29 giugno 2025

Anteprima inchieste di Report – in tour col Gambero Rosso, i prestiti all’Ucraina, l’assalto alla Corte dei Conti e una gara al Senato particolare

Quanto è importante ottenere i tre bicchieri del Gambero Rosso per un vino italiano e a che prezzo?

Vedremo anche lo spreco di denaro nella pubblica amministrazione, ben 180 miliardi. Chi controlla?

Si torna a parlare di vino, una delle tante eccellenze italiane, che spesso però sono eccellenze solo sulla carta, visti i pochi controlli (e la poca trasparenza) anche in produttori di vino dal nome importante.

Gli aiuti all’Ucraina

L’Europa ha erogato aiuti per l’Ucraina per 50 miliardi: per due terzi sono prestiti concessi dietro precise condizioni.

Ogni quadrimestre – spiega l’europarlamentare tedesco Michael Gahler – la commissione esamina le leggi approvate dal parlamento ucraino e poi condivide il risultato con gli stati membri e solo allora la commissione libera il pagamento della tranche del fondo. L’Ucraina vuole entrare nell’Unione Europea? Bene, chi entra nel club deve rispettare le sue regole, le imprese devono trovare in Ucraina un quadro giuridico che favorisca gli investimenti per la ricostruzione.

Marta Kos slovena è la commissaria per l’allargamento e sta seguendo in prima persona il percorso di ingresso in Unione dell’Ucraina: “le imprese non aspetteranno la fine della guerra ma stanno già investendo e l’UE offre loro un sostegno finanziario e strumenti per ridurre il rischio. Stiamo facendo buoni affari.”

Ma in cambio dei prestiti che cosa viene chiesto all’Ucraina? Vengono chieste privatizzazioni, liberalizzazioni: in un paese povero e prostrato dalla guerra potrebbero avere conseguenze molto dure: “noi li aiuteremo ad ottenere degli investimenti” risponde la commissaria “non avranno più bisogno del nostro aiuto, diventeranno sempre più competitivi ..”

Di doverso pare l’economista ucraino Alexey Kusch: “i requisiti dell’UE porteranno solo alla vendita delle risorse più preziose al prezzo di rottami metallici. Chi acquisterà il porto di Odessa,
le industrie chimiche di Sumy, le officine meccaniche di Kharkiv e lo stesso vale per l’energia, già oggi l’industria paga prezzi più alti rispetto all’Europa, se ora l’elettricità viene venduta allo stesso prezzo nelle campagne si scatenerà una crisi sociale..

Sul Fatto Quotidiano Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambrosio hanno pubblicato una anticipazione del servizio

Ucraina, una “troika” per Kiev: prestiti solo in cambio delle privatizzazioni

di Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambros*

Domani sera a Report (Rai3), FMi: “Il memorandum lo scriviamo noi, non gli stati”

Ogni quadrimestre c’è la pagella, altrimenti non arriva la paghetta. Così l’Ue tratta l’Ucraina, dipendente dai suoi prestiti, dato che quasi tutta la raccolta fiscale di Kiev finisce nella guerra. Funziona così il meccanismo di aiuto varato nel 2024 dall’Ue, l’Ukraine Facility Plan, salutato come una dimostrazione del totale e incondizionato appoggio a Zelensky all’invasione russa. Non del tutto incondizionato, a guardare bene: sono 130 i paletti che la Commissione pone all’Ucraina in cambio dei suoi prestiti, un programma di riforme che impegna la Verkhovna Rada notte e giorno. Altrimenti niente prestiti. E l’Ucraina, oggi non riesce a finanziarsi autonomamente sui mercati internazionali.

LAB REPORT: I GENEROSI

Di Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambros

Collaborazione Madi Ferrucci

Il sostegno finanziario occidentale è fondamentale per l’Ucraina, impegnata da oltre 3 anni a difendersi dall’aggressione militare russa. Ma a quali condizioni vengono concessi questi aiuti? L’Ue e il Fondo monetario internazionale hanno stanziato miliardi di prestiti a Kyiv ma in cambio chiedono liberalizzazioni, privatizzazioni, riduzione della spesa pubblica. Obiettivo: rendere l’Ucraina appetibile agli investimenti privati, anche grazie a un basso costo del lavoro. Una medicina amara, per uno Stato piegato da anni di guerra, con centinaia di migliaia di senza casa, profughi, mutilati, e una popolazione sempre più anziana dopo la fuga all’estero di milioni di giovani. Il Paese avrebbe bisogno di welfare per sanare le sue ferite e non di austerità.

I bicchieri del Gambero

In che modo si ottengono i “tre bicchieri” del Gambero rosso?
Report è andata fino a Washington per seguire il tour del Gambero rosso dove marchi rinomati di vino presentano i loro prodotti: questi eventi del Gambero rosso non sono gratuiti, gli espositori devono pagarsi anche il viaggio e l’alloggio, oltre che lo spazio per l’esposizione delle bottiglie.

Gambero rosso invia ai vari produttori un modulo in cui propone alle cantine di partecipare al tour nord-America, ogni tappa ha un costo di iscrizione di 3600 euro + iva.

Si paga l’affitto della location si paga il catering, Gambero Rosso arriva a spendere anche 30000 mila dollari, da detrarre a quanto si incassa dalle aziende. Nella tappa di Miami erano ad esempio 30 e nel complesso hanno pagati circa 100000 euro, così Gambero Rosso ha ottenuto un guadagno da 70mila euro circa. Ma ci sono eventi dove si arriva, negli Stati Uniti, anche a 200 aziende, come a New York, dove l’incasso è stato circa 700 mila euro.

In Nord America ci sono le tappe poi di Los Angeles, San Francisco, Chicago, Las Vegas.. il peso delle attività all’estero per Gambero Rosso è importante, in totale sono 34 le tappe del tour in giro per il mondo, con cui si arriva ad un incasso totale da milioni di euro dalle cantine.

Le stesse cantine che poi Gambero Rosso deve poi valutare se meritano o meno i “tre bicchieri”.

La scheda del servizio: VINO DIVINO

di Emanuele Bellano

Collaborazione Raffaella Notariale, Carmen Baffi

Il Gambero Rosso è il gruppo editoriale che si occupa di vino e pubblica ogni anno una guida in cui recensisce quelli che vengono definiti i migliori vini d'Italia. Le cantine che devono essere premiate però pagano grandi somme di denaro al Gambero Rosso attraverso pacchetti commerciali e pubblicitari. L'editore del Gambero Rosso, Paolo Panerai è titolare di una rinomata cantina toscana che vende grandi vini di pregio. In base a informazioni esclusive Report è in grado di ricostruire che questa cantina acquista e imbottiglia ingenti quantità di vino sfuso dal commerciante toscano Cantine Borghi. I pezzi del puzzle si ricompongono e mostrano un meccanismo che ruota intorno a Borghi e coinvolge produttori, valutatori di vino e istituzioni di controllo. E intanto nella Fondazione Cotarella, creata da Famiglia Cotarella per raccogliere denaro in beneficenza a favore dei ragazzi colpiti da malattie del comportamento alimentare, emergono ulteriori profili poco trasparenti.

L’insofferenza ai controlli: I fondi del PNRR e la Corte dei Conti

Dopo la pandemia, il governo Conte è riuscito ad ottenere dall’Unione Europea la fetta maggiore dei fondi europei, 194 miliardi di euro: sono soldi in prestito per la maggior parte, è vero, ma sono soldi, tanti. Soldi da spendere in progetti da completare entro il 2026.


Il governo Meloni ha avuto una narrazione sullo stato di avanzamento dei lavori del PNRR molto diversa da quella del governo Draghi – racconta a Report il giornalista di Openpolis Luca dal Poggetto – ha sempre cercato di tranquillizzare l’Unione Europea sul fatto che si stava procedendo nei tempi previsti per il completamento dei progetti andando anche ad eliminare l’attività di controllo della Corte dei Conti.

Quello che ha lasciato perplessi ” continua Antonio Giuseppone procuratore generale della corte dei Conti della Campania “sono state le modalità dell’eliminazione di questo tipo di controllo, il decisore politico è come se si fosse sentito in qualche modo punto sul vivo e ha detto eliminiamo questo controllo”.

Ma dal 2021 è attiva in Lussemburgo la procura europea che ovviamente si occupa anche dei fondi del pnrr in tutta Europa. Nel 2023 su 223 inchieste totali, 179 riguardavano l’Italia, nel 2024, su 307 indagini totali, ben 228 erano fatte in Italia. Solo 6 in Francia, 4 in Spagna, 0 in Germania.

In Italia c’è stata un distribuzione molto capillare dei fondi che quindi si ramificano in tante direzioni, questo può favorire dei numeri alti anche in termini di accertamento dei reati – spiega a Report il procuratore europeo per l’Italia Andrea Venegoni.

Ma quanto era importante per la corte europea il controllo concomitante della Corte dei Conti sui progetti del pnrr? “Accanto al nostro ruolo, la possibilità di avere dei controlli ad altro livello amministrativo, finanziario da parte di altri organi statali è importante, perché questo aiuta anche a prevenire la frode e a non erogare i fondi in determinate situazioni. Il principio deve essere quello secondo cui più controlli ci sono e più la tutela delle finanze è garantita.”

Eppure il governo Meloni ha voluto ridimensionare il ruolo di controllore da parte della Corte dei Conti sui progetti finanziati dal pnrr.

Qual è il compito della Corte dei Conti? Si tratta della magistratura più antica del paese ed è anche quella più vicina ai cittadini, perché controlla la finanza pubblica,come vengono spesi i nostri soldi (il voto, ricordiamolo sempre, non è una delega in bianco, quello sono le dittature).

Ecco perché una parte della classe politica si sente “imbrigliata” dai controlli sulla pubblica amministrazione, come se il lavoro della magistratura contabile fosse una ingerenza sul proprio lavoro: la destra, dalla Lega a fratelli d’Italia hanno usato questi argomenti, la paura della magistratura, la pistola puntata alla tempia, una briglia per la politica, come alibi per depotenziare i controlli della Corte dei Conti.

Fa più paura la Corte dei Conti che non la corruzione, lo sperpero delle risorse pubbliche: “ci si muove soltanto e si contesta l’amministratore solo quando ha agito con negligenza” racconta Paola Briguori presidente dell’associazione magistrati della Corte dei Conti “parliamo di strade dissestate, costruite con materiale scadente, mi dica lei se il cittadino non vorrebbe che vada ad indagare chi è stato a fare quelle scelte..”
Paolo Evangelista, procuratore della Corte in Lombardia aggiunge “magari avessero avuto timore di firmare, invece hanno firmato eccome [i politici], sottoscrivendo atti palesemente illegittimi. È indubbio che se noi eliminiamo i freni di una autovettura evidentemente va più veloce e però rischia anche di schiantarsi, c’è anche questo aspetto da considerare. Così come il fatto che ci sono tantissime archiviazioni.”

Proprio il numero delle archiviazioni dimostrerebbe che la paura della firma sarebbe infondata: dai dati emerge che nel 2024 le procure contabili hanno archiviato 15722 fascicoli ed emesso solo 986 atti di citazione, solo il 5,9% degli amministratori sono stati citati in giudizio.

Le procure – questo emerge dalla realtà dei dati – svolgono la loro attività con attenzione e con estrema cautela, conclude il procuratore regionale della Campania Giuseppone.

Uno dei fatti scoperti ha riguardato il comune di Ceccano in provincia di Frosinone: una organizzazione criminale faceva la cresta sugli appalti del pnrr e i soldi europei finivano nelle mani del faccendiere Stefano Annibaldi che poi ogni settimana li distribuiva poi a tutti i membri dell’organizzazione.


Una vicenda che racconta a Report il giornalista Clemente Pistilli de La Repubblica: tramite false fatturazioni emesse da alcune ditte compiacenti si creava una percentuale di costi extra per i lavori assegnati durante l’appalto. Fatture false con cui costruire provviste di denaro che settimanalmente veniva trasportato dalla Campania dove si trovavano le ditte, alla provincia di Frosinone. Al di là degli aspetti giudiziari la cosa incredibile è che i fondi del pnrr sarebbero stati utilizzati per lavori inutili come nel caso della piazza principale del centro storico.

Una piazza senza problemi – racconta a Report Patrizia Fabi del comitato centro storico di Ceccano – così come l’ascensore messo nel castello, si parla di lavori per la messa in sicurezza ma nessuno ha mai potuto verificare e al momento i lavori sono fermi. La scuola, su cui ci sono stati altri lavori, non è mai partita, dunque oltre al danno la beffa, rischiando così che i fondi per Ceccano, poiché manca poco più di un anno alla scadenza, siano persi.

Un ruolo chiave nell’organizzazione criminale lo aveva il geometra dell’ufficio tecnico Camillo Ciotoli che insieme al sindaco e agli altri sodali, “in cambio dell’indebita assegnazione di appalti per lavori pubblici alle numerose ditte riconducibili ai fratelli Rinaldi [..] ottenevano cadauno il 10% circa dell’importo dell’intero appalto..”
Come la tangente riscossa il 15 giugno 2023 quando il geometra Ciotoli esce dall’ufficio senza nulla e rientra con una carpetta rossa che secondo gli inquirenti nasconderebbe la tangente, come dimostrerebbe anche l’intercettazione tra il geometra e il sindaco in cui si lamentano di un imprenditore che non avrebbe rispettato gli accordi sulle percentuali da dare.

Lo stesso geometra Ciotoli, a proposito di alcuni lavori per il dissesto idrogeologico, appare come un uomo senza scrupoli, “ce ca.. ce frega a noi del dissesto idrogeologico, che andiamo a fa 30,40, 50 mila euro in meno di lavori..”

La scheda del servizio: ASSALTO ALLA CORTE

di Danilo Procaccianti

Collaborazione Goffredo De Pascale, Eleonora Numico

È la più antica istituzione italiana, l'ha creata Cavour perché verificasse che i soldi pubblici venissero spesi bene. Se un amministratore per superficialità o per inadempienza viene meno alla sua professionalità e causa ingenti danni economici è la Corte dei conti a verificarlo e a richiedere che quella somma venga restituita. Così è stato per più di un secolo, ma adesso, con la riforma già approvata alla Camera e attualmente al vaglio del Senato, la magistratura contabile potrebbe rischiare di vedere indebolita la sua funzione e - secondo i magistrati contabili - “sarà trasformata in un enorme ufficio burocratico” impegnato principalmente nel consenso preventivo, mentre le sanzioni sarebbero ridotte a poche decine di migliaia di euro e gli amministratori godrebbero anche di un'assicurazione a spese del contribuente.

Tutto in famiglia – le relazioni di Gasparri

Report ha scoperto che un familiare del senatore Gasparri – di cui la trasmissione si era già occupata per il suo ruolo da lobbista nel settore della difesa – è stato assunto da una società che ha vinto una gara in Senato.

Le relazioni del senatore hanno favorito questa assunzione? Assolutamente no – risponde a Report l’amministratore di Na.Gest Global Service Roberto Rossi, “il senatore Gasparri non è né nelle possibilità né nelle intenzioni di aiutarmi in nessun tipo di manovre strane che lei possa pensare ..”
Gasparri ha scelto di non rispondere alle domande del giornalista, “prendete un appuntamento..” è la solita scusa per evitare le domande scomode. Perché l’appuntamento a Report non è mai stato concesso dal senatore.

Forse ai cittadini interessa sapere come è avvenuta l’assunzione di un suo parente dentro la Na.Gest. Proprio a ridosso di una gara in Senato. Forse è solo una coincidenza.

La scheda del servizio: SENATO AL BANDO

di Carlo Tecce e Lorenzo Vendemiale

Con le sue splendide sedi, un tempo abitate da monaci e cardinali, oggi centro nevralgico della nostra democrazia parlamentare, il Senato della Repubblica è un’istituzione preziosa, di cui prendersi cura non solo politicamente ma anche proprio materialmente. I servizi di manutenzione dei 12 edifici del Senato valgono oltre 20 milioni di euro. Report ha scoperto però che l’ultima gara per affidarli non è stata una grande prova di efficienza e trasparenza da parte delle nostre istituzioni: in fase di valutazione si è scoperto che la società che aveva vinto - di proprietà di un imprenditore la cui fitta rete di relazioni arriverebbe fin dentro Palazzo Madama - non aveva poi fornito tutta la necessaria documentazione per vedersi assegnata la gara.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

28 giugno 2025

Zucchero sulle ossa: Un'indagine di Hap & Leonard di Joe R. Lansdale


Incipit

Potrei cominciare questa storia nel bel mezzo del momento piú serio, perché è stato brutto forte, molto peggio di quanto ci aspettavamo, e ci è piombato addosso da un’angolazione che quasi sfidava la geometria.

Potrei farlo, ma non lo farò. Non ancora. Ci arriveremo a tempo debito. Cioè, nella mia testa è tutto chiarissimo. Riesco ancora a sentire l’odore del fumo della pistola e a vedere Vanilla, i suoi lunghi capelli biondi sotto un berretto di lana nero, con una torcia frontale, vestita di nero, che si arrampicava sulle rocce con un arco, una faretra piena di frecce e un fucile legato alla schiena. Jim Bob appena sotto di lei, senza il suo cappello da cowboy, con un passamontagna, gli scarponi da trekking e un bel cappotto che rivelava una Colt con l’impugnatura nera infilata nella fondina a tracolla, come un serpente tutto contento nella sua tana. Sul lato sinistro, in una fondina apposita, aveva un calibro 10 a canne mozze: guai a chi si fosse trovato davanti a quel giocattolino.

Come ha fatto Hap a finire nuovamente in mezzo ai guai, affrontando personaggi da cui sarebbe meglio (e salutare) starne alla larga, rischiando di perderci la vita?

Tra l’altro in un’avventura, dove si troverà ancora una volta a vedere in faccia la nera signora, con a fianco l’amico Leonard e anche Jim Bob e Vanilla, due tipi capaci di maneggiare bene le armi che già nel passato li avevano aiutati a tirarsi fuori dai guai..

Eppure Hap e Leonard non sono più dei ragazzini: Hap assieme a Brett la rossa sta vivendo un momento sereno della sua vita, uno di quei momenti in cui arrivi quasi a poter fare un bilancio delle cose buone fatte finora e di quelle per cui vale la pena vivere.

Persino Leonard sembra aver messo la testa a posto, con questa nuova relazione con Pookie, l'agente di polizia conosciuto in una delle precedenti avventure.

Eppure, l'istinto, il fato o, se volete la sfortuna, hanno riservato per loro un'altra storia a base di pallottole da schivare da assassini pericolosi e criminali con pochi scrupoli.

Tra l’altro, tutto nasce da un incarico che Rachel, la moglie dell’ex capo della polizia Hanson, aveva affidato a Brett e che Brett aveva rifiutato, per una questione di “pronomi” che faceva intendere una scarsa apertura mentale.

Succede poi che questa Minnie fisica bruciata nell’incendio della sua casa, un incendio poco chiaro che non convince Hap e nemmeno Leonardo.

Anche per un senso di colpa per aver rifiutato di aiutarla, Brett decide di indagare un po’ su questa Minnie, sull’incendio e sul suo ex marito.

Voi ragazzi farete quello che fate sempre, data la vostra mancanza di abilità investigative, – disse Brett. – Scuotere gli alberi finché non cade qualcosa, anche se si tratta di un gorilla, – disse Leonard. – Esatto.

No, il loro intuito aveva fatto centro una volta ancora: non si tratta di un semplice omicidio, così come la morte di Minnie non è stato un semplice incidente.

L’indagine si allarga fino a toccare l’ex marito di Minnie, un certo Al che vive in un camper in compagnia di topi (nessuno è perfetto), alla figlia di Minnie, Alice, pure lei scomparsa, e alla fidanzata della figlia, una certa Lilly, pure lei scomparsa.

Lilly potrebbe rispondere di un bel po’ di cose. L’assicurazione, il testamento, e chissà cos’altro. Sono un sacco di soldi, un sacco di zucchero sulle ossa della povera Minnie.

Non c’è più Hanson alla stazione di polizia di La Borde e col nuovo capo Justin le cose non partono bene.

Ma sarà proprio quest’ultimo ad indirizzarli sulla pista giusta, che porta dritta dritta ad un gruppo criminale molto pericoloso, gente senza scrupoli che sfrutta le persone risucchiandogli tutti i beni, anche in senso fisico del termine.

Un gruppo che fa capo ad un enigmatico Johnny Joe e ad una bellissima donna dagli occhi viola, tanto seducente quanto pericolosa, estremamente pericolosa..

Come mai tanta generosità dal nuovo capo della polizia? Hap e Leonard si rendono conto che non si tratta di un aiuto del tutto disinteressato, Justin li sta usando come delle pedine, per farli arrivare, cinicamente, la dove la legge non può, per fare pulizia senza rispettare troppo le leggi.

Ero destinato ad andare avanti, perché ero fatto cosí. Era come leggere quei vecchi romanzi gialli in cui il protagonista, quasi sempre un uomo, cammina su un sentiero di distruzione e il lettore lo vede chiaramente

Potrebbero fermarsi prima i nostri eroi, prima che la famosa pallottola col tuo nome stampato sopra arrivi a destinazione. Ma sappiamo che non sarà così: Leonard ha ancora voglia di mettersi in azione (e poi, come scopriremo, di insegnare a qualcuno l’arte della boxe), mentre Hap, beh lui è il cavaliere senza macchia (o con qualche macchiolina qua e la) che deve aiutare gli ultimi:

Noi non voltiamo le spalle a nessuno. Non sono rimasti molti eroi, e non intendo solo quelli che usano i pugni o le pistole. Noi non ci tiriamo indietro, questo siamo.

C’è molta azione in questo romanzo, nonostante i protagonisti più volte si ritrovino a riflettere sul proprio futuro, magari meno movimentato, ci sono i classici dialoghi con battute taglienti, con dei ritratti molto divertenti

Al era un figlio di puttana molto socievole. Sembrò accorgersi all’improvviso che indossava solo le mutande. – Oh, signora, mi scuso per essere in mutande. Queste sono le mie mutande sacre, cosí le chiamo. Sa, hanno dei buchi.

Ma nel libro si toccano, come sempre nei romanzi di Lansdale, anche temi molto attuali, come l’ossessione del politicamente corretto:

Il fatto è che le cose sono diventate cosí politicamente corrette che qualcuno potrebbe usare praticamente qualsiasi cosa per condannarti. È difficile fare battute. È difficile non offendere perché c’è troppa gente che non vede l’ora di sentirsi offesa.

E, infine, il tema purtroppo sempre più drammatico, della proliferazione di armi, specie negli stati del Sud:

Conosco alcuni tizi in città che, a causa della legge sul porto d’armi, amano pavoneggiarsi con la pistola nella fondina ben visibile. È triste vedere uomini adulti che giocano a fare i cowboy.

Buona lettura!


La scheda del libro sul sito di Einaudi e il pdf del primo capitolo.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

22 giugno 2025

Anteprima inchieste di Report – il fondo monetario in Ucraina, la vendita di San Siro, i fondi del pnrr per la sanità, l’omicidio di Giulio Regeni e i viaggi di Eni, il protagonismo di Mori in antimafia

I 18 milioni di euro in arrivo per la sanità, dai fondi del pnrr, salveranno solo le mura degli ospedali o anche i pazienti?

Dopo la sanità, un servizio sulla fu Scala del calcio, lo stadio di San Siro, ex Meazza, che oggi rischia di essere abbattuto per lasciare spazio all’ennesima speculazione edilizia camuffata dal progetto per il nuovo stadio.

Poi un servizio su come il Fondo monetario sta aiutando l’Ucraina e un aggiornamento sulla morte del ricercatore Giulio Regeni.

Come il fondo monetario aiuta l’Ucraina

In che modo il fondo monetario sta aiutando l’Ucraina, ancora da prima della guerra che sta sostenendo dopo l’invasione dell’esercito russo?

Nel 2018 FMI ha concesso un prestito da 3,9 miliardi di dollari in cambio della liberalizzazione esplicita delle terre agricoli cedute dallo stato alle grandi multinazionali del settore agricolo.

Campi che oggi sono rovinati dalle “big pharm” che fanno un uso intenso dei prodotti chimici: Report ha racconto le proteste dei piccoli agricoltori che si trovano schiacciati da questi giganti, come Vitaly Konfederat che nel passato è stato ufficiale di una brigata di assalto e che in guerra è stato ferito al petto. Ora Vitaly è nella riserva ed è tornato a casa nella regione di Odessa, nella terra nera dell’Ucraina, la più fertile del continente che rende questo paese da secoli il granaio d’Europa

LE squadre delle grandi aziende arrivano, lavorano e se ne vanno” racconta Vitaly “noi piccoli agricoltori teniamo in vita i villaggi, gli asili, le scuole, ma nelle piccole fattorie mancano gli uomini, sono andati al fronte lasciando le terre incolte.”

La legge sulle liberalizzazioni delle terre agricole consente ai privati di acquistare fino a 10 mila ettari ed è entrata in vigore a guerra in corso nel gennaio 2024.

Anche l’Italia avrebbe voluto acquistare delle terre, anche Vitaly ha ricevuto delle richieste di acquisto della sua terra, “ma io ho combattuto al fronte per questa terra, voglio lasciarla ai miei figli, nipoti fa male vedere che lo stato lascia spazio a questi speculatori, loro possono comprare io no, ho chiesto un prestito alla banca e mi hanno risposto che non potevano darmelo perché sono un militare e potrei restare ucciso da un momento all’altro..”

La scheda del servizio: LAB REPORT: AAA UCRAINA VENDESI

Di Manuele Bonaccorsi e Chiara D’Ambrosio

Collaborazione Madi Ferrucci

L'Ucraina piegata dalla guerra rischia di vedersi sottratte le sue principali risorse: i terreni agricoli e i minerali. Non solo dalla Russia, che ha conquistato con le armi un terzo del territorio ucraino. Ma anche dagli alleati occidentali. Trump ha imposto un accordo che prevede la gestione del 50% delle royalties su qualsiasi nuova estrazione mineraria, con l'obiettivo di controllare materiali strategici per l'industria della difesa. E il Fondo monetario internazionale ha chiesto e ottenuto di liberalizzare la vendita delle terre agricole. Mentre gli agricoltori sono impegnati al fronte, poche grandi compagnie, spesso con sede in Europa e negli USA, si espandono e controllano ormai centinaia di migliaia di ettari di terreno fertile. Un modello di agroindustria che rischia di svuotare le campagne e di impoverire milioni di piccoli contadini.

Come spenderemo i fondi del Pnrr sulla sanità

Doveva essere l’occasione per rinforzare la sanità territoriale, quel presidio a tutela della nostra salute che avevamo scoperto essere fragile, per la carenza delle strutture.

Coi fondi del pnrr avremmo potuto finalmente avere ospedale sul territorio (e non solo nelle grandi città) per gestire visite ed esami e alleggerire il carico sulle grandi strutture e nei pronto soccorso.

Ma ci si è dimenticati di un aspetto importante: mancano medici e infermieri da mettere in queste case di comunità che potrebbero diventare delle strutture vuote.

Anche qui in Lombardia dove l’amministrazione di destra che governa da decenni la regioni si fregia di avere una sanità da eccellenza: il territorio della Martesana comprende 53 comuni e 630 mila abitanti ed è il distretto sanitario più popoloso della regione, ma anche qui mancano medici e infermieri tanto da essere ultima in regione coi suoi 4 sanitari per ogni mille abitanti. 13 mila cittadini poi sono senza medici di base, sono quasi 100 i posti vacanti nel 2024: tutto questo è causa di grani disagi per i cittadini che per settimane si sono dati appuntamento davanti la sede dell’azienda sanitaria per protestare.

I cittadini chiedevano ai sindaci della Martesana di attivarsi con tutti i mezzi a disposizione presso tutti gli organi competenti affinché si facciano carico della soluzione: trovare medici per assicurare un servizio garantito dalla Costituzione.

Secondo la regione in questo distretto le liste di attesa per le visite urgenti o a breve termine sono peggiorate negli ultimi anni, le dieci case di comunità previste dal piano di potenziamento sarebbero un toccasana.

Curzio Rusnati è portavoce del comitato cittadini per la salute della Martesana: per mesi hanno organizzato un presidio davanti ad una casa di comunità, nel comune di Gorgonzola, “sono venuti i funzionari della ASST” racconta a Report “a promuovere i servizi che ci sarebbero stati per i cittadini, ad accesso libero, h24..”
Ma cosa c’è veramente nella casa di comunità di Gorgonzola, inaugurata a dicembre 2022 (prima della elezioni regionali del 2023) poi chiusa a luglio 2024 per problemi alla struttura. I lavori alla struttura dovrebbero terminare a gennaio 2026: in una domenica mattina il giornalista di Report ha trovato dentro solo il medico di guardia, spostato dentro la casa di comunità.

A Report il medico racconta che al di fuori dei giorni festivi non si trova sempre un medico: “perché o ti doti della possibilità di fare le rx, la possibilità di fare emogas, elettrocardiogramma, hanno messo semplicemente qua sopra per 4 mesi un hotspot dove facevi i tamponi di influenza covid .. quello che se ne sta più grave se ne va al pronto soccorso..”

Assenti anche i servizi infermieristici promessi, non c’è nessun infermiere ad aiutare il lavoro del medici di guardia che comunque rimane in struttura fino alle 20.30. Se uno si sente male dopo vai al pronto soccorso.

Come finirà la storia delle case di comunità? Finirà che saranno date in gestione ai privati che si ritroveranno gratis nuove strutture e un bacino di utenti bisognosi di cure, a pagamento.

Il presidio medico di Palazzo Chigi

Se devi sentirti male, meglio stare a Palazzo Chigi dove è presente un presidio medico ben fornito, diversamente da quanto visto nelle case di comunità e nei pronto soccorso.

Ben dotato non solo come medici e infermieri ma anche come strumentazione sanitaria con defibrillatori, cardiografo portatile, strumenti oculistici, sei lettini, farmaci per urgenze, dispositivi vari.. quasi un pronto soccorso, forse anche troppo considerando che Palazzo Chigi si trova al centro di Roma con diversi ospedali vicini.

Quanto costa questa struttura? Palazzo Chigi non ha risposto alle domande di Report così i giornalisti hanno fatto i conti da soli: il costo del personale ammonterebbe almeno a 2,3 ml l’anno.

La scheda del servizio: PALAZZO CHIGI HOSPITAL

di Chiara De Luca

Collaborazione Eleonora Numico, Carlo Tecce

A Palazzo Chigi c’è il Presidio sanitario più invidiato d’Italia: 4 medici dirigenti, 9 infermieri e 13 amministrativi, due oculisti e un medico del lavoro per alcune ore settimanali più una convenzione con l’ASL per medici rianimatori con uno costo di 2 milioni e 300 mila euro l’anno.

A dirigere il Presidio fino a qualche settimana fa è stata la Dottoressa Brunella Vercelli che è anche medico di base a Roma. Report è andato a verificare se i pazienti comuni sono stati trattati come gli inquilini di Palazzo Chigi.

Le luci si spengono su San Siro

La canzone di Vecchioni è forse quella adatta come colonna sonora per questi ultimi mesi dello stadio di San Siro: i privati hanno fatto una proposta di acquisto che è stata giudicata congrua per lo stadio e ora potranno farci quello che vogliono.

Lo stadio fu inaugurato nel lontano 1926, il secondo anello fu costruito nel dopoguerra e solo per i mondiali di Italia 90 viene realizzata la copertura e il terzo anello.

San Siro ha una sola particolarità – racconta lo stesso Vecchioni – è solo uno stadio, non ci sono ristoranti, bar, piste per l’atletica, è solo stadio “quando sei dentor lì, il mondo non c’è più”. La storia di questo stadio finirà come la canzone, “le luci non si accenderanno più”..: sulle ceneri del vecchio stadio ne sorgerà uno nuovo attorniato da ristoranti, centri commerciali, palazzi per clientela vip.

L’appassionato di calcio è visto come un limone da spremere – racconta a Report l’ex vicesindaco di Milano Luigi Corbani – “il modello non è quello delle tartine di gamberetti ma dovrebbe essere quello della gente che vuole vedere il calcio ..”

Il sindaco Sala, ancora nel 2019 per paura che le società andassero via da Milano aveva messo il piatto anche la vendita dello stadio che, all’epoca, non era la priorità per le società.
Il Milan infatti rilanciò prima col nuovo stadio personale nel parco della Maura e, infine, a San Donato Milanese in un’area nel mezzo dell’autostrada e delle linee ferroviarie a sud di Milano.

Facendo sorgere subito la reazione negativa dei comitati locali, contrari all’opera: Innocente Curci è un esponente di questo comitato che a Report racconta di come questa zona sia un imbuto “attualmente accessibile solo da un sottopasso”.
In questo imbuto secondo il Milano sarebbero dovuti arrivare circa 70 mila tifosi ogni partita in un comune che conta solo 30 mila abitanti.

Immaginate che San Donato non ha parcheggi” spiega la consigliera di opposizione Gina Falbo “addirittura hanno immaginato per i parcheggi dello stadio di far lasciare le macchine degli ospiti della struttura all’aeroporto di Linate, alcuni hanno addirittura rappresentato i parcheggi del supermercato Esselunga.”

Il sindaco di San Donato Squeri – area centro destra – si giustifica dicendo che quel fazzoletto di terra sembra piccolo ma “guardando il progetto lo stadio ci starebbe, verrebbero fatti dei parcheggi sotto, non sono tutti sufficienti, ma noi abbiamo ad un km e mezzo circa ci sono i parcheggi della metropolitana ..”

Ma che impegno economico ha assunto il Milan per comprare l’area? Il Milan parla di 40 ml di euro, una cifra alta se si pensa che il solo San Siro potrebbe essere adesso venduto dal comune di Milano per soli 73 ml di euro.

Il terreno è stato comprato definitivamente dal Milan? Parrebbe di si, spiega la consigliera Falbo “ma questo contratto non l’ha mai visto nessuno, nemmeno il comune ha copia di questo contratto ”.

Sullo stadio San Siro c’era il vincolo della Soprintendenza che scatta, per un’opera di proprietà pubblica, dopo i 70 anni dalla costruzione e diversi comitati che si oppongono al progetto di abbattimento dello stadio si sono basati su questo vincolo.

Veronica Dini è legale del comitato San Siro: “abbiamo raccolto documentazione fotografica che dimostra il fatto che a partire dalla fine del 1954 ma sicuramente dal gennaio – giugno 55 si sono giocate partite a San Siro nelle quali il pubblico era seduto anche al secondo anello, quindi non solo era eseguito lo stadio, come richiede la legge, ma era agibile per il pubblico. La cosa singolare che è venuta fuori dall’archivio di Stato è che non ci sono stranamente proprio o documenti progettuali di San Siro..”

Il sindaco Sala si è sempre speso per il progetto di abbattimento dello stadio, sin dal 2021, usando la scusa che le squadre erano contrarie ai vari progetti di ristrutturazione (come se il compito del sindaco non fosse anche quello, essendo sindaco anche dei cittadini contrari all’abbattimento), “se le squadre non lo vogliono fare [la ristrutturazione] se qualcuno si sente più bravo di me, venga avanti..”

Così a fine 2023 si fa avanti un gruppo di professionisti guidati dall’architetto Giulio Fenyves con un progetto da ristrutturazione da 300 ml di euro, obiettivo era creare un’area dedicata ai tifosi tra il primo e il secondo anello, per dare alle squadre l’opportunità di aumentare gli introiti con ristoranti, skybox, aree alberghiere, tutte strutture con vista campo. Con tanto di copertura acustica sul tetto dello stadio per non dare fastidio al quartiere, “che questo stadio smetta di essere così rumoroso.”

Il progetto prevedeva, nel rispetto del piano regolatore, anche due torri e attività terziarie come uffici e alberghi, “abbiamo dato una risposta laica al tema” spiega l’architetto a Report, per conservare e valorizzare l’attuale impianto.

Ma la scelta politica del sindaco di Milano è stata quella di vendere lo stadio di San Siro, inserendo l’opera nel piano di alienazione del comune. Fondamentale per questo è il documento chiesto all’Agenzia delle Entrate sul valore dello stadio, che secondo l’agenzia vale 73 milioni di euro, 124 ml quello delle aree circostanti per un totale di 197 ml di euro. Significa un valore di 440 euro al metro quadro, un prezzo molto basso considerando che in centro si viaggia anche fino a 5000 euro al metro quadro.

Ma l’Agenzia delle entrate è un ente dello stato, risponde Sala, a chi dovremmo chiedere il valore dello stadio? Ma di fatto si è preso a scatola chiuso quello che ha riportato nel suo documento – commenta l’ex vicesindaco Corbani che aggiunge “a Parigi il sindaco Hidalgo di fronte al qatariota che gli proponeva di acquistare il Parco dei Principi per 50 ml gli ha risposto no, perché è un’offesa ai parigini. Anche lì il qatariota minacciava di andare da altre parti a fare lo stadio e il comune gli ha detto ‘benissimo vai da altre parte’ ..”

Che qualcosa non vada nella valutazione dell’agenzia delle entrate lo dimostra l’ultimo atto di Sala: si scopre che a fine aprile ha affidato senza gara una consulenza a due professori della Bocconi e del Politecnico per un’altra valutazione.

è stata fatta per avere maggiore certezza” ha spiegato Sala a Report per poi aggiungere “i professori sono stati scelti in base alla loro capacità, ma l’agenzia delle entrate costituisce una grande garanzia”.

Un voler tappare il buco o rafforzare la valutazione dell’agenzia?

Report ha scoperto che entrambi i consulenti scelti da Sala hanno rapporti con l’Agenzia delle Entrate: Giacomo Morri della Bocconi fa parte del comitato scientifico di una rivista dell’ADE, mentre Alessandra Oppio del Politecnico è dentro la commissione censuaria dell’Agenzia.

La scheda del servizio: LUCI SPENTE A SAN SIRO

di Luca Chianca

Collaborazione Alessia Marzi

Il 3 ottobre del 2017, dopo che il Milan di Berlusconi era stato da poco venduto a Mr. Lì per 740 milioni di euro e l'Inter era già nelle mani del gruppo cinese Suning, il sindaco Sala ufficializza la volontà di ristrutturare lo stadio San Siro. È l'inizio di una telenovela che ci accompagna da quasi 8 anni e che a breve potrebbe terminare, con la vendita alle due squadre dello stadio e dell'area circostante per costruire un hotel, un centro commerciale e un nuovo impianto per aumentare i posti riservati dedicati ai tifosi. Chi realmente beneficerà della vendita è ancora un mistero, ma il sindaco tratta da 8 anni in via esclusiva con le squadre. Di sicuro c'è un profondo interesse tra la società Hynes, che qualche anno fa ha comprato l'area dell'ex-trotto accanto allo stadio per realizzare immobili, e il nuovo progetto presentato ufficialmente dalle due squadre.

Ancora sul rapimento e sull’omicidio Regeni

Report tiene accese le luci sull’omicidio Regeni, prima che prevalga l’oblio o la ragione di stato, per difendere i nostri interessi in Egitto.

Nel servizio di stasera si racconterà dei viaggi in Egitto dei vertici di Eni, all’indomani del rapimento del ricercatore italiano, come quello del numero due di Eni, il 27 gennaio. Un viaggio che equivaleva a quello di un diplomatico di alto livello – racconta a Report una fonte all’interno dell’azienda, come fosse un capo di stato.

Vella, come emerge da delle mail di cui Report è entrata in possesso, avrebbe incontrato il primo ministro egiziano, ufficialmente per definire dei dettagli per un accordo su un giacimento di gas in mare che faceva gola ad Eni. Erano però i giorni dove il governo egiziano aveva chiuso le porte a quello italiano per la scomparsa di Giulio Regeni.

In aula, nelle udienze per il processo sulla morte del nostro connazionale, l’AD di Eni è stato chiamato come testimone: quegli incontri erano per concordare gli ultimi dettagli prima di chiudere il contratto per il giacimento.

Ma il 28 febbraio 2016, dopo il ritrovamento di Regeni e quando la macchina egiziana dei depistaggi è già al lavoro, una mail interna all’Eni comunica l’arrivo di Descalzi a Il Cairo: in Eni la prima linea della dirigenza era consapevole che quella visita poteva generare imbarazzo di fronte all’opinione pubblica.

Sono i giorni in cui la diplomazia e la magistratura italiana sono ai ferri corti con le istituzioni egiziane per cui a fine febbraio il capo della security Rapisarda manda due mail, nella prima chiede che sia mantenuto il riserbo sulla visita e nella seconda aggiunge “da non diffondere..”

Viaggi riservati, non pubblicizzati: “i miei viaggi sono sempre riservati per la sicurezza mia” ha spiegato in aula lo stesso Descalzi (poi non sempre è così).

La realtà che sta dietro i comunicati ufficiali, le parole di circostanza per la morte del nostro connazionale Giulio Regeni è ben diversa e parla dei rapporti commerciali e strategici tra l’Italia e l’Egitto di Al Sisi, con a fianco l’Europa.

Per l’Italia, dopo la fine del gas russo, l’alternativa doveva essere il gas egiziano (alla faccia della transizione ecologica): lo ha ammesso lo stesso Descalzi in aula, parlando di gas dall’Algeria, dalla Libia e dall’Egitto (e pazienza se non sono proprio esempi di democrazie).

Né i nostri governi e nemmeno l’Unione Europea (vi ricordate i famosi valori occidentali che dobbiamo difendere?) può permettersi di infastidire Al Sisi – racconta a Report un diplomatico in forma anonima.

Con le bombe in Ucraina e a Gaza l’Egitto è un partner importante per l’Europa nel Mediterraneo, anche nella gestione delle politiche migratorie: ecco perché il 7 maggio 2024 il governo italiano lo inserisce nella lista dei paesi sicuri, quelli dove non esistono atti di persecuzione, tortura né altre forme di pena con trattamenti degradanti.

A voler l’Egitto nella lista dei paesi sicuri è stato il ministro degli Interni Piantedosi, dopo uno scontro col ministro degli Esteri (Tajani si era opposto proprio per la vicenda Regeni) – continua la fonte dentro la Farnesina.

Piantedosi ha dovuto forzare la mano per questa scelta: nell’aprile del 2024 Piantedosi ha scritto una lettera a Tajani in cui chiede esplicitamente che l’Egitto fosse incluso nella lista. L’Unione Europea (che nel 2024 aveva già promesso all’Egitto un pacchetto di aiuti europei da 7 miliardi) si accoda alla scelta italiana il 16 aprile 2025 inserendo Egitto e Bangladesh nella lista comune europea dei paesi sicuri.

Il giornalista di Report ha provato a chiedere al ministro Piantedosi le ragioni della sua scelta, senza ottenere una risposta, Report ha poi presentato richiesta di accesso agli atti negata dal ministero dell’Interno. 

La scheda del servizio: ALLA CORTE DEL FARAONE

di Daniele Autieri

Collaborazione Andrea Tornago, Alessandra Teichner

L’inchiesta ricostruisce le dinamiche di potere che hanno consolidato il legame profondo tra Italia e Egitto e tra il Paese guidato dal Presidente Al-Sisi e l’Unione Europea. Una delle voci autorevoli è quella del Ministro del Turismo Egiziano, Sherif Fathy, che rilascia a Report un’intervista esclusiva nella quale risponde sui rapporti politici tra il governo Meloni e il governo Al-Sisi.

L’inchiesta rivela anche i retroscena della decisione politica che ha portato all’inserimento dell’Egitto nella lista dei “Paesi sicuri” nonostante il presunto coinvolgimento di membri degli apparati di sicurezza egiziani nel rapimento, nelle torture e nell’assassinio di Giulio Regeni.

L’influenza di Mori e De Donno sulla commissione antimafia

Diceva Falcone, in una audizione al Csm, che qualora le sue ipotesi sugli omicidi politici avvenuti in Sicilia tra gli anni settanta e ottanta, fossero confermate, la storia della mafia e dell’Italia andrebbe riscritta.

Mettendo assieme, non in contrapposizione, la pista nera con quella mafiosa dietro delitti come quello del presidente della regione Mattarella.

Ma sono piste che danno fastidio, mettendo in discussione quel racconto consolatorio che si è consolidato in questi anni: la mafia è stata sconfitta, ha vinto lo stato, amen.

Non cercate altre piste dietro le stragi di mafia Capaci, via d’Amelio, altro che servizi, altro che trattativa, tutta colpa dei colleghi di Borsellino.

Questa sera Paolo Mondani si occuperà dell’attivismo del generale Mori per condizionare l’azione della commissione antimafia presieduta dalla deputata Colosimo, per spingere le indagini sulle stragi del 1992-93 verso il famoso dossier mafia-appalti, togliendo di mezzo l’imbarazzante (per il governo) pista nera. Riscrivere la storia dell’antimafia secondo una formula consolatoria e che tolga una volta e per sempre di mezzo i famosi rapporti tra mafia e politica, tra cosa nostra e apparati dello stato.

Ne parla Marco Lillo in un articolo del Fatto Quotidiano

Ranucci&C.: “Mario Mori pilota così l’antimafia”. Il generale intercettato nel 2023-‘24

di Marco Lillo

Nel racconto inedito di un investigatore le trame dell’ufficiale (indagato a Firenze) per riscrivere la storia del 1992-1993

Uno scoop che farà discutere quello annunciato da Report per la puntata di domenica dal titolo “Mori va alla guerra”: il generale dei carabinieri in pensione è stato intercettato dalla Dia di Firenze (per altri fatti) mentre parlava con ex collaboratori, avvocati, giornalisti e soggetti legati alla politica per influenzare le mosse della Commissione Antimafia, guidata dalla presidente FdI, Chiara Colosimo.

Report ricostruisce il contenuto delle conversazioni risalenti al 2023-24 grazie alle dichiarazioni di un investigatore anonimo. Mario Mori è indagato per le stragi del 1993 con l’aggravante della finalità mafiosa e terroristica. Per Mori vale la presunzione di non colpevolezza e va ricordato che è stato già processato altre tre volte per accuse diverse e sempre assolto. I pm di Firenze, coordinati allora dall’aggiunto Luca Tescaroli, gli hanno inviato a maggio 2024 un invito a comparire nel quale l’accusa era così riassunta: “Pur avendone l’obbligo giuridico, non impediva, mediante doverose segnalazioni e/o denunce all’autorità giudiziaria, ovvero con l’adozione di autonome iniziative investigative e/o preventive, gli eventi stragisti di cui aveva avuto plurime anticipazioni” eventi poi verificatisi a Firenze, Roma e Milano tra maggio e luglio 1993. In particolare, secondo l’accusa, Mori era stato “informato, dapprima nell’agosto 1992, dal maresciallo Roberto Tempesta, del proposito di Cosa Nostra, veicolatogli dalla fonte Paolo Bellini, di attentare al patrimonio storico, artistico e monumentale della nazione e, in particolare, alla Torre di Pisa” e, qualche tempo dopo, anche dal pentito Angelo Siino “il quale [il 25 giugno 1993] gli aveva espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord”.

Lapista nera di cui Report più volte si è occupata è quella che vede coinvolte nelle stragi del 1992-93 gli stessi personaggi delle stragi degli anni ‘70, tra questi Stefano Delle Chiaie.

Nel servizio di questa sera Report rivelerà un nuovo testimone che afferma come il fondatore di Avanguardia Nazionale fosse presente a Palermo nel marzo del 1992, confermando la versione che l’allora capitano dei carabinieri Gianfranco Cavallo aveva raccolto grazie alle confidenze di Maria Romeo, sorella dell’autista di Delle Chiaie e compagna del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero: ne parla ancora Marco Lillo in un secondo articolo

Nel ’92 vidi Delle Chiaie a Palermo, era al giornale”

di Marco Lillo

Il giornalista siciliano Intervistato da Paolo Mondani. La testimonianza inedita può rilanciare la “pista nera” dietro all’attacco allo Stato da parte di Cosa Nostra

Stefano Delle Chiaie era a Palermo nel febbraio-marzo del 1992. L’ennesima smentita all’informativa dell’allora capo della Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera del dicembre 1992, che negava la presenza dell’estremista di destra in Sicilia giunge da un testimone scovato da Report. Si tratta di un giornalista che allora lavorava per Il Giornale di Sicilia, Giuseppe Martorana. A Paolo Mondani, autore del servizio che andrà in onda domani, ha raccontato che il fondatore di Avanguardia Nazionale, più volte indagato per le stragi della strategia della tensione degli anni 60, 70, 80 e pure 90, ma sempre prosciolto, per due volte fu avvistato in redazione. “Una mattina vennero una coppia di persone (…) vidi un viso che conoscevo. Era Stefano Delle Chiaie (…) era l’inizio del ’92. Tra febbraio e marzo”. La testimonianza inedita è la leva argomentativa per rilanciare la ‘pista nera’ delle stragi di mafia alle quali la trasmissione di Rai3 ha dedicato già numerosi servizi. Report ripercorre la vicenda della nota dell’ottobre 1992 del capitano dei Carabinieri di Palermo (ora generale di corpo d’armata) Gianfranco Cavallo. La nota era basata sulle confidenze riferite anonimamente da Maria Romeo, sorella dell’autista di Stefano Delle Chiaie in Sicilia (Domenico Romeo) ma allo stesso tempo compagna del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero, autista del boss di Cruillas Mariano Tullio Troia.

La scheda del servizio: MORI VA ALLA GUERRA

di Paolo Mondani

Collaborazione Roberto Persia

Mentre proseguono le indagini sulla pista nera a Caltanissetta, Report aggiunge una testimonianza sulla presenza di Stefano Delle Chiaie in Sicilia a ridosso della morte di Giovanni Falcone.

A Roma invece continuano i lavori della Commissione parlamentare antimafia. Nelle ultime audizioni il generale Mori e il colonnello De Donno hanno sostenuto che proprio il dossier mafia e appalti sarebbe dietro l’accelerazione della morte di Paolo Borsellino, lanciando accuse ai magistrati della procura di Palermo quali responsabili morali della sua morte. Report propone una testimonianza che racconta quanta influenza, il generale Mori e il colonnello De Donno, avrebbero avuto sui lavori della Commissione Antimafia.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

19 giugno 2025

Segnale assente di Francois Morlupi


L'inizio - che non è l'inizio della storia

La maestra scrutò gli alunni della classe, soffermandosi su ognuno di loro. Poteva leggere nei volti felici di quei bambini una spasmodica eccitazione, dovuta al fatto che aveva annunciato loro un nuovo gioco. Un gioco in cui non c’era bisogno di scrivere e nemmeno di impegnarsi troppo..


Chi è questo alunno, diverso dagli altri, che incuriosisce tanto la maestra per l?

E cosa centra questa storia, la maestra, gli alunni e questo nuovo gioco dove non serve impegnarsi, il bambino solitario e diverso dagli altri con la nuova indagine degli agenti del commissariato di Monteverde?

Per scoprirlo dovremmo arrivare fino in fondo a quest'ultimo romanzo dello scrittore francese Francois Morlupi, italiano d'adozione, una storia dove si parla di spaccio di droga, di giovani morti inspiegabili su cui sono chiamati ad indagare i protagonisti del racconto: giovani che stanno attraversando quell'età così bella e difficile in cui tutto il mondo sembra a portata di mano.

Dove la famiglia, i genitori, le sue regole e consuetudini sembrano quasi una palla al piede per gli adolescenti.

Pochi anni prima era solo dei bambini che raccontavano tutto alla madre e ora invece si sono tramutati in estranei. Persone con cui non si riesce a parlare, per quel "segnale assente"..

Ed ora possiamo raccontare la storia dall'inizio.

Prologo

La signora Jouan aspettava fremente, seduta sulla panchina della fermata del tram Gianicolense/San Camillo, che l’8 arrivasse alle ventuno e ventidue di quella domenica 20 aprile.

Un ragazzo viene trovato morto dall'autista di un tram della linea 8 a Roma: un ragazzino come tanti, addosso una felpa e le cuffiette alle orecchie. Sembra solo che stia dormendo e forse anche per questo i tanti che si sono seduti accanto nemmeno se ne sono accorti, nonostante fosse rimasto seduto sul sedile per delle ore fermo. Colpa dell'indifferenza dei tempi moderni dove siamo tutti col viso incollato sul telefonino e non ci accorgiamo degli altri.

Si chiamava Valerio, aveva quindici anni e, cosa ancor più incredibile, nello zaino aveva un kg e mezzo di droga sintetica.

Tocca ai poliziotti del Monteverde indagare su questa brutta morte: il commissario Ansaldi si precipita sul posto svegliato nel mezzo di un sonno ristoratore ottenuto grazie alla proiezione di un film d'autore.

Nessun farmaco, nemmeno preparato da Galeno in persona, aveva mai avuto un simile effetto su di lui. Si era alzato dalla poltrona riposato come non gli succedeva da mesi.

Dal confortevole caldo della sala del cinema di quartiere, Biagio Maria Ansaldi si ritrova catapultato dentro un omicidio e, cosa ben peggiore, sotto una pioggia scrosciante. Col rischio di ammalarsi.

Poi gli venne un dubbio atroce: non aveva portato con sé l’ombrello. Avvertì un nodo alla gola, si sarebbe bagnato, con il rischio, non indifferente, di ammalarsi. Maledisse la propria stupidaggine, era stato superficiale. Aveva controllato soltanto due meteo ..

Tocca proprio ad Ansaldi e alla vice ispettrice Eugenie Loy dare la brutta notizia ai genitori di Valerio, spiegare loro che non rivedranno più il figlio consapevoli che la loro vita sarebbe cambiata e che "tutto ciò che avrebbero vissuto di felice sarebbe stato annientato da un’assenza".

Valerio era un ragazzo come tanti e non faceva uso di droghe: questo è quello che riescono a raccontargli i genitori: certo, in quella fase della sua vita era chiuso in sé stesso, la sera prima era andato a festeggiare il compleanno di un amico, Diego.

Non solo la scoperta che la droga è arrivata fin dentro il quartiere di Monteverde, ma anche lo scoprire quando ne possano essere vulnerabili anche i giovani, i nostri figli, tutti quanti.

Ecco perché bisogna muoversi con prudenza negli interrogatori con gli amici di Valerio: per non aumentare quella frattura, che sembra allargarsi sempre di più, tra gli adolescenti e la polizia.

Per non creare il rischio che si chiudano a riccio per quel famoso "segnale assente" che blocca tutte le comunicazioni.

Quella di Valerio, purtroppo, non sarà l’unica morte in questa storia aumentando così la pressione sulla squadra di Ansaldi che, ognuno a modo suo, cercherà di dare il suo contributo per trovare le risposte a tutte le domande. Da dove arriva quella droga che, ad una analisi di laboratorio, sembra un cocktail mortale? Come ha fatto Valerio ad entrare in possesso di tutte quelle pasticche?

Lo spaccio a Roma è gestito solo ad alto livello dalle mafie che si appoggiano, per arrivare ai clienti finale, ad una rete di pusher, che sono “l’ultima catena del giro .. cani sciolti” che si dividono le piazze.

Cosa c’entrano ragazzi di quindici sedici anni con la droga, lo spaccio e, in cima alla catena alimentare, le mafie? Se lo chiedono i nostri investigatori del commissariato di Monteverde e se lo chiedono anche i genitori, a cui quella morte ha sbattuto dolorosamente in faccia quel rapporto che si era interrotto cui figli, sempre più solitari ed enigmatici:

La morte definitiva del legame è quando si compone unicamente da silenzi. Se c’è un segnale disturbato riesci ancora a comunicare con il tuo interlocutore. Ci vuole pazienza, tempo, impegno, ma alla fine ci riesci, malgrado le difficoltà.

Cosa accade però in caso di segnale assente? Hai perso in partenza.

L’unica allora è cercare nuove strade nei coetanei di Valerio, nella sua scuola, nella sua cerchia di amicizie: non sarà un’indagine facile, non lo è mai quando di mezzo ci sono dei minorenni. Ma a queste difficoltà se ne aggiungono altre anche personali per la squadra di Ansaldi.

Lui per primo si trova nel mezzo di un attacco di febbre, che si somma a quella ansia che lo accompagna sin da piccolo. Ansaldi sarà costretto a misurarsela di fronte allo sguardo sbigottito dei suoi agenti, oltre alle tachipirine per difendersi dal “male” arriverà ad immaginarsi come un castello circondato da spesse mura e difeso da armieri senza paura…

Ma anche gli altri agenti stanno vivendo un momento particolare della vita: la giovane agente Alerami vuole dimostrare a tutti i costi le sue capacità, anche arrivando a mettere in difficoltà i colleghi. Leoncini sta vivendo un momento intenso della sua relazione con Esthella. Di Chiara è alla perenne ricerca dell’amore della sua vita.

La vice ispettrice Eugenie Loy si porta dentro il suo demone con cui questa volta dovrà fare i conti.

C’è poi qualcun altro che sta seguendo questa indagine nell’ombra e che è disposto a tutti pur di non far arrivare gli agenti del Monteverde verso la verità.

Sono tanti gli spunti che nascono alla fine della lettura di questo ultimo romanzo della serie con Ansaldi: c’è molta attualità a partire dalla piaga della droga, onnipresente in tutte le grandi città e contro cui le forze di polizia sembrano impotenti.

C’è il rapporto genitori e figli, quel “segnale assente” che si deve invece cercare sempre di tenere vivo, per non lasciare gli adolescenti soli di fronte al male del mondo.

Un male che è nascosto ovunque, nel mondo reale e in quello virtuale, in rete.

Un male che gli investigatori conoscono molto bene, dovendolo affrontare tutti i giorni, sapendo che ogni volta lascerà sulle loro vite dei segni permanenti. Un male che non si deve tenere dentro, come un veleno che ti uccide poco a poco:

Condividi il tuo dolore con tutti, siamo tutti colpevoli, nessuno escluso. Se non lo farai, non ne uscirai più. Ogni indagine lascia strascichi e ferite, ma questa rischia di compromettere la nostra stessa esistenza.

Si parla anche di lavoro, che una volta era considerato come un qualcosa che caratterizzava la persona, mentre oggi sembra quasi una condanna.

Come scoprirà Ansaldi dopo l’incontro col pensionato – rider.

Ansaldi scrutò il suo volto e ripeté tra sé e sé la parola ‘lavoro’. Doveva stare in pensione, altro che lavoro. Che cosa stava succedendo in Italia? Come poteva mangiare al caldo mentre il suo rider si rimetteva a pedalare sotto la pioggia?

Strana società la nostra, dove è più facile che ti arrivi a casa la pizza da uno dei tanti rider che non l’ambulanza in caso di bisogno.

C’è poi Roma, la grande capitale, coi suoi problemi di traffico, dei cantieri perennemente aperti, delle sue bellezze.

E, sempre al centro di tutto, questo personaggio che non si può non amare, il commissario Ansaldi, preda delle sue ansie, dei suoi rimorsi.

Riusciranno a sopravvivere anche a questa indagine, gli uomini del Monteverde?

Lo scopriremo alla prossima indagine.. che non arriverà subito, come scrive l’autore, i cinque del Monteverde si prenderanno una pausa, nelle ultime pagine ci vengono lasciati piccoli indizi sul loro futuro.

La scheda del libro sul sito di Salani e il pdf con le prime pagine.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


15 giugno 2025

Anteprima inchieste di Report – le promesse mancate sulla sanità, gli indennizzi agli agricoltori, la champions delle poste e la birra trappista

 Vi ricordate del covid? Quando la politica di fronte alle migliaia di morti, all’impreparazione in cui ci siamo trovati con la pandemia, all’assenza di un di posti letto, aveva promesso un cambio nella sanità, col passaggio da una visione ospedalo centrica ad una sanità territoriale.

Che fine hanno fatto le case di comunità? E la promessa di ridurre le liste di attesa per esami e visite?

E poi l’ospedale covid tirato su in tempi record all’interno della Fiera di Milano, finanziato con donazioni private: che fine hanno fatto quei fondi?

Gli indennizzi agli agricoltori

In caso di alluvione agricoltori vengono indennizzati, almeno sulla carta: è importante, sempre che vogliamo tenere in vita questo settore che sulla carta è tanto caro al governo sovranista e al ministro Lollobrigida, che gli indennizzi siano sostanziosi e immediati.

Ma, come racconterà il servizio di Report, spesso non avviene né una cosa né l’altra, perché esistono casi dove dopo due anni agli agricoltori non è arrivato ancora nulla, “Agricat è stato un fallimento” racconta uno di loro che non si fa problemi a scomodare il mondo politico.
Chi doveva controllare gli indennizzi erogati da questo ente che dipende dal ministero dell’agricoltura?
Secondo Antonio Diomeda – consigliere delegato del centro di assistenza agricola di confagricoltura – “non è un problema di controlli, non c’è la colpa di qualcuno, c’è una norma che va modificata, la cosa grave è se la norma non si modificasse.”
La legge andrebbe modificata in diverse parti: ad esempio in Appennino l’aiuto di Agricat è stata una falsa promessa, agli imprenditori agricoli non arriva nulla, sono in un abbandono totale, anche dopo alluvioni che hanno rovinato interi raccolti.

Un agricoltore colpito da uno di questi alluvioni, Coldiretti ha riportato la risposta di Agricat, ovvero che dagli strumenti satellitari non si vedeva l’acqua stagnante sui terreni (dunque nessun rimborso): ma avere acqua stagnante sarebbe stato impossibile perché, nel caso mostrato dal servizio di Report, il terreno ha una pendenza del 30% a 600 metri sopra il livello del mare, “se ci fosse acqua stagnante sarebbe sommersa tutta la Romagna..”

Insomma, è Agricat che ha stabilito tra i suoi criteri che se non si stagna l’acqua non c’è un danno.

LAB REPORT: PERDITA ASSICURATAIl balletto degli indennizzi

Di Antonella Cignarale

Collaborazione Evanthia Georganopoulou, Eleonora Numico

Per coprire i danni alle coltivazioni causati dalle catastrofi c’è il Fondo Mutualistico Agri-Cat. Nel 2023, anno in cui il fondo Agri-Cat diventa operativo, l’Emilia-Romagna viene travolta da due violente alluvioni nel mese di maggio, i danni stimati sono stati di 8 mld e mezzo. Un duro colpo è stato inferto alle coltivazioni del territorio, rimaste per giorni sott’acqua in pianura e franate in collina e montagna.

A due anni dalla catastrofe Report ha incontrato gli agricoltori che hanno subìto i danni dell’alluvione. Molti credevano che l’intervento del Fondo avrebbe garantito indennizzi rapidi e sostanziosi, ma non è andata così: molte aziende non hanno ancora ricevuto un euro da Agri-Cat. La società che gestisce il fondo, la Agricat srl, oltre non aver brillato per celerità nelle erogazioni, non è stata in grado di individuare al primo colpo tutte le aree agricole danneggiate per calcolarne i danni. Inoltre, il fondo ha una dotazione di 350 milioni di euro ogni anno, il 30% deriva dai contributi versati dalle aziende agricole che ricevono i finanziamenti dalla PAC, ma per le aziende gli indennizzi promessi non coprono neanche i costi delle produzioni perse.

Le promesse mancate sulla sanità pubblica

Secondo i dati della fondazione Gimbe sono 6 milioni gli italiani che hanno rinunciato alle cure a causa delle lunghe liste di attesa o per motivi economici.

Per capire se questi dati sono veri, servirebbe un confronto coi dati in mano alle regioni: ma non è facile perché, come racconta il professor Cartabellotta “le modalità con cui sono resi pubblici i dati sulle varie piattaforme regionali non sempre corrispondono ai processi che ci stanno dietro”, per esempio perché molte agende non comprendono il privato accreditato, che ci siano le liste di galleggiamento, il fatto che le liste siano chiuse, tutto questo non rende questi dati resi pubblici uno specchio fedele della realtà. Su questo - prosegue il presidente del Gimbe – è chiaro che le regioni hanno le loro responsabilità.

Così per avere dati reali il ministero della salute ha mandato i NAS a fine 2024 ad indagare sulle regioni: 3000 ispezioni in ambulatori Cup e uffici Asl. Report è venuta in possesso di un documento esclusivo dove i Nas scrivono che nel 27% dei casi ci sono evidenti criticità a partire dallo sforamento del tempo di ricovero o tempo di visita massimo previsto sulla ricetta. Poi ci sono 184 strutture che avevano le liste non accessibili (le agende chiuse, cosa vietata), errori nelle priorità delle prenotazioni e irregolarità nell’attività di intramoenia.

In Lombardia, a Brescia, si sforano di 42 giorni i tempi per visite urgenti in dermatologia invece che 72 ore; a Cremona ci sono ritardi su tutte le prime visite di endocrinologia, dermatologia e gastroenterologia ma anche per colonscopia ed ecodoppler. A Milano poi i Nas segnalano che alcuni pazienti visitati in intramoenia (libera professione) da medici interni sarebbero poi stati agevolati illecitamente per saltare la lista d’attesa. Il segnale dal sistema è chiaro: se paghi passi davanti a tutti.

C’è un quadro sicuramente molto migliore a quello che ho letto delle altre regioni italiane” commenta a Report l’assessore al Welfare Bertolaso: ma sulle liste di attesa la Lombardia, la regione dell’eccellenza, siamo al “mal comune mezzo gaudio”.

Il problema delle liste d’attesa è un dramma per molti italiani, costretti a rinunciare alle cure: così importante da meritare uno spazio persino nel discorso di fine del presidente Mattarella, perché qui c’è di mezzo la vita delle persone.

Report racconterà la storia di Ilaria De Piscopo, insegnante precaria che ha dovuto rinunciare proprio alle cure perché priva delle risorse necessarie per farvi fronte. Ilaria, nel gennaio di quest’anno, nel corso di una visita a Nocera da un otorino a pagamento, scopre di avere un polipo alla corda vocale destra e le è stato dunque detto che doveva operarsi.

Abbiamo chiesto i tempi e mi è stato detto che c’erano un paio d’anni perché la lista d’attesa è lunghissima..” ha raccontato l’insegnante a Report.

Questi due anni erano un’attesa che non poteva essere accettata, perché Ilaria non riusciva a parlare né a respirare: così il medico le propose un’alternativa, quella dell’intramoenia, ovvero pagarsi di tasca sua l’operazione per un costo da 4500 euro.

Per me 4500 euro sono tantissimi per un qualcosa che potrei comunque fare in ospedale” il commento di Ilaria.

Report è andata a verificare i veri tempi di attesa e anziché due anni erano 14 mesi, comunque tanti: il messaggio che passa da vicende come queste è devastante, se il paziente paga può fare quello che vuole. Anche sulla cifra dell’intervento i conti non tornano.

C’è poi il tema delle case di comunità: dovevano essere finanziate dal pnrr, dove però il legislatore si è dimenticato di metterci dentro medici e infermieri.

Sono state inaugurate in pompa magna qui in Lombardia dall’allora assessora Moratti, ma erano ancora i tempi delle elezioni regionali.


Com’è andata a finire? Report ha visitato
la nuova casa di comunità di Cernusco sul Naviglio, era previsto fosse finanziata coi fondi del pnrr in un edificio nuovo di zecca. Ma poi i fondi sono stati dirottati altrove e, senza i fondi della regione, è stata riadattata la vecchia sede del medico di guardia. Avrebbero dovuto essere strutture aperte tutto il giorno, per snellire il carico sugli ospedali e i pronto soccorso, ma alla fine in assenza di personale, sono strutture che spesso devono rimanere chiuse.

Dunque, la promessa di un potenziamento della sanità territoriale, una delle lezioni da imparare dopo il covid, non è stata mantenuta. E nemmeno si sono potenziati gli ospedali pubblici: Report racconterà la vicenda del Sacco di Milano che ha perso completamente il reparto di cardiochirurgia e la terapia intensiva.

Ne parla il direttore responsabile di cardiologia Maurizio Viecca: “quando una cardiologia non ha più la spalla della cardiochirurgia, ovviamente ne risente, soprattutto l’emodinamica. Per esempio per legge ci vuole presente un’equipe cardiochirurgica che interviene in caso di complicazioni ..”

La cardiochirugia del Sacco viene chiusa ufficialmente nel 2022 per trasferirla al Policlinico di Milano: “l’assessore Moratti, con la scusa dei trapianti portò la cardiochirurgia al Policlinico ma lì i trapianti non li hanno mai fatti, quindi è stata una scusa patetica ..”

Al Policlinico nemmeno c’era un primario – continua il racconto del dottor Viecca – “è stato fatto un concorso, poi il risultato di questo concorso non andava bene, per cui adesso lo rifaranno”. Dopo tre anni dal trasferimento il primario ancora manca e così la terapia intensiva cardiochirurgica è sparita: al Sacco una volta si facevano tre interventi al giorno e oggi al Policlinico se ne fa uno solo al giorno, al Sacco c’erano 30 posti letto mentre al Policlinico ce ne sono solo 12, “qualcuno dovrebbe spiegarmi perché la cardiochirurgia è stata trasferita, funzionava bene, aveva un’esperienza trentennale..” si chiede oggi il dottor Viecca.
La risposta sta a pochi km di distanza: poco distante dal sacco sempre nel 2022 apre il Galeazzi Sant’Ambrogio, il nuovo polo ospedaliero del gruppo privato San Donato: di fatto si è voluto favorire tramite una scelta della regione Lombardia, un privato che, nel nuovo ospedale, ha fatto dentro la la cardiologia, la cardiochirurgia e l’ortopedia.

La scheda del servizio: LA LUNGA E VIGILE ATTESA

di Giulio Valesini, Lidia Galeazzo e Cataldo Ciccolella

Collaborazione Alessia Pelagaggi

Nel 2024 quasi 6 milioni di pazienti hanno rinunciato a prestazioni sanitarie a causa di lunghe liste di attesa o per motivi economici. Anni di tagli alla sanità e fuga di medici e infermieri prima, poi il Covid che ha bloccato ospedali e ambulatori. È ormai esperienza comune chiamare il centralino regionale e sentirsi offrire una colonscopia o un ecocardiogramma per l'anno successivo. Cosa stanno facendo le Regioni per risolvere il problema? E che risultati ha ottenuto il Ministro della Salute Orazio Schillaci con la sua legge per abbattere le attese? Report ha indagato sul campo per scoprire qual è la situazione reale.

La vicenda dell’ospedale Covid in Fiera.

Nei giorni di marzo 2020 il covid fa chiudere l’Italia così, nei padiglioni della Fiera di Milano, si decide di allestire un nuovo ospedale covid sotto la supervisione di Guido Bertolaso.

I primi quattro moduli vengono inaugurati dall’arcivescovo Delpini il 31 marzo 2020. Un ospedale di altissima qualità – così veniva presentato dal presidente Fontana. Pazzali, il presidente della fondazione Fiera lo presentava come un miracolo, abbiamo fatto in 10 giorni quello che normalmente si fa in un anno. Bertolaso logiava l’allestimento di 250 letti per terapia intensiva “una grande struttura dotata tra l’altro di tutti quei servizi diagnostici per un centro di questo livello..”

Per realizzare questo ospedale furono raccolti in donazioni oltre 25 ml di euro: tra i donatori c’era anche lo studio dell’avvocato La Scala che contribuì con 10mila euro.

Ecco, che ne è stato di quelle donazioni? Quanti letti in terapia intensiva sono stati effettivamente comprati? Nessuno ci ha mai detto niente – commenta oggi l’avvocato – e soprattutto nessuno ci ha detto che fine ha fatto l’investimento.

A giugno 2023 è stata firmata una convenzione per trasferire i beni dell’ex ospedale a Gallarate in un ex deposito dell’aeronautica militare dove la regione Lombardia vuole realizzare il nuovo hub per le emergenze sanitarie.

Quell’ospedale non esiste più – racconta oggi l’assessore Bertolaso -è stato trasferito, ma rimane orgoiglioso di quesll’ospedfale che è stato chiamato come lui “Bertolaso hospital”.

Lì sono stati ricoverati 538 pazienti, su 221 posti letti iniziali ne sono stati realizzati solo 157: dove sono oggi questi letti? Sono stoccati in alcuni depositi in attesa del completamento del grande centro da realizzare a Gallarate, spiega Bertolaso alla giornalista di Report.

Riuscirà Claudia Di Pasquale a visitare l’hub di Gallarate come promesso da Bertolaso?

Alessandro Mantovani sul Fatto Quotidiano ha pubblicato un’anticipazione del servizio:

L’ospedale Covid alla Fiera: dopo 5 anni tutto nei depositi

di Alessandro Mantovani

Sulle tracce dei letti e degli strumenti dell’“Astronave” milanese di Bertolaso, costati 14,5 mln. Terapie intensive: 40% dei fondi non spesi

Ricordate, quando il Covid travolse la Lombardia nel 2020, l’ospedale tirato su di corsa in due padiglioni della Fiera di Milano? Fu un’idea di Guido Bertolaso, oggi assessore regionale al Welfare. Lo chiamavano “l’astronave”. Molti clinici non condividevano la scelta di separare le terapie intensive dagli altri reparti e di dividere medici e infermieri su diverse strutture. Passò alla storia per un costo enorme a fronte di appena 538 pazienti ricoverati tra l’autunno 2020 e il 2022: dovevano essere 400 letti, poi 300, poi 221 e alla fine 157. Secondo i rendiconti oggi disponibili spesero 14 milioni e mezzo su 25 milioni di donazioni, senza contare i costi del personale.

Report stasera su Rai3 ci racconta che (brutta) fine ha fatto gran parte delle attrezzature comprate allora e passate alla Fondazione del Policlinico di Milano, che sta costruendo un nuovo ospedale: “Verranno quasi tutte riutilizzate in parte, quelle che si può”, assicurano. Ma a tre anni dalla chiusura dell’“astronave” stanno per lo più nel magazzini, in particolare a Gallarate in un ex deposito dell’Aeronautica già usato per le vaccinazioni Covid e destinato – pare nel 2028 – a diventare un hub per le emergenze sanitarie. Alcuni letti non si capisce dove siano. Ci sono poi monitor, ventilatori polmonari, flussimetri, umidificatori, generatori per caschi cpap: “Hanno bisogno di temperature basse, di manutenzione e di essere attivati periodicamente – dice Maria Rozza, consigliere Pd in Lombardia – È chiaro che le temperature d’estate sono a 50 gradi e d’inverno magari sottozero”. Altri letti comprati allora non potevano essere utilizzati perché privi del marchio Ce: sono al vecchio Sant’Anna di Como, chiuso.

La scheda del servizio: AD OSPEDAL DONATO…

di Claudia Di Pasquale

Collaborazione Giulia Sabella

Sono passati cinque anni dallo scoppio dell'emergenza Covid, la regione più colpita allora è stata la Lombardia. Qui per far fronte alla pandemia fu allestito in pochi giorni un ospedale Covid all'interno della Fiera, grazie alle donazioni di tante imprese e cittadini. Ma che fine hanno fatto tutti i letti, le apparecchiature e le attrezzature acquistate in quelle drammatiche settimane?

All’interno delle Poste

Ecco a cosa serve l’informazione libera e indipendente: a raccontare storie, come quelle che verranno mostrate stasera, su dei brutti comportamenti dentro il mondo di Poste Italiane.
Dei consulenti finanziari all’interno di Poste avrebbero concesso prestiti concessi a clienti senza i necessari requisiti, in cambio di finanziamenti fittizi per lavori di ristrutturazione.

Certo i clienti non dovevano fare questi lavori – racconta a Report un ex consulente finanziario di Poste a Report: “molte volte erano ignari del tipo di prestito che veniva loro proposto e cosa succedeva? Puntualmente i nostri responsabili creavano ad hoc dei preventivi non veritieri , non fatti dalle aziende, da caricare nelle pratiche..”

I preventivi non erano veri, erano preventivi falsi forniti dai responsabili commerciali di zona in maggior parte.
Tra i consulenti – continua il servizio – giravano dei moduli per preventivi per ristrutturazioni edili pre impostati dove bastava modificare il saldo finale in base al prestito chiesto dal cliente.

Preventivi nei quali la stessa ditta, che avrebbe dovuto provvedere alla ristrutturazione è completamente all’oscuro: Report è andata a sentire i responsabili di queste aziende che sono rimasti sgomenti di fronte a queste carte, dei documenti totalmente fasulli.

Oltre ai finti finanziamenti, una sorta di storno (per non dire pizzo) sui prestiti erogati, ci sono altre storie emerse dalle tante segnalazioni arrivate alla redazione di Report: un altro ex consulente finanziario racconta di aver convito un cliente (che aveva bisogno di denaro) alla cessione del quinto sullo stipendio piuttosto che riscattare la vecchia polizza. Il quinto dello stipendio garantisce un tasso di interesse anche del 10% mentre il riscatto della polizza avrebbe tolto soldi a Poste italiane.

Di fatto si è consigliato ad un cliente di poste di indebitarsi, un consiglio che non guarda all’interesse del cliente ma solo al profitto dell’azienda.

Nella chat dove l’ex consulente presentava questa storia si responsabili commerciali i commenti ricevuti erano tutti positivi, dalla referente protezione al referente finanziamenti fino alla referente commerciale che invita il consulente a vendere al cliente altri prodotti..

Il gioco che si fa alle spalle dei clienti lo si comprende meglio da un’altra chat dove un consulente spiega di aver venduto 5000 euro di BTP, ma siccome sui BTP i margini di Poste sono minori rispetto ai suoi prodotti i referenti del consulente non sono contenti: è intervenuta subito la referente commerciale che scrive in chat con la faccina allarmata “ancora BTP”?

Altro consulente e altri 75mila euro in BTP e ancora una volta la responsabile che li ammonisce, state facendo troppi BTP e pochi prodotti di Poste, “basta coi BTP” scrive la responsabile, “devono essere esclusi dalla champions e ora dobbiamo compensare con la raccolta che deve superare di almeno l’80% i BTP sottoscritti”..

Esiste effettivamente una sorta di champions, una competizione tra gli analisti che vendono prodotti finanziari ai clienti, all’interno delle filiali di Poste: vince chi vende più prodotti di Poste italiane, chi si distingue va a Roma a festeggiare la vittoria..

E i clienti cosa ne pensano?

E la magistratura?

La scheda del servizio: LA CHAMPIONS DI POSTE

di Luca Chianca

Collaborazione Alessia Marzi

Dopo la puntata del marzo scorso su Poste Italiane, la redazione di Report è stata invasa da decine di segnalazioni da parte di alcuni dipendenti. Un vero e proprio vaso di pandora, per raccontare cosa non va nella loro azienda. Nel frattempo, in Veneto qualcosa si è mosso. A marzo scorso la Guardia di Finanza è andata negli uffici postali della provincia di Belluno, quelli raccontati nella precedente puntata dedicata a Poste Italiane. Questa volta, però, non abbiamo parlato soltanto con i portalettere: siamo stati contattati da un gruppo di oltre 100 consulenti postali che hanno raccontato quali prodotti devono piazzare ai clienti. Inoltre, Report ha scoperto, con documenti esclusivi, come vengono erogati prestiti a chi non ha le garanzie adatte: attraverso la presentazione di preventivi di lavori di ristrutturazione che però non vengono mai fatti.

Le birre di Abbazia

Bernardo Iovene torna ad occuparsi di birra dopo il servizio di settimana scorsa: dopo le birre artigianali vere e quelle fintamente artigianali, ora tocca alle birre prodotte nelle abbazie, le birre prodotte dai monaci dell’ordine di Trappa.

Come quella prodotta in Belgio dai monaci trappisti di Notre Dame de Scourmont: qui i monaci producono birra da 150 anni, la Chimay, ma l’abate chiarisce subito che quello che conta per loro è la vita monastica, poi la birra e quello che possono fare grazie alla vendita di questa birra.

I ricavi vanno in parte all’abbazia, alla comunità monastica, una parte ad una associazione di solidarietà ad altre comunità monastiche per assistenza sociale e medica in Belgio e in tutto il mondo, in particolare in Africa. Poi una terza parte va ad una fondazione che si occupa dei comuni nella regione dell’abbazia.

I monaci bevono la loro birra? Solo durante le feste religiose o quando ci sono ospiti, ammette l’abate.

La produzione della birra all’interno delle mura è affidata a dei laici sotto il controllo di don Damien, l’abate: Alessandro Bonin, l’export manager di Chimmay ha accompagnato Iovene nella zona di produzione, gli ingredienti della birra, come il lievito, lo stesso da 70 anni, che viene trattato come una ampolla santa nei laboratori, la forma delle cellule viene controllata continuamente, che deve essere un po’ allungata a fagiolo.

La scheda del servizio: ORA ET BEVI BIRRA

di Bernardo Iovene

Collaborazione Lidia Galeazzo

Le birre Leffe e Grimbergen si definiscono birre di abbazia, in realtà sono prodotte da 2 multinazionali, AB-inBev per la Leffe e Carlsberg per la birra Grimbergen. Le trappiste invece sono vere birre d’abbazia, e hanno regole precise: produzione in abbazia, controllo dei monaci e ricavi destinati alla beneficenza. La troupe di Report è stata in due abbazie trappiste in Belgio e ha verificato tutte le attività di beneficenza finanziate con i proventi della birra. Infine, con i maggiori esperti del settore Report ha fatto un confronto tra le birre d’abbazia prodotte dalle multinazionali e le birre trappiste.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.