Incipit
Denis scartò il pacchetto e in filò una Rothmans in bocca. Faceva caldo. Un caldo estivo maledetto, e al commissariato non avevano ancora finito di installare i climatizzatori. L'unica ventola sul soffitto era troppo lontana dalla scrivania.
Si alzò di scatto e aprì la finestra, sputando il fumo in direzione dei pini. La testa gli pulsava dalla mattina, aveva ingoiato due Aulin ma non avevano fatto effetto. Gli enzimi erano alti, il medico gli aveva ordinato di darsi una calmata: «Cristo, piantala con queste schifezze .. Scopa di più o fai uno sport, magari ricomincia a giocare a tennis. Ma smettila col cognac.»
«E' Macallan.»
«Quello che è. Mi hai capito.»
Denis aveva annuito e aveva posato i soldi sul tavolo. Poi, fuori dallo studio, aveva cercato la prima enoteca per compare una bottiglia da un terzo.Erano dieci anni che lavorava a Posillipo. Dieci anni di limbo: dieci anni senza occuparsi di nulla a parte cani rapito, incidenti d'auto, patenti smarrite e al massimo un furto in appartamento.
Denis
Carbone è un ispettore di polizia del commissariato di Pozzuoli.
Anni
prima è stato anche un buon poliziotto, uno di quelli che si fanno
guidare dal fiuto e dall'adrenalina, per far bene il proprio
mestiere. Finché la fame di fare quei soldi che vedeva solo nelle
mani delle persone che arrestava, non l'ha fregato.
Un
altro poliziotto l'ha beccato, nel suo giro di ricatti e così è
stato sbattuto in quel posto lontano dove non succede niente.
Una
carriera persa come anche una compagna persa, Laura, che ancora segue
e pedina, nonostante siano passati dieci anni.
La
carriera, la vita e anche la salute, per tutto il whisky in corso,
Macallan.
Finché
un giorno, non capita anche a Pozzuoli un caso di omicidio:
«Hanno ucciso una.»
«Una chi?»
«Una di queste parti, pare.»
Ester
Fornario, il nome della donna morta, non si sa se uccisa o se
suicida. Vedova, ricca e che viveva in una strana villa, dominata da
una torre, dall'aspetto vagamente sinistro.
La donna giaceva ai piedi della torre, la testa fracassata sull'acciottolato e le viscere si mischiavano al plasma. Faceva caldo e le mosche si comportavano da avvoltoi.
Nonostante
il Macallan, le sigarette, la nausea, un fegato rovinato, Ester
Carbone è stato ed è un poliziotto di quelli che sanno fare il loro
mestiere.
Le
risposte che gli da il domestico, cingalese, non lo convincono. C'è
qualcosa di strano in quella torre e anche nel suo comportamento.
Come se sapesse e nascondesse qualcosa..
Napoli sembrava una puttana da lassù. Il Vesuvio erano le sue grosse tette, il golfo una bocca pronta ad ingoiare le sue ambizioni e a sputare fuori denaro.
Denis
procede a modo suo, senza consultare il suo capo, il commissario
Lettieri bloccato a Roma per una inchiesta parlamentare su uno strano
suicidio di un consulente dei servizi (il cui scopo è solo trovare
un capro espiatorio).
L'irruzione
non autorizzata nella villa lo porta a scoprire uno scannatoio, in
cima alla torre, dove forse la morta faceva pratica dei suoi vizi e
delle sue perversioni sessuali.
Altra
scoperta, delle schede di memoria che potranno dare qualche
spiegazione in più sulla morta.
E
poi quel telescopio. Che punta non sul cielo, ma sul palazzo di
fronte. Dove c'è un uomo che lo osserva ..
I crampi lo avevano mollato, ma gli era rimasta una vaga sensazione di nausea, che sembrava risalirgli nella testa e penetragli i pensieri: cosa nascondeva la donna, con le sue amicizie morbose? Perché si era spinta fino a quel punto? E per chi era stato l'ultimo pensiero, quello prima di toccare il suolo, prima di sfracellarsi contro l'acciottolato?Denis non riusciva a dirselo, ma sapeva che quell'indagine lo stava portando verso qualcosa che aveva già assaporato. Tanto tempo prima, quando scommettere era un modo come un altro per rimanere vivi.
La
signora Ester Fornario viveva da sola, dopo la separazione dal marito
anni prima: tanti amanti, ma nessun conoscente vero a cui chiedere
qualche informazione sulla sua vita. Sembra che a nessuno importi
qualcosa di questa donna, nemmeno al padre, che l'aveva vista
un'ultima volta anni prima, con un uomo “dalla gola paurosa”
«... Mia figlia non sapeva nemmeno che colore aveva il lavoro.»Qualcosa si muoveva. Era come aveva intuito.«E che colore ha?»«Blu, come i guai. Come quelle robe chimiche che vengono sversate laggiù la notte. Un tempo qua c'erano villaggi vacanze e pescherecci e bambini che facevano il bagno. Ora solo gabbiani. E sai di che colore c'hanno le ali, i gabbiani? Blu, come i guai.»
Ma
grazie ad una intuizione di Denis, l'indagine approda ad un
sospettato, un ingegnere che conosceva la vittima, che si era
incontrato con lei in numerosi fine settimana in un resort e che si è
sentito con lei anche nell'ultima sera.
Tutto
qui, l'omicidio? Una torbida relazione di sesso finita in modo
tragico?
La
Questura e la Mobile, che vorrebbe “scippargli” il caso, punta
tutto su questo presunto assassino, come anche la Procura. Ma c'è
qualcosa che non torna.
Perché
nonostante il fegato rovinato, i crampi e la nausea, il fiuto da cane
lupo dell'ispettore Denis Carbone sono ancora quelli di una volta.
Ma c'era ancora qualcosa che gli sfuggiva in quel gioco di incastri: i due uomini che avevano tentato di mandarlo fuori strada, innanzitutto. Senza contare le pressioni sul capo, a Roma. Poi lo scannatoio, le abrasioni sui polsi della donna, i giochi erotici, le schede di memoria e il tizio che lo aveva spiato dalla finestra.
Chi era? Chianese?E che c'entrava in quella faccenda?
L'indagine
quasi personale sulla morte di Ester Fornario porterà Denis in un
territorio molto pericoloso, fatto di segreti imbarazzanti che
coinvolgono persone molto in alto.
Che
hanno tutto l'interesse a mettere a tacere le cose e a trovare una
soluzione di comodo per l'assassinio.
Anche
a costo di passare su qualche cadavere. Anche quello di Denis.
Napoli finiva, a un certo punto. Non tutti lo capivano, ma era così. L'immensa distesa di palazzi, la megalopoli di cemento, macchine, parcheggiatori abusivi, contrabbandieri, uffici, ricevitorie, parcheggi e centri commerciali lasciava spazio a qualcos'altro.Accadeva ai confini della zona ovest, dove le agghiaccianti strade di scorrimento sversavano immigrati e turisti sessuali: tra il Lago Patria e le campagne di Castel Volturno. Lì il chiasso della metropoli lasciava spazio alla desolazione della terra devastata, al silenzio di quella ferita tra mare e coste.
Avevo molto apprezzato il primo romanzo
di Angelo Petrella, “La
città perfetta”, sempre ambientato a Napoli e sempre con dei
protagonisti poliziotti: Napoli la città perfetta solo se ci si
ferma alla superficie perché, ad una osservazione più profonda,
veniva fuori tutto il marcio. Nella politica, nei suoi rapporti con
la Camorra fino ad arrivare al marcio dentro la polizia.
Anche in questo romanzo ci troviamo di
fronte ad un noir in cui i confini tra bene e male, tra giustizia e
criminalità sono molto sfilacciati.
In una Napoli molto imperfetta, che
l'autore dipinge con poche pennellate, si muove questo personaggio,
che è stato costruito per funzionare anche per un soggetto
televisivo.
Denis Carbone e i suoi vizi si elevano
su tutta la storia, che qua e là ha dei punti fragili nella
narrazione: lo sbirro caduto in disgrazia ma che rimane un buon
investigatore, i vizi privati dentro la Napoli bene, la Posillipo
dove non succede niente.
Avrà un futuro Denis Carbone,
nonostante tutto: nonostante la sua incapacità di volersi salvare,
di fare la scelta più conveniente (ma sbagliata per quella che è la
sua coscienza).
E, chissà, magari come il Vicequestore
Rocco Schiavone, avrà anche un futuro televisivo..
La scheda del libro sul sito
dell'editore Marsilio
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