08 novembre 2025

Anteprima inchieste di Report – il costo del garante, l’antimafia della destra, i finanziamenti alla cultura

Che fine fanno i nostri panni sporchi?

Quello che qui in Europa si chiama fast fashion altrove si chiama sfruttamento della manodopera, inquinamento ambientale, finte filiere sostenibili.

Abiti comprati e gettati subito dopo perché fuori moda e perché tanto costano poco, abiti che fanno il giro del mondo (se ne era occupata anche Presadiretta in diversi servizi nelle edizioni passate).

Basterebbe caricare sui produttori la responsabilità di dare una seconda vita a queste capi, attraverso il loro riciclo. Perché se i panni non sono riciclati e finiscono nelle mega discariche, inquini di più e devi pagare di più.

LAB REPORT:PANNI SPORCHI

Di Lucina Paternesi
Collaborazione Cristiana Mastronicola, Silvia Scognamiglio

Che fine fanno gli abiti che non indossiamo più e che gettiamo nei cassonetti per la raccolta del tessile? Assieme a Greenpeace Report ha provato a seguire la filiera dei rifiuti tessili, un vero e proprio viaggio intercontinentale che racconta come una camicia di marca può finire nei mercatini dell’usato e del vintage del nord Europa, mentre gli indumenti fast fashion possono finire in discariche a cielo aperto nel sud del mondo. Dal mercato degli stracci di Ercolano fino al second hand in Olanda, gli abiti che non indossiamo più macinano chilometri su chilometri, mentre gli operatori della raccolta soffrono la crisi del mercato e all’orizzonte si affaccia l’introduzione della Responsabilità estesa dei produttori per far pagare chi più inquina.

Il costo del garante

Visto che la destra di governo si è sempre preoccupata dei costi del superbonus, dei costi del reddito di cittadinanza, Report ha avuto la premura di verificare quanto ci costa questa authority, a tutela dei nostri dati personali che si è scoperto essere molto poco indipendente e molto attenta alle richieste dei referenti politici.

Thomas Mackinson ha pubblicato sul Fatto Quotidiano una anticipazione del servizio che riguarda i rapporti tra l’Italia e le grandi piattaforme tecnologiche americane: il garante dovrebbe tutelare come queste piattaforme, Meta ad esempio, accedono e usano i nostri dati personali. Il garante – racconterà il servizio di Report – avrebbe ammorbidito la sua posizione nei confronti di Meta, abbassando la multa da 44 ml di euro a 12,5 ml, un bello sconto frutto anche delle pressioni da Palazzo Chigi

Nei verbali interni del Garante, mostrati da Report, Ginevra Cerrina Feroni – vicepresidente dell’Authority – sottolinea il rischio di un possibile danno erariale: “Qui una sanzione di 44 milioni che noi non irroghiamo… ci possono essere altri profili di responsabilità, perché quei soldi entrano nelle casse dello Stato”. Il 16 ottobre 2024 Ghiglia e Mazzetti vengono immortalati insieme a ComoLake 2024, il forum sull’innovazione digitale promosso dalla Presidenza del Consiglio. Il giorno dopo il collegio ammorbidisce la posizione verso Meta e la sanzione scende dallo 1% allo 0,28% del fatturato annuo. Un episodio che, secondo Report, solleva nuove ombre sull’indipendenza dell’Autorità e sui rapporti tra il Garante e le Big Tech che dovrebbe controllare.

C’è anche dell’altro: l’ex parlamentare missino poi entrato nel collegio del Garante, Agostino Ghiglia, avrebbe avvisato in diretta l’allora esponente della minoranza, Giorgia Meloni, di alcune criticità emerse dal “decreto riapertura” del governo Draghi

Gravi criticità per i pass vaccinali”. Così scriveva il Garante per la Privacy il 23 aprile 2021, nel pieno della pandemia, inviando un formale invito al governo Draghi a correggere il decreto “Riaperture”. Ma qualcuno sollecita a guardare l’ammonimento l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni, allora leader di Fratelli d’Italia, partito di opposizione tra i più duri contro l’introduzione del Green Pass.

Secondo documenti esclusivi in possesso di Report, che anticipa un’inchiesta in onda domenica, il componente del Collegio del Garante Agostino Ghiglia, nominato su indicazione di FdI, ha avvisato Meloni della decisione praticamente in diretta.

La leader di FdI avrebbe risposto con un messaggio laconico: “Visto, ora esco”. E poi “bravo“. Ghiglia – racconta l’inchiesta – avrebbe poi informato gli uffici del Garante di quell’interlocuzione. La nota di Meloni esce solo dopo, ma è la prima e sola a commentare: “Il Garante per la Privacy boccia le cosiddette ‘certificazioni verdi’ introdotte dal governo Draghi e critica duramente il decreto ‘Riaperture’ (…). È l’ennesima falla di un decreto inaccettabile, che calpesta le più elementari libertà degli italiani e che Fratelli d’Italia contrasterà con forza in Parlamento e non solo”.

GARANTE ACHI?
di Chiara De Luca
Collaborazione Eleonora Numico

Report ritorna sul Garante della privacy e sulle spese che sostiene, anche di rappresentanza. Come vengono spesi i soldi del Garante?

L’antimafia secondo la destra

A parole siamo tutti contro la mafia. Poi però: separazione delle carriere (anticamera del controllo della politica sulla magistratura come diceva quel Borsellino per cui Meloni ha iniziato a fare politica), limite alle intercettazioni, limiti alle indagini sui colletti bianchi.

E poi questa commissione antimafia che è diventata un terreno di scontro politico contro i partiti di opposizione e contro certe figure chiave, come l’ex magistrato Roberto Scarpinato.

Colpevole di essere una delle ultime memorie storiche degli anni delle bombe, dello scontro frontale della mafia con lo Stato, della trattativa.
Tutto per nascondere la famosa "pista nera" di cui Report si è occupata più volte, una pista investigativa che lega assieme estremismo di destra, servizi, mafia e le logge coperte.

LACOMMISSIONE DELLA DISCORDIA
di Giorgio Mottola
Collaborazione Norma Ferrara, Greta Orsi

Da quando si è insediata la nuova presidente Chiara Colosimo, la Commissione parlamentare Antimafia è diventata un terreno di scontro, veleni e veti incrociati. Lo scorso ottobre la maggioranza ha presentato un disegno di legge in Senato per escludere dall’organo parlamentare d’inchiesta due tra i membri più autorevoli e competenti: Federico De Raho e Roberto Scarpinato. Opposizioni e associazioni dei familiari delle vittime di mafia e delle stragi neofasciste contestano invece il potenziale conflitto di interessi della presidente Colosimo sui presunti rapporti con esponenti della destra eversiva e con lo zio Paolo, condannato per aver fatto da tramite tra Gennaro Mokbel e le cosche di ‘ndrangheta. La deputata di Fratelli d’Italia ha sempre dichiarato di aver interrotto i rapporti con il fratello di suo padre subito dopo l’arresto. Ma Report ha raccolto nuove testimonianze e documenti che sembrano raccontare una storia diversa. Nella lunga intervista che ha rilasciato alla nostra trasmissione, Chiara Colosimo racconta la sua versione sui rapporti con gli ex terroristi neofascisti, su Paolo Colosimo e su alcune foto che rispuntano fuori dal passato.

I finanziamenti alla cultura

Come vengono spesi i soldi del ministero della cultura o da altri ministeri?

Continuano le inchieste di Report sul nuovo corso meloniano, tra conflitti di interesse e un occhio di riguardo per associazioni amiche.

GIÙ LA MASCHERA!
di Luca Bertazzoni
Collaborazione Marzia Amico, Samuele Damilano

Dopo il declassamento de La Pergola di Firenze da teatro nazionale a teatro cittadino, scelta che ha portato alle dimissioni di tre membri della Commissione consultiva per il teatro del Ministero della Cultura, l’inchiesta di Report fa luce sulle associazioni che hanno ottenuto dei finanziamenti statali. E poi accende un faro sulla Commissione consultiva per il circo, dopo un esposto presentato in Procura per possibili conflitti di interesse da parte di alcuni membri.

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