Un’inchiesta su Elon Musk, punto di riferimento globale dell’estrema destra, non solo quella italiana.
Poi un servizio su un rigassificatore in Italia, i cui tubi arriveranno da un amico di Putin, mentre il gas arriva a caro prezzo dall’America di Trump.
Le ombre dietro le luci dei fuochi
Anche il festival di Sanremo è stato inaugurato con l’esplosione di fuochi d’artificio di Vittorio De Angelis, autore dello spettacolo pirotecnico. Lo spettacolo è stato preparato con oltre mille accensioni elettroniche , otto punti audio di ascolto, dall’entrata del porto fino ad una nave da crociera.
Cosa rappresentano questi fuochi per la città di Sanremo? Lo spiega l’assessore al turismo e alle manifestazioni e sport Sindoni: “è un aspetto importante che lega il Festival alla città.”
Come si costruiscono questi giochi coi fuochi artificiali? Carmine di Giuseppe è un pyrodesigner, a Report spiega come costruisce gli spettacoli e la coreografia, facendo uso anche di un software di progettazione tridimensionale che sincronizzano i fuochi con la musica.
LAB REPORT: L’ARTIFICIO DEI FUOCHI di Chiara De Luca
Collaborazione Eleonora Numico
L’Italia è uno dei paesi con la più antica tradizione di fuochi pirotecnici, sono circa 1600 attività che ruotano intorno al settore. Report racconterà come vengono realizzati gli spettacoli pirotecnici dagli addetti ai lavori. Quello dei fuochi d'artificio è un mondo fatto non solo di luci ma anche di tante ombre: i fuochi pirotecnici, infatti, sono usati dalla criminalità organizzata per mandare messaggi specifici.
L’uomo dei razzi (a proposito della sovranità nazionale)
Le oligarchie e le autocrazie, come i regimi, considerano un fastidio le Costituzioni, vedono come un impiccio i sistemi di controllo, i pesi e i contrappesi dentro le istituzioni.
Dobbiamo abituarci, anche in America a vedere un imprenditore privato, che ha supportato in campagna elettorale un candidato, che dopo le elezioni prende un posto in quella stessa amministrazione. Portandosi dietro un suo conflitto di interessi.
Succederà con Elon Musk: nel 2021 vinse un appalto con la Nasa da 2,9 miliardi di dollari per il progetto Artemis con cui la Nasa mira a riportare l’uomo sulla Luna: Musk fornirà la navicella che atterrerà sul nostro satellite. Almeno finora: Trump ha infatti appena nominato a capo dell’agenzia spaziale Isaacman, un altro miliardario molto vicino a Space X (l’azienda di Musk con la sua costellazione di satelliti). Lo scorso settembre Musk lo aveva spedito nello spazio come turista con un suo razzo. Potrebbe costituirsi un conflitto di interesse?
Secondo il direttore del programma Orion della Nasa Howard Hu, no: lui si ritiene un impiegato governativo che ha un percorso predefinito nell’amministrazione Trump, sono molto vicini a riportare l’uomo sulla luna, per la prima volta dal 1972.
Ma è il percorso del governo o di una società privata che può cambiare le scelte politiche: Musk potrebbe chiedere di usare i suoi missili e non quelli della Nasa per la missione sulla Luna.
“Non posso commentare” è stata la risposta di Hu.
La
Nasa risponde al presidente Trump, ma Trump risponde a Musk?
Di
certo è che il sostegno della base di Trump al presidente è forte e
al suo consigliere Musk, sono limiti del dogma religioso: il padrone
dell’universo – lo definisce un sostenitore, di certo sarà
padrone della macchina dell’amministrazione americana che dovrebbe
efficientare, our senza averne le minime competenze.
Ma
l’importante è fare annunci, rendere l’America forte per un
secolo, anzi per secoli, magari per i mille anni (come diceva quel
tale in Germania anni fa).
I seguaci di Musk al momento possono accontentarsi seguendo i lanci dei suoi razzi, come quello avvenuto il 16 gennaio, missili che vanno in orbita (e rilasciano la navicella col suo carico di satelliti) e poi rientrano agganciandosi alla rampa di lancio in modo perfetto.
O quasi, visto che nel lancio del 16 gennaio la navicella sul golfo del Messico (o sul golfo dell’America, perché adesso dovremo anche aggiornare le cartine geografiche) ha fatto perdere i contatti con la base, esplodendo in cielo.
Nel frattempo, prima che l’uomo torni a calpestare il suolo della luna, in Germania potrebbe tornare al governo un partito di estrema destra: Elon Musk è intervenuto in diretta alla convention dell’AFD di Alice Widel, a dare il suo appoggio.
Nemmeno più fanno finta di nasconde le loro origini, dentro questo partito: il nonno della candidata premier Weidel era un gerarca nazista ma lei, lesbica e con due figli adottivi, è considerata il volto moderato del partito, anche se nelle proposte elettorali del partito non si usano troppi giri di parole.
Remigration
è lo slogan ripetuto più volte e vuol dire deportare gli immigrati
illegali presenti in Germania. “Abbiamo bisogno della remigrazione
per vivere in tranquillità e sicurezza” ripete alla convention:
poco dopo il suo discorso Weidel ha aperto un collegamento con un
ospite d’eccezione, Elon Musk.
“Non c’è nulla di male
nell’essere fieri di essere tedeschi, senza perdere sé stessi in
questo multiculturalismo che diluisce tutto, non abbiamo bisogno di
un mondo in cui tutto sia mescolato. Sembra che cui ci si stia troppo
focalizzando sulla colpa dei tedeschi del passato, piuttosto abbiamo
bisogno di andare oltre, dobbiamo essere eccitati per il futuro della
Germania. Da queste elezioni che stanno arrivando in Germania dipende
il destino dell’intera Europa, il risultato può decidere il futuro
della civiltà, dell’Europa e forse dell’intero mondo.”
Anche per la Germania, come per l’America, si attende un futuro radioso nei prossimi anni, che siano cento o mille.
Basta sentirsi in colpa per il fascismo o per il nazismo, anche se questo passato in Italia come in Germania è ancora presente e significa Olocausto, leggi razziali, macerie.
Ma per i leader di AFD i problemi sono altri, l’ideologia woke di sinistra, l’immigrazione..
Alla convention era presente l’eurodeputato di AFD Maximilian Krah, esponente molto discusso del partito per le sue dichiarazione sulle reclute delle SS definite non tutte criminali.
A
Report racconta che “oggi che Elon Musk è dalla nostra parte si
faccia questa domanda con chi preferirebbe fare una festa con Musk o
con Olaf Sholtz? Per anni attorno a noi c’è stato un muro, eravamo
i bambini sporchi, con voi non vogliamo giocare, siete esclusi.. ma
ora che Musk è dalla nostra parte chi è che rimane fuori? Abbiamo
ribaltato la prospettiva, questo è molto affascinante..”
E se
Elon Musk volesse darvi dei soldi, cosa faranno all’AFD?
“Grazie
mille”.
E
del saluto nazista fatto durante la cerimonia per Trump: “ma no,
andiamo, oggi qualunque cosa è Hitler, non era un saluto nazista,
questa è solo una malvagia diffamazione della stampa di sinistra,
anche Netanyahu ha detto che non era un saluto nazista.”
Ma Elon Musk non significa solo satelliti lanciati in orbita con la sua Space X: al CES, la più grande fiera al mondo dedicata all’innovazione tecnologica a Las Vegas. Ci si può arrivare direttamente dall’albergo grazie ad un tunnel scavato terra dalla Boring company, un’altra azienda di Musk, specializzata in tunnel sotterranei.
Dentro si viaggia con la Tesla model 3 in un tunnel strettissimo e anche claustrofobico, senza guida autonoma. Si evita il traffico, si arriva velocemente a destinazione, “Elon Musk è un grande innovatore” ripetono altri utenti del servizio al giornalista di Report.
Musk è citato anche dentro la fiera: Selika Talbott è una tra le più note esperte di mobilità elettrica ed ha ricoperto ruoli importanti nell’autorità stradale americana.
A
Report spiega che “Musk oggi ha una opportunità che non esisteva
nel passato, grazie al suo rapporto meraviglioso col presidente, può
influenzarne le decisioni, può dire al governo federale ‘lascia
che i miei robotaxi operino sulle strade’ ..”
In Europa
questo si chiama conflitto di interessi: “qualcuno dovrebbe dire,
ehi, aspetta un attimo, confido che tu possa anche prendere grandi
decisioni per la nazione, mi fido della tua intelligenza e della tua
innovazione, ma dal momento che potresti protrarne profitto dal tuo
ruolo politico, forse dovremmo creare un muro..”
La scheda del servizio: THE ROCKET MAN di Manuele Bonaccorsi
Collaborazione Madi Ferrucci
Elon Musk è l’uomo più ricco del mondo e probabilmente anche il più potente. Ritenuto il vero braccio destro del presidente americano Donald Trump, di cui ha finanziato la campagna elettorale con 250 milioni di dollari, occupa un ruolo chiave in tecnologie delicatissime. Non solo le auto elettriche, ma anche i social network, la robotica e poi i lanci spaziali e i satelliti per le telecomunicazioni, fondamentali anche nell’uso militare. Oggi il miliardario sudafricano è sceso nell’agone politico europeo: grande sostenitore di Giorgia Meloni, si è schierato con i partiti di estrema destra nel Regno Unito e in Germania, dove ha dichiarato il suo sostegno al movimento anti-immigrazione Alternative für Deutschland. Una scelta controversa, che non è mossa solo da ragioni ideali. Il connubio tra politica e affari, spesso garantiti da ingenti finanziamenti pubblici, è centrale per i business di Musk. Le telecamere di Report sono arrivate fino al confine meridionale del Texas, dove avvengono i lanci spaziali di SpaceX; e in Germania, dove anche grazie a Musk e alla sua influenza sul social X, l’estrema destra è in vantaggio per le prossime elezioni. E infine a Bruxelles, dove in molti storcono la bocca per l’intenzione del governo Meloni di affidare proprio a Musk le delicate comunicazioni militari, proprio mentre Musk viola ogni regola sulla neutralità dei social network. L’Ue si sta attrezzando per garantire la propria indipendenza dagli Usa nello spazio e nelle comunicazioni satellitari, ma l’Italia parrebbe voler andare in un’altra direzione.
I cavi dell’amico di Putin (sempre a proposito della sovranità nazionale)
LA politica energetica italiana è rimasta saldamente ancorata agli idrocarburi, alla faccia della transizione ecologica: dopo lo stop al gas russo, almeno di facciata, la politica italiana ha scelto di passare al gas liquido americano anziché potenziare le rinnovabili, essendo il gas americano molto più costoso delle rinnovabili.
Report è andata a Ravenna dove si stanno portando avanti i lavori per il rigassificatore offshore (voluto con procedura d’urgenza dal governo Draghi nel 2022: dovrebbe liberarci dalla dipendenza russa di Putin (e metterci sotto la dipendenza di Trump, ma non importa), ma è veramente così?
Il giornalista è riuscito ad arrivare a tre km dalla piattaforma al largo di Ravenna a ridosso della zona interdetta alla navigazione: tra le navi che operano per il progetto è presente anche la Blue Sky, un cargo di 92 metri che naviga con la bandiera della repubblica di Palau, un arcipelago nelle acque del Pacifico ad est delle Filippine.
Una
fonte ha raccontato a Report che dietro la Blue Sky: “la nave si
chiamava Blue Ship prima” racconta la fonte “ha cambiato nome
nell’agosto 22, ma dietro c’è sempre l’interesse russo, nel
2021 ha lavorato anche al progetto sul North Stream 2, che era sotto
sanzioni americane, ma con un giochetto le hanno evitate. Hanno messo
come proprietà una fondazione tedesca certificata come ente
governativo e gli enti governativi non sono toccati dalle
sanzioni.”
Cosa ne sa la politica di questa nave cargo russa e
del tema delle ingerenze in generale dalla Russia?
Report ha
intervistato Vincenzo Colla vicepresidente della giunta regionale
dell’Emilia Romagna: “abbiamo definito una task force autonoma
nostra che rispondesse solo a Bonaccini dal punto di vista delle
competenze .. io partecipavo [a questa task force per il
rigassificatore] a tutte le riunioni”. Dunque la vicenda è stata
vagliata bene, “è il rigassificatore più controllato d’Europa”.
Sapevano
allora che una società che partecipa ai lavori con la nave Blue Sky,
che dietro ha dei soggetti russi che sono dei prestanome di un
oligarca di Putin?
“Questo non lo so” risponde Colla “queste
sono valutazioni in mano a Snam, se ci fosse un pezzo di Putin su
questo significa che non ha funzionato molto bene la
verifica..”
L’oligarca russo si chiama Kolikov, ha ricevuto
la medaglia d’oro per meriti patriottici da Putin, è un grosso
imprenditore dell’oil&gas, riceve decine di appalti statali da
Putin.
“Se fosse così [che prendo lavori da un oligarca di
Putin] non solo non va bene, è bene che qualcuno risponda di una
operazione che secondo me non va bene”.
Dunque, se non ci
fosse stata Report a fare domande e a fare un semplice controllo,
nessuno se ne sarebbe accorto di questa società russa che lavora per
una importante opera da cui dipenda il nostro fabbisogno energetico?
Snam, la regione Emilia Romagna, il governo Meloni, i servizi, non
hanno nulla da dire?
Ne
parla Il Fatto Quotidiano oggi che da una anticipazione del
servizio
Alla realizzazione della piattaforma off shore sta lavorando anche una nave cargo, la Blue Sky. Contrattualizzata da Saipem per la posatura di tubi e i lavori infrastrutturali, la nave è posseduta da una società turca (Gezegen Denizcilik ) che fa capo a due russi, Alexandr Levchenko e Vyaceslav Bolshukhin. Ma a Report risulta che dietro questi imprenditori c’è l’oligarca vicino a Putin, Kolikov, che ha decine di appalti statali russi e molti interessi economici in Europa. La Blue Sky sino a qualche anno fa si chiamava Blue Ship. Era anche finita nella lista delle entità sanzionabili dagli Stati Uniti perché era impiegata sulle lavorazioni del gasdotto Nord Stream 2, che avrebbe collegato direttamente la Russia con la Germania. Ma le sanzioni, racconta sempre Report, furono evitate grazie a uno stratagemma: trasferire la proprietà della nave a una fondazione pubblica tedesca non sanzionabile.
Un intreccio di non poco conto quello che ora grava sul rigassificatore: grazie all’opera l’Italia dovrebbe allontanarsi sempre più dall’ingerenza di Mosca. Ma sono gli stessi russi che hanno le mani sull’infrastrutturazione dell’opera. La società turca, sottolinea Report, non è comunque sanzionata, nemmeno la nave o gli imprenditori che ci sono dietro, tra cui Kolikov. Quello che andrebbe valutato è l’impatto sulla sicurezza nazionale italiana rispetto alle possibili ingerenze dei servizi russi sui tecnici della Blue Sky, che conoscono tutti i dettagli, ivi compresi quelli più critici, del rigassificatore di Ravenna.
La scheda del servizio: GAS, VODKA E MORTADELLA di Giulio Valesini, Cataldo Ciccolella, Lidia Galeazzo
Dopo l'aggressione russa sul territorio ucraino, l'Italia ha deciso di avviare una serie di rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento e liberarsi dalla dipendenza del gas di Putin e dei suoi oligarchi. Fra questi c'è il progetto FRSU a Ravenna, che a regime potrà ricevere e immettere nella nostra rete gas per soddisfare il 40% della domanda nazionale. Ma cosa succede se a lavorare su queste opere sono proprio imprenditori russi vicini a Putin? Report svelerà uno scenario inaspettato e non privo di rischi per la nostra sicurezza nazionale.
La palude di Venezia – capitolo terzo
L’inchiesta della procura di Venezia ha sveltato un sistema che avrebbe favorito una rete di imprenditori vicini a Brugnaro, in comune il fatto di aver sponsorizzato la Reyer, la squadra di basket del sindaco.
Il geometra Genesio Setten è uno di questi: costruttore di Oderzo in provincia di Treviso, Setten non è indagato, la sua azienda ha sponsorizzato la Reyer per 250mila euro dal 2016 al 2021 e, secondo la GDF, dal 2015 con Brugnaro sindaco, ha realizzato lavori a Venezia per oltre 150ml di euro. Il loro rapporto era cominciato con la ristrutturazione della Scuola Grande della Misericordia, splendido edificio del ‘500, in cui si tiene il ballo del doge, l’evento privato più esclusivo del carnevale di Venezia. La società SMV che fa capo al gruppo Humana di Brugnaro l’ha ottenuta in gestione dal comune per 44 anni.
“LA
sponsorizzazione nasce proprio in conseguenza dell’appalto”
racconta oggi a Report Setten, che definisce come notizie tendenziose
i numeri sui lavori in appalto vinti dal gruppo Setten, “noi
abbiamo fatto 149ml di lavori privati, alberghi, fabbricati di vario
tipo.”
Ma i lavori fatti a Venezia sono stati sia pubblici che
privati e anche per questi ultimi sono necessarie autorizzazioni e
nulla osta dove spesso è decisiva la volontà politica dell’ente,
come nel caso di uno dei più contestati progetti edilizi nella
terraferma, la torre Setten al villaggio San Marco. Un colosso di
cemento alto 60 metri che dovrebbe sorgere su un’area inquinata
dove un tempo c’era un campo da calcio di quartiere.
Davide Scano fa parte del comitato contro la Torre Setten: a Report spiega gli impatti della nuova torre, con tanto di parcheggi annessi, di un nuovo capannone commerciale da 4000 metri quadrati e un’altra distesa di parcheggi all’aperto.
Su questo progetto c’è stato qualche favoritismo da parte del sindaco Brugnaro? “No, io non ho mai chiesto niente a Brugnaro..”
La scheda del servizio: I FAVORITI DI BRUGNARO di Walter Molino e Andrea Tornago
L’inchiesta Palude della Procura di Venezia avrebbe portato alla luce un vero e proprio sistema di corruzione e conflitti d’interessi, che avrebbe favorito tra l’altro una rete di imprenditori vicini al sindaco Luigi Brugnaro. Tutti avrebbero in comune il fatto di aver sponsorizzato la Reyer, la squadra di basket del sindaco.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.