09 ottobre 2024

Il giorno del rimorso, di Colin Dexter

 


Prolegomeno

E così spesso aggancio il piede a un lato del materasso.

Che cosa?

Si, come per ancorarmi al mio lato del letto.

Letto matrimoniale?

Mi pare logico per una coppia sposata. Due persone possono condividere il letto ma hanno i loro pensieri - antico proverbio cinese. Ma io sono geloso lo stesso.

Stupido!

Siamo tutti un po' gelosi, ogni tanto.

No, non tutti.

Lei non lo è mai infermiera?

Ho molto amato la serie TV de Il giovane ispettore Morse, ispirata ai libri di Colin Dexter, lo scrittore inglese morto nel 2017: l'ambientazione particolare ad Oxford, quel personaggio, Endeavour Morse, così abile e così spigoloso, con un fascino sfuggente ma con una mente capace di risolvere tutti gli enigmi, non solo quelli su carta. Amante della musica, dei cruciverba sui giornali, con una vasta erudizione letteraria e con una scarsa empatia verso il prossimo.
Beh, non potevo non leggermi almeno un romanzo della serie, col vero personaggio, ispettore non più giovane e brillante detective: purtroppo, nella scelta del libro sono stato particolarmente poco attento scegliendo questo “Il giorno del rimorso”, ultimo della serie.
Credo di non rivelare nulla, raccontando che questo libro chiude una serie lasciando un’emozione forte nelle ultime pagine.

Ma torniamo a questo romanzo che si apre con un prologo dove una infermiera si trova a scherzare con un suo paziente, in un gioco di seduzione. Chi sono questi due personaggi senza nome? Lo scoprirete solo alla fine.
La storia è quella di un cold case di cui si era occupata la Thames Valley Police un anno prima: la morte di una donna trovata morta nella sua casa a Lower Swinstead, colpita a morte da qualcosa come un bastone, imbavagliata e legata al letto. Un delitto in cui la polizia aveva interrogato i familiari, il marito e i due figli, seguito le tante piste, anche le voci del paese, sulla relazione non proprio fedele della coppia. Ma senza successo.

Capitolo uno

A parte Wagner (ovviamente) e a parte i brani per clarinetto di Mozart, Schubert era uno della ristretta rosa di compositori che a volte riuscivano a portarlo sull'orlo delle lacrime. E mercoledì 15 luglio 1998 capitò che fosse il turno di Schubert. Terminata la puntata degli Archers, l'ispettore capo Morse era in pantofole a casa sua, a North Oxford, e per così dire tranquillo a Sion, si preparava a gustare una serata di Lieder su radio 3 e un bicchiere con una dose generosa di pallido Glenfiddich. E perché no, si era preso qualche giorno di vacanza e, contro ogni aspettativa, fino a quel momento la pausa si era rivelata gradevole.

Il caso è stato archiviato ma non per il sovrintendente Strange che, pur prossimo alla pensione, non riesce a togliersi dalla mente quel caso. Anche perché ha ricevuto delle telefonate anonime dove una voce gli parlava proprio di questo caso, di tenere gli occhi aperti su una certa persona..
Chi potrebbe riprendere in mano le indagini, passato un anno? Certo, l’ispettore Morse che, però, in quei giorni, si sta godendo le sue vacanze.

Voglio riaprire il caso - non che sia mai stato chiuso naturalmente. Mi disturba, capisce? Avremmo dovuto trovare qualcosa di più.

Ma continuo...

Vorrei che fosse lei a occuparsene. Se c'è qualcuno che può risolverlo quello è lei. E sa perché? Solo perché lei ha una fortuna sfacciata, Morse! E io voglio che il caso venga risolto!

Tanto sorprende la solerzia con cui Strange intende riaprire il fascicolo, quanto il rifiuto sollevato da Morse nel voler seguire lui le indagini. Come se avesse altro per la testa, come se ci fosse qualcosa che lo disturba in quella morte. La morte di una donna ancora giovane, bella, su cui giravano e sono girate tante voci nel paese. Una donna ricca, con un marito banchiere che passava la gran parte delle sue giornate a Londra, per i suoi affari (e anche per altro). Con un figlio con un problema di sordità e una figlia anche lei infermiera.
Sembra proprio uno di quei casi intricati che dovrebbero stimolare la passione la curiosità di una mente come quella di Morse che invece lascia al sergente Lewis il compito ufficiale di seguire il caso.
Ma è solo apparenza: perché, come se ne renderà conto lo stesso Lewis, il fedele Lewis, Morse si è letto i faldoni del caso, si è messo anche lui a fare le sue indagini, la sua mente si è già messa in moto per cercare di dare una spiegazione al delitto. Certo, Morse lavora a modo suo sui casi, per esempio trascurando le testimonianze raccolte:

Per qualche motivo Morse spesso snobbava l'usuale approccio per accumulo di prove. Anzi in realtà, vuoi per pigrizia, vuoi per avversione, a quel genere di lavoro Lewis raramente o forse mai l'aveva visto scartabellare fasci di testimonianze trascritte con cura con la scusa (adotta dallo stesso Morse) che poiché persino lui ricordava di rado quel che aveva fatto la sera prima trovava difficile dare molto credito alla gente che affermava di ricordare a quel che del mercoledì di due settimane prima..

Come mai Morse, si trova a pensare il sempre più pensieroso Lewis, si ostina a “non volersi tuffare nelle acque torbide dell'omicidio irrisolto di Yvonne Harrison”? Forse qualche ragione personale? O sono forse sono le sue condizioni di salute, il diabete, l’incapacità di prendersi cura di sé stesso, di moderare il consumo di alcoolici..

Il delitto di Lower Swinstead si rivela un intreccio ben complesso: Morse riesce a mettere assieme i primi pezzi di questo puzzle, in particolare due personaggi che a vario modo hanno avuto un ruolo attorno al delitto nelle prime fase dell’indagine, riesce quasi ad anticipare altri delitti che seguiranno e che andranno a restringere il campo dei sospettati.
Ma, per Morse e Lewis sarà quasi come un girare attorno all’assassino: in quel piccolo paese sono in tanti a custodire piccoli o grossi segreti, che forse hanno a che fare con quel brutto assassino. Figli illegittimi, amori passeggeri da consumare nel segreto della propria stanza e, dall’altra parte: anche raccogliere le voce nel pub del paese può essere prezioso quanto analizzare le prove della scientifica.

Al pub insieme a Lewis era perfettamente convinto di intravedere una causa, una sequenza, la struttura dell'atto criminoso. Che forse erano diventati due.

La sfida che gli enigmi gli lanciavano era sempre stata irresistibile per lui fin da ragazzino. Era la certezza di sapere che qualcosa era accaduto nel passato, e che era accaduto secondo un certo ordine, una logica, in un modo molto specifico.

E la sfida consisteva ancora e da sempre nel raccogliere i diversi elementi del puzzle e cercare di ricostruire quel modo molto specifico.

Ma, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, nonostante il generoso entusiasmo del sergente Lewis, è come se un’ombra nera si allungasse sulla storia e sui personaggi: è come se a Morse non importasse veramente curarsi, ogni proposito di smettere di bere viene affogato con una pinta di birra, si trova perfino a dover ammettere di aver sbagliato la pista. Diventa ancora più irritabile, persino con Lewis.

Forse è arrivato per lui il momento di smettere quella vita, e che addirittura i cavalli della notte "completassero in fretta il loro giro" (questa una delle tante citazioni che troverete nel libro).
Certo, si arriverà alla soluzione del giallo, al responsabile, i pezzi del puzzle riveleranno finalmente il volto dell’assassino, ma questo romanzi avrebbe mantenuto tutta la sua forza anche se il finale fosse rimasto irrisolto..

La scheda del libro sul sito di Sellerio

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