L'erosione delle coste italiane: Quanto
ci erode? (Lucina Paternesi)
L'Italia rischia di vedersi sparire le
coste per colpa dell'erosione: si parla di 1200 km di coste, rovinate
dal cemento dei lungomare, di porti e stabilimenti balneari costruiti
senza criterio.
A rischio sono il 42% delle coste: a
questo problema si cerca di porre rimedio spostando la sabbia da un
posto all'altro, ma un palliativo che ingrassa solo le aziende del
settore.
Lucina Paternesi ha girato il paese per
vedere la situazione delle spiagge, cominciando da Eraclea ad
Agrigento: qui le mareggiate si sono mangiate la spiaggia e ora a
rischiare è anche il centro abitato.
È stato costruito un porto sbagliato
che sta mangiando la spiaggia, mentre la sabbia si ferma laddove
dovrebbero esserci le barche: perché è stato costruito il porto a
Siculiana senza nessun controllo, senza perizie. E senza che sia mai
entrato in funzione.
A Marina di Rodi Garganico le ruspe
spostano la sabbia continuamente dal porto, verso la spiaggia dove se
ne era andata, per colpa del lungomare.
Un porto bellissimo ma poco funzionale,
costato 14ml di euro al privato che ha goduto una concessione da 30
anni.
Mentre il comune deve pagare un mutuo a
CDP per diversi anni: ora l'azienda privata se ne è andata e il
problema dei costi e delle costruzioni rimaste è sul groppone del
comune.
In Emilia hanno speso 40ml di euro dal
2002 per sistemare le coste: nel 2016 si sono spesi 1,2 ml per un
progetto internazionale in cui si intendeva spostare la sabbia dal
mare verso le coste.
A Ferrara stanno tamponando con sacchi
e pali infilati nel terreno: anche qui un intervento non a lungo
termine.
Si pagano carenze progettuali, per i
porti, carenze nel controllo delle coste e delle spiaggie:
servirebbero 2 miliardi di euro per sistemarle e tenere in vita le
imprese del settore.
Quando manca la visione..
Eppure siamo stato un popolo di
navigatori.
Lo scandalo finanziario dei frati
minori: I poverelli (Nerazzini)
Il mistero dello scandalo dei frati
minori parte a Lurago D'Erba, a Como, dalla villa del signor Leonida
Rossi. Era il broker dei frati minori che si è suicidato nella sua
villa.
Ma è tutto qui? Alberto Nerazzini ha
fatto domande, ha cercato di capire dove siano spariti i 50ml di euro
del tesoro dei francescani. Una spy story di soldi, strane morti e
tanti silenzi.
Frati che più che al paradiso in cielo
erano interessati ai paradisi fiscali.
Soldi che passano per Lugano, passando
per banca Intesa, e che sembrano indicare operazioni di riciclaggio
(così ipotizza il dottor Bellavia).
Uno strano suicidio, quello del signor Rossi, proprio nel giorno in cui la Finanza doveva fare una perquisizione nel suo studio.
Ma chi era questo Leonida Rossi, sepolto a Lurago D'Erba?
Al centro della mappa – Michele
Buono
Il nostro paese ha
la conformazione di un porto, abbiamo le competenze, i soldi (ora
dormienti): cosa ci manda per diventare un enorme hub per collegare
l'Italia alle reti globali che collegano il mondo?
Una visione.
Come vogliamo
stare nella mappa dei collegamenti dei traffici delle merci? La gran
parte delle merci passano via mare, dai grandi porti come Rotterdam,
che accoglie merci da e per tutto il mondo.
Le merci passano
anche vicino all'Italia ma i nostri porti non sono attrattivi:
perdiamo soldi, per il gettito fiscale che non incassiamo per i
container che non si fermano da noi.
Il 40% delle navi
che passano da Suez non si fermano qui: perdiamo 1,5 ml di
contenitori, una perdita tra i 2-3 miliardi di euro per le imprese.
In Olanda navi e
terminal lavorano assieme al porto in un sistema connesso: un giro
d'affari per le imprese nella filiera da 20 miliardi di euro, che ha
anche un impatto nell'occupazione.
Tutto questo con
un solo porto lungo 40km: perché non uniamo tutti i nostri porti nel
Mediterraneo in un unico sistema?
Dalla Calabria, da
Gioia Tauro, su fino al nord, verso il resto dell'Europa: la Calabria
dovrebbe integrarsi nel resto del paese, e il resto del paese avrebbe
compiti di logistica per lo spostamento delle merci.
Cosa manca a Gioia
Tauro? Il collegamento ferroviario, per esempio; un'attività di
riparazione delle navi, che sarebbe concorrenziale.
Da Gioia Tauro a
Sibari e poi su, sulla linea Adriatica, fino alla Pianura Padana,
fino a Germania e Francia: si deve adeguare la dorsale per consentire
treni più lunghi. Poi va potenziata la linea tra Napoli e il suo
porto e Bari, con una linea diretta.
Si creerebbero
posti nella logistica, nella manutenzione, nel porto.
Genova deve
diventare la porta dell'Europa: serve che l'arteria del terzo valico
sia funzionante, per collegare Genova alla pianura Padana.
All'interporto di
Novara, stimano una occupazione di 5 addetti per container: se
l'interporto fosse concorrenziale potrebbe espandersi e dunque,
creare altri posti di lavoro.
Altro porto da
collegare Trieste, che è anche zona franca, ovvero niente tasse per
le merci che arrivano e vengono lavorate.
L'Italia potrebbe
diventare un'enorme piattaforma logistica, collegata: occorre che le
informazioni si muovano più veloci delle navi, a Rotterdam ad
esempio hanno una piattaforma digitale per controllare navi e merci.
Anche quello della
digitalizzazione dei servizi è un settore che crea occupazione: a
Treviso hanno sviluppato Ismael, alla DBA Group, per gestire con una
piattaforma digitale un intero porto.
Le correnti,
l'inquinamento, il controllo dei container, i documenti di carico, le
banchine nel porto: ora questo sistema che si basa su sensori,
telecamere e realtà aumentata con modellini 3D, è sperimentato solo
a Bari.
Potremmo usare
questo sistema in tutto il paese: sia per la gestione dei porti sia
per le aziende di manifattura che possono controllare le loro merci
senza troppi sforzi.
Sistema integrato
significa anche gestione intelligente delle emissioni delle aziende
attorno al porto, teleriscaldamento, rifiuti nell'area che vengono
raccolti per trasformarli in mattonelle.
Aziende, startup,
università: tutti lavorano assieme nel porto di Rotterdam, fianco a
fianco.
Nella Ramlab
costruiscono eliche con stampanti 3D.
Skel Ex è una
startup indiana che produce esoscheletri per rendere più semplice il
lavoro manuale.
Sono solo alcuni
esempi di progetti che sono inseriti in un database, nel programma
RDM: Rotterdam non è un solo un porto di merci, ma anche un porto di
idee.
A Gioia Tauro
potremmo usare l'area dietro il porto per personalizzare le auto, in
arrivo e in partenza.
Nel retroporto
lavora anche Callipo: ha avuto coraggio a rimanere in Calabria e col
suo esempio sta richiamando altri imprenditori, nel mondo
dell'agricoltura, dei ricambi ..
Potremmo collegare
le città del sud, vicine ai porti, in macro città, grazie a veloci
collegamenti ferroviari: vuol dire altro lavoro, stimoli per servizi,
per accogliere altra popolazione.
Con le città
policentriche, del professor Canesi del politecnico di Milano si
immaginano le imprese e i poli industriali del futuro.
Una leva
finanziaria potrebbe arrivare dal fondo per le aree a fiscalità
avvantaggiata: il professor Minnenna immaginava anche un fondo
sovrano in cui convergere i 1000 miliardi del risparmio privato degli
italiani.
Immaginiamo un
fondo di investimento da 100 miliardi, investimenti pubblici per
infrastrutture, impresa, lavoro.
È un qualcosa di
simile a quanto è stato fatto in Marocco, col porto di Tangeri: un
porto moderno collegato a 174 destinazioni, questo era il progetto
presentato anni fa agli investitori.
Un porto avanzato,
collegato alle reti per tutto il mondo e che ha attirato imprese da
tutto il mondo, venute qui (come Renault) perché conveniva essere
vicini ad un porto per poi spostare i loro prodotti.
A queste aziende
sono stati concessi sconti in cambio dei posti di lavoro creati.
Si punta molto
sulla formazione, per i lavori nel porto e nelle aziende costruite
vicino: formazione, lavoro, scuole, istruzione, PIL che cresce..
Il finale di
Sigrido Ranucci: Rotterdam da sola movimenta un numero di containers
superiore a quello di tutti i porti italiani, con un impatto
economico importante che va al porto e al resto del paese.
Perché non farlo
anche in Italia? Cari governatori del sud, mettetevi d'accordo,
presentate questo progetto integrato su porti e infrastrutture al
prossimo governo e all'Europa, altrimenti nel futuro sui nostri porti
arriveranno solo i disperati dall'Africa.
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