Immaginiamo che Mediaset riunisca i
vertici di Forza Italia per discutere dei futuri scenari di governo,
un una convention a Cologno Monzese.
E che a questa convention venga
respinto l'accredito al direttore del Fatto Quotidiano Marco
Travaglio (o ad altri giornalisti del medesimo giornale).
Parleremmo ancora di atto gravissimo
che lede la libertà di stampa?
Se la risposta è si, bene, possiamo
proseguire.
Altrimenti lasciate perdere questo
posto e buona giornata.
Quanto successo ieri al giornalista de La Stampa Iacoboni, che si è visto respingere l'accredito
all'incontro organizzato dalla Casaleggio a Ivrea (respinto in quanto
giornalista poco gradito, se lasciamo perdere le altre scuse) ci dice
due cose.
La prima è che il M5S ancora deve
capire che o fa il partito politico, staccandosi da Grillo e
Casaleggio, oppure si porterà dietro questo legame da partito
azienda, proprio come Forza Italia.
Abbiamo già dato, grazie.
Secondo: che in questo paese il
giornalismo e la libera informazione sono usati spesso solo come
pretesto, quando fa comodo.
Quante settimane sono passate
dall'inchiesta di Fanpage sui De Luca e la gestione delle ecoballe in
Campania?
Ci siamo dimenticati che in questo
paese presidenti del Consiglio hanno fatto chiudere trasmissioni (o
ci hanno provato), hanno chiesto agli investitori di togliere le
pubblicità a quel giornale nemico, hanno spostato conduttori dai
talk, colpevoli di non sposare la loro narrazione.
Amiamo così tanto la libera informazione che a Milena Gabanelli non è stato trovato un posto (serio, non delle prese in giro) in Rai.
Chi oggi sbandiererà il caso Iacoboni
e la censura a 5 stelle si ricordi dei giornalisti pagati a cottimo,
precari, sotto la scure delle querele temerarie.
Si ricordi che questo governo (ancora
per poco) ha varato la riforma delle intercettazioni (che non è
amica della libera informazione) e ha pure depenalizzato le
violazioni della privacy.
Che, in barba alle promesse, Renzi ha
renzianizzato il cda della Rai (perché c'era la Gasparri..).
Non siamo un paese che ama molto il
giornalismo che fa domande scomode, che mette in luce i vizi privati,
i conflitti di interesse, le magagne, gli altarini.
Il conflitto di interesse di
Berlusconi, quello della famiglia Boschi, i rapporti tra Renzi e De
Benedetti, i finanziamenti “strani” di Salvini.
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