Incipit
- Morto? Jay Dark? Ah, ah! Se vuole la mia opinione quel figlio di puttana è ancora vivo e vegeto. E in questo momento se ne sta in giro in qualche parte del mondo. A far danni, come sempre. L’avvocato Flint aveva una voce serena, profonda. Era un vecchio alto, magro, elegantemente fasciato in un completo grugio con un cravatta reggimentale, folti capelli candidi e occhi azzurri, ora accesi da improvvisi guizzi ironici. Poteva avere fra i sessant'anni portati male e i settantacinque di chi è in piena forma.Si aggirava con passo agile fra i vialetti del cimitero monumentale del Verano fumando un lungo sigaro cubano.Giocherellava con l'edizione inglese del mio ultimo romanzo: Blue Moon.Era la prima volta che ci vedevamo di persona.
L'avvocato americano e lo scrittore italiano: si snoda lungo attorno i dialoghi tra questi due personaggi inventati l'ultimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, due persone che si incontrano a Roma per parlare di una terza persona. Jay Dark: un avventuriero, un agente provocatore, uno spacciatore in grande stile nell'America degli anni '60 che aveva appena visto sfumare il mito kennediano.
Chi era veramente Jay
Dark? Un diavolo, un sognatore, una marionetta nelle mani di
interessi più grandi di lui?
Per dare una risposta a
questi enigmi, l'avvocato americano ha deciso di incontrare lo
scrittore, fresco autore di un libro proprio su questa persona e che,
gli racconta l'avvocato (che cura gli interessi di Jay Dark, tramite
una fondazione), si basa solo su leggende e non sulla sua storia
vera.
L'arresto in Italia da
parte della polizia che l'aveva trovato in possesso di una valigia
piena di droghe, l'incontro in carcere con esponenti delle BR, non si
capisce se come cavallo di Troia o come infiltrato dei servizi.
I verbali della polizia,
la scarcerazione (fatto strano, per tutte le imputazioni) e la sua
morte a metà anni 80, almeno così dicevano le carte.
Ma manca qualcosa in quel
romanzo: manca proprio la storia del protagonista:
– Lei non ha capito. Io non voglio metterle i bastoni fra le ruote. Io voglio che lei scriva la vera storia di Jay Dark.L'avvocato Flint è disposto a raccontarla allo scrittore, perché lui c'era, l'ha vissuta e ora intende colmare “Blue moon” con tutti i perché, con l'elemento essenziale
– E quale sarebbe questo elemento essenziale? – lo interrogai, sarcastico. Cominciavo a perdere la pazienza. Flint assunse un’aria ispirata. – Il caos. Manca il caos.
Per scrivere la vera
storia di Jay Dark bisogna partire da lontano, da un quartiere ghetto
di New York chiamato Williamsburg:
Nel 1960 Jay Dark non si chiamava ancora Jay Dark. Il suo nome era Jaroslav Darenski, detto Jaro, aveva vent’anni e faceva il ladro.
Una volta in prigione, a Jay viene proposto di partecipare ad un “programma” in alternativa alla detenzione: assumere delle droghe (come LSD che all'epoca non era ancora fuori legge) per capire l'effetto che facevano sulle persone.
Era chiaro che al Bellevue li stavano drogando massicciamente, e che studiavano le loro reazioni. Ed era chiaro che nessuna di quelle droghe aveva niente a che vedere con la roba che girava per la strada.
La
vita di Jaroslav cambia quando incontra il dottor Kirk, un
medico tedesco scappato in America nel 1944 (grazie all'aiuto
dell'OSS, precursore della CIA), quando aveva capito che il Reich
millenario era destinato alla sconfitta. Non un ex nazista anzi,
proprio la fine del Fuhrer l'aveva convinto dell'importanza del caos.
Se nessun ordine mondiale poteva essere portato, perché “la
natura umana è insofferente a un eccesso di ordine”, allora
serviva scompigliare le carte, creare disordine.
.. e se invece non esistesse alcun ordine? Se invece l'intera nostra esistenza dipendesse da un opposto principio, anzi, dalla totale assenza di qualunque principio .. se noi non fossimo, ciascuno di noi e tutti insieme, che la sintesi organica di una forza primordiale e incontrollabile… il Caos?
E Jaroslav è il candidato ideale per questo scopo, per la sua capacità di parlare (e imparare) tante lingue e per l'essere immune a sostanze come l'LSD “che potrebbero far uscire di senno il piú savio e posato degli uomini”
Così
viene creata la leggenda di Jay Dark, figlio di un ufficiale nazista
e di una donna araba, mezzo tedesco e mezzo americano, ricco e
facoltoso.
E,
soprattutto, agente del caos.
«Ogni
dominatore sogna di annientare il caos, il che è assolutamente
impossibile. Al contrario, figliolo, il caos dobbiamo assecondarlo,
stimolarlo, solleticarlo. Gli vanno lasciate le briglie sciolte. Solo
a queste condizioni potremo garantire la sopravvivenza del genere
umano!»
Nel racconto di Flint, vediamo la vita di Jay scorrere davanti ai nostri occhi: l'arrivo ad Harvard e l'incontro con Pam e Tracey, due donne fondamentali nella sua vita. L'attuazione del programma Mk-Ultra, l'inondazione di droghe all'interno dei movimenti di protesta, per minare questi gruppi dall'interno.
Un
ciclo in perenne evoluzione: gioia, eccesso di felicità, poi la noia
e il rifugio nella paura “e la paura si fa presto terrore… e
il ciclo riparte.”
L'incontro
con gli Hippy, Woodstock, Le pantere nere e i Weather men.
Il
periodo londinese e il ritorno in America dal dottor Kirk e la sua
amata Lotte, la capretta.
La
beat generation e la swinging London ..
Fino
alla resa dei conti all'interno della Cia, quando Jay comprende il
vero senso del caos, aiutare la Cia a distruggere i movimenti con la
droga, spingendoli alla radicalizzazione ma distruggere la Cia
dall'interno, fottendola con le loro stesse armi.
È un
lungo viaggio, quello che ci racconta De Cataldo, in un romanzo che
mi ha personalmente spiazzato, perché distante come stile e
ambientazione da Romanzo Criminale.
MA il
cui senso arriva quando si scorrono le ultime pagine e il bilancio
della vita di questo personaggio, metà eroe e metà diavolo, un
avventuriero cinico e idealista allo stesso tempo.
L’avventuriero. L’amorale. Il Cattivo. L’agente del caos.
Bilancio
di una vita che è anche quello che fa il personaggio scrittore
(dietro cui forse parla lo stesso De Cataldo, chissà): bilancio di
una generazione che ha cercato anche nelle droghe un percorso di vita
diverso, un modo diverso di vedere la vita.
Oggi,
passati 40 anni dal 1968, potremmo anche iniziare a rileggere quegli
anni così intensi con un occhio diverso, senza nessun preconcetto,
senza pensare che dietro tutta la Storia (con la S maiuscola) ci sia
stato un grande vecchio, una grande manipolazione.
Anche grazie a lui eravamo vittime e trionfatori, sognatori e assassini di noi stessi. Jay Dark era anche mio fratello. Jay Dark era anche me.
Se
dietro lo scrittore possiamo intravedere un De Cataldo più giovane,
dietro Jay Stark c'è un vero agente del caos, Ronald Stark, oscuro
agente dei servizi americani, arrestato per possesso di droga in
Italia a metà anni 70 e in carcere finito in contatto con i
brigatisti Curcio e Franceschini.
Verità
e finzione, dunque: dove finisce la prima e inizia la seconda, quanto
è reale e quanto complottismo?
Chissà,
forse il vero Jay Dark non è morto veramente ..
La scheda del libro sul sito dell'editore Einaudi
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