Stiamo per entrare nell'era cyborg. Chip sotto pelle sostituiscono chiavi, badge e carte di credito. Google, Amazon e Elon Musk hanno sviluppato progetti sul cervello umano in grado di modificare i pensieri. Quali rischi corriamo? Parleremo anche di come ricostruire un territorio in maniera intelligente attirando investimenti e lavoro per i giovani e dei disturbi del sonno che riguardano dieci milioni di persone.
L'uomo di domani,
in cui la tecnologia viene integrata in un corpo umano per, si spera,
rendere la sua vita più semplice.
E i problemi
dell'uomo di oggi: l'incuria del territorio, la cementificazione, gli
abusi edilizi e i costi sia in termini umani che come risorse
economiche.
Infine,
nell'anteprima, un problema all'apparenza banale ma di cui soffrono
molte persone: la qualità del sonno.
L'anteprima della
puntata: Sonni
d'oro Cecilia Andrea Bacci
La qualità del
sonno è fondamentale, sia perché una pessima notte rende più
inclinato il piano della giornata che dovremmo affrontare dalla
mattina. Sia per tutti i problemi di salute legati: da semplici
problemi di concentrazione nel corso della giornata, fino alle apnee
notturne che possono diventare un rischio.
"Io? Ma figurati". Non lo vogliono ammettere, ma russano. E sono in tanti: due italiani su cinque, per la disperazione del partner. Complice una vita sempre più frenetica, dormiamo sempre meno e sempre peggio. C’è addirittura chi si sveglia “pronto per andare a dormire”. E dire che passiamo a letto un terzo della nostra vita. Un cattivo sonno, però, influisce negativamente sulle nostre relazioni sociali e mette in pericolo la nostra salute, oltre a esporci maggiormente a incidenti stradali e infortuni sul lavoro. Russare, poi, può essere campanello di allarme di patologie serie come la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, di cui soffre, si stima, il 6% degli italiani. Ma dormire male può essere un pesante costo sociale stimato in 15 miliardi di euro. L’equivalente di una finanziaria. Dormire meglio si può? E quali sono i rimedi a cui affidarsi?
L'era dell'uomo
cyborg
Dimenticatevi i cyborg di Blade Runner, esseri indistinguibili dagli
uomini, con poteri e forza superiori. L'uomo cyborg del futuro che
forse è dietro l'angolo, mette assieme i risultati della micro
componentistica, la robotica con l'idea dell'internet delle cose, dove tra le cose
ci siamo anche noi.
Si parte dai chip impiantati sottopelle, in un centro di ricerca in
Svezia, che diventano dei badge per accedere a luoghi protetti o
chiavi per consumare snack o bibite; auto che si guidano col
cervello; il primo uomo cyborg riconosciuto da un governo nazionale (che sente le note delle vibrazioni dei colori, avendo una disfunzione che gli fa vedere le cose in bianco e nero);
ci sono ricercatori che stanno studiando come controllare i nostri
pensieri. L'evoluzione verso l'uomo cyborg è già cominciata, ci
stanno lavorando anche i Big di internet: dobbiamo capire però quali
sono gli scenari e come controllare questa evoluzione.
Sulla pagina Facebook di Report
trovate una serie di anticipazioni del servizio, a cominciare dal
progetto dell'Università
di Siena per creare una mano con sei dita: si sono ispirati ad un
dipinto del pittore Simone Martini che ha raffigurato nell'affresco
La Maestà, San Crescenzio con sei dita.
Il professor di robotica Prattichizzo lo ha realizzato, questo sesto
dito: è stato pensato per aiutare persone che non hanno più piena
funzionalità della mano, un appendice che si muove seguendo gli
impulsi della fronte.
Dal sesto dito, agli
arti artificiali: all'istituto di Biorobotica della scuola
Sant'Anna di Pisa hanno realizzato la mano artificiale per un
ragazzo, rimasto vittima di un incidente; oggi stanno lavorando a
prototipi di gambe per persone che hanno subito l'amputazione di
questo arto.
Immaginate di avere dei sensori come quelli che sono presenti nel
cellulare, che avvertono il movimento del corpo e informano così la
protesi, che così capisce che movimento deve fare.
Nel futuro stanno lavorando anche ad esoscheletri, robot che si
indossano, per potenziare o migliorare i movimenti del corpo umano.
Per esempio persone tetraplegiche o con difficoltà a camminare,
potranno iniziare a camminare. O, magari, consentire di correre più
velocemente ..
All'IIT (Istituto
italiano di tecnologia) lavorano al perfezionamento delle protesi
robotiche: al momento è loro il modello più sofisticato di mano
bionica al mondo.
E' una mano che si
collega al sistema nervoso dei muscoli del braccio: quando si
stringono i muscoli per muovere la mano, questi impulsi arrivano alla
mano robotica.
La scheda della
puntata:
Essere umani di Giorgio Mottola con Alessia Marzi
Sta per iniziare l’era dell’Uomo Cyborg. La tecnologia non sarà più intorno a noi ma dentro di noi. Già oggi chip sottopelle consentono di sostituire chiavi, badge e carte di credito. Con la sola forza del pensiero, grazie a sensori a contatto con il cervello, è possibile far muovere oggetti e guidare automobili. E c’è anche chi non si accontenta di avere solo cinque sensi, e attraverso modificazioni del proprio corpo è in grado di percepire i terremoti e avvertire i cambiamenti meteorologici. Ma sull’Uomo Cyborg non scommettono solo la medicina e le università: Google, Facebook, Amazon e Elon Musk da tempo sviluppano progetti per integrare computer e cervello umano. Quali rischi corriamo se una tecnologia in grado di modificare il corpo e la biologia umana risponde alle logiche del marketing?
La resilienza –
per non piangere lacrime di coccodrillo
Ad ogni terremoto, scossa, inondazione, frana, assistiamo alle stesse
scene: la macchina della protezione civile che si mette in moto, i
soccorsi, le lacrime della popolazione, l'eroismo dei vigili, dei
volontari che sopperisce ad anni di incuria, cattiva gestione del
territorio, speculazioni edilizie.
Ogni evento sismico è occasione per le solite passeggiate dei
politici con tanto di codazzo di giornalisti, imprenditori con pochi
scrupoli (quelli che dopo la scossa de l'Aquila del 2009 ridevano a
macerie ancora fumanti): dobbiamo ripensare tutto il modo con cui
oggi gestiamo i territori, le città, i fiumi, le colline.
Dobbiamo essere resilienti, ovvero dare forma alle costruzioni, alle
infrastrutture affinché dopo un sisma siano ancora lì, ancora
funzionanti. Per evitare le scene di spopolamento che oggi vediamo a
l'Aquila e in Abruzzo, nelle Marche dopo il sisma del 2016.
Dopo il Sisma del 2009, l'OCSE ha indicato ne l'Aquila la città
europea della conoscenza, così è nato il “Gran Sasso science
institute”, una università che attira studenti da tutto il mondo,
che studieranno onde gravitazionali, onde sismiche e che andranno ad
abitare nelle case del centro storico, affittate ad un prezzo
conveniente.
In questo modo si sono attratti studenti e ricercatori di livello
internazionale, come Marica Branchesi: “qui ho trovato l'entusiasmo
nel veder rinascere un territorio”.
Anche la farmaceutica Dompé ha costruito a l'Aquila il nuovo
edificio, antisismico e all'avanguardia, con l'obiettivo di garantire
la produzione anche dopo il terremoto.
Anche nelle Marche ci sono imprese che hanno deciso di investire in
resilienza senza aspettare lo Stato: Enrico Loccioni ha preso in
gestione un tratto del fiume Esino, che esondava vicino alle sue
strutture e alle case. Oggi, dal fiume ricava 1 GW di energia l'anno,
per l'impresa e il territorio.
Alla Loccioni si occupano di questo: produrre energia e distribuirla,
in modo resiliente, isolati dalla rete nazionale.
Nell'anticipazione
che trovate su Raiplay,
Giulio Valesini è andato in California, dove attendono da decenni il
“big one”, per vedere come hanno fatto: come intendono proteggere
strade, ponti, infrastrutture da un sisma di proporzioni eccezionali.
Nei
cantieri, il giornalista ha incontrato ingegneri giapponesi, che
sostituiscono vecchie tubature d'acqua con tubi di ultima
generazione, più duttili, perché in caso di terremoto sono in grado
di estendersi e contrarsi, testati per onde fino al nono grado.
I
responsabili della Water & Power considerano strategico mettere
in sicurezza di queste strutture, energia e acqua, per la
sopravvivenza della gente, per evitare che dopo un sisma, centinaia
di migliaia di persone rimangano senz'acqua (come successo già nel
1994, per un sisma durato “solo” 10 secondi).
Per
rendere “resilienti” le tubature d'acqua stanno spendendo 50 ml
di dollari e nei prossimi 120 anni dovranno sostituire 120mila miglia
di tubi in totale.
Il
tutto è coperto da una voce in bolletta, per i cittadini
californiani, che copre queste voci di spesa.
Le
previsioni degli scienziati parlano di una scossa da 7,8 gradi, che
potrebbe devastare tutto il sud dello Stato: su questa previsione è
basato il piano di resilienza del comune di Los Angeles si basa su
uno studio scientifico della sismologa Lucy Jones: a lei è stato
affidato il piano di coordinamento di resilienza della città (non un
politico, ma una scienziata). Un piano che ha come obiettivo il far
rimanere sul territorio la popolazione colpita, evitando esodi di
massa. Ma c'è anche un obiettivo economico: ogni dollaro speso in
prevenzione ne fa risparmiare sei.
Questo
piano coinvolge le istituzioni ma anche le imprese e i comuni
cittadini, che devono essere preparati all'emergenza: comunicazione
del rischio, piani per la ricostruzione, piani per tenere attivi i
servizi pubblici durante l'emergenza.
La
società dei trasporti metropolitani riceve un centesimo per ogni
transazione fatta in California per gli investimenti in resilienza,
si incoraggiano i proprietari vicini alla rete a fare interventi di
adeguamento sismico, per evitare crolli.
Ogni
attività, poi, deve avere un piano di emergenza: anche al Getty
Museum, il centro della vita culturale, è stato costruito per tenere
al sicuro le opere d'arte, esiste un piano di evacuazione in caso di
scosse dove, lo stesso museo, potrebbe anche trasformarsi in un
rifugio antisismico, con magazzini pieni di riserve di cibo e acqua.
Ogni
cittadino deve sapere cosa deve fare in caso di terremoto: il
dipartimento per la sicurezza sta lavorando ad un sistema di avviso
che parta 30 secondi prima dell'arrivo di una scossa.
Si
possono salvare vite umane anche con piccole operazioni, così:
fermare gli ascensori al piano più vicino, allontanare persone da
composti chimici pericolosi, fermare una operazione chirurgica per
evitare danni.
Non
basta dire, attenzione c'è un terremoto: va insegnato alle persone
cosa fare, come reagire e cosa non fare, per questo entro la fine del
2018, sarà pronta una app.
La
scheda della puntata: La
resilienza di Giulio Valesini con Cataldo Ciccolella e
Simona Peluso.
Negli ultimi settant’anni l'Italia ha registrato diecimila vittime e 290 miliardi di danni a causa di disastri e sismi. La media è di un terremoto distruttivo ogni cinque anni, i territori a rischio sono l'83% dell'intero Paese. Invece di parlarne a catastrofe avvenuta, e sempre in emergenza, è arrivato il momento di prepararsi, rendendo comunità, case e aziende più resilienti. Significa fare ricostruzione in modo intelligente, attraendo giovani e investimenti. Report ha girato l’Italia e ha registrato piccoli esempi di resilienza. Ancora poco però in confronto alla California dove da decenni si preparano al Big One. E hanno trasformato la paura della catastrofe in una grande opportunità che, oltre a salvare vite ed edifici in futuro, fa girare l’economia.
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