18 ottobre 2024

Hanno vinto i ricchi: Cronache da una lotta di classe di Riccardo Staglianò

 

Prologo

Nel 2022, in questa medesima collana, è uscito un libro che denunciava l’oscena concentrazione di ricchezza, e quindi di potere, di una piccola confraternita di imprenditori tecnologici che, per semplicità, chiameremo i nuovi padroni del mondo. In queste pagine descriveremo il preoccupante funzionamento, anche psichico, di persone come Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg e altri, collettivamente definiti “gigacapitalisi”.
Da allora ho portato il libro in giro per l’Italia, il più delle volte in forma di monologo su un palco, con l’aiuto di una ventina di immagini alle mie spalle per scandire il racconto. La slide più profetica era la terza in cui segnalavo i rischi nella decisione di Musk – giusta nel merito, ma non nel metodo – della fornitura di satelliti starlink all’Ucraina invasa dai russi. Allarme rilanciato, quasi un anno dopo, anche dai media americani per il preoccupante strapotere raggiunto dall’erratico imprenditore.

Dobbiamo avere il coraggio di rompere alcuni tabù, una volta e per sempre: se, come dice il titolo di questo libro di Staglianò, "Hanno vinto i ricchi", dobbiamo iniziare a prepararci a contrattaccare.

Il noi, nella frase precedente, indica quanti ancora si definiscono progressisti e si riconoscono in questa Costituzione, specie nell'articolo 1.

C'è stata, ed è ancora in corso, una guerra contro i deboli, contro chi sta sotto, contro questa Costituzione progressista, moderna nonostante sia vecchia di 70 anni.

Una guerra che sta cambiando la pelle di questo paese, sempre più diviso in caste e dove le disuguaglianze aumentano, dove aumentano gli occupati ma allo stesso tempo aumentano i poveri e diminuiscono le ore lavorate.

Dove si continua a parlare di bassa crescita e bassa produttività ma allo stesso tempo si tagliano i salari: secondo i dati dell'OCSE siamo l'unico paese dove i salari sono diminuiti in questi trent'anni. Dove le colpe si devono dividere in parti uguali tra destra e sinistra.

Com’è stato possibile, mi chiedevo e mi chiedo? Com’è che la classe politica, tutta indistintamente ma soprattutto la sinistra che degli interessi della classe lavoratrice è stata storicamente portatrice, non si è stampata quel grafico [i dati OCSE sui salari] a grandezza murales..

Non hanno funzionato le cure fatte da tutti i governi, o quasi, di introdurre sempre più flessibilità nel mondo del lavoro, sempre più precarizzazione, con politiche (per non parlare di vere e proprie campagne pubblicitarie) contro il posto fisso, i diritti sul lavoro (un inutile irrigidimento del secolo passato).

Così come non sono servite, basta guardare i dati del PIL, del debito pubblico, a salvare i nostri conti i continui condoni, un bel favore agli evasori. Non è servito a nulla aver spostato la politica fiscale dal modello progressivo al modello piatto, la maledetta flat tax, dove il ricco e il povero (due categorie antiche che eppure esistono ancora) pagano lo stesso. Non è servito a nulla nemmeno aver spostato il peso della tassazione dalla finanza al lavoro, se non rendere ancora più felici i manager come Warren Buffet pagano meno tasse della segretaria.

Riccardo Staglianò racconta di questa guerra di classe, di come è stata portata avanti e di chi sono state le vittime numeri alla mano. Eccoli
Dramatis personae (in forma di numeri)

  • -2,9% come sono cambiati i salari medi annui in Italia dal 1990 al 2020 (Ocse)

  • +22,8% aumento della produttività per ora lavorata nello stesso periodo (Ocse)

  • -4,5% diminuzione del potere d'acquisto dei salari lordi dei lavoratori dipendenti negli ultimi 10 anni (Istat)

  • 9,8% italiani in povertà assoluta, ovvero 5752000 persone (Istat)

  • 11,5% occupati a rischio povertà (Istat)

  • 29680 euro retribuzione media effettiva pro capite,lorda, nel 2023 (Istat)

  • 23310000 totale dei lavoratori, di cui 18,1 ml dipendenti e 5,2 ml autonomi (Istat)

  • 1011 contratti collettivi, di cui circa900 "pirata" (Inps)

  • 6 su 10 contratti collettivi scaduti a marzo 2023 (CGIL)

  • -7,9% ore lavorate in meno dal 2000 (133 ore all'anno), a forte della crescita del part time (Istat)

  • 64,4% percentuale di donne in part time involontario nel 2019 (Eurostat). Quota che al sud raggiunge l'80% (Svimez)

  • 12% quota di working poors in Italia nel 2019 (Eurostat)

  • 780 euro Un quarto dei lavoratori guadagna meno di questa cifra (che corrispondeva anche all'ammontare massimo del reddito di cittadinanza per un single, incluso il contributo per l'affitto)

  • 31366000 cittadini che presentano una dichiarazione dei redditi positiva. Il 47% degli italiani non avrebbe redditi e vive a carico di qualcun altro (Itinerari Previdenziali)

  • 73% aliquota massima Irpef nel 1974. Oggi è al 43% (Mef)

  • 83% percentuale dell'Irpef pagata rispettivamente dai lavoratori dipendenti (53,5%) e pensionati (29,5%) nel 2022 (Mef)

  • 69,7% percentuale Irpef evasa dai lavoratori autonomi nel 2020 (Mef)

  • 100 miliardi di euro la media annuale (2018-20) dell'evasione fiscale (gap contributivo) in Italia, calcolata dal Mef, è di 96,3 miliardi

  • 0,05% percentuale del PIL che viene dalle imposte di successione

Eccoli i numeri impietosi di un paese dove aumentano le disuguaglianze, dove chi nasce ricco ha molte probabilità di aumentare la sua ricchezza mentre chi nasce in una famiglia svantaggiata deve arrangiarsi per tutta la vita nella speranza di rimanere a galla.

Come è stato possibile arrivare a tutto questo? Ci si è arrivati, a partire dagli anni settanta e poi galoppando, negli anni 80 di Reagan e dei liberisti alla Milton, portando avanti precise scelte politiche.

Usando la bugia dietro al teoria della trickle down economy, lasciate stare in pace i ricchi, qualcosa arriverà anche a chi sta in basso.

Oppure la giustificazione che i ceti abbienti, con meno tasse, avrebbero creato più posti di lavoro.

Arrivando perfino ad invocare l'Europa, ce lo chiede l'Europa..

Dover averci raccontato cosa è stato fatto dai passati e recenti governi sulla pelle dei lavoratori, dopo averci mostrato come vivono i "ricchi", alle prese con lo shopping a Cortina e, dall'altra parte della barricata, come si arrabattano le persone tra mille lavoretti o il part time a cui sono costretti, arriva il momento in cui Staglianò ci spiega quello che dovremo fare.

- salario minimo (un lavoratore su quattro guadagna meno del reddito di cittadinanza, uno scandalo)

- revisione del catasto

- far pagare le tasse a tutti (perché le tasse non sono pizzo di stato, la mafia è l’antistato!)

- aumentare la tassa di successione (cosa c’è di più antiliberale e anti meritocratico nel lasciare intonse le successioni?)

- cambiare il paradigma della spesa pubblica: meno bonus e maggiori investimenti in istruzione

- favorire la partecipazione dei lavoratori nelle scelte aziendali

- una patrimoniale sui redditi più alti (nel libro l’autore fissa un primo terro a 78mila euro)

- portare avanti regole europee e nazionali contro i trust, ovvero le big company di internet che si comportano come dei veri stati


Tutto il contrario di quanto si è fatto finora, complice una classe politica che si preoccupa più del mantenimento dello status quo e dei privilegi di pochi rispetto che al futuro del paese. Di una classe imprenditoriale per lo più miope e incapace di guardare al futuro. Di un esercito di giornalisti e d economisti presunti esperti, ma in realtà “utili idioti” di questa situazione insostenibile per il nostro paese.

Sono quelli che ripetono a pappagallo, prima deve aumentare la produttività (è aumentata invece, ma i salari sono rimasti fermi), che meglio togliere le tasse alle imprese (il cuneo fiscale), ma alla fine questo non ha stimolato le imprese ad assumere.

Meglio togliere i paletti, i lacci e lacciuoli alle imprese, così potranno assumere: abbiamo visto cosa è successo, abbiamo creato una generazione di lavoratori poveri che non vedranno mai la pensione e non potranno mai pensare a fare famiglia (a proposito della bassa natalità).


Come mai in Italia, se questa è la situazione per la maggioranza degli italiani, nessuno si fa sentire per protestare? Perché gli unici che protestano sono le minoranze a tutela dei loro privilegi insensati (i tassisti, i balneari)?

Beh, c’è prima di tutto un clima nel paese di scoramento, di paura nel futuro: se hai la pancia vuota, se per vivere devi fare mille lavoretti, arrivi a casa stanco e non hai nemmeno voglia di guardare la TV.


.. se sei in fila alla mensa della Caritas, non hai lo spazio mentale per pensare a un ordine sociale diverso.


E pensare che in America, non proprio la patria del comunismo, il sindacato dei lavoratori del settore auto ha scioperato per 46 giorni per avere gli aumenti richiesti nel salario. Ricevendo perfino il sostegno del presidente Biden.

In Italia sarebbero stati arrestati tutti? Chissà. In questi messi sono state approvate a colpi di decreti leggi anti-libertarie spacciandole per leggi “sicurezza”: perfino Ghandi oggi in Italia rischierebbe la galera con le sue proteste pacifiche.

In Italia, poi, l’unica rivoluzione che c’è stata è stata quella fascista, per modo di dire, il cui leader è arrivato a Roma con calma col treno (che almeno per lui è arrivato in orario).

E poi la sinistra: sparita dal Parlamento, sparita dai giornali, se non per poche eccezioni, sparita dall’agenda politica. Oggi parlare di patrimoniale fa suscitare le grida dei conservatori, come se veramente stessero arrivando i cosacchi ad abbeverarsi.

In questo paese possiamo accettare che delle persone senza aver avuto una condanna siano rinchiuse nei lager (come succede ai migranti nei CPR), ma non parliamo di patrimoniale, per carità!

Ma in Italia si fa fatica a protestare non solo per quello che non si ha (il salario minimo, la patrimoniale, la lotta all’evasione), si fa fatica a lottare per quello che viene tolto. Il reddito di cittadinanza prima (perché se non vuoi lavorare non devi essere mantenuto, dicono). La sanità pubblica (che il governo Meloni ha fatto finta di aumentare, mettendo nel fondo una cifra che verrà mangiata dall’inflazione), l’istruzione pubblica (ovvero l’ascensore sociale, cioè il figlio dell’operaio che vuole diventare medico), lo Stato, insomma, in quanto insieme di istituzioni che dovrebbero occuparsi della vita e del benessere di tutti e non di pochi.

Soprattutto di quell’italiano su dieci che è in povertà assoluta. Se vogliamo essere chiamati democrazia, dobbiamo partire da qui, prima del crollo, prima che sia troppo tardi.

I capitoli del libro

Capitolo 1: Anatomia di una caduta - così i poveri sono diventati più poveri

Capitolo 2: La grande rapina

Capitolo 3: Perché nessuno si arrabbia?

PS: sono usciti ieri i dati Istat con la fotografia degli italiani nel 2023: nonostante i proclami di questo governo di patrioti, i dati della povertà assoluta sono rimasti uguali mentre è cresciuta la povertà relativa.

PS2: nel piano strutturale di bilancio inviato all’Europa questo governo si impegna a recuperare il 5% dell’evasione ma a partire dal 2027, ovvero tutto a carico di chi verrà dopo di loro. Tutto in linea con una maggioranza per cui il reddito di cittadinanza è metadone di stato mentre le tasse sono “pizzo di stato”.

La scheda del libro sul sito di Einaudi

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