Come sono state salvate le banche venete, come potevano essere risarciti gli azionisti truffati.La banda ultralarga: il perché di un ritardo che penalizza imprese e cittadini.
Le banche italiane, quelle che
erano solide, sicure, avevano superato tutti gli stress test.
Quelle che erano vigilate da organi
competenti, come Bankitalia (e Consob, per la gestione dei titoli
azionari).
Quelle che in questi mesi abbiamo visto
cadere, anche più volte come MPS, costringendo lo Stato italiano a
mettere mano al portafogli.
Da MPS, alle Popolari venete, ad
Etruria, fino ad arrivare a UBI Banca, terzo polo bancario, che mette
a bilancio perdite per 12 milioni e paga dividendi per 125 ml di
euro.
E che, per bocca del suo presidente
Moltrasio, definisce gossip il processo per ostacolo alla vigilanza
dei vertici bancari.
Dalle banche alla banda larga per
internet, l'infrastruttura tecnologica che metterebbe i cittadini
italiani e le imprese alla pari con gli altri paesi europei.
Dopo anni di promessi investimenti e di
veri soldi spesi, a che punto siamo?
Ma prima di tutto, l'anteprima: Cartellino
rosso per furbetti di Alessandra Borella
Il decreto Madia voleva mettere la
parola fine ai furbetti del cartellino nella pubblica
amministrazione, ma si sta scontrando con i tempi lunghi della
giustizia civile e penale.
Alla fine il rischio è che i furbetti
rimangano al loro posto, semplicemente si è fatto lavorare il
Tribunale per niente.
La media è di tre licenziati al mese, da quando è in vigore il decreto Madia contro i furbetti del cartellino nella pubblica amministrazione. Tra loro c’era Letizia Beato, dipendente del Campidoglio da 27 anni. Il 20 aprile 2017 si sente male, esce senza timbrare, finisce in ospedale e si trova licenziata nel giro di un mese.
A distanza di un anno il tribunale di Roma annulla tutto e l'impiegata viene reintegrata, con dieci mesi di stipendi arretrati e il pagamento delle spese legali a carico del Comune. Siamo solo al primo grado del giudizio civile e già si vede che il "procedimento lampo" non va proprio alla velocità del fulmine. Il decreto Madia ha introdotto l’obbligo di sospendere subito il furbetto beccato in flagranza e di sanzionarlo entro trenta giorni, invece dei 120 che concedeva la legge Brunetta anti-fannulloni. Ma zelo e velocità si scontrano con i tempi dei procedimenti paralleli - civile e penale - e con gli errori che gli enti pubblici possono commettere per rispettare i termini. Alla fine chi la spunta? Il presunto furbetto o l’ente che vuole liberarsene?
Il salvataggio delle banche venete.
Report torna ad
occuparsi di banca Intesa e del fallimento
della banche popolari venete, con un servizio di Giovanna
Boursier sulla commissione di inchiesta sulle popolari, presieduta
dal senatore Casini.
Di fronte alla stampa, il presidente
della commissione parlamentare sulle banche, Pierferdinando Casini,
ha parlato di ladri: “ci sono dei ladri nel sistema bancario,
dei truffatori ..”.
Ma chi sono i ladri e i truffatori? I
dirigenti delle banche venete, di MPS, di Etruria?
“Io non mi permetto di dire chi
sono quando ci sono dei tribunali che stanno facendo delle
inchieste”: chiedete i nomi ai giudici, dice Casini. Se e
quando arriveranno le sentenze.
Casini, nella conferenza stampa era di
fretta per la campagna elettorale: la commissione banche forse era
stata pensata anche per questo, annunciata nel 2016 e tenuta in
scacco su input del governo Renzi.
Commissione che però, alla fine, si è
dimostrata un boomerang per il Partito Democratico.
Ma Casini è stato candidato a Bologna,
nel feudo del PD, dove è stato alla fine eletto: un collegamento che
fa sorgere pensieri maliziosi, visto che il presidente Casini con la
sua commissione ha indagato anche su banca Etruria, dove ha lavorato
come dirigente prima e vicepresidente poi il padre dell'ex ministro
Boschi.
“Casini è da anni un
interlocutore del pd” ha tentato di difendersi di fronte a
Giovanna Boursier Orfini (presidente PD): un do ut des in cambio di
un occhio di riguardo per le banche di famiglia?
Casini ce l'ha fatta, mentre Orfini è
stato recuperato col proporzionale.
Da quando Casini è diventato di centro
sinistra?
“Ma lei mi aveva detto che mi faceva
una intervista gentile ..”
Non è mai stato iscritto al PD, non
voleva nemmeno che si facesse la commissione di inchiesta sulle
banche. È stato beneficiato senza volerlo.
Non voleva nemmeno ascoltare l'attuale
sottosegretario Boschi (sulla vicenda Ghizzoni – Etruria, riportata
nel libro di De Bortoli): ha spiegato Casini che non voleva fare la
campagna elettorale per una parte avversa al PD.
Che l'ha candidato prima che
consegnasse la relazione finale sulle banche: l'ex ministro Visco
riconosce a Casini di aver condotto il suo lavoro in commissione con
una certa abilità politica e ha potuto concludere dicendo, ci sono
dei ladri, ma non c'è nessun colpevole da indicare.
Uno che invece non ha condotto il suo
lavoro in commissione con la stessa abilità è stato il senatore di
FI Augello: non è stato ricandidato dal suo partito e dunque oggi è
impegnato in un trasloco.
Ha votato no alla relazione di
maggioranza: “fatico a credere che le liste del centro destra siano
scelte dal PD” racconta.
Il PD che aveva in commissione il suo
tesoriere che era in società col fratello della Boschi: me lo hanno
detto, il commento laconico dell'ex senatore..
AD di Intesa Messina |
La storia della commissione è legata
al fallimento delle banche popolari e all'ultimo default delle
venete, sancito dalla BCE nel giugno scorso.
Si prende tutto Banca Intesa, su
richiesta del nostro governo che si tiene la bad bank coi
commissari, mentre cede ad Intesa la good bank per un 1 euro.
Per non doverci mettere del suo, l'AD
di Intesa Messina chiede al governo 4,8 miliardi di euro cash e altri
12 miliardi di garanzia (soldi che ora comportano un aumento del
debito pubblico con tutto ciò che ne consegue).
Un regalo a banca Intesa?
“E' la favola più grande che è
stata raccontata nel nostro paese” - ha risposto Messina: non
aumenta l'utile della banca, migliora il bilancio ma, spiega l'AD,
mai avrebbe acconsentito a questa operazione che peggiora la qualità
di Intesa.
Si sono salvati i correntisti e gli
obbligazionisti che sono stati trasferiti in Intesa; ma gli azionisti
delle venete hanno invece perso tutto. Molti di questi 87mila erano
risparmiatori truffati: persone che
hanno perso in un colpo tutti i risparmi, di anni di lavoro e che
nemmeno potranno rifarsi con la via giudiziaria.
Quanto meno il
processo contro i vertici di Veneto Banca, che è a rischio
prescrizione e ora i PM, pur di recuperare qualcosa, stanno valutando
l'ipotesi di aprire un fascicolo per il reato di bancarotta.
La scheda del servizio: Intesa
di Salvataggio di Giovanna Boursier
Qui l'anticipazione su Raiplay
I lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, presieduta dal senatore Pierferdinando Casini e istituita per indagare sulla crisi del sistema bancario italiano, chiudono il 30 gennaio con una relazione che sostanzialmente imputa i fatti alla mancata vigilanza e alla scarsa comunicazione tra Banca d’Italia e Consob. Una task force di quaranta parlamentari che alla fine non indica i responsabili, né per i fallimenti delle banche popolari né per le truffe a centinaia di migliaia di risparmiatori. Tra gli auditi anche l’ex ad Unicredit, Federico Ghizzoni, che ha confermato che l’allora ministra Maria Elena Boschi aveva chiesto di valutare un intervento su Banca Etruria; mentre il governatore Ignazio Visco ha precisato che a chiedere di intercedere per Banca Etruria in Banca d’Italia era sceso in campo anche l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Eppure, come ha dichiarato lo stesso Pier Carlo Padoan, l’unico deputato a interloquire sulle banche è lui: il ministro dell’Economia. Il senatore Casini, appena rieletto, ha spiegato in un'intervista esclusiva a Giovanna Boursier perché Renzi lo ha scelto come candidato a Bologna e i retroscena dei lavori della Commissione. L'ad di Banca Intesa Carlo Messina, che ha acquistato a un solo euro la gook bank delle popolari venete, spiega invece perché ha chiesto al governo italiano cinque miliardi cash e garanzie per 12 miliardi per intervenire. Soldi che oggi si scopre pesano su deficit e debito. È stata la strada migliore? Il governo aveva anche detto che per il salvataggio delle venete non c’erano altre offerte, invece Report ne ha scovata una.
Un paese senza la fibra
Dopo 10 anni di investimenti pubblici
per stendere la fibra ottica in tutta Italia, siamo ancora il
fanalino di coda in Europa: siamo al 25 esimo posto su 28 per
connettività.
10 anni di sprechi, progetti
approssimativi e anche qualcuno che è finito sotto indagine della
magistratura.
Un ritardo che crea un danno per i
cittadini e per le imprese.
Il governo ha messo sul piatto altri 5
miliardi per aprire i cantieri in tutto il paese, per completare il
cablaggio.
Ma sarà sufficiente per recuperare il
ritardo?
Le tecnologie del futuro hanno tutte
una gran fame di banda larga. Ma dopo dieci anni, circa due miliardi
di fondi pubblici già spesi e otto miliardi stanziati, la fibra
ottica per tutti gli italiani è ancora nel mondo dei sogni. Qui,
per esempio, siamo a cavallo tra Abruzzo e Molise.
Quel poco di banda che c'è la porta
Nicola Menna con il wireless, gratis, da un anno, per tutte quelle
persone che hanno difficoltà ad ottenere un accesso internet dagli
operatori: eppure in questa zona sono stati spesi molti soldi
pubblici per la rete.
Nel paese di Montefalcone, nel Sannio,
è stata costruita la centrale Telecom, c'è un pozzetto per
allacciare le linee che poi arrivano alle case ma, poi, l'ADSL di
telecom non esiste.
Il servizio arriverà, dicono, quando
non si sa ancora...
A Castel Guidone sono stato piazzati 27
km di fibra, fino ad un altro pozzetto: ma la fibra arriva fino agli
armadietti Telecom: niente fibra in paese.
La verità è che dietro la banda larga
c'è la guerra tra Telecom e il consorzio Open Fiber per la cablatura
del paese, la guerra in corso per la conquista di Telecom,
spolpata nel corso degli anni (dopo la privatizzazione) e ora considerata
tardivamente strategica per il futuro del paese, tanto da portare CDP
(cassa depositi e prestiti) ad entrare nell'azionariato, in una guerra Francia (Vivendì, il controllore francese) - Italia che passa anche per lo scorporo della rete.
La scheda del servizio - GLI SFIBRATI di Giuliano Marrucci
Nei prossimi cinque anni il traffico di dati sulla rete triplicherà. Le tecnologie del futuro, dal cloud all'internet delle cose, passando per realtà aumentata e virtuale, hanno tutte una gran fame di banda. L'unica tecnologia in grado di garantirne a sufficienza è la fibra ottica. Ma dopo dieci anni, circa due miliardi di fondi pubblici già spesi e otto miliardi stanziati, la fibra per tutti gli italiani è ancora nel mondo dei sogni. Che fine avranno fatto i nostri soldi? Quando riusciremo a metterci al passo con il resto d’Europa?
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