La vignetta di Mauro Biani su Il manifesto |
C'era una volta, in un piccolo paese, un governo del fare che cercava in tutti i modi fare uscire, questo paese appunto, da dentro la palude, con le sue brillanti idee.
Ma doveva vedersela con la tremenda
opposizione che cercava in tutti i modi di congelarlo, sempre questo
paese, affinché le cose non cambiassero mai …
Proviamo a raccontarla come una fiaba,
la storia di questi ultimi anni.
Dove il governo magari cambia colore ma
è sempre il governo del fare, dinamico, che cerca di riformare le
cose. E l'opposizione è sempre quella che non collabora, che blocca,
che dice sempre di no. Che non vuole modernizzarlo, questo paese.
Se può essere considerato moderno un
paese dove i cantieri per andare avanti hanno bisogno di essere
oliati, dove le grandi opere sono fatte non per il bene comune ma per
mangiarci sopra.
Dove ogni tanto la magistratura e le
forze dell'ordine arrestano qualche imprenditore, qualche uomo legato
alle cosche, con le accuse di associazione a delinquere, estorsione,
corruzione, intimidazione ..
Certo, ai tempi di B. non si facevano
le leopolde, la festa autocelebrativa dove si entra sperando in un
posto al sole. Dove si sono raccontate (e si raccontano ancora) le
tante promesse di rottamazione.
La Rai fuori dalle mani dei partiti
“con una governance riformulata sul modello della BBC, con un
comitato strategico nominato dal Quirinale che nomina manager AD..”
La fine del porcellum per dare lapossibilità ai cittadini di scegliersi il candidato, non più alle
segreterie dei partiti: “Le elezioni diano potere ai cittadini, non
ai segretari di partito. Bisogna abolire il Porcellum e tornare ai
collegi uninominali”.
La banda larga per il paese non il Ponte sullo stretto (a proposito di grandi opere inutili).
Certo, alcune promesse sono state
mantenute: le unioni civili, un passo in avanti importante, dove il
governo è pure riuscito a ridicolizzare l'opposizione (non sempre
efficace) dei 5 stelle.
E poi il falso in Bilancio, approvato
col buco.
La riforma del lavoro con l'abolizione
dell'articolo 18 (ma non l'altro statista a volerlo abolire?). I
voucher. I dipendenti non dipendenti a cottimo alla Foodora. I numeri
gonfiati dagli sgravi fiscali.
E pensare che alla Leopolda c'era una
volta il principe, non ancora re, che raccontava ai suoi “abbiamo
bisogno di di un Paese che renda il lavoro meno incerto, e che riduca
il debito pubblico”.
Anche i finanziatori tra il pubblico,
molti dei quali poi beneficiati dalla riconoscenza del principe fatto
re, dovevano essere resi pubblici. Ma poi venne la privacy.
Perché questa è una fiaba, coi buoni
e coi cattivi. Mica il mondo reale.
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