07 aprile 2025

Almeno tu, di Carlo Lucarelli

Una volta io pregavo.

Tutte le sere, prima di addormentarmi, fin da bambino.

Non che fossi particolarmente religioso, non lo sono mai stato, giusto le solite cose per uno come me, battesimo, comunione e cresima, l’ora di religione a scuola, a messa qualche domenica, con i nonni, e verso i quattordici anni basta. Se me lo chiedevano, non so, una volta, un prete, quando sono andato in montagna con una settimana bianca organizzata da una parrocchia, dicevo umanista laico di origine cattolica, e a parte la definizione cosí un po’ da liceo classico, di piú non sarei riuscito ad approfondire, perché non era una cosa a cui pensavo molto, anzi, quasi mai.

Però pregavo.

(Incipit preso da Incipitmania)

Cosa sappiamo della vita dei nostri figli? Di quello che fanno quando accanto a loro? Di quello che pensano di noi, gli adulti, i genitori, i “grandi”?
Pochi romanzi come questo riescono a condensare tanti argomenti al loro interno e a metterci di fronte a domande a cui non sappiamo veramente dare risposta.

Lucarelli lo fa a modo suo, con un romanzo molto intimo e allo stesso tempo molto duro: non un giallo, dove alla fine c’è una soluzione consolatoria con la scoperta dell’assassino.

Vittorio e Paola sono una coppia come tante: una vita senza grandi emozioni, i soliti alti e bassi, c’è stata una scintilla, anni prima, ma ora la vita ha spento questo fuoco.
A darle una scossa è la notizia della morte della loro bambina, Elisa. Una adolescente in realtà ma, si sa, per i genitori i figli rimangono sempre i loro bambini.

- Elisa è stata investita da un'auto ed è … mi dispiace, insomma è morta.

- Ma come, - dice Vittorio, con la voce.
E non significa come successo, significa perché.
Ma come .
Ma perché.
Perché Elisa.
Elisa perché.

Elisa è stata investita da una macchina mentre era in montagna, in vacanza a casa di un’amica.

Il trauma investe le loro vite come un pugno: la necessità di capire il come, i perché, l’incredulità e il non voler accettare quello che è successo. E poi la reazione alla morte, da una parte Paola che non si rassegna a quella relazione dei carabinieri di Pozzuolo, il paesini a cinquanta minuti da Faenza dove vivono. Vittorio invece si lascia andare nei ricordi. I ricordi della sua Elisa..

È stata lei a chiederglielo già la prima seduta, cosa le manca di sua figlia, e Paola ‘mi manca il tempo’.
Un buco. Una voragine, ha detto l'ultima volta che gli siamo andati assieme.
Io no. Io non la vedo così. Per me Elisa c'è sempre, ogni attimo, ogni momento, ogni istante.

La prima volta che l’ha vista nella culla. La prima volta che quella manina piccola ha stretto un suo dito infilato nella culla. Le volte che si sono addormentati assieme sulla poltrona..

Eppure, come gli in faccia Paola, Vittorio è stato un padre assente, uno che urlava, che nemmeno sapeva quanti anni aveva la figlia.

E ora Elisa non c’è. E c’è questa “avvocaticchia” che, assieme a Paola, gli sta mostrando delle carte che insinuano un dubbio. Che forse non è stato un incidente. Che due ragazzi che quella sera erano in auto con Elisa, qualche estate prima erano finiti dentro una storia brutta, con una ragazza caduta dal balcone della loro camera..

Questa notte l'ho sognata. Aveva due anni ed era cosí piccola, mi si arrampicava su una spalla come un topolino, rideva. Nel sogno avvicina la bocca al mio orecchio e il suo fiato caldo mi fa il solletico, ma quando sussurra ha una voce da grande. Dice: devi ammazzarli tutti.

L’uomo tranquillo, l’insegnante che ora ha smesso di andare a scuola, lentamente si trasforma in altro. Un altro uomo, non solo fisicamente, per quella barba che si fa crescere, per quel tic all’occhio, quella specie di contrazione all’angolo della bocca, come un semi-ictus.
È la trasformazione dell’uomo comune in un assassino che, all’inizio in modo artigianale, inizia a spiare la vita dei ragazzi che quella sera erano lì, assieme a sua figlia.

Devi ammazzarli tutti..

La vendetta del buon padre contro chi ha ucciso la sua bambina? No,così sarebbe troppo semplice. Perché, come man mano scopriremo, nemmeno Vittorio è stato un buon padre.

E gli altri ragazzi, che nemmeno sono dei santi, sono cresciuti così prendendo su di loro le colpe dei padri e delle madri.

L’ossessione per essere maschi e rispettosi dei precetti cristiani. Il desiderio dei soldi facili. Il poter fare quello che si vuole perché tanto c’è papà che ci pensa a salvarmi dai guai.
Il desiderio di essere ammirata da tutti sui social..

E poi Vittorio, l’uomo qualunque, quello che non penseresti mai, che si trova quella canzone in testa, che non va più via.

Una canzone che inizia con quei versi, “sai, la gente è strana.. ”

Non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero, e che mi amerai davvero.

Di più, di più, di più.
Di certo in quel momento affonderebbe la faccia deformata come una maschera dentro le mani aperte, piegato sulle ginocchia, la schiena curva fino a infilarci la testa in mezzo, e se non piangesse forte con la voce lo farebbe lo stesso dentro, con tutto il corpo teso, a dondolarsi avanti e indietro e se proprio riuscisse a parlare direbbe scusa, scusa, scusa.
La mia bambina.

Almeno tu nell'universo.

È amore quello di Vittorio? Oppure è solo l’incapacità di accettare che la sua Elisa crescesse?
E che dire degli adolescenti, l’altro binario su cui scorre questa storia? Ragazzi all’apparenza duri che dentro nascondono le loro fragilità, che arrivano a confidarsi con sconosciuti sui social piuttosto che coi genitori, così lontani e incomprensibili.

Vengono in mente, arrivati fino in fondo a questa storia dura e cupa, le pagine dei romanzi Simenon dove l’autore belga ci porta dentro le tragedie familiari, i drammi di quella borghesia all’apparenza felice se vista da fuori. Ma dentro malata e infelice. Dove si sente l’odore della tragedia, che incombe in quelle stanze chiuse.

La scheda del libro sul sito di Einaudi
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

 

Nessun commento: