23 aprile 2018

Report – la flat tax, gli immobili dell'Inps e i rifiuti elettronici


Flat tax significa tassa piatta, il nome ha un suo appeal, ma bisogna vedere se conviene. È al centro delle trattative tra Lega e M5S, ogni partito dà i suoi numeri. Paolo Mondani è andato in giro per il mondo, calcolatrice alla mano, per vedere chi ci guadagna e chi ci perde.

La promessa (vera o falsa) della flat tax, l'inps e i suoi beni immobili (come li gestisce, cosa è rimasto dopo la sciagurata cartolarizzazione) e, nell'anteprima, il ciclo di vita degli smartphone e di altri prodotti elettronici.
Questi gli argomenti, estremamente interessanti in questo momento in cui si sta discutendo su un futuro governo, di possibili alleanze e di punti di incontro sui programmi (specie sulla flat tax).

Ma prima, occorre spendere due parole in merito a quanto successo al giornalista Giorgio Mottola: sta conducendo un'inchiesta sulle concessioni sui libi balneari di Ostia, voleva fare una serie di domande al presidente di federbalneari Papagni, quando questi ha preso i fogli che aveva in mano e ha cercato di infilarglieli in bocca.

Non è la testata di Spada, ma non è opportuno minimizzare: dobbiamo abituare la nostra classe dirigente a rispondere alle domande, anche a quelle scomode e non solo quando fa comodo loro.
Altrimenti è opportuno trovarcene un'altra, di classe dirigente.

La domanda era: come mai nonostante i numerosi abusi e le irregolarità accertate, rispetto alla gestione del suo stabilimento, non gli è stata revocata la concessione?
Produci, consuma e getta via.

Produci, consuma e getta via, questo il paradigma con cui sono concepiti la maggior parte degli elettrodomestici e degli oggetti elettronici ad uso quotidiano.
Al minimo problema, in una delle loro componenti, siamo spesso costretti a sostituirli in toto: ma ancora potremmo ricavarci quando li buttiamo via? Sono costruiti e progettati in modo che i suoi componenti possono essere sostituiti in modo facile?
E dove possiamo buttar via questi componenti elettronici (non nella spazzatura e nemmeno all'aperto in discariche abusive)?
Progettare questi prodotti in modo diverso significherebbe un risparmio per le nostre tasche, meno rifiuti, è un'industria che produce prodotti di valore, non usa e getta.

Quando compriamo un cellulare ci informiamo mai su quanto costa cambiare lo schermo, se si dovesse rompere? E quando compriamo una lavatrice, andiamo a vedere anche quanto costa sostituire la scheda elettronica in caso di guasto? Cellulari, videogiochi, telecomandi, stampanti, tv, lavastoviglie, forni, frullatori, piastre per capelli, computer, macchine da caffè… Il più delle volte riparare o sostituire i componenti rotti non conviene. Il risultato: spreco e montagne di rifiuti. Ogni anno in Europa vengono generati circa 9 milioni di tonnellate di Raee, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. In Italia ci si può disfare di un apparecchio presso un’isola ecologica ma anche consegnandolo a un rivenditore, ma pochi lo sanno. Nel 2016 infatti solo il 40% dei Raee ha seguito il corretto iter di raccolta, smaltimento e riciclo. La sfida oggi è prolungarne la vita a partire dalla progettazione, che può essere “modulare”. Quando, infatti, vengono costruiti in modo tale da essere smontabili, i componenti possono essere riparati singolarmente e in certi casi addirittura ripotenziati. E se proprio non c’è più niente da fare e gli apparecchi diventano “rifiuto”, è ancora possibile estrarre le parti funzionanti e riutilizzarle, come stabilito dall’Europa. Quali sono gli ostacoli e, soprattutto, noi acquirenti quanto siamo disposti ad abbandonare il sistema produci, consuma e getta?

La promessa (vera?) della flat tax

La Flat tax è stato il cavallo di battaglia del centro destra alle passate elezioni: era l'argomento forte per convincere gli elettori a votare Salvini o Berlusconi. Elettori che, sentendo le motivazioni date, non hanno piacere a pagare tasse allo Stato, dunque con una tassazione bassa (e uguale per tutti), sarebbero incentivati a pagare.
Certo, sentir parlare Berlusconi di tasse, lui che è stato condannato per frode fiscale, fa una certa impressione: nelle sue società offshore ha fatto sparire milioni di dollari, se avesse avuto una flat tax non avrebbe incaricato l'avvocato Mills di creare quel sistema che ha portato le sue aziende ad avere un vantaggio competitivo illegale e anche dei fondi nascosti di nero per oliare il sistema.

Ma oggi ci siamo dimenticati del passato: la proposta del centro destra ora, in un momento di stallo, dove serve trovare un accordo con altri partiti, è passata in secondo piano.
Come in secondo piano sono passate tutte le obiezioni sulla flat tax: creerebbe un buco di bilancio che dovrebbe poi essere coperto con tagli di spesa, sarebbe forse in contrasto con la nostra Costituzione.
E, in fin dei conti, è un regalo ai ceti ricchi: come per l'abolizione dell'IMU, uguale per tutti, sono loro i primi beneficiari di questa scelta politica, di cui si occuperà il servizio di Paolo Mondani.

Per parlare di flat tax, il giornalista è andato in giro per il mondo per vedere cosa è successo nei paesi dove è stata applicata.

Su Raiplay trovate una anticipazione del servizio: Mondani è partito dal nordest, andando ad intervistare l'ex sindaco di Oderzo nonché imprenditore Bepi Covre (con una azienda con un fatturato da 47ml).
Leghista eretico, viene definito, anche perché è favorevole alla progressività della tassazione e non alla tassa fissa che prenderebbe il posto degli scaglioni Irpef, o meglio, potremmo arrivare ad una tassazione al 15%, ma solo tra molti anni ..

Da Oderzo a Vicenza, altro imprenditore che si lamenta degli studi di settore, di Serpico, dei controlli elettronici: chi non pagava prima, non pagherà nemmeno ora con un 25%.
Dall'Italia all'Illinois, l'ex Stato delle auto, che in termini di debito e aziende in fuga assomiglia un poco a noi: tassa al 4,95% per le persone, al 7% per le imprese.
Tasse basse e anche casse vuote: oggi l'Illinois ha un debito da 148 miliardi di dollari, parte delle pensioni pubbliche sono senza copertura, perché nel corso degli anni i governi statali hanno prelevato soldi dalle casse senza preoccuparsi del futuro. Il midwest americano è ricco eppure le strade sono piene di buche, hanno tagliato i fondi per l'università; a Chicago, la capitale, hanno tagliato anche i fondi per i trasporti, per la sanità, per la gestione dell'acqua.
La classe media paga troppe tasse ma queste non sono sufficienti a coprire le mancate tasse delle classi agiate.


La flat tax dei miracoli, di Paolo Mondani Collaborazione Cataldo Ciccolella e Norma Ferrara
Chi ci guadagna e chi ci perde dalla flat tax? Quanto costano le tre proposte in campo? Quanto pesa il tema di una riforma fiscale “piatta” nella formazione del futuro governo?Report analizza le proposte della Lega, di Forza Italia e dell’Istituto Bruno Leoni. Chiede ai lavoratori e agli imprenditori del Veneto cosa accadrebbe con l’applicazione di un’aliquota unica. E racconta cosa comporta la flat tax in tre stati americani: Illinois, Indiana e Michigan. Dove incontriamo esperti, amministratori pubblici, il mondo dell’impresa in particolare nei settori dell’acciaio e dell’alluminio, proprio laddove Donald Trump sta imponendo dazi alle importazioni cinesi. Infine, negli States descriviamo cosa cambia con la nuova riforma fiscale federale approvata dai repubblicani lo scorso dicembre. Report affronta poi il caso Embraco, l’azienda americana che ha deciso di trasferire il suo stabilimento torinese in Slovacchia, utilizzando i fondi strutturali europei consentiti dal governo di Bratislava e la tassazione di favore, flat tax inclusa.Quali sono le classi sociali che pagherebbero di più in seguito alla approvazione della flat tax? Quanto costerebbe in termini di minor gettito? Come intendono garantire la copertura finanziaria Lega, Forza Italia e Istituto Bruno Leoni? Quali servizi sociali, quali deduzioni e detrazioni verrebbero abolite?

Il patrimonio dell'Inps

Una parte del patrimonio immobiliare dell'Inps (l'istituto nazionale che eroga le nostre pensioni) è già stato venduto (o svenduto) con le passate cartolarizzazioni dei tempi del ministro Tremonti.
A guadagnarci sono stati i privati e gli studi legali che hanno seguito le operazioni, per le ricche parcelle.
Oggi, il valore dei beni rimasti, è stimato in 2,5 miliardi: uno dei palazzi di proprietà si trova a Roma in via dei Laterani ed è al centro di un “pasticciaccio” (per citare Gadda), nato dalla confusione normativa e da un gruppo di inquilini che ha dichiarato guerra all'Inps..

Attici e monovani di Stato Di Alberto Nerazzini Collaborazione Michela Mancini
Il patrimonio immobiliare dell’Inps oggi vale due miliardi e mezzo di euro. Un piccolo tesoro, ma è solo ciò che resta dopo la burrascosa campagna delle dismissioni immobiliari, iniziata nel lontano 1996. Prima il legislatore decide di far vendere direttamente dagli enti ai suoi inquilini, poi, nel 2001, cambia idea e si affida allo strumento finanziario della cartolarizzazione. In questa confusione normativa è accaduto di tutto. Da un grande palazzo nel cuore di Roma, in via dei Laterani, un gruppo di «inquilini storici», guidato da un comandante d’eccezione, dichiara guerra all’Inps: hanno comprato con gli sconti di legge ma accampano un’interpretazione ancor più favorevole, pretendendo di poter acquistare anche tutto l’invenduto. Nel frattempo succede anche che una serie di appartamenti del palazzo siano occupati illegalmente: un idraulico, un giovane pittore, un colonnello della polizia, un dipendente dell’Inps e uno dell’Ater, l’azienda pubblica delle case popolari... Insomma nessun disagio sociale. È davvero un pasticciaccio brutto. E riguarda tutto il Paese, perché rischia di far saltare in aria le migliaia di compravendite che dal 2001 hanno riguardato immobili oggetto di cartolarizzazione. La giustizia amministrativa, infatti, in tutti questi anni ha sfornato sentenze clamorose, regalando una posizione di forza ai conduttori «ribelli».

Nessun commento: