26 novembre 2016

La stagione delle stese – da La paranza dei bambini

A Napoli si spara e si viene sparati. Ma a sparare o ad essere sparati sono anche dei ragazzini, che messaggiano su Whatsapp mandando cuoricini alla ragazza, dopo aver imbracciato un fucile, dopo aver sparato con una pistola, dopo aver fatto le stese. Cioè correre sui motorini nelle strade di un quartiere e mettersi a sparare a tutto e a tutti.
Con l'intenzione non di uccidere, ma di creare terrore. Così si conquista il territorio.
Lo racconta Roberto Saviano nel suo ultimo libro, La paranza dei bambini:
Era cominciata la stagione delle stese. Terrorizzare era il modo più economico e veloce per appropriarsi del territorio. L'epoca di chi comandava perché il territorio se l'era conquistato vicolo dopo vicolo, alleanza dopo alleanza, uomo dopo uomo, era finita. Adesso bisognava farli stendere tutti. Uomini, donne, bambini. Turisti, commercianti , abitanti storici del quartiere. La stesa è democratica perché fa abbassare la testa a chiunque si trovi sulla traiettoria dei proiettili. E poi a organizzarla ci vuole poco. Basta, anche in questo caso, una sola parola.La paranza di Nicolas aveva cominciato dalle periferie. Da Ponticelli, da Gianturco. Un messaggio nella chat - “andiamo in gita” - e il branco partiva sugli Sh 300, sui Beverly. Nei sottosella o infilate nei pantaloni, le armi. Di tutti i tipi.Beretta parabellum, revolver, Smith&Wesson 357. Ma anche Kalashnikov e mitragliatori M12, armi da guerra con i caricatori pieni fino all'ultimo colpo, ché il polpastrello sul grilletto si sarebbe alzato solo una volta esaurite le munizioni.Non c'era mai un ordine preciso. A un certo punto si cominciava a sparare ovunque e a casaccio. Non si mirava a niente in particolare, e mentre con una mano si davano colpi all'acceleratore e si correggeva la traiettoria per evitare gli ostacoli, con l'altra si faceva fuoco.

Fare le stese.
Farsi un pezzo, ovvero uccidere una persona per dimostrare agli avversari quanto si vale.


Questo succede a Napoli, nel silenzio quasi generale.
A Milano, dopo l'accoltellamento di un ragazzo dominicano a Piazzale Loreto, si è invocato l'esercito. Per placare le paure della gente, per non farsi travolgere dall'onda populista della destra, quella che urla, sbraita, chiede sicurezza, chiede che si sbattano fuori i clandestini.
Passando per la fermata di Loreto, ho visto i fiori lasciati laddove quel ragazzo è morto.

Fa notizia quella morte. I paranzini, i ragazzi che sparano in equilibrio sui loro scooter, nemmeno li sentiamo.

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