe un’altra storia inquietante che getterebbe ombre sempre più pesanti sulla operazione finanziaria di cui è protagonista la ministra del turismo.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.