30 agosto 2024

Se i morti non risorgono, Philip Kerr


Parte prima, Berlino 1934

Era uno di quei rumori che provengono da lontano e che possono essere scambiati per qualcosa di diverso: una sudicia chiatta che sbuffa lungo la Spree; il lento movimento di una locomotiva sotto il grande tetto a vetri della stazione di Anhalter; il respiro caldo e frequente di un drago enorme, come se uno dei dinosauri di pietra dello zoo di Berlino avesse preso vita e si trascinasse lungo Wilhemstrasse. Finché non ci si rendeva conto che si trattava di una banda militare era difficile riconoscerlo, e anche a quel punto sembrava troppo meccanico per trattarsi di musica prodotta da esseri umani.

Probabilmente, di tutti i romanzi scritti da Philip Kerr con protagonista l’investigatore berlinese Bernie Gunther, questo è il più complesso e articolato, come trama, come racconto. Le 560 pagine abbracciano un periodo ampio, dalla Berlino del 1934 coi tanti cantieri per le opere destinate a celebrare il trionfo del reich millenario e di Hitler, per le Olimpiadi del 1936. Fino all’Avana del 1954, ai tempi del presidente Batista, dove il protagonista si ritroverà a stilare un bilancio della sua vita.

Nella prima parte del racconto troviamo Bernie Gunther che se ne è già uscito dalla Kripo, la polizia criminale, dopo l’arrivo al governo del partito nazionalsocialista di Hitler. Meglio andarsene con le proprie gambe che essere cacciato, di piegarsi ai desiderata della polizia nazista, nemmeno a parlarne.

Ero stato costretto a dare le dimissioni dal mio lavoro di investigatore capo della KRIPO – un lavoro che amavo – e a sentirmi come un paria per la mia adesione alla vecchia Repubblica di Weimar.

Ma anche adesso, che è un
detective dell’hotel Adlon, non mancano certo altri problemi coi nuovi padroni della Germania: esprimere un dissenso contro Hitler per strada poteva essere pericoloso, come capiterà al protagonista nelle prime pagine.
Ma
c’è anche di peggio: in quella Germania sono in vigore le leggi che discriminavano i cittadini di religione ebraica (o che discendevano da ebrei), come nel caso di Bernie con la sua nonna ebrea e di tanti altri tedeschi cacciati dai luoghi di lavoro, dai sindacati.
Ma era anche la Germania dove nelle strade sfilavano le bande, i militi delle SS (la notte dei lunghi coltelli era avvenuta sei mesi prima con l’eliminazione dei cugini delle SA), “Germania svegliati!” era scritto sui cartelloni del partito nazista:

.. sembrava che, immersi nel nostro sonno, marciassimo a passo dell’oca verso un disastro terribile, anche se ancora ignoto.

Le leggi di Norimberga, approvate poi nel 1935 (chiamate ipocritamente leggi del sangue, ovvero leggi a tutela del sangue tedesco), renderanno ancora più difficile la vita agli ebrei tedeschi.

Anche all’Adlon, dove Bernie è l’investigatore dell’albergo, non mancano problemi:

Come a tutti i detective dell’Adlon mi veniva richiesto di tenere fuori dall’albergo teppisti e assassini. Ma questo poteva anche risultare difficile quando i teppisti e gli assassini erano funzionari nazisti. Qualcuno di loro, come Wilhelm Frick, ministro degli Interni, aveva persino scontato una condanna penale.
Ad un ospite americano, Max Stiles, un imprenditore venuto a Berlino per cercare di stringere affari per le Olimpiadi, è stato rubato un oggetto nella sua stanza. Si tratta di una scatola, un pezzo di una collezione cinese, dall’alto valore artistico e storico risalente alla dinastia Ming: come ha fatto questa persona ad entrarne in possesso? E come mai questo interesse per recuperarlo?
Sempre all’Adlon, viene scoperto il cadavere di un altro imprenditore, tedesco questa volta, che sembra morto per un malore dopo una notte passata con una prostituta:
Herr Rubusch era ancora a letto. Speravo che si svegliasse gridando di andarcene e di lasciarlo dormire, ma non lo fece..
Rubush era presente la sera prima ad una festa organizzata dal comitato olimpico, un comitato che di sportivo aveva ben poco, essendo solo un veicolo della propaganda nazista.
Un furto di un pezzo di una collezione cinese, un ospite trovato morto nella sua stanza: Bernie dovrà occuparsi anche di un caso irrisolto, un cold case, come favore personale che gli viene chiesto dal capo della Kripo di Berlino, che gli chiede di fare da mentore ad un giovane investigatore della polizia criminale senza esperienza.
Si tratta di uomo trovato annegato dentro un canale di cui non si conosce nemmeno l’identità.


Investigando su questi casi, Bernie scopre che non si tratta di episodi isolati ma che in realtà sembrano nascondere delle verità imbarazzanti che toccano proprio le opere in cantiere per le prossime Olimpiadi.
Ci sono forti interessi, nella Germania di Hitler, affinché tutti i lavori procedano spediti e si concludano per tempo,
nei due anni che mancano prima che la fiamma portata da Atene incendi il braciere nel nuovo stadio di Berlino.

Ma, soprattutto, è importante che si vincano le remore del governo Americano nei confronti dei giochi in Germania, mostrando che non è vero che in questo paese ci siano discriminazioni, se non peggio, nei confronti dei cittadini ebrei. Non basta far sparire le vignette dello Sturmer, serve oliare il meccanismo, magari nei confronti del presidente del comitato olimpico americano, Avery Brundage, che, infatti, dopo aver visitato la Germania aveva stabilito che di discriminazioni non ce ne fossero. Brundage riceverà poi l’incarico di costruire l’ambasciata tedesca a Washington, ma poi gli eventi della guerra bloccheranno questo progetto.

C’è una giornalista americana ospite all’Adlon, che deve scrivere un articolo sul suo giornale proprio su queste olimpiadi: ha un interesse particolare per questa storia, essendo anche lei, Noreen Charalambides, di origine ebrea, vorrebbe scrivere di tutto il marcio che sta dietro quest’opera di propaganda che il governo nazista sta allestendo per nascondere le violenze e gli omicidi contro gli oppositori, contro gli ebrei. Come anche l’esclusione dalla squadra olimpica tedesca di tutti gli atleti ebrei, non degni di rappresentare la grande Germania.

Un’Olimpiade senza l’America non avrebbe senso. Ecco perché il boicottaggio sarebbe una cosa importante: perché se i giochi non si tenessero qui sarebbe il colpo più duro che potrebbe ricevere il prestigio nazista all’interno della Germania.

Mrs Charalambides seguirà Bernie Gunther nelle sue indagini, anzi, lo assumerà proprio come investigatore: intuisce che i casi che l’investigatore sta seguendo, il furto denunciata da quell’imprenditore americano che si comporta come un gangster di Chicago, quel corpo ritrovato in un canale (che appartiene ad un pugile ebreo) fino alla morte di Herr Rubusch, una morte per aneurisma secondo il medico, sono legate ai veri “giochi” che stanno dietro le Olimpiadi.

«Mi chiedevo…», disse Mrs Charalambides, «mi chiedevo se lei potesse essere così gentile da aiutarmi a scoprire qualcosa su Fritz. Come una specie di investigatore privato. Come può rendersi conto parlo discretamente il tedesco ma non saprei orientarmi in questa città. Berlino per me rappresenta una sorta di mistero».

Ma ci sono misteri che sono pericolosi, che è meglio non toccare, meglio rimanerne fuori, perché c’è il rischio di prendersi una pallottola, o di finire in fondo ad un fiume con una pietra legata ai piedi. Bernie, che si è lanciato in queste indagini come un “cavaliere del cielo”, verrà messo di fronte ad una scelta, pur di salvare Noreen, di cui si è innamorato, dovrà vendersi un altro pezzetto della sua anima, non al diavolo, ma a qualcuno che ci assomiglia molto.

PARTE SECONDA
L’Avana, febbraio 1954
Quando il vento soffia da nord, il mare si frange sulla muraglia di Malecón come se si scatenasse da un assedio che tenta di rovesciare L’Avana con una rivoluzione.
Dopo vent’anni, dopo essere finito sul fronte russo con le SS, la fuga dal treno che lo stava portando in una prigione in Siberia, la parentesi viennese negli anni della Germania e dell’Austria in macerie, dopo la fuga in Argentina (per scampare ad una condanna), incontriamo nuovamente Bernie Gunther a l’Avana sotto l’identità del signor Carlos Hausner.
A l’Avana si è più o meno integrato, confondendosi in mezzo ai tanti americani venuti sull’isola per le sale da gioco, i locali dove vendere droga e sesso a poco prezzo.
Ma il signor Hausner non ha ancora rinunciato al sogno di tornare in Germania, magari non proprio a Berlino, finita nelle mani dei russi.
Ma il destino ha scelto per Bernie altre strade: sull’isola si ritrovano alcuni dei protagonisti della vicenda berlinese di venti anni prima, la ancora bella scrittrice americana Noreen Charalambides, ospite nella villa di Hemingway assieme alla giovane figlia Dorah.
E, soprattutto, quell’uomo d’affari che sembrava un gangster (e che alla fine lo era proprio) Max Reles: tutti sembrano aver voglia di dargli un incarico, Noreen che vuole che controlli la figlia, Reles invece gli offre un incarico nel suo albergo e nel suo casinò. Chi meglio di un ex investigatore, che non aveva paura di fare le sue battute anche nei momenti meno opportuni, per tener d’occhio le casse di Reles?

Come si è detto, il destino per Bernie ha altri piani, l’idea di tornare in Germania e di mimetizzarsi con quel nome da argentino, non potrà avverarsi.
Ancora una volta si troverà di fronte a fare un patto col diavolo, come successo anni prima con Goering, con Heydrich, pur di salvare sé stesso e chiudere vecchi conti col passato

Dici a te stesso che puoi mettere da parte i tuoi principi e stringere un patto con il demonio solo per tenere lontano i problemi e rimanere vivo. Ma lo devi fare troppo spesso, e così ti trovi a dimenticare quali fossero quei principi.

Sull’isola di Cuba, dove la rivoluzione castrista sta prendendo piede nonostante il controllo della Cia e della polizia, Bernie Gunther si ritroverà a fare un bilancio della sua vita

Alcuni di noi muoiono nell’arco di un giorno. A uno come me ci vuole un tempo più lungo. Forse anni. È vero, tutti moriamo, come Adamo, solo che non a tutti è concesso tornare a vivere come a Ernest Hemingway. Se i morti non risorgono, cosa accade all’anima umana? E se non risorgono, con che corpo ritornano a vivere?

Se i morti potessero risorgere, pensa Bernie, forse varrebbe la pena di farsi uccidere.

“Se i morti non risorgono” è un romanzo complesso, capace di raccontare con accuratezza di dettagli della Germania nazista, negli anni in cui il popolo tedesco era indotto a seguire il suo pifferaio di Hamelin verso il baratro, con tutti i retroscena sulle Olimpiadi (quelle che, per un ennesimo gioco del destino, videro celebrare il trionfo di un atleta di colore, Jesse Owens), fino all’Avana degli anni precedenti all’arrivo al potere di Castro, quando era un’isola nelle mano della mafia. Tutto questo viene raccontato con gli occhi del poliziotto Bernie Gunther, un investigatore in perfetto stile hard boiled, come nei romanzi di Raymond Chandler o Dashiel Hammett (autori tra l’altro citati nel racconto): cinico, con un umorismo tagliente usato anche come arma, intelligente, sufficientemente onesto per guardarsi allo specchio.

Berlino, la mia città Natale, era riconoscibile a stento. Prima era il luogo più libero del mondo. Adesso sembrava una vera e propria piazza d’armi.

Le dittature sembrano sempre buone finché qualcuno non comincia a darti ordini.

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