01 settembre 2025

La morte di Auguste di Georges Simenon


 

Da dov'era seduta, dietro la cassa, serena, con un vago sorriso sulle labbra, Fernande aveva visto arrivare la coppia e aveva capito subito che era la prima volta che entravano lì. Entrambi giovanissimi, vestiti di nuovo dalla testa ai piedi come novelli sposi, quali sicuramente erano, appena varcata la soglia avevano cercato di nascondere la loro sorpresa e la loro perplessità.

Anche Antoine li aveva visti, dalla seconda sala, ma non si era scomodato, era stato Francois, il cameriere dai capelli rossi, a farsi avanti per accoglierli.
«Prego, signori, per di qua...»

Non è un bistrot come tutti gli altri, quello di Auguste: è uno di quei locali che, nel corso degli anni è diventato una specie di riferimento per quanti cercano un luogo caratteristico, nel mezzo del quartiere delle Halles, il mercato aperto di Parigi.

Auguste l’aveva rilevato tanti anni prima, ancor prima della grande guerra appena arrivato dall’Alvernia. E ora, a più di cinquant’anni di distanza, nel suo locale vengono a mangiare ambasciatori, personaggi importanti, oltre che turisti attratti dai prodotti che Auguste fa arrivare dal paese, come quelle grandi pagnotte grigiastre esposte in vetrina.

Stagione dopo stagione, il tempo sembra non essere mai passato qui, finché una sera, mentre intratteneva gli ospiti, il vecchio Auguste non cade per terra.

Il secondo figlio, Antoine, con cui il vecchio conduce l’attività, lo porta in camera, sopra il bistrot: il dottor Patin, che arriverà dopo poche ore, non può che constatare il decesso.

Inizia così questo romanzo di Simenon che racconta, attraverso la morte del personaggio principale (che sparisce subito ma verrà continuamente richiamato dai protagonisti), la storia di una famiglia e, di traverso, ci racconta anche la fine di un’epoca: le Halles verranno smantellate pochi anni dopo (il romanzo è stato scritto nel 1966) per lasciare spazio a nuovi palazzi moderni mentre il mercato verrà spostato fuori città.

Auguste aveva tre figli: il secondo Antoine, era diventato suo socio in affari nella gestione del locale. Il primogenito, Ferdinand, aveva studiato da magistrato, anche per abbandonare la vecchia casa di rue de la Grande-Truanderie aspirando ad una vita più agiata.

Il terzo figlio, Bernard, è sempre stato una di quelle persone con tante idee brillanti per la testa, progetti poi falliti che lo portavano poi a chiedere soldi ad Antoine.

I rapporti sono sempre stati freddi tra i fratelli: il miraggio dell’eredità del padre accresce le tensioni tra di loro. Auguste, cresciuto in quel mondo dove gli accordi e i patti si sancivano con una stretta di mano, senza scrivere troppe carte, non aveva fatto testamento, esiste una carta dove veniva messo nero su bianco che Antoine diventata socio nella gestione del bistrot. Ma è sufficiente questa carta per dividersi l’eredità?

Antoine, che per abitudine, per indole, deve far andar avanti l’attività nel locale, si ritrova accusato di aver nascosto i soldi del padre. Si parla di un milione di vecchi Franchi, una cifra che servirebbe a Ferdinand per chiudere il mutuo per la nuova casa, comprata nell’ambizione di raggiungere quello stato di benessere borghese che aveva sempre cercato. Una nuova macchina, portare la moglie, l’ambiziosa Veronique, in vacanza in Italia.

Una cifre che consentirebbe a Bernard di pagare quei debiti contratti per i suoi progetti e forse l’occasione “sempre inseguita, di mettere in piedi un affare che reggesse.”

Come aveva potuto vivere tanti anni senza rendersene conto? Per lui, fino al giorno prima, i suoi fratelli, erano i suoi fratelli. Se non li vedeva spesso era perché ciascuno aveva preso una strada diversa. Soltanto lui era rimasto nella casa dov'era nato, e probabilmente per questo non aveva mai intuito i loro problemi.

Sono diventati ora degli estranei: nemmeno la morte del padre riuscirà a riunirli, anzi, proprio quel corpo morto, che è ora diventato un estraneo, li allontanerà l’uno dall’altro, per sempre.

Degli estranei, dei volti vuoti.

«Per Antoine, forse anche per altri, lui non era soltanto morto. Non esisteva più. Al suo posto non restava niente. Non lasciava niente dietro di sé.»

La morte di Auguste è un dramma familiare che si consuma in pochi giorni che Simenon racconta in modo asciutto, mettendo in luce tutte le meschinità, le invidie, le cattiverie di una famiglia che non esiste più. Quella morte ha lasciato un vuoto che non verrà più colmato: è la fine di un’epoca, di un mondo, quello delle Halles, il ventre di Parigi lo chiamava Zola, quello in cui Auguste era cresciuto:

Antoine aveva la sensazione di non aver mai conosciuto così bene suo padre, il suo atavismo contadino, la sua umiltà, il suo orgoglio.

La scheda del libro sul sito di Adelphi

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