Un’inchiesta per fare “luce” sulle cause del grande blackout in Spagna e Portogallo dello scorso 28 aprile 2025 quando l’intera rete elettrica è collassata: quali sono state le cause? È stata colpa delle rinnovabili? È a rischio la nostra sicurezza energetica?
Il servizio principale della prossima puntata di Presadiretta cercherà di chiarire le cause del blocco della rete elettrica che ha colpito Spagna, Portogallo e parte della Francia, il più grande blackout della recente storia europea, quando la popolazione di questi paesi è rimasta dieci ore senza elettricità. Quali le cause di questo blocco? Si è subito data la colpa alle energie rinnovabili, accusate di non garantire l’indipendenza e la sicurezza energetica.
Per dare una risposta a queste domande, Presadiretta racconterà le nuove sfide tecnologiche legate alla produzione di energia e alla distribuzione in rete delle energie rinnovabili – spiega Iacona presentando la puntata. Anche in Italia, dove Enel ha investito tantissimo, sulle reti intelligenti a prova di blackout. Come mai, allora, compriamo ancora tanto gas? È il gas liquido pagato a caro prezzo dagli Stati Uniti e persino dalla Russia (alla faccia delle sanzioni).
Il grande blackout in Spagna
28
aprile 2025, una data che resterà nella storia della Spagna.
Alle 12.33 la Spagna va in blackout e rimane senza energia elettrica
per dieci ore. Le persone sono rimaste bloccate sui treni, negli
ascensori, al lavoro, turisti bloccati, trasporti fermi come anche le
pompe di benzina.
Inizia a circolare una ipotesi, subito
smentita, di un attacco informatico, poi le radio, l’unico mezzo di
informazione rimasto, danno notizia che il blackout è causato da un
guasto sulla rete elettrica spagnola. “Sembrava di essere tornati
indietro di 50 anni” racconta a Presadiretta una testimone
dell’evento che per fortuna è cominciato a mezzogiorno quando
c’era ancora luce. Gli ospedali sono andati avanti coi generatori,
fino a quando alle 11 di sera l’energia è tornata. Ma nessuno
pensava che il blackout potesse durare così a lungo, pensavano ad un
blocco di pochi minuti, all’inizio sembrava quasi un giorno di
festa perché c’era molta gente in strada, ma per chi lavorava è
stato terribile, soprattutto per i pendolari, niente treni né
metropolitane, solo i bus circolavano ma molto lentamente nel
traffico impazzito. Un caos: le persone in macchina hanno dato un
passaggio anche a a sconosciuti ma molti sono tornati a casa a piedi.
Per i negozi il giorno del blackout è stata una catastrofe, non si poteva cucinare, niente roba calda né fredda, molto cibo è stato buttato via dai frigoriferi.
Il
suo costo è inestimabile, infatti le polizze assicurative lo stanno
ancora stimando per aziende e attività commerciali, è difficile
stimare il costo del lavoro perso, per non parlare delle persone che
erano attaccate ad una macchina per l’ossigeno o una
dialisi.
Ancora non si sa se i risarcimenti per i cittadini e le
imprese ci saranno e chi li pagherà perché un blackout generale –
raccontano dalla principale associazione a tutela dei consumatori –
non è una casistica presente nelle clausole contrattuali, il
consumatore può chiedere il 10% di rimborso sulla bolletta elettrica
annuale, ma i risarcimenti arriveranno solo nel primo trimestre del
2026 e l’importo sarà ridicolo.
Ma per stabilire il risarcimento bisogna prima stabilire chi è il responsabile del blackout: nonostante siano passati molti mesi ad oggi nessuno si è assunto la responsabilità.
La
responsabilità è stata data sin da subito alle rinnovabili:
Presadiretta è andata nella regione della Castiglia, dove enormi
zone pianeggianti sono state dedicate al fotovoltaico, in Spagna
questa fonte di energia è passata da 3 GW a 42GW installati. Un
salto troppo grande per la rete - si sono chiesti tutti. Il solare è
la prima fonte di energia della Spagna, copre fino al 78% della
domanda elettrica del paese.
Ma è stata colpa delle
rinnovabili? Il problema starebbe nella bassa interconnessione della
Spagna con gli altri paesi.
Per motivi geografici la Spagna è in rete solo con la Francia: poco prima del blackout la Francia per evitare danni alla propria rete ha interrotto la connessione e questo ha dato il colpo di grazia alle reti spagnole e portoghesi. Per la ministra dell’energia portoghese Maria Da Graca Carvalho questo è un problema politico ed europeo che va risolto: “secondo l’Unione la percentuale di interconnessione di ogni paese dovrebbe essere del 15%. Quella della penisola iberica è del 2%, perché la Francia è già bel collegata col resto d’Europa a cui vende energia nucleare, quindi c’è meno interesse verso Portogallo e Spagna, siamo un paese produttore di tanta energia. Ma dopo il blackout la Francia ha firmato un accordo con la banca europea degli investimenti impegnandosi ad accelerare l’interconnessione con la Spagna.”
Il gas che compriamo dalla Russia
Nonostante le sanzioni, nonostante la posizione ufficiale del governo, compriamo ancora gas dalla Russia, consapevolmente o meno. Presadiretta lo dimostrerà con le immagini raccolte da Ravenna dove, il 14 luglio scorso, la metaniera LNG Geneva ha trasferito il gas alla nave rigassificatrice di Ravenna. Le immagini – raccolte da Greenpeace -sono state girate da alcuni pescatori al largo, si vede una metaniera che trasferisce il gas alla rigassificatrice: secondo i registri portuali veniva da El Ferrol in Spagna, seguendo il suo tragitto si vede che questa nave, prima di arrivare in Italia, è andata prima verso nord e quando arriva sopra la Russia ha staccato il tracking. La metaniera potrebbe essere entrata nel porto di Murmansk nella penisola di Kola: non lo sappiamo con certezza perché la nave ha spento il segnale di localizzazione, in violazione alle regole di navigazione che la Geneva commette per oscurare la sua manovra.
Dopo tre giorni ha riacceso il segnale e, sempre nel mare di Barents, si vede che è aumentato il suo pescaggio, come se fosse andata a rifornirsi in Russia.
Tutto questo è più che un indizio sul fatto che il gas russo, almeno una volta, sia arrivato in Italia. Le navi rigassificatrici sono state comprate dall’Italia in tutta fretta proprio per renderci indipendenti dal gas russo: per quella di Ravenna sono stati spesi più di un miliardo e derogando le leggi ambientali.
Le energie rinnovabili in Italia
Dalla dipendenza al gas al futuro dell’energia: le comunità energetiche che si stanno sviluppando anche in Italia. Come a Medicina a pochi km da Bologna, la prima comunità solare nel nostro paese (oggi in totale ne esistono 40). Comunità dove la gente autoproduce l’energia con piccoli impianti fotovoltaici domestici e la condivide perché se ne fa così tanta da poter essere messa in rete, nelle colonnine per le ricariche delle auto oppure viene rivenduta alla rete nazionale.
Ai pannelli sui tetti si sono aggiunti nuovi impianti, i pannelli solari da balcone, si attaccano alla rete e non servono autorizzazioni, il pannello va solo collegato alla rete di casa e si può monitorare l’energia prodotta con una app. Questi pannelli costano 400 euro e sono di una tecnologia superiore a quella dei primi pannelli – Presadiretta ha raccolto una testimonianza di una persona di questa comunità – da 100, 120 watt sono passati ad una potenza più del doppio.
E l’impatto sull’immagine della casa, sul decoro? “Io quando vedo una pala eolica, un pannello, penso sempre che quella gente produce energia pulita e soprattutto non deve andare a chiedere gas all’arabo, al medio oriente o agli americani, la tua energia te la fai te, te la consumi te, e stai bene te. Se domani mattina succede qualcosa ad una centrale che serve tot utenze, io ho il mio impiantino, ho le mie batterie e sono autonomo.”
L’aeroporto
di Fiumicino a giugno ha inaugurato un innovativo sistema di accumulo
che si accompagna al grande impianto fotovoltaico (il più grande in
Europa) realizzato da Enel: si chiama Pioneer, un progetto
pionieristico perché riutilizza più di 700 batterie dandogli una
seconda vita, il più grande impianto di accumulo in Italia di
batterie second life, che potrà durare anche dieci anni con
performance analoghe a quelle di un sistema con batterie nuove.
Queste batterie arrivano da tre case automobilistiche diverse,
Nissan, Stellantis e Mercedes.
L’impianto potrà essere utile
anche per la rete perché pensato per servire l’autoconsumo
dell’aeroporto – spiega Nicola Rossi responsabile innovazione
Enel – però da un punto di vista delle performance può offrire
servizi di flessibilità verso la rete.
Gli effetti delle microplastiche sull’infertilità
Quali effetti causano sul nostro organismo e sulla nostra salute l’assunzione delle microplastiche ? Sono microparticelle invisibili ad occhio nudo, ma sappiamo che sono presenti nel cibo che mangiamo, nell’aria, nell’acqua che beviamo e sappiamo anche che ne siamo esposto nel corso dell’intera vita, sin dall’utero materno. Grazie agli studi sulle cellule degli animali, come i pesci, sappiamo già molte cose, per esempio che le dimensioni contano: le particelle più piccole, inferiori a 10 micron quelle più insidiose perché capaci di essere assorbite dall’organismo, anziché espulse via. Presadiretta se ne era occupata in una vecchia puntata del 2023: dei pesci erano stati immersi in una vasca piena di microplastiche (polietilene blu) e i ricercatori di Catania aveva rilevato che queste erano state assorbite dai tessuti, in particolare nel capo dell’animale, lungo la spina dorsale. Una parte delle larve, esposte alle microplastiche, sono morte nel corso dell’esperimento, non si cibavano più, i pesci diventavano ciechi e non erano più capaci di orientarsi, dunque non erano in grado di nutrirsi. La cecità – raccontava la dottoressa Gea Conti – era dovuta al fatto che le particelle si disponevano nella cornea e questo ha dimostrato che quando assorbiamo microplastiche con l’alimento una parte viene eliminata con le feci, un’altra parte, la frazione più sottile, viene assorbita dai tessuto.
Presadiretta è tornata nei laboratori dell’università di Catania: i pesciolini non ci sono più, ma le ricerche sulle microplastiche sono andate avanti sulle persone in carne e ossa.
Qui hanno trovato particelle estratte dal liquido follicolare di donne infertili, sono frammenti, questi frammenti non hanno una precisa definizione: hanno scoperto che all’aumentare della concentrazione c’è una interferenza endocrina, ovvero col sistema ormonale.
La dottoressa Gea Oliveri Conti spiega che il loro studio è stato pubblicato perché questi risultati li hanno lasciato esterrefatti: il titolo dello studio era significativo “prime prove di un fattore di rischio emergente per la fertilità femminile.”
Margherita Ferrante è la direttrice del laboratorio di igiene ambientale a Catania: a Presadiretta spiega come questo dubbio dimostri che c’è una correlazione tra la presenza di microplastiche e la diminuzione della fertilità nella donna. La fertilità ne risente perché la maturazione follicolare ne risente significativamente.
Anche negli uomini sembra esserci un legame tra problemi di infertilità e l’abbondanza di microplastiche nel liquido spermatico : nuove ricerche suggeriscono un impatto significativo tra questi inquinanti a carico di numerose altre patologie.
Lo studio, prosegue la dottoressa Ferrante, è stato fatto su soggetti dializzati, su soggetti con depressione maggiore (per capire se ci fosse un effetto sulla malattie neurologiche), su soggetti con infiammazioni intestinali croniche e sul cancro del colon retto, per avere un parametro anche di una malattia cancerosa.
Sono
veramente dannose le microplastiche? “Si sono dannose [le
microplastiche] hanno un effetto infiammatorio correlato coi tumori,
se pensiamo all’obesità, alle malattie cardiovascolari, ma anche
molte malattie neurologiche, queste malattie hanno come punto di
partenza proprio l’infiammazione..”
C’è una correlazione
anche con le malattie neuro-degerative: questa epidemia delle
malattie neurologiche, neuro-degenerative ha un collegamento con le
microplastiche.
Neanche
il nostro cervello è immune dall’invasione della plastica, ne
conterrebbe un quantitativo incredibile pari circa a 7 grammi,
l’equivalente di un cucchiaio.
Lo rivelano campioni sui
tessuti celebrali prelevati dalle autopsie su persone decedute: lo
racconto una studio dell’Università del New Mexico pubblicato
sulla rivista Nature Medicine. In attesa di maggiori certezze
possiamo adottare delle precauzioni: limitando l’uso della plastica
nella vita quotidiana, scegliendo di bere laddove possibile acqua di
rubinetto.
Perché dal rubinetto esce acqua senza particelle, l’acqua potabile è dunque più sicura.
La scheda del servizio (via Ecquologia):
Domenica 28 settembre (20.30 Rai 3) PresaDiretta presenta BLACKOUT, una puntata dedicata alle potenzialità dell’energia rinnovabile e alla sicurezza delle reti energetiche. Mentre Aspettando PresaDiretta si occuperà di plastica.
Un viaggio di PresaDiretta tra centri di telecontrollo, impianti di produzione, reti intelligenti, sistemi di accumulo. Per scoprire le vere ragioni del grande blackout in Spagna e per capire quanto sono sicure le reti italiane. Un’inchiesta sulla nostra dipendenza dal gas: da quello russo, che non abbiamo abbandonato nonostante le sanzioni, alla nuova guerra commerciale di Donald Trump sul gas. E poi il potenziale, per ora poco sfruttato, della geotermia.
Aspettando PresaDiretta, analizza la relazione tra microplastiche e salute, dall’infertilità alle malattie cardiovascolari. Un focus sulle difficoltà per la filiera del riciclo di lavorare i nuovi imballaggi introdotti sul mercato.
In Aspettando PresaDiretta, nella prima parte della serata, il racconto delle recenti ricerche del Policlinico di Napoli e dell’Università Vanvitelli della Campania che mostrano la presenza sempre più invasiva di microplastiche negli organi e nei tessuti dell’uomo e il ruolo che possono avere su varie patologie, comprese le malattie cardiovascolari. Un reportage poi, in un’azienda toscana per toccare con mano l’impossibilità di riciclare alcuni nuovi tipi di imballaggio – che adesso vanno di moda – e a Viareggio per raccontare la mancata applicazione della legge SalvaMare che lascia da soli i pescatori a gestire i rifiuti di plastica intrappolati nelle loro reti.
In studio ospite di Riccardo Iacona: Giuseppe Ungherese esperto di ambiente e sostenibilità.
La puntata BLACKOUT. 28 aprile 2025: in Spagna, per 10 ore, si ferma tutto. Treni, ascensori, bancomat, pompe di benzina, e così pure in Portogallo e in alcune zone della Francia.
E’ il grande blackout. Sotto accusa, da subito, le energie rinnovabili. Un’inchiesta di PresaDiretta tra operatori, compagnie elettriche, gestori di rete e scienziati, analizzando i report ufficiali che individuano la causa nel non corretto controllo della tensione di rete e nella bassa interconnessione con i Paesi confinanti. E l’Italia? Un viaggio di PresaDiretta tra l’Emilia-Romagna, la Campania, la Liguria, la Puglia e le Marche, dentro porti, aeroporti, centrali idroelettriche, aziende di punta nell’innovazione,’ per capire a cosa servono e come funzionano le reti smart, i sistemi intelligenti e per conoscere tutte le novità sull’accumulo dell’energia.
L’inchiesta sul gas parte dalla nuova nave rigassificatrice al largo di Ravenna, grazie alla quale l’Italia si è liberata dalla dipendenza dal gas russo. Ma è proprio così? In esclusiva, Presa Diretta ha seguito le tracce del combustibile russo che – nonostante le sanzioni internazionali – tutta l’Europa acquista ancora in grande quantità. Per finire con i nuovi accordi Europa-Stati Uniti che ci costringeranno a comprare 750 miliardi di combustibile da Trump. E dove finirà la nostra indipendenza energetica?
Le telecamere di PresaDiretta arrivano infine in Toscana nella Valle del Diavolo, la culla della geotermia, dove si concentra il 10% della produzione mondiale. Eppure, nonostante la legge del 2010 per promuovere nuove centrali, da 11 anni in Italia non ne è stata costruita o autorizzata neanche una.
BLACKOUT è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina de Ritis con Daniela Cipolloni, Marco Della Monica, Marianna De Marzi, Irene Fornari, Alessandro Macina, Teresa Paoli, Andrea Vignali, Emilia Zazza, Fabrizio Lazzaretti, Paolo Martino.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.











