Lunedì 21.15 Rai3 Le grandi società di consulenza certificano i bilanci della pubblica amministrazione, delle banche, delle grandi aziende. Fanno anche i corsi anticorruzione. Ma quanto sono pure e trasparenti? E poi: cosa c'è dietro l'acquisto del Milan, di chi sono i 740 milioni di euro?»
Anche questa sera tanti argomenti:
ma l'anteprima della puntata ci parla di sostenibilità e di scarti
dell'industria che possono essere utilizzati in nuovi prodotti.
Per
esempio gli scarti della frutta che oggi si possono indossare e che
trattati nel modo giusto diventano morbidi come la seta.
Nell'anteprima
del servizio di Alessandra Borella viene intervistata la fondatrice
di Orange Fiber: stupisce vedere una sciarpa e pensare che arriva
dagli scarti di una arancia perché si pensa che sia un prodotto di
non lusso: noi invece abbiamo voluto dimostrare esattamente il
contrario, non è un prodotto di bassa qualità.
Anche
il lusso può essere sostenibile ed essere attento all'ambiente: le
700 tonnellate di rifiuti agrumicoli potrebbero vestire il mondo,
perché per fare un metro di questo tessuto servono tre kg di buccia
d'arancia.
I
rifiuti possono anche diventare suppellettili e perfino opere d'arte,
come quelle firmate dall'urbanista ungherese Friedman.
Obiettivo
è stimolare un consumo più consapevole del cibo e dei prodotti che
compriamo: lo stesso principio che ha ispirato un'azienda a Vicenza
(Alisea e Perpetua) che produce matite, esportate in Australia, fatte
con gli scarti di grafite (e non col legno).
Anteprima: ECONOMIA
CIRCOLARE di Alessandra Borella
"Dalla culla alla culla", come dice il guru dell’economia circolare Walter Stahel: un'economia "pensata per potersi rigenerare da sola” in un processo di riciclo virtuoso. Così, con i fondi di caffè si può produrre di tutto e dai pannolini usati nascono mollette da bucato, la grafite diventa una matita senza legno e le bucce di arancia si trasformano in un tessuto morbido come la seta. Sono numerosi gli scarti industriali riutilizzabili, dalla carta al vetro, alla plastica recuperata dagli oceani trasformata per produrre scarpe da ginnastica. Tra i grandi paesi europei l’Italia è quello che recupera più materia prima da reimpiegare nel sistema produttivo, il 18,5%. Il "pacchetto economia circolare" è stato da poco approvato in Europa. Tuttavia, con le norme vigenti, se lo scarto di produzione viene classificato come “rifiuto” anziché come “sottoprodotto”, è intoccabile e non può essere riciclato.
Chi controlla i consiglieri – le
società di consulenze strategiche
Le società di consulenza: fatturano centinaia di milioni di dollari in tutto il mondo e hanno un peso sulla nostra vita quotidiana più grande di quel che immaginiamo. Quanto sono pure? (E che c'entrano gli Oscar?)
Fanno politica, sia
politica di investimenti, che politica industriale. Danno consigli su
come spendere soldi pubblici, su dove investire e su dove tagliare.
Ma non sono persone
elette o nominate: sono le società di consulenza che si siedono a
fianco dei manager, dei ministri, dentro la macchina dello Stato o
dentro le grandi banche, per “dare consigli”.
Il servizio di
Giulio Valesini cercherà di fare chiarezza: chi sono, quanto sono
trasparenti, qual è la loro influenza, come usano i soldi che
incassano per il loro lavoro?
Una di queste è la
PWC (PricewaterhouseCoopers), la multinazionale della consulenza
che aveva firmato i bilanci di Banca Marche (uno dei crac bancari
che Report
aveva raccontato l'anno scorso con Paolo Mondani) nel 2008,
certificandone la bontà senza evidenziare alcun problema.
A Jesi PWC se la
ricordano bene: contro questa società oggi pendono diverse cause per
risarcimento , sia da parte degli allora commissari dell’istituto
di credito (per 180 milioni di euro), che dalle Fondazioni
marchigiane ex proprietarie, sia da parte di alcuni risparmiatori,
alcuni dei quali sono stati ascoltati da Report e li potremo vedere
lunedì in trasmissione.
«La PwC se la ricordano bene i risparmiatori per le certificazioni dei bilanci di Banca Marche. Dopo un commissariamento di tre anni la banca è fallita nel 2016 , affondata da sei miliardi di crediti deteriorati. Un pozzo senza fondo che ha fatto sparire i risparmi del territorio», sottolinea il servizio di Report. Al centro della querelle, l’aumento di capitale della primavera del 2012, certificato dalla società di revisione nonostante le ispezioni di Banca d’Italia avessero iniziato a mettere in luce dubbi sui conti e sulla gestione dell’istituto di credito.
Banca Marche è fallita nel 2016,
affondata da 6 miliardi di crediti deteriorati: un pozzo senza fondo
che ha fatto sparire i risparmi del territorio.
La Consob ha contestato alla Price ben
40 principi della corretta revisione: lavorò anche al prospetto
informativo per l'aumento del capitale, presentato ai risparmiatori,
dove attesto come veritiero il piano industriale della banca che
prefigurava un utile di 92,4 ml. Insomma, era un buon affare
investire in Banca Marche.
Su Raiplay
trovate un'anticipazione: si parte dalla gaffe nella notte degli
Oscar 2017, quando un consulente della PWC consegna a Warren Beatty
il foglio sbagliato per il miglior film, Lalaland invece che
Moonlight.
La società di consulenza aveva il
compito di conservare le buste dei giurati fino alla premiazione.
Non è la prima volta che la
credibilità dei colossi delle consulenze strategiche viene meno:
passiamo dagli Oscar a Londra, aprile scorso, con le proteste dello
staff del British Museum, gli ex dipendenti della società Carrilion,
addetti alle pulizie che non ricevevano stipendi da mesi.
L'azienda che gestiva le pulizie era
finita in bancarotta a gennaio: i dipendenti delle pulizie una volta
lavoravano direttamente per il museo, fino alla loro
esternalizzazione.
Fino a pochi mesi fa Carillion era
considerata una multinazionale solida: aveva però debiti nascosti
per 1 miliardi, debiti sfuggiti anche alla società di revisione
KPMG. Per certificarne i bilanci incassava 1,5 ml di sterline, ma non
si erano accorti di nulla.
Il Parlamento inglese istituisce una
commissione di inchiesta sul fallimento e chiama in causa anche KPMG:
“non vi farei certificare nemmeno il mio frigo, perché non
sapreste cosa c'è dentro”.
KPMG risponde che certificherebbe
ancora quel bilancio perché succede, nel settore edile, di perdere 1
miliardo di sterline.
La scheda del servizio: POKER
D’ASSI di Giulio Valesini in collaborazione di Simona Peluso e
Cataldo Ciccolella
Re Artù aveva al suo fianco il fidato Mago Merlino. I capitani d'industria e i funzionari statali oggi hanno accanto le “big four”, il poker d'assi della consulenza e revisione. Network di società e studi legali che fatturano centinaia di milioni e sono ovunque nel mondo. Perché ci dovrebbe interessare? Perché indicano alle aziende come muoversi nei paradisi fiscali o ristrutturare unità produttive, spesso tagliando migliaia di posti di lavoro, certificano i bilanci delle banche, anche quelle che poi fanno crac. E poi fanno analisi per le indagini giudiziarie, aiutano la pubblica amministrazione a gestire i fondi europei e qualche volta finiscono anche a lavorare dentro ai ministeri, persino accanto ai ministri più strategici. Mentre con la mano sinistra, in certi casi, indirizzano i privati che a quei fondi e a quelle politiche sono interessati. Insomma si tratta di un pezzo di potere poco conosciuto ma molto influente. E Report ve lo racconta, in una puntata di vero servizio pubblico.
Da dove vengono i soldi per la
vendita del Milan
Il servizio di Luca Chianca è un derby tutto calcistico: cosa c'è
dietro il suicidio di uno juventino e dietro l'acquisto del Milan?
Lunedì Report
guarderà da vicino l'operazione con cui, un anno fa , Yonghong Li
ha comprato la squadra da Silvio Berlusconi.
Dei 740 ml
dell'operazione, ben 200 ml arrivano dal paradiso fiscale delle
British Virgin island, 304 ml dal fondo Elliot (quello che ora,
grazie a CDP ha preso il controllo di Tim a spese di Vivendì).
Chi è allora il
vero padrone del Milan e da dove vengono i soldi entrati nelle casse
di Fininvest?
La scheda del servizio:
IL GIOIELLO DI FAMIGLIA di Luca Chianca con la collaborazione di
Alessia Marzi
Ad aprile del 2017 dopo 31 anni e 29 trofei all'attivo Silvio Berlusconi vende il suo Milan a Mr Li, un cinese del Guangdong e residente a Hong Kong. Ma chi è veramente Yonghong Li? Nessuno lo sa. L'operazione però vale ben 740 milioni di euro che entrano nelle casse della Fininvest da una serie di società con sede nel paradiso fiscale delle British Virgin Island. Per concludere l’acquisto Mr. Li è stato seguito dalla Rothschild il cui vicepresidente a Londra è Paolo Scaroni, ex Eni, da sempre vicino al Cavaliere. In Cina però Mr. Li ha avuto diversi problemi con una delle sue holding: mentre stava prendendo il Milan aveva i creditori alle costole e, pochi mesi fa, un tribunale cinese ne ha dichiarato il fallimento. E infatti dopo aver dato i primi 300 milioni, Yonghong Li, a pochi mesi dal closing, ha difficoltà a trovare i soldi per chiudere l'acquisto. Provvidenziale, arriva il Fondo Elliott con un prestito che gli consente di chiudere l'operazione. Ma chi c'è dietro al Fondo?
Il paradiso (fiscale) di Airbnb
Abbiamo
fatto un viaggio dentro il mondo di #Airbnb, per scoprire che
molti host sono in realtà grandi società immobiliari e non semplici
cittadini che arrotondano: il giornalista di Report si è messo a
cercare un appartamento a Firenze, tra tanti annunci.
All'appuntamento per la consegna delle
chiavi, ha scoperto che la casa non era delle due persone ce avevano
messo l'annuncio, ma di una agenzia. Ovvero, ci sono agenzie
pubblicizzano le loro vendite nascondendosi dietro cittadini normali.
Da Firenze a San Francisco, patria di
AirBnb, la più grande azienda turistica al mondo: tanto diffusa,
vero, ma le tasse sono pagate solo dove c'è una società, peccato
che le sedi stiano anche in diversi Paradisi Fiscali.
Un altro problema di cui parlerà il
servizio riguarderà lo spostamento di popolazione da queste grandi
città, per colpa di prezzi di affitto troppo alti: per far spazio ai
manager delle società della rete, le persone normali devono fuggire
dal centro.
I proprietari delle case hanno alzato
il valore degli affitti, per metterli fuori mercato e costringere le
persone a lasciare le case o a essere sfrattate, e poi hanno messo
questi appartamenti in affitto su Airbnb.
La scheda del servizio:
UN SOGGIORNO IN PARADISO (FISCALE) di Manuele Bonaccorsi in
collaborazione con Lorenzo Di Pietro
È il nuovo modo di viaggiare, che sta soppiantando bed and breakfast e alberghi: Airbnb gestisce nel mondo 4,8 milioni di annunci. In Italia, nel 2017 ha dato ospitalità a 7,8 milioni di turisti. Parola d’ordine: condivisione. Non solo di una camera da letto, ma di un’esperienza reale, tra la gente che vive davvero il luogo che visitiamo. Ma è così? Abbiamo fatto un viaggio dentro il mondo di Airbnb, per scoprire che molti host sono in realtà grandi società immobiliari e non semplici cittadini che arrotondano. E che nei centri storici il fenomeno degli affitti a breve termine sta producendo un esodo degli abitanti. In Europa sono corsi ai ripari, limitando la possibilità di affittare le case ai turisti. Negli Stati Uniti, a San Francisco dove Airbnb è nata, il Comune è riuscito a farsi consegnare dalla piattaforma web i dati degli host, per poter governare il fenomeno e colpire l’evasione fiscale. E in Italia? Una legge ci sarebbe, ma Airbnb ha fatto ricorso e ha deciso di non applicarla. Anche per evitare che il fisco bussi alla porta della multinazionale californiana, che scherma i suoi profitti nei paradisi fiscali.
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