30 agosto 2024

La porta di George Simenon

 

Come in molte vecchie case del quartiere le finestre, alte strette, scendevano fino a 30 centimetri dal pavimento e arabeschi in ferro battuto reggevano la sbarra del davanzale. Attraverso quegli arabeschi Foy, dalla sua sedia, seguiva più o meno coscientemente il viavai sulla strada.
I racconti di Simenon sanno essere crudeli e stranianti come questo, La porta, scritto nel 1961: in poco più di 140 pagine l’autore mette a nudo le ossessioni e i pensieri inconfessabili che possono nascere dentro una coppia come questa, Bernard e Nelly, sposati da quasi venti anni.
Non sono una coppia come le altre:
lo si comprende già dalle prime battute dove lui segue la moglie mentre va a lavoro in bus.
Bernard infatti è un mutilato avendo perso entrambe le mani passando sopra una mina nei mesi della guerra balorda prima dell’invasione tedesca del giugno 1940.
Il medico che l’aveva preso in cura in quegli anni, Aubonne, viene ancora a visitarlo, mensilmente, come succede proprio in questa mattina.

Non si era mai lamentato. Non si considerava un uomo da compiangere ma, al contrario, una sorta di miracolato perché avrebbe potuto saltare sulla mina tutto intero. All'ospedale militare all'inizio non lo avevano forse giudicato un caso disperato?

E non era un miracolo anche di aver ritrovato Nelly? E che Nelly avesse continuato a vivere con lui non era un altro miracolo?

Non è un malessere fisico quello che sta colpendo Bernard e di cui Aubonne gli chiede conto. Da dove arrivano allora quei giramenti di testa che lo colpiscono di quando in quando?

Anni prima un altro medico gli aveva riscontrato una micro frattura al cranio, probabilmente causata dallo scoppio della mina. Ma il problema di Bernard è un altro ed è legato alla sua vita con Nelly. Si erano conosciuti nel 1940 quando lui era soldato e lei era una mascherina al cinema: aveva imparato a memoria tutti i film, per tutte le volte che era stato in quel cinema, pur di incontrare quella ragazza, magra, che pur di sopravvivere si era dovuta a fare cose umilianti, anche con altri soldati come Bernard.

La loro coppia non era in un certo senso l'opposto delle altre coppie? Era lui ad aspettare che sua moglie tornasse dal lavoro. Era lui a restare tutto il giorno in casa mentre Nelly spariva al mattino, d'inverno nel freddo grigiore all'alba, e passava la maggior parte del suo tempo in un mondo estraneo incontrando persone che Bernard non conosceva...

Ora è lui che deve rimanere a casa, ad aspettare il ritorno della moglie a casa, a cui tocca il compito di fare la spesa e di preparare il pranzo e la cena.

Mentre la moglie lavora in un’azienda di “passamanerie”, incontrando altri uomini, vivendo una vita di cui Bernard è estraneo.
Nelly è felice di questa vita? Si direbbe di sì, vista l’affezione, le cure, gli sguardi di lei. Eppure Bernard si trova a pensare che se accadesse che lei incontrasse un uomo, un uomo vero, che potrebbe soddisfarla come lui non pensa di essere in grado di fare, beh, sarebbe anche disposta ad accettarlo. Ma, e qui Simenon è abile nel raccontarlo nel romanzo, questi pensieri diventano nella testa di Bernard ogni giorno più molesti, ogni giorno più pesanti.

Era possibile che per tutti quegli anni lei fosse stata felice con lui e che lo fosse ancora? Stentava a crederlo e se ne tormentava. Negli ultimi mesi, soprattutto nelle ultime settimane, quel dubbio lo tormentava. Aubonne ci aveva visto giusto. Solo che il suo tormento non assomigliava a ciò che immaginava il dottore.

Bernard, quando non dipinge gli abat-jour con le sue decorazioni, si trova ad osservare la vita degli altri, i vicini nel suo stabile, la vicina che vive nell’appartamento di fronte. Ma si trova anche a seguire mentalmente la sua Nelly, arrivando anche a seguirla una mattina al lavoro.
Arrivando a seguirne i passi mentre scende dal bus, mentre entra nel loro palazzo in rue de Turenne, mentre si ferma in quell’appartamento al primo piano.
Eccolo, il culmine della sua ossessione di gelosia: in quell’appartamento, dietro quella porta con pomolo in maiolica, vive il fratello di una collega di Nelly, bloccato su una carrozzina per una poliomielite, per cui lei fa delle commissioni.

.. ecco che adesso era ipnotizzato da una porta da un pomolo di maiolica color avorio, al punto di aver voglia di toccarlo con l'estremità della protesi. Si sarebbe detto che soffrisse per quello che Nelly sapeva e lui no. Continuò a scendere. La sua sosta in realtà era durata solo pochi secondi.

Si amano, sinceramente e anche fisicamente, Nelly e Bernard. Ma quei pensieri rimangono nella sua testa, quei dubbi sua sua sincerità, quelle domande, quelle ossessioni, come il pomolo della porta del primo piano.
Come le nuvole che si addensano prima del temporale, vediamo la tragedia prepararsi, dentro questa coppia “strana”, perfetta solo apparentemente, ma in realtà dilaniata da quei sospetti, quel non poter raccontare tutti i pensieri.

Non era sgradevole. Un malessere sordo e voluttuoso si insinuava in profondità nel suo corpo e lui aveva voglia di far scoppiare quella sorta di ascesso. Voglia, anche, di parlare a Nelly, di dirle quello che non le aveva mai detto, di liberarsi una volta per tutte di quel groviglio confuso, brulicante, di cattivi pensieri che riaffioravano sempre più spesso.

La scheda del libro sul sito di Adelphi

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