14 novembre 2016

Populisti di tutto il mondo, unitevi



Chissà cosa si saranno detti l'altro giorno Farage il signore della Brexit e Trump, il signore del nuovo (o vecchio?) ordine americano.
Le sorti del mondo, come rendere l'America "great" again. Di certo non si saranno occupati dei manifestati in strada (e nemmeno di Michael Moore): noi rispondiamo al popolo, mica a chi protesta ..

Trump, che pure ha avuto grandi maestri qui da noi, sta ora facendo scuola.
Alla manifestazione di Salvini a Firenze già si potevano vedere i cartelli "Salvini premier" sullo stile di quelli del miilardario.
La scuola del populismo: fare promesse che tengano buoni gli elettori, che rispondano alle loro pause (di un mondo minacciato dal terrorismo, alle prese con emergenze sociali quali l'emigrazione) con soluzioni "facili". 
Ci sono gli immigrati? Mandiamoli a casa loro e non facciamoli più partire.
Come? Con quali risorse? Con un muro lungo i confini che in realtà sarà una palizzata? Dettagli, all'elettore trumpiano non interessa ..

C'è l'Isis? Andiamo a far la guerra. Dove? Contro chi? Alleandosi con qualcuno?
Il populismo è queste, dare risposte alla folla plaudente, bypassando i corpi intermedi, tagliati fuori dalla discussione. Le diplomazie, i ministri competenti, gli analisti.

Riportato sui nostri lidi, significa chiedere retoricamente alla folla a che cosa serve un presidente della repubblica, a cosa servono prefetti.
Chiediamo il Quirinale e trasformiamolo in asili. 
Questo è populismo. Pure irritante, visto che in Lombardia dove la Lega governa non è che gli asili siano a sufficienza per le esigenze delle famiglie.

Purtroppo, l'inconsistenza politica dei nostri leader fa sì che si siano tutti trumpizzati: così la riforma costituzionale viene venduta da Renzi e dal comitato del sì come quella che taglia i politici, che taglia la casta, che taglia le poltrone.
Quelle dei senatori, mangia pane a tradimento, sembra leggere tra le righe.
Ed ecco fioccare bonus, i patti con le città, la narrazione da cambiare al sud:
"Oggi nel mondo la competizione è sui cervelli e il Mezzogorno ha tutto per crescere: cervelli e bellezza dei luoghi. Basta raccontare il Sud come una realtà piena di sfighe, bisogna rovesciare la narrazione, la rassegnazione e la lamentazione non aiutano. I soldi ci sono, siamo pronti a mettere tutte quello che serve se c'è la volontà della classe dirigente di cambiare partendo da se stessa".

I soldi ci sono per le assunzioni, specie ora che siamo sotto referendum.
E la classe dirigente che manca al sud o meglio, è il riciclo della classe dirigente. Che è rimasta sempre la stessa.
Ma tanto basta dire che ci si deve piangere addosso e togliere dallo sfondo le bandiere dell'Europa (il post di Gilioli sull'argomento).


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