27 settembre 2025

Anteprima Presadiretta – Blackout


Un’inchiesta per fare “luce” sulle cause del grande blackout in Spagna e Portogallo dello scorso 28 aprile 2025 quando l’intera rete elettrica è collassata: quali sono state le cause? È stata colpa delle rinnovabili? È a rischio la nostra sicurezza energetica?

Il servizio principale della prossima puntata di Presadiretta cercherà di chiarire le cause del blocco della rete elettrica che ha colpito Spagna, Portogallo e parte della Francia, il più grande blackout della recente storia europea, quando la popolazione di questi paesi è rimasta dieci ore senza elettricità. Quali le cause di questo blocco? Si è subito data la colpa alle energie rinnovabili, accusate di non garantire l’indipendenza e la sicurezza energetica.

Per dare una risposta a queste domande, Presadiretta racconterà le nuove sfide tecnologiche legate alla produzione di energia e alla distribuzione in rete delle energie rinnovabili – spiega Iacona presentando la puntata. Anche in Italia, dove Enel ha investito tantissimo, sulle reti intelligenti a prova di blackout. Come mai, allora, compriamo ancora tanto gas? È il gas liquido pagato a caro prezzo dagli Stati Uniti e persino dalla Russia (alla faccia delle sanzioni).

Il grande blackout in Spagna

28 aprile 2025, una data che resterà nella storia della Spagna. Alle 12.33 la Spagna va in blackout e rimane senza energia elettrica per dieci ore. Le persone sono rimaste bloccate sui treni, negli ascensori, al lavoro, turisti bloccati, trasporti fermi come anche le pompe di benzina.
Inizia a circolare una ipotesi, subito smentita, di un attacco informatico, poi le radio, l’unico mezzo di informazione rimasto, danno notizia che il blackout è causato da un guasto sulla rete elettrica spagnola. “Sembrava di essere tornati indietro di 50 anni” racconta a Presadiretta una testimone dell’evento che per fortuna è cominciato a mezzogiorno quando c’era ancora luce. Gli ospedali sono andati avanti coi generatori, fino a quando alle 11 di sera l’energia è tornata. Ma nessuno pensava che il blackout potesse durare così a lungo, pensavano ad un blocco di pochi minuti, all’inizio sembrava quasi un giorno di festa perché c’era molta gente in strada, ma per chi lavorava è stato terribile, soprattutto per i pendolari, niente treni né metropolitane, solo i bus circolavano ma molto lentamente nel traffico impazzito. Un caos: le persone in macchina hanno dato un passaggio anche a a sconosciuti ma molti sono tornati a casa a piedi.

Per i negozi il giorno del blackout è stata una catastrofe, non si poteva cucinare, niente roba calda né fredda, molto cibo è stato buttato via dai frigoriferi.

Il suo costo è inestimabile, infatti le polizze assicurative lo stanno ancora stimando per aziende e attività commerciali, è difficile stimare il costo del lavoro perso, per non parlare delle persone che erano attaccate ad una macchina per l’ossigeno o una dialisi.
Ancora non si sa se i risarcimenti per i cittadini e le imprese ci saranno e chi li pagherà perché un blackout generale – raccontano dalla principale associazione a tutela dei consumatori – non è una casistica presente nelle clausole contrattuali, il consumatore può chiedere il 10% di rimborso sulla bolletta elettrica annuale, ma i risarcimenti arriveranno solo nel primo trimestre del 2026 e l’importo sarà ridicolo.

Ma per stabilire il risarcimento bisogna prima stabilire chi è il responsabile del blackout: nonostante siano passati molti mesi ad oggi nessuno si è assunto la responsabilità.

La responsabilità è stata data sin da subito alle rinnovabili: Presadiretta è andata nella regione della Castiglia, dove enormi zone pianeggianti sono state dedicate al fotovoltaico, in Spagna questa fonte di energia è passata da 3 GW a 42GW installati. Un salto troppo grande per la rete - si sono chiesti tutti. Il solare è la prima fonte di energia della Spagna, copre fino al 78% della domanda elettrica del paese.
Ma è stata colpa delle rinnovabili? Il problema starebbe nella bassa interconnessione della Spagna con gli altri paesi.

Per motivi geografici la Spagna è in rete solo con la Francia: poco prima del blackout la Francia per evitare danni alla propria rete ha interrotto la connessione e questo ha dato il colpo di grazia alle reti spagnole e portoghesi. Per la ministra dell’energia portoghese Maria Da Graca Carvalho questo è un problema politico ed europeo che va risolto: “secondo l’Unione la percentuale di interconnessione di ogni paese dovrebbe essere del 15%. Quella della penisola iberica è del 2%, perché la Francia è già bel collegata col resto d’Europa a cui vende energia nucleare, quindi c’è meno interesse verso Portogallo e Spagna, siamo un paese produttore di tanta energia. Ma dopo il blackout la Francia ha firmato un accordo con la banca europea degli investimenti impegnandosi ad accelerare l’interconnessione con la Spagna.”

Il gas che compriamo dalla Russia



Nonostante le sanzioni, nonostante la posizione ufficiale del governo, compriamo ancora gas dalla Russia, consapevolmente o meno. Presadiretta lo dimostrerà con le immagini raccolte da Ravenna dove, il 14 luglio scorso, la metaniera LNG Geneva ha trasferito il gas alla nave rigassificatrice di Ravenna. Le immagini – raccolte da Greenpeace -sono state girate da alcuni pescatori al largo, si vede una metaniera che trasferisce il gas alla rigassificatrice: secondo i registri portuali veniva da El Ferrol in Spagna, seguendo il suo tragitto si vede che questa nave, prima di arrivare in Italia, è andata prima verso nord e quando arriva sopra la Russia ha staccato il tracking. La metaniera potrebbe essere entrata nel porto di Murmansk nella penisola di Kola: non lo sappiamo con certezza perché la nave ha spento il segnale di localizzazione, in violazione alle regole di navigazione che la Geneva commette per oscurare la sua manovra.

Dopo tre giorni ha riacceso il segnale e, sempre nel mare di Barents, si vede che è aumentato il suo pescaggio, come se fosse andata a rifornirsi in Russia.

Tutto questo è più che un indizio sul fatto che il gas russo, almeno una volta, sia arrivato in Italia. Le navi rigassificatrici sono state comprate dall’Italia in tutta fretta proprio per renderci indipendenti dal gas russo: per quella di Ravenna sono stati spesi più di un miliardo e derogando le leggi ambientali.

Le energie rinnovabili in Italia

Dalla dipendenza al gas al futuro dell’energia: le comunità energetiche che si stanno sviluppando anche in Italia. Come a Medicina a pochi km da Bologna, la prima comunità solare nel nostro paese (oggi in totale ne esistono 40). Comunità dove la gente autoproduce l’energia con piccoli impianti fotovoltaici domestici e la condivide perché se ne fa così tanta da poter essere messa in rete, nelle colonnine per le ricariche delle auto oppure viene rivenduta alla rete nazionale.

Ai pannelli sui tetti si sono aggiunti nuovi impianti, i pannelli solari da balcone, si attaccano alla rete e non servono autorizzazioni, il pannello va solo collegato alla rete di casa e si può monitorare l’energia prodotta con una app. Questi pannelli costano 400 euro e sono di una tecnologia superiore a quella dei primi pannelli – Presadiretta ha raccolto una testimonianza di una persona di questa comunità – da 100, 120 watt sono passati ad una potenza più del doppio.

E l’impatto sull’immagine della casa, sul decoro? “Io quando vedo una pala eolica, un pannello, penso sempre che quella gente produce energia pulita e soprattutto non deve andare a chiedere gas all’arabo, al medio oriente o agli americani, la tua energia te la fai te, te la consumi te, e stai bene te. Se domani mattina succede qualcosa ad una centrale che serve tot utenze, io ho il mio impiantino, ho le mie batterie e sono autonomo.”


L’aeroporto di Fiumicino a giugno ha inaugurato un innovativo sistema di accumulo che si accompagna al grande impianto fotovoltaico (il più grande in Europa) realizzato da Enel: si chiama Pioneer, un progetto pionieristico perché riutilizza più di 700 batterie dandogli una seconda vita, il più grande impianto di accumulo in Italia di batterie second life, che potrà durare anche dieci anni con performance analoghe a quelle di un sistema con batterie nuove. Queste batterie arrivano da tre case automobilistiche diverse, Nissan, Stellantis e Mercedes.
L’impianto potrà essere utile anche per la rete perché pensato per servire l’autoconsumo dell’aeroporto – spiega Nicola Rossi responsabile innovazione Enel – però da un punto di vista delle performance può offrire servizi di flessibilità verso la rete.

Gli effetti delle microplastiche sull’infertilità

Quali effetti causano sul nostro organismo e sulla nostra salute l’assunzione delle microplastiche ? Sono microparticelle invisibili ad occhio nudo, ma sappiamo che sono presenti nel cibo che mangiamo, nell’aria, nell’acqua che beviamo e sappiamo anche che ne siamo esposto nel corso dell’intera vita, sin dall’utero materno. Grazie agli studi sulle cellule degli animali, come i pesci, sappiamo già molte cose, per esempio che le dimensioni contano: le particelle più piccole, inferiori a 10 micron quelle più insidiose perché capaci di essere assorbite dall’organismo, anziché espulse via. Presadiretta se ne era occupata in una vecchia puntata del 2023: dei pesci erano stati immersi in una vasca piena di microplastiche (polietilene blu) e i ricercatori di Catania aveva rilevato che queste erano state assorbite dai tessuti, in particolare nel capo dell’animale, lungo la spina dorsale. Una parte delle larve, esposte alle microplastiche, sono morte nel corso dell’esperimento, non si cibavano più, i pesci diventavano ciechi e non erano più capaci di orientarsi, dunque non erano in grado di nutrirsi. La cecità – raccontava la dottoressa Gea Conti – era dovuta al fatto che le particelle si disponevano nella cornea e questo ha dimostrato che quando assorbiamo microplastiche con l’alimento una parte viene eliminata con le feci, un’altra parte, la frazione più sottile, viene assorbita dai tessuto.

Presadiretta è tornata nei laboratori dell’università di Catania: i pesciolini non ci sono più, ma le ricerche sulle microplastiche sono andate avanti sulle persone in carne e ossa.

Qui hanno trovato particelle estratte dal liquido follicolare di donne infertili, sono frammenti, questi frammenti non hanno una precisa definizione: hanno scoperto che all’aumentare della concentrazione c’è una interferenza endocrina, ovvero col sistema ormonale.

La dottoressa Gea Oliveri Conti spiega che il loro studio è stato pubblicato perché questi risultati li hanno lasciato esterrefatti: il titolo dello studio era significativo “prime prove di un fattore di rischio emergente per la fertilità femminile.”

Margherita Ferrante è la direttrice del laboratorio di igiene ambientale a Catania: a Presadiretta spiega come questo dubbio dimostri che c’è una correlazione tra la presenza di microplastiche e la diminuzione della fertilità nella donna. La fertilità ne risente perché la maturazione follicolare ne risente significativamente.

Anche negli uomini sembra esserci un legame tra problemi di infertilità e l’abbondanza di microplastiche nel liquido spermatico : nuove ricerche suggeriscono un impatto significativo tra questi inquinanti a carico di numerose altre patologie.

Lo studio, prosegue la dottoressa Ferrante, è stato fatto su soggetti dializzati, su soggetti con depressione maggiore (per capire se ci fosse un effetto sulla malattie neurologiche), su soggetti con infiammazioni intestinali croniche e sul cancro del colon retto, per avere un parametro anche di una malattia cancerosa.

Sono veramente dannose le microplastiche? “Si sono dannose [le microplastiche] hanno un effetto infiammatorio correlato coi tumori, se pensiamo all’obesità, alle malattie cardiovascolari, ma anche molte malattie neurologiche, queste malattie hanno come punto di partenza proprio l’infiammazione..”
C’è una correlazione anche con le malattie neuro-degerative: questa epidemia delle malattie neurologiche, neuro-degenerative ha un collegamento con le microplastiche.

Neanche il nostro cervello è immune dall’invasione della plastica, ne conterrebbe un quantitativo incredibile pari circa a 7 grammi, l’equivalente di un cucchiaio.
Lo rivelano campioni sui tessuti celebrali prelevati dalle autopsie su persone decedute: lo racconto una studio dell’Università del New Mexico pubblicato sulla rivista Nature Medicine. In attesa di maggiori certezze possiamo adottare delle precauzioni: limitando l’uso della plastica nella vita quotidiana, scegliendo di bere laddove possibile acqua di rubinetto.

Perché dal rubinetto esce acqua senza particelle, l’acqua potabile è dunque più sicura.

La scheda del servizio (via Ecquologia):

Domenica 28 settembre (20.30 Rai 3) PresaDiretta presenta BLACKOUT, una puntata dedicata alle potenzialità dell’energia rinnovabile e alla sicurezza delle reti energetiche. Mentre Aspettando PresaDiretta si occuperà di plastica.

Un viaggio di PresaDiretta tra centri di telecontrollo, impianti di produzione, reti intelligenti, sistemi di accumulo. Per scoprire le vere ragioni del grande blackout in Spagna e per capire quanto sono sicure le reti italiane. Un’inchiesta sulla nostra dipendenza dal gas: da quello russo, che non abbiamo abbandonato nonostante le sanzioni, alla nuova guerra commerciale di Donald Trump sul gas. E poi il potenziale, per ora poco sfruttato, della geotermia.

Aspettando PresaDiretta, analizza la relazione tra microplastiche e salute, dall’infertilità alle malattie cardiovascolari. Un focus sulle difficoltà per la filiera del riciclo di lavorare i nuovi imballaggi introdotti sul mercato.

In Aspettando PresaDiretta, nella prima parte della serata, il racconto delle recenti ricerche del Policlinico di Napoli e dell’Università Vanvitelli della Campania che mostrano la presenza sempre più invasiva di microplastiche negli organi e nei tessuti dell’uomo e il ruolo che possono avere su varie patologie, comprese le malattie cardiovascolari. Un reportage poi, in un’azienda toscana per toccare con mano l’impossibilità di riciclare alcuni nuovi tipi di imballaggio – che adesso vanno di moda – e a Viareggio per raccontare la mancata applicazione della legge SalvaMare che lascia da soli i pescatori a gestire i rifiuti di plastica intrappolati nelle loro reti.

In studio ospite di Riccardo Iacona: Giuseppe Ungherese esperto di ambiente e sostenibilità.

La puntata BLACKOUT. 28 aprile 2025: in Spagna, per 10 ore, si ferma tutto. Treni, ascensori, bancomat, pompe di benzina, e così pure in Portogallo e in alcune zone della Francia.

E’ il grande blackout. Sotto accusa, da subito, le energie rinnovabili. Un’inchiesta di PresaDiretta tra operatori, compagnie elettriche, gestori di rete e scienziati, analizzando i report ufficiali che individuano la causa nel non corretto controllo della tensione di rete e nella bassa interconnessione con i Paesi confinanti. E l’Italia? Un viaggio di PresaDiretta tra l’Emilia-Romagna, la Campania, la Liguria, la Puglia e le Marche, dentro porti, aeroporti, centrali idroelettriche, aziende di punta nell’innovazione,’ per capire a cosa servono e come funzionano le reti smart, i sistemi intelligenti e per conoscere tutte le novità sull’accumulo dell’energia.

L’inchiesta sul gas parte dalla nuova nave rigassificatrice al largo di Ravenna, grazie alla quale l’Italia si è liberata dalla dipendenza dal gas russo. Ma è proprio così? In esclusiva, Presa Diretta ha seguito le tracce del combustibile russo che – nonostante le sanzioni internazionali – tutta l’Europa acquista ancora in grande quantità. Per finire con i nuovi accordi Europa-Stati Uniti che ci costringeranno a comprare 750 miliardi di combustibile da Trump. E dove finirà la nostra indipendenza energetica?

Le telecamere di PresaDiretta arrivano infine in Toscana nella Valle del Diavolo, la culla della geotermia, dove si concentra il 10% della produzione mondiale. Eppure, nonostante la legge del 2010 per promuovere nuove centrali, da 11 anni in Italia non ne è stata costruita o autorizzata neanche una.

BLACKOUT è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina de Ritis con Daniela Cipolloni, Marco Della Monica, Marianna De Marzi, Irene Fornari, Alessandro Macina, Teresa Paoli, Andrea Vignali, Emilia Zazza, Fabrizio Lazzaretti, Paolo Martino.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

23 settembre 2025

A esequie avvenute: Una storia dell'Alligatore, di Massimo Carlotto

 


«Le cicatrici temono il tempo e le cure, sbiadiscono come i ricordi e gli amori». Ero tentato di alzarmi e di sussurrare questa mia granitica certezza a una ragazza magrolina, che sfoggiava un French Bob fresco di parrucchiere, seduta al tavolino accanto a quello che condividevo con il mio amico Max.

Pochi scrittori come Carlotto hanno saputo raccontare il nordest, quel mondo all’apparenza slegato dal resto del paese, fatto da piccoli imprenditori, città a misura d’uomo che si alternano a capannoni e alle dolci colline coi filari dei vitigni per produrre il famoso Prosecco, con cui preparare lo spritz ..
Tanta ricchezza porta come conseguenza la voglia di divertirsi: nei locali, nelle discoteche dove girano belle macchine, belle ville e tanto altro ..
Il miracolo nordest ha anche un suo lato oscuro che Carlotto, nei racconti con l’Alligatore (ma anche in quelli con Giorgio Pellegrini, che qui ritroveremo nuovamente), ci ha mostrato senza alcun filtro. La criminalità organizzata ben radicata sul territorio e la criminalità quotidiana delle gente perbene basta sull’evasione, il nero, il ricorrere al caporalato e a forme di schiavismo nei campi, nei capannoni.

Un certo Veneto era deciso a riscrivere la storia criminale del territorio e a cancellare la macchia di essere stato dominato per un lungo periodo da una vera e propria organizzazione mafiosa, nata e cresciuta nelle campagne..

Non è facile distinguere chi siano i veri criminali in queste storie dove vediamo il protagonista, muoversi tra le pieghe delle legge, avendo a che fare con gente che spara e gente che campa sullo sfruttamento (delle donne, dei migranti, degli ultimi di questa terra), sulla benevolenza che lo Stato italiano concede a fa uso del nero.

Uno come Loris Pozza ad esempio, il nuovo cliente dell’Alligatore e dei suoi amici, Max “la memoria” e il “vecchio” bandito con un suo codice di regole: la sua amante, Aliona, è stata rapita e loro devono gestire il riscatto. Di chiamare la polizia nemmeno a parlarne, troppo complicato spiegare l’origine dei suoi soldi.

E i soldi non sono frutto di attività legali, – lo incalzai.

Diciamo di no. Mica droga o puttane, solo magheggi con le fatture, quelle cose lí. – Insomma, il sequestro è maturato all’interno di un gruppo di evasori fiscali? – chiesi incredulo.

Società cartiere con cui creare finte fatture per spese inesistenti, una banca clandestina gestita dai cinesi con cui riciclare questa massa di nero. Ma però, una facciata pulita davanti: una bella casa, una bella moglie, veneta chiaramente, dei figli. Una vita rispettabile insomma. Mica come la ndrangheta, “noi siamo furbi, e lo siamo diventati per impedire allo Stato di derubarci, ma siamo gente per bene”.

Qualcosa va storto dopo il pagamento del riscatto, la giovane ragazza moldava non torna a casa e l’amante perbene, questo Loris, teme che sia morta.

Inizia così un’indagine personale e non autorizzata dell’Alligatore e dei suoi due amici per capire cosa sia successo ad Aliona perché, nel codice d’onore di questi strani investigatori, anche una persona come lei ha diritto ad avere giustizia. Prima che l’oblio cancelli tutto.

Nel frattempo Beniamino Rossini, che ancora non ha dimenticato Sylvie, la danzatrice del ventre che aveva amato, si ritrova contro la mafia ucraina: aveva conosciuto una ragazza finita nella loro rete e aveva deciso di liberarla, uno sgarro inaccettabile per l’organizzazione.

La solita vecchia storia. La guerra arricchisce le mafie, crea nuovi mercati illegali sui quali immettere masse di disperati da trafficare, vendere, sfruttare. La mafia ucraina e quella russa prima del conflitto erano abituate a lavorare insieme.

Non solo il nordest ha il suo lato oscuro, ma anche la guerra: la grande abbondanza di armi che vengono inviate dagli arsenali europei verso l’Ucraina è stata in parte dirottata dalle organizzazioni criminali verso altri paesi, arricchendo queste mafie su cui l’attenzione delle polizie è stata allentata proprio a causa della guerra.

Me ne stavo tranquillo in Polonia a gestire il traffico d’armi quando sono stato interpellato. Sapendo che ero della zona mi hanno chiesto se conoscevo un tale Beniamino Rossini.

Mentre i tre investigatori sono decisi a fare giustizia per Aliona, ricorrendo all’aiuto di quello “strano” sbirro che è l’ispettore Campagna, un pericoloso nemico è arrivato in Italia per far fuori, per conto della mafia ucraina, il vecchio Rossini: come un esperto predatore si è messo ad osservare le loro vite in attesa del momento migliore per colpirli. E regolare vecchi conti.

Sono otto anni che aspetto questo momento, da quando mi hanno abbandonato ferito in mano a una banda di trafficanti viennesi.

Buratti, l’Alligatore, mentre cerca di regolare i suoi conti con la famiglia di Loris Pozza, si ritrova a dover affrontare una nuova guerra e, per salvare la sua vita e quella dei suoi amici, si dovrà superare quel limite che si era posto, nelle sue regole criminali.

Uccidere per non essere ucciso. Anche lavorando per certi settori dello Stato che possono essere più infidi dei criminali veri, in un gioco di ricatti e di segreti.

«A esequie avvenute proseguono senza sosta le indagini per identificare il misterioso killer…» Non serviva leggere altro.

Eccolo il grande scrittore, capace di imbastire un racconto noir duro e doloroso, che non fa sconti a nessuno. Che mostra la realtà di un paese dove l’asticella dell’etica si è abbassata a tal punto che gli “incensurati hanno scoperto il crimine e non ne possono piú fare a meno”.

Un brindisi, da parte di noi lettori, a questa nuova avventura dell’Alligatore, la più dolorosa di tutte, dove imparerà come non tutte le cose possono essere sistemate. 

La scheda del libro sul sito di Einaudi
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

20 settembre 2025

Anteprima Presadiretta – La sanità del futuro

Abbiamo ospedali all’avanguardia, intelligenza artificiale, diagnosi sempre più precise, terapie cucite su misura, eppure mancano ancora medici e infermieri e le liste d’attesa si allungano.

Che ne sarà del sistema sanitario italiano? Quale sarà la sanità del futuro? Dovremo essere sempre grati ai giornalisti di Presadiretta per tenere sempre alta l’attenzione sul sistema sanitario specie in questo momento, con una popolazione che invecchia sempre di più e una classe politica che regala al paese riforme come la separazione delle carriere.

Abbiamo un sistema sanitario che vive un momento paradossale – spiega Iacona presentando la puntata: da una parte c’è stato un salto tecnologico pazzesco, l’intelligenza artificiale ha incontrato la ricerca clinica e adesso si possono fare diagnosi sempre più precise e terapie sempre più cucite su misura del paziente. Non è fantascienza- ci dice Iacona – ma sono pratiche che stanno già entrando nelle nostre strutture ospedaliere più avanzate. Dall’altra parte, negli stessi ospedali, c’è una crisi veramente fortissima, mai vista prima, che è fatta di mancanza di soldi, di personale che è troppo ridotto, di motivazione che dopo l’epopea del covid è scesa di molto, anche perché i nostri ospedalieri hanno gli stipendi tra i più bassi d’Europa e quindi si allungano le liste di attesa e la gente rinuncia persino a curarsi.

Tutto questo ve lo racconteremo in un viaggio davvero interessante e vasto, perché affronteremo gli ospedali dal nord al centro con uno speciale focus sulla sanità in Sardegna e un interessantissimo confronto con la sanità territoriale in Danimarca”.

Sanità e AI

Ad alimentare tutti i sistemi di intelligenza artificiale dai più sofisticati per la diagnostica e l’assistenza medica e chirurgica, a quelli più generalisti e ormai di uso comune come ChatGPT sono i dati. Servono enormi quantità di dati e giganteschi computer per addestrare i modelli matematici alla base di questi strumenti e gli ospedali sono una miniera d’oro di informazioni per allenare questi algoritmi. Persino a predire quello che accadrà nel futuro.

Nel predire l’evoluzione al trattamento, l’evoluzione della malattia – spiegano dal centro per l’intelligenza artificiale della Humanitas University dove bioingegneri, data scientist, medici e ricercatori, lavorano fianco a fianco per sviluppare strumenti di avanguardia per la pratica clinica.

L’ultima frontiera dell’innovazione è quella dei cosiddetti gemelli digitali, ovvero riproduzioni digitali del paziente che permettono di simulare a computer l’effetto di farmaci o l’andamento delle sue condizioni di salute, senza rischi per la persona in carne e ossa.

Si inseriscono i dati su questa piattaforma che è l’orchestratore” spiega alla giornalista di Presadiretta Saverio D’Amico un ricercatore del centro “possiamo effettuare una simulazione su cui il medico poi prende una decisione più informata su quella che è la terapia da dare al paziente. Cioè, se faccio questa terapia, come può evolversi la sua qualità di vita?”.

Come si controlla l’affidabilità della risposta dell’algoritmo?
“L’algoritmo è stato costruito all’interno di un consorzio europeo di ospedali, altri medici, quindi viene validato attraverso un processo clinico e scientifico importante. E l’algoritmo integra al proprio interno il protocollo attuale. Quindi, usando l’algoritmo, il medico comunque ha all’interno le decisioni da protocollo che prenderebbe normalmente.”

Per ogni malattia potremmo avere un modello di questo tipo?
“Idealmente si, non potrà esistere un modello generalista, adattabile ad ogni malattia, quindi ogni malattia dovrà avere il suo gemello digitale che funziona con i dati utili per quella malattia.”

Questi modelli si sono rivelati utili nei casi più complessi, mentre per molte diagnosi ci sono evidenze scientifiche che indicano chiaramente la terapia da fare, per altre patologie non è così.
È il caso di alcuni tumori del sangue: la stessa malattia può avere sintomi e prognosi che variano moltissimo da paziente a paziente.

Matteo Della Porta è un medico ematologo dell’Humanitas: “Per noi il primo punto dell’intelligenza artificiale è aiutare il medico a gestire questa complessità di informazioni biologiche, cliniche del singolo paziente per scegliere il trattamento migliore.”

Una delle scelte più complicate per gli ematologi è stabilire quando effettuare il trapianto di cellule staminali nei pazienti affetti da mielodisplasia, rara malattia del midollo che in Italia colpisce circa 3000 persone ogni anno. Questa sindrome è subdola, può rimanere benigna a lungo, oppure aggravarsi improvvisamente in Leucemia, cioè un tumore aggressivo del sangue più difficile da curare.

La terapia – spiega il dottor Della Porta – è il trapianto di cellule staminale che non deve essere fatto troppo presto, né troppo tardi perché quando la malattia evolve in leucemia le possibilità di successo del trapianto sono significativamente ridotte.

Presadiretta è andata a Barcellona all’ospedale Sant Pau, per incontrare il direttore del dimension Lab, il dottor Abdel Hakim Moustafa che ha mostrato diversi modelli anatomici, fatti con le stampanti 3d, usati per fare delle simulazioni avanzate.

Sono riproduzioni di pazienti che sono stati sottoposti ad interventi chirurgici complessi: con questi modelli 3d il chirurgo può pianificare la procedura con precisione.

Mani, piedi, parti del cranio, che poi vengono impiantate nel paziente. La stampante usa materiali speciali, si possono creare anche dispositivi speciali in Titanio, ma sono tutti fatti su misura per un singolo paziente. Si parte dalla riproduzione digitale esatta dell’anatomia del paziente, che vien usata dai bioingegneri per arrivare poi ai modelli, tutto viene fatto a computer e consente di ridurre i tempi degli interventi chirurgici e ottenere risultati migliori.

Si usa l’intelligenza artificiale si arriva ad ottenere una vera e propria mappa del corpo umano da usare per esercitazioni e simulazioni pre-operatorie.

Per esempio per capire dove intervenire per rimuovere un tumore ai polmoni: si crea una mappa che guida il chirurgo durante l’asportazione. È come avere google maps mentre guidi, uno strumento di cui oggi non possiamo farne a meno.

La fotografia della sanità in Sardegna


Un milione di abitanti, spiagge paradisiache, villaggi per le vacanze esclusivi che attirano turisti da tutto il mondo e la popolazione quintuplica.

La Gallura è una delle aree più ambite dell’isola, ma è anche una zona fragile dal punto di vista sanitario: “qualche volta ho definito la nostra sanità da terzo mondo” racconta il sindaco di Tempio Pausania “non è sicuramente un incentivo per il turismo il fatto che la Sardegna passi per una delle peggiori realtà dal punto di vista sanitario”.

Una sanità tra le peggiori per la presa in carico e per la cura del paziente: lo certifica l’ultimo rapporto Agenas e lo denuncia da anni anche il sindaco di Tempio Pausania, Gianni Addis, presidente della conferenza socio sanitaria della Gallura.

Le nostre strutture sono in sofferenza già nel periodo invernale, figuriamoci nel periodo estivo, qui succede di tutto, difficoltà ad accedere alle cure primarie, ad andare al Pronto Soccorso..”

Un turista rischia la vita, aggiunge il sindaco, ma anche il resident.

In Gallura ci sono tre ospedali pubblici dotati di Pronto Soccorso, a Tempio Pausania, sull’isola della Maddalena e ad Olbia ma solo quest’ultimo, secondo la legge, può gestire le emergenze gravi. Dopo la riforma regionale della rete ospedaliera molti reparti sono stati svuotati e in estate con centinaia di migliaia di turisti il sistema va in apnea.

Le telecamere di Presadiretta sono entrare nell’unico Pronto Soccorso in Gallura, a Tempio PAusania, per mostrare qual è la situazione tra medici, infermieri, gettonisti e pazienti lasciati sulle barelle ad attendere che qualcuno si prenda cura di loro. Sulla carta potrebbe gestire solo codici bianchi e verdi, ma dentro il reparto sono presenti tanti codici rossi e arancioni che in teoria non potrebbero stare lì. Infatti dal Pronto Soccorso partono diversi viaggi verso altre strutture in grado di gestire questi casi gravi, ad Olbia in cardiologia e neurochirugia.

Qui al Pronto Soccorso infatti c’è un solo medico, un gettonista per venti pazienti, ma i codici rossi però vengono gestiti lo stesso pur non avendo nessun servizio alle spalle: nessun cardiologo, in notturna, non c’è nessuno in radiologia, nessun anestesista, “ci siamo noi e la medicina generale” racconta un’infermiera alla giornalista. Sulla carta c’è scritto che i codici rossi non dovrebbero arrivare ma se un evento avviene nel circondario – continua l’infermiera – il punto di primo soccorso è questo, “si cerca di stabilizzarlo e cerchiamo di trasferirlo ..”. Ma per arrivare ad Olbia ci vuole un ora..

D’estate in Gallura succede un disastro – spiega il personale – devi solo pregare che non succeda nulla di grave: mancano le risorse umane,infermieri, OSS, “oggi l’ospedale non è niente, è solo un ambulatorio.”

Una realtà triste, dove la sanità è stata smantellata negli ultimi quindici, dieci anni.
Durante l’estate in Gallura si passa da 140mila a 6 ml di persone e questo ospedale non è attrezzato per gestire tante persone e il personale nemmeno viene potenziato: tre medici strutturati e un direttore, al pronto soccorso ne servirebbero almeno 24, così come servirebbe un discreto numero di infermieri.

Così esiste il reparto OBI (osservazione breve intensiva) sebbene l’ospedale non sia accreditato: è una struttura prevista dalle linee guida nazionali e dall’accordo stato regioni come servizio essenziale in tutti i Pronto Soccorso di primo e di secondo livello. L’OBI è uno spazio dove sostano i pazienti prima di essere dimessi o ricoverati, quello di Olbia non ha l’accreditamento regionale che serve a stabilire organico, budget, funzioni. Ma è proprio nell’OBI dell’ospedale di Olbia che finiscono tutti i casi gravi della Gallura, soprattutto d’estate.
Ma qua nell’OBI non accreditato manca il personale dedicato, ma i pazienti vengono tenuti lo stesso: durante il servizio di Presadiretta erano presenti, tra dentro e fuori, 62 pazienti. Secondo le direttive del ministero potrebbero starci solo 3 persone in boarding nella struttura, ma nella realtà ci sono dentro una trentina di persone, alcune che nel Pronto Soccorso ci dormono, in attesa del posto letto nei reparti. Questo è il Boarding ed è diventata la prassi in molte strutture italiane: secondo le linee guida del ministero un paziente non dovrebbe rimanere nel Pronto Soccorso per più di poche ore, ma ad Olbia – come mostrano le telecamere di Presadiretta - ci sono almeno 30 persone che passano giorni su una barella. In alta stagione questa cifra raddoppia. Ci sono state persone che sono rimaste ricoverate anche tre mesi in Pronto Soccorso, in violazione delle norme di sicurezza. D’estate nelle stanze usate per il Boarding ci stanno anche dieci persone

L’assessore regionale alla sanità Bartolazzi di fronte a queste immagini risponde così: “se andiamo a vedere le cose obbligatorie per legge [come l’accreditamento per l’OBI] dovremmo rivedere molti ospedali in Sardegna ..”

La gestione dell’immigrazione.


Nell’anteprima della puntata si parlerà di immigrazione, uno degli argomenti caldi di questo governo di destra (non la sanità, non le scuole, non i salari, non la sicurezza sul lavoro, non l’ambiente..).

Presadiretta mostrerà in esclusiva le immagini di un “luogo idoneo”, una cella di pochi metri quadrati nel seminterrato della Questura di Napoli, dove ci sono gli uffici per i rinnovi dei permessi di soggiorno. La porta è sbarrata, non ci sono finestre, e le persone hanno solo un letto di cemento si cui sedersi e sdraiarsi, senza spazio per fare altro. Un immigrato, che è rimasto recluso in quello spazio per tre giorni, ha girato il video: ha sempre lavorato in Italia, fino a quando gli sono scaduti i sei mesi di permesso di soggiorno. Così ha chiamato il suo avvocato che gli ha detto di presentarsi in Questura: “quando ci sono andato, il giorno dell’appuntamento, mi hanno detto che c’era un problema coi miei documenti, mi hanno preso le impronte digitali, come fossi un criminale. Io ho domandato cosa avessi fatto, e loro mi hanno detto che ero in arresto. Mi hanno portato in questa stanza, c’erano tre persone con me, due le hanno portate via, e sono rimasto assieme ad un pakistano, le altre persone avevano problemi coi documenti. Ho detto ai poliziotti che ho un problema agli occhi, non ci vedo bene, e che avevo bisogno delle mie medicine, ma mi hanno risposto che non potevano darmi nulla. In quel momento ero solo un prigioniero in attesa dell’aereo che mi avrebbe riportato nel mio paese. Mi hanno detto che avevano già comprato il biglietto dell’aereo e dovevo essere imbarcato ma per fortuna sono riuscito a salvarmi in tempo. Mi hanno trattato come un criminale e ora io ho paura, sono spaventato, se vedo un poliziotto ho paura.. ”
La storia di questa persona si è conclusa col suo rilascio, poche ore prima della partenza del volo, che doveva riportarlo nel suo paese, solo perché è riuscito a mettersi in contatto col suo legale, utilizzando di nascosto l’auricolare bluetooth mentre il suo telefono era tenuto sotto sequestro, senza motivo.

L’Italia come l’America di Trump, o forse viceversa: dove si da la caccia agli immigrati colpevoli non di aver commesso un reato, ma per il loro stato.

La scheda del servizio:

Un viaggio di PresaDiretta tra Roma, Milano, la Sardegna e la Danimarca per raccontare la medicina del futuro tra innovazione e rischi di nuove disparità. Il futuro nella sanità si misura con l'innovazione tecnologica. Un reportage nei reparti del Sant'Andrea e del Bambin Gesù di Roma; al San Raffaele, all'Humanitas e al Besta di Milano; al Santa Creu i Santi Pau di Barcellona. Tutti ospedali dove l'intelligenza artificiale permette oggi prestazioni all'avanguardia. Le nuove frontiere delle cure si scontrano però con un'Italia digitale che non decolla. Le questioni irrisolte del fascicolo sanitario elettronico, tra fondi del PNRR, differenze regionali, piattaforme che non dialogano tra loro e milioni di cittadini ancora alle prese con documenti sanitari cartacei. E poi il confronto con la Danimarca, dove il sistema sanitario pubblico - interamente digitalizzato - è finanziato con l'8% del Pil. Un modello che garantisce cure rapide, efficaci e capillari sul territorio, anche nelle aree più interne del paese.


Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

19 settembre 2025

Buio sulla città di Massimiliano Virgilio

 

Napoli, malinconico autunno di fine Ottocento

Fiùùù.

Bududù-bududù.

Di colpo la città fu avvolta dal buio.

Tutte le vecchie lampade ad olio, a gas, persone quelle nuovissime a corrente di piazza Cavour, del Teatro San Carlo, delle Terme di Agnano, del Rettifilo e i lampioncini multicolori della Galleria Umberto I si spensero, provocando un fenomeno che, con una 'ntecchia di timore, i napoletani avevano preso a chiamare il "Grande Oscuramento".

In questo secondo romanzo con protagonista Matilde Serao (il primo è "Luci sulla città"), la famosa scrittrice nonché giornalista de Il Mattino, ci troviamo ancora a Napoli a fine Ottocento, quando ancora l’ITalia era unita ma non gli italiani, troppo distanti per censo, per il linguaggio. Gli anni delle grandi scoperte tecnologiche, tra cui l’arrivo dell'elettricità nelle città per sostituire i vecchi sistemi di illuminazione.

Grazie all’invenzione di Thomas Edison finalmente il progresso arrivava ad illuminare tutto il paese, anche gli angoli bui dei quartieri.

Ma il buio che da il titolo al romanzo ha qui un doppio significato: è sia il buio fisico, quello del "grande oscuramento", quando gli eventi atmosferici fanno cadere una dopo l'altra le lampadine riportando strade e quartieri nell’oscurità.

Ma è anche il buio della ragione, l’oscurità legata alle superstizioni, alle antiche "consuetudini familiari" che zavorrano non solo il popolino, quello che pensa di scappare dalla miseria giocandosi i numeri al lotto con la smorfia. Ma anche le famiglie più nobili.

E contro questo buio che deve lottare Matilde Serao, 'a signora, che qui incontriamo in un inizio di autunno appena tornata dalle vacanze in montagna. Un autunno che non si intende solo nel senso della stagione, è soprattutto quella sensazione di grande malinconia personale che si porta dentro: per i tradimento, ormai alla luce del sole, del marito Edoardo Scarfoglio. E per la fine di quella relazione, solo emotiva, col poeta Mario Giobbe che l’aveva liquidata con una lettera di addio scontata, banale. Dolorosa da accettare.

In questo momento di "buio" personale, un nuovo crimine avviene in città: nel Bosco di Capodimonte, proprio nella notte del "Grande Oscuramento" viene ritrovato il cadavere di una bella ragazza.

La notizia che inizialmente nemmeno scuote il “grande buio” nella mente di Matilde, riscuote invece una certa eco in città. Infatti la giovane ragazza trovata nel bosco di Capodimonte ricorda un vecchio racconto che la stessa Serao aveva scritto in una vecchia raccolta, “Leggende napoletane”. Si tratta della leggenda di una ragazza di porcellana di cui si innamora un uomo, che nel tentativo di stringerla tra le sue braccia, la uccide.

Matilde amava Napoli.

Napoli era come Buenos Aires, come Istanbul, come Gerusalemme, Tripoli, Marsiglia, Atene: uno di quei luoghi di cui si parla anche solo per sentito dire, spesso per pregiudizio positivo o negativo, sotto forma di diceria e di leggenda, di denigrazione e di lode.
Così erano nate novelle come La città dell'amore, quelle sul poeta Virgilio, sul palazzo donna’Anna e sul monaciello, quella sul diavolo di Mergellina e per l'appunto La leggenda di Capodimonte.

Per amore di Napoli, della sua città, per strapparla al gioco dell’ignoranza, della superstizione, Matilde Serao decide di scrivere un primo articolo contro le false notizie (oggi diremmo le fake news).

Ma poi si fa trascinare nuovamente in una nuova indagine, non solo per aiutare i carabinieri Reali, “ma perché voi siete Matilde Serao”. Ovvero una donna intelligente, una donna che non accetta i luoghi comuni e i pregiudizi, come nemmeno che una ragazza innocente finisca in carcere per un delitto che non ha commesso.

I carabinieri hanno infatti arrestato una ragazza “ospite” del Real Albergo dei poveri, la struttura voluta dal re Borbone, per ospitare le giovani in stato di indigenza, di povertà, abbandonate dalle famiglie.

Quanti poveri muti, storpi, e indigenti erano finiti lì dentro con la speranza di trasformarsi da relitti umani in artefici di un destino nuovo, così come era nei piani di chi aveva progettato quel luogo, senza immaginare che che quelle migliaia di anime, una volta ammassate nello spazio, si sarebbero fuse e trasformate in una sola densa orribile anima del disagio e della miseria?

Nella realtà, il Real Albergo di reale aveva ben poco, essendo, per gli ospiti, poco più che un carcere.

Matilde Serao si mette dunque in azione, allora, per portare avanti la sua indagine facendosi aiutare anche dall’amica Eleonora Duse, la “divina”, addentrandosi “nel ventre di Napoli” e anche nelle case della nobiltà, da cui la morte proveniva.

Tutto per scoprire la verità sul delitto.

Da ragazza al tempo dell'apprendistato da cronista al capitan fracassa il direttore Gandolini le aveva detto ci sono sempre quattro versioni di ogni storia: la tua versione, la loro, la verità, è ciò che davvero è successo.

In questa storia ci sono le tensioni tra i nuovi borghesi, la classe sociale che sta prendendo sempre più spazio nella nuova Italia. Ci sono quelle antiche consuetudini delle famiglie nobili (sul destino dei primogeniti e degli altri figli) che, non solo con gli occhi di oggi, sembrano solo retaggi di un passato da mettere alle spalle. C’è la miseria di una città a metà tra antico e moderno, col buio che opprimo tanta povera gente costretta a vivere nella miseria.

Fu lampo una sorta di scarica elettrica che come la corrente passa di lampada in lampada accese di colpo e in sequenza gli occhi il cervello e il cuore di Matilde era la focalizzazione.

Per far luce su questo buio serve l’intelligenza e l’intuito della “Signora”, la “focalizzazione” appunto, come una scarica elettrica che all’improvviso mette assieme tutte le tessere del puzzle.

Chi è l’assassino, come ha ucciso e perché ha ucciso. Ragioni che “avevano radici ben piantate in quella parte dell’animo dove si annidano le emozioni primitive: fame, rabbia, invidia, gelosia e desiderio”.

In questo romanzo, che non è solo un giallo, si parla di Napoli, una città piena di luci e ombre. Si parla anche dell’insofferenza nei luoghi di potere al nord e a Roma per Il Mattino, quel giornale che aveva portato alla lettura, e dunque alla consapevolezza, alla cultura, tanti napoletani.

Si parla della condizione delle donne, relegate ad angeli del focolare o pedine da sacrificare per i giochi delle famiglie.

E, infine, si parla del potere della letteratura e della parola: un potere enorme, le parole sono rametti che bruciano nella lanterna per illuminare come possiamo il buio che ci circonda”.

E Napoli avrà ancora bisogno della parole di Matilde Serao.

La scheda del libro sul sito di Feltrinelli.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


13 settembre 2025

Anteprima Presadiretta – I padroni dello spazio

 

Americani, russi, europei, cinesi, indiani, giapponesi, tutti partono per lo spazio, perché chi controllerà le rotte verso la Luna e Marte comanderà anche sulla Terra”.

La prossima sarà veramente una puntata spaziale per Presadiretta: “usciremo dai confini della terra, viaggeremo verso la Luna, verso Marte e ancora più in la, nello spazio profondo” racconta Riccardo Iacona presentando la puntata.

Nei vari servizi si ricostruiranno assieme le più importanti missioni spaziali in questi ultimi anni e poi getteremo uno sguardo verso il futuro che non è più fantascienza, cioè la costruzione di basi permanenti nello spazio. È sempre Iacona a spiegare nelle anticipazioni: “tutto questo comporterà u salto tecnologico pazzesco ed ecco perché è partita una gara scientifica, tecnologica, commerciale e anche militare tra il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti e l’ultima arrivata che è la Cina. Ultima arrivata ma che ha fatto passi da gigante perché chi conquisterà lo spazio comanderà anche sulla terra ”.

Il futuro della geopolitica mondiale si gioca anche nello spazio: chi saranno allora i suoi futuri padroni?

Forse Elon Musk potrebbe essere uno dei nuovi padroni dello spazio: ma possiamo accettare che lo spazio sia un monopolio di un uomo solo? Se lo chiede il ministro della Difesa Crosetto: Elon Musk, l’uomo più ricco al mondo, rischia di diventare un monopolista spaziale. Se si osserva la rappresentazione degli “oggetti” che sorvolano le nostre orbite basse, sopra i nostri cieli, quelli di Musk sono la maggior parte, Starlink è infatti la più grande infrastruttura satellitare al mondo per l’internet veloce (sebbene sia meno veloce della fibra). Realizzata dall’azienda SpaceX, conta già 7600 satelliti operativi, il 60% di tutti quelli esistenti, con l’ambizioso obiettivo di arrivare a 42 mila.

Gli obiettivi della ricerca spaziale

Riccardo Iacona è andato in Olanda al centro di ricerca dell’ESA – l’ente europeo per la ricerca spaziale, 40 ettari di superficie dove lavorano 12 mila persone: l’ESTEC è il cuore ingegneristico dell’Europa spaziale, qui le idee prendono forma, astronavi, satelliti, rover, qui dentro vengono testati nei minimi dettagli prima di uscire dall’orbita della terra per i lunghi viaggi dentro e fuori il sistema solare.

Qui facciamo due test fondamentali: l’accesso allo spazio, quindi rumore, vibrazioni, choc, e poi una volta che il razzo si trova nello spazio simuliamo tutta la sua vita nel vuoto, la sua vita esposta alle radiazioni, al molto freddo o al molto caldo” – racconta a Iacona Tommaco Ghidini che dirige la divisione che si occupa di strutture, meccanismi e materiali per l’ingegneria spaziale.

Il test center che morta alle telecamere di Presadiretta è enorme, 3000 metri quadrati di superficie perché qui devono entrare astronavi in scala reale.

Qui è stato testato ATV, un veicolo automatico che si è attraccato alla stazione spaziale che è grande come un bus a due piani: gli ATV sono stati un grande successo di ESA, un’astronave carica di 8 tonnellate di rifornimenti, cibo, acqua, ossigeno,carburante, pezzi di ricambio e apparecchiature scientifiche. Una volta lanciata in cielo arriva alla stazione spaziale internazionale e fa tutto da sola. Il sistema di attracco è autonomo, non pilotato dall’uomo: per testarlo è stato messo in uno spazio distante dalla stazione a fare volo libero – racconta Ghidini “per dimostrare a noi che era capace di orientarsi, di manovrare, da solo e poi gli abbiamo permesso di avvicinarsi alla stazione.”

Ora in test c’è un satellite che si chiama Plato, un cacciatore di pianeti abitabili in altri sistemi solari: coi suoi 26 telescopi Plato osserverà un milione di stelle e tutti i pianeti che vi girano attorno. Ci dirà quanto sono grandi e se sono favorevoli alla vita: verrà lanciato nello spazio a dicembre 2026 ma nel frattempo la caccia alla vita nello spazio è già cominciata.

Nel 2023 dalla Guyana è stato lanciato il satellite Juice, in sette anni raggiungerà Giove e poi punterà sui suoi satelliti più grandi, tra cui Europa.

Europa ha una crosta ghiacciata” spiega a Iacona Ghidini “ma sotto è tutto un oceano, è quindi è plausibile immaginare che siano forme di vita che stiamo andando a cercare e questa sarebbe una scoperta veramente rivoluzionaria.”

Dal grande freddo di Giove al caldo estremo del Sole: lanciato da Cape Canaveral con un Atlas 5 della Nasa, il satellite dell’ESA Solar Orbiter ci ha messo due anni per arrivare davanti e attorno al sole: mai si era riusciti a mandare un satellite così vicino al Sole (40 ml di km di distanza) con risultati scientifici straordinari per la misurazione del plasma, del campo magnetico, del vento solare, una sfida tecnologica mai affrontata prima, viste le alte temperature che il satellite deve sopportare. La superficie del sole ha qualche migliaio di gradi, ma la sua corona sta a milioni di gradi. Nessun materiale al mondo poteva resistere ad una temperatura del genere per così tanto tempo – commenta Ghidini: “lo abbiamo potuto fare perché abbiamo usato un materiale che l’uomo preistorico usava per dipingere le caverne, ossa di animali bruciate. Essendo già bruciate non brucia più, quindi è la protezione termica perfetta. La protezione del satellite è uno strato di quel materiale della dimensione di un capello.”

Il satellite ha mandato foto e video da premio nobel perché abbiamo chiarito come il sole possa passare da una superficie da qualche migliaio di gradi alla corona a migliaia di gradi, lo fa grazie a questi che noi chiamiamo camp fires che prima non riuscivamo a vedere, ma adesso a questo satellite li vediamo, e che sono grandi come l’Arabia Saudita, il Sole ne è costellato, sono acceleratori elettromagnetici che aumentano la temperatura tra superficie e corona.

Il problema dei detriti spaziali

La corsa nello spazio ha lasciato dietro un effetto collaterale: la massa di detriti prodotti dall’uomo che affollano lo spazio.
Colpa di tutti i satelliti che abbiamo lanciato nello spazio e che circondano la terra la terra oggi: anche quelli non più attivi rimangono nello spazio e orbitano assieme a centinaia di milioni di frammenti causati da collisioni ed esplosioni intenzionali. È la spazzatura spaziale: abbiamo una mappa per gli oggetti di dimensioni superiori ad un metro, ma quelli sotto il metro sono più di un milione. Si tratta di satelliti fuori uso, frammenti derivanti da collisioni o esplosioni: i frammenti grandi in caso di collisione possono distruggere completamente un satellite funzionante, quelli più piccoli possono renderlo inutilizzabile – spiega a Presadiretta Tim Floher dell’ESA. Sono oggetti che sono nello spazio anche da decenni, quelli nelle orbite basse scendono verso l’atmosfera in pochi anni e si disintegrano, quelli più in alto, in orbita geostazionaria, restano praticamente per sempre. Detriti eterni dunque, gli errori del passato ricadranno sulle generazioni future – continua Fluher – e questa è la verità per tanti altri problemi ambientali e il problema dei detriti e del traffico spaziale non è da meno. Stiamo ancora lavorando sul caos generato dallo scontro tra due satelliti avvenuto vent’anni fa.

Il responsabile dell’ufficio detriti dell’ESA si riferisce ad uno scontro tra satelliti avvenuto nel 2009 quando due satelliti russo e americano si scontrarono generando migliaia di detriti. Il pericolo degli scontri tra satelliti è aumentato con l’invio nello spazio delle mega costellazioni commerciali come la Starlink di Elon Musk. L’ESA monitora il rischio dello scontro tra satelliti: il rischio per la maggior parte dei satelliti dell’agenzia spaziale riguarda proprio la loro vicinanza a quelli di Starlink e loro devono monitorare circa 30 di questi eventi di scontro, quasi uno all’ora.

I nostri satelliti possono comunicare con quelli di Starlink ma la loro tecnologia avanzata non impedisce dei veri e propri incidenti diplomatici: nel 2021 uno Starlink ha messo in pericolo la stazione spaziale cinese.

Il rischio di collisione è diventato – per gli ingegneri di ESA – quello più importante da monitorare oggi rispetto al passato: abbiamo lanciato sempre più satelliti in cielo e ogni collisione causerebbe ancora più detriti aumentando a sua volta questo rischio. Ogni collisione genera una nube di detriti, infatti e -come spiega uno dei controllori dell’ESA – per almeno due anni non si può più usare quell’orbita dove è avvenuto lo scontro.

Il 16 gennaio 2025 la navicella Starship spaziale di Elon Musk appena lanciata nello spazio esplode nel cielo causando una pioggia di detriti. Questo razzo è pensato per portare l’uomo su Marte, quello di gennaio era il settimo lancio: quei detriti nel cielo sono stati ripresi da diversi filmato e Elon Musk ha commentato dicendo che “l’intrattenimento è garantito”, riferendosi alla scia lasciata nel cielo dai detriti.

Ma non tutti si sono divertiti – spiega Patrizia Caraveo della società astronomica italiana – sono i controllori dello spazio aereo, perché la Federal aviation Administration ha dovuto chiudere istantaneamente lo spazio aereo, causando molti disagi ai piloti e a chi era in volo in quel momento sui cieli dei Caraibi.

La dottoressa Caraveo ha studiato a lungo l’impatto ecologico della corsa allo spazio, è stata lei a parlare per la prima volta di ecologia spaziale: stiamo correndo il pericolo di arrivare ad un bell’ingorgo spaziale, “lo spazio, ricordiamoci, è un bene comune, esattamente come l’oceano, se un signore ha la capacità di lanciare migliaia e migliaia di satelliti, si prende il bene comune”.

Jonathan McDowell è un astrofisico di Harvard ha studiato l’effetto dell’aumento dei satelliti negli ultimi cinque anni: “se davvero verranno lanciate decine di migliaia di satelliti sarà inevitabile arrivare ad una reazione a catena che renderà le orbite inutilizzabili, non è fantascienza, alla fine dovremmo limitare il numero di satelliti o in un paio di anni vedremo quella visione distopica diventare reale.”

Il grande parco eolico in Toscana


A Monte Gioco di Vilore in Toscana si sta realizzando il più grande parco eolico in Italia: qui sono avvenute diverse aggressioni, sono apparse diverse scritte contro il cantiere. Lo scorso luglio circa 50 persone incappucciate hanno circondato il cantiere e armati di spranghe hanno terrorizzato gli operai, hanno sequestrato degli attrezzi da lavoro, e hanno danneggiato dei mezzi di trasporto. Tre ingegneri di AGSM sono stati minacciati e spinti fuori dal cantiere: le indagini contro ignoti sono in mano alla Digos di Firenze.

La scheda del servizio:

L'inchiesta di PresaDiretta sulla corsa allo spazio che vede protagonisti americani, russi, cinesi e privati, guidati da figure come Elon Musk. Dalle strutture della Nasa a Cape Canaveral ai centri di ricerca europei, passando per i laboratori dell'Agenzia Spaziale Europea e le aziende private, il reportage mostra innovazioni tecnologiche, missioni scientifiche e investimenti miliardari nella frontiera spaziale. Tra navicelle, satelliti, rover e razzi riutilizzabili, si indagano le sfide della competizione globale, il ruolo dell'Europa, i rischi legati al traffico e alla spazzatura spaziale e la nascita di nuove stazioni private, segnando una trasformazione senza precedenti dello spazio come nuovo terreno di potere e innovazione.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

12 settembre 2025

L'uomo dagli occhi tristi di Piergiorgio Pulixi

 

Prologo

Ci sono diversi presagi che rivelano in maniera inequivocabile l’assenza assoluta di una persona. Suo malgrado, quei segnali Lorenza Maxia stava iniziando a collezionarli. Giorno dopo giorno, si aggiungeva un particolare che la feriva, riattizzando le braci sempre vive dell’inestinguibile dolore, ed esacerbando la consapevolezza che il figlio non sarebbe più tornato.

Cosa succede quando si perde un figlio? Può, tutto questo immenso dolore, trovare mai pace? Sono le domande che affollano la mente di Lorenza Maxia, la madre di Michelangelo Esu. Michelangelo è stato trovato morto su un motoscafo sul lago di Saruxi, nell’Alta Ogliastra.

Ucciso, colpito da diverse coltellate e abbandonato sul motoscafo vestito da donna, con tanto di parrucca e di trucco in faccia.

Su questo delitto vengono chiamate ad indagare le due ispettrici del SIS (il reparto crimini violenti) Mara Rais ed Eva Croce: la convocazione repentina le mette sulla difensiva, come mai sono state chiamate proprio loro per una indagine così lontana dalla loro sede di Cagliari?

La risposta arriva subito, quando si ritrovano di fronte al procuratore nazionale antimafia, un magistrato della DDA nella sede della Dia: il motoscafo era di proprietà di Daniele Enna, un politico molto noto a livello regionale, famoso per le sue battaglie per la transizione energetica nonché sponsor di diversi progetti sull’eolico.
Il messaggio che arriva alle due ispettrici e di risolvere il caso in fretta, senza troppo clamore: si rendono però subito conto che c’è dell’altro dietro questa vicenda, non è solo la notorietà del politico a creare un serio problema per gli inquirenti, lo sono anche i soldi che stanno dietro questi progetti su nuovi impianti eolici.

se ti è arrivata questa mia lettera, significa che sono morto. Con molte probabilità ucciso. Questo vuol dire che, per quante precauzioni ho preso, l’uomo dagli occhi tristi è stato più bravo di me.

Questa indagine arriva in un momento di estrema fragilità per le due investigatrici: il marito di Mara Rais, grazie alle sue conoscenze come avvocato, è riuscito a convincere il giudice dei minori che la figlia è bene che stia lontano dalla madre per la pericolosità del suo lavoro.
Mara si trova improvvisamente senza la figlia, alle prese con una indagine delicata e con la recente delusione presa dal Vito Strega, il loro responsabile.

Ma anche Eva ha un dolore che si porta dentro, per quella figlia, Maya, morta troppo presto per una brutta malattia. Tanto diverse Eva e Mara, ma così unite proprio per quei due caratteri quasi all’opposto tanto da aver lavorato molto bene assieme nel passato.

Ma ora un altro nemico sta lavorando alle loro spalle, per allontanarle l’una dall’altra, è quell’ombra che ha spiato Strega nella sua vita privata e che ha mandato a Mara delle foto rubate proprio a Milano ..

L’indagine sulla morte di Michelangelo Esu porta le due ispettrici a svelare il vero volto di quel piccolo paese dell’Ogliastra dove tutto sembra un paradiso, le case e le strade sono ricoperte di fiori, un’idea proprio di Daniele Enna quando era sindaco.

Saruxi sembrava una cartolina spedita da un’altra epoca. Ma Eva non ci vedeva più niente di bello. Soltanto una maschera. Una messinscena. Aveva la sensazione che Enna li avesse voluti lì, in ogni angolo, come una coperta stesa sul marcio.

Dietro Daniele Enna si nascondono interessi criminali molto pericolosi e che vanno sopra il loro raggio d’azione e questo spiegherebbe sia l’omertà che regna nel paese, un piccolo borgo dove tutti si conoscono ma dove nessuno sembra voler collaborare veramente alle indagini. Sia anche l’atteggiamento dei magistrati sul caso, che è come se volessero ostacolare il loro lavoro anziché aiutarle.

Mara rimase lì. Immobile. Il fiato spezzato. Tutto era crollato in un istante. L’amicizia. Il lavoro. La fiducia. Ogni cosa.

Sono loro, Eva Croce e Mara Rais, le protagoniste di questa indagine, molto attuale e dalle atmosfere quasi magiche che Pulixi ci ha già raccontato nel libro “L’isola delle anime”.

Si troveranno sole, messe l’una di fronte all’altra, ma dove in realtà l’una avrà bisogno del sostegno dell’altra per uscire vive e integre da questa ennesima prova da affrontare.

E non sto parlando solo dell’indagine sulla morte di un ragazzo, colpevole di aver voluto affrontare da solo un mostro più pericoloso e potente di lui, come un novello Don Chisciotte.

Non solo per un’ideologia di salvaguardia del territorio. Anche per vendetta. Per giustizia. Perché aveva scoperto, tramite alcuni ragazzi di Saruxi, cosa accadeva nella villa dell’ex sindaco.

Questa è una storia di segreti: il segreto che si nasconde dietro la morte di Michelangelo Seu, il segreto, innominabile, dietro questo politico giovane, rampante, uno che piace alla gente, che ama stare in mezzo alla gente. Il segreto, pericoloso, mortale, dietro questi progetti sull’eolico, che attirano tanti interessi.

E poi i segreti, irrisolti, che si portano dietro Eva e Mara: Pulixi riesce a raccontare le loro fragilità e il peso che si portano dietro in modo delicato e anche struggente (quando arriverete in fondo e scoprirete il segreto di Eva, capirete a cosa mi riferisco).

La scheda del libro sul sito di Rizzoli
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


07 settembre 2025

Anteprima Presadiretta – La grande ricchezza

 


La scorsa settimana il premier francese Bayrou si è lamentato, in un’intervista con la stampa, del dumping fiscale che l’Italia fa per attirare i ricchi (non solo quelli francesi) a cui poi concede un generoso sconto sulle tasse da pagare.

Si tratta della flat tax introdotta da Renzi – di cuise ne è pure vantato: paghi 100mila euro (il governo Meloni ha poi alzato la cifra a 200mila) e se porti la residenza qui da noi e puoi dimenticarti delle tasse sui profitti fatti all’estero.
Come siamo generosi noi coi super ricchi, vero? L’idea dietro questo sconto generoso sulle tasse (alla faccia della Costituzione che sancisce come tutti debbano contribuire in base al reddito) è che poi qualche briciola di questa ricchezza arrivi anche al sistema paese. Ma la Corte dei conti (che non a caso questo governo vorrebbe ridimensionare) ha già lanciato l’allarme: c’è poca trasparenza dietro il meccanismo della flat tax, non siamo nemmeno in grado di stabilire quali siano i benefici reali per l’economia del paese.

Insomma, siamo diventati un paradiso fiscale per i ricchi e gli altri che si arrangino.

Grazie a questo sistema Milano, questo lo scrive il Financial Times, è diventata la principale meta dei ricchi, di fronte a tasse ridicole possono fare qui una vita bellissima, tra ville sul lago e palazzoni vista Duomo. Come ci racconterà domenica sera Presa diretta col suo reportage dedicato alla “grande ricchezza”, in Italia si è poveri e ricchi per sempre. La ricchezza dei milionari e miliardari “una grande ricchezza che finisce sempre più concentrata in poche mani.”
Nelle mani di una elite potentissima che comanda il mondo, che detta le regole alla politica: siamo passati da una democrazia ad una oligarchia e nessuno ce lo ha detto.

I giornalista di Presa diretta ci spiegheranno come mai sta succedendo tutto questo, come mai i soldi vanno sempre verso l’alto, chi ha bloccato il meccanismo della redistribuzione della ricchezza (che sta dietro al principio sacrosanto della tassazione progressiva) per cui chi produce veramente la ricchezza si deve sentire sempre più povero.
Come i metalmeccanici che questo giugno sono scesi in strada a protestare contro il mancato rinnovo del contratto (sfidando i decreti sicurezza di Salvini e il carcere): secondo uno studio della Fiom, gli utili netti delle aziende del settore sono raddoppiate, mentre i loro salari sono rimasti al palo, parliamo di 1300 / 1400 euro al mese e con questa cifra non ci arrivi a fine mese.

Stiamo assistendo ad un profondo cambiamento delle città: si cacciano via le persone che non sono in grado di pagare gli affitti o sostenere i costi del vivere e in parallelo le politiche abitative favoriscono i costruttori che tirano su grattacieli col paravento delle ristrutturazioni, con minori costi per il privato e meno entrate per il pubblico.

E mentre le città cambiano volto, i prezzi delle case schizzano in alto, i valori catastali rimangono immutati: abbiamo un catasto anacronistico, scollegato dalla realtà dei fatti.
Il servizio dei giornalisti di Presadiretta racconterà di palazzi nel centro storico di Roma (quello una volta abitato dal “popolino”) ancora accatastato come casa popolare: sono le case dove per esempio manca il bagno in casa. Un palazzo a 50 metri dal Colosseo categorizzato come A5, una categoria soppressa nel 1992, l’ultimo anno in cui si è messo mano agli estimi catastali.

Il geometra Colantoni – vice presidente di Geo Roma - ha mostrato alla giornalista una mappa catastale storica con la suddivisione in zone catastali della capitale, cerchi concentrici per aree concentriche. Una mappa disegnata nel 1939 ma valida ancora oggi: la zona dei Parioli e di Tor Pignattara sono nella stessa zona censuaria, con le stesse tariffe di estimo.

Il catasto insomma, che ha un valore fiscale, è completamente scollegato dai valori immobiliari delle case. Così in piazza di Spagna dove un appartamento può costare fino a 15mila euro al metro quadro ci sono 5 immobili accatastati come popolari, ma altri se ne trovano in via della Croce, in via del Babuino, persino nella scintillante via Condotti. Immobili per lo più trasformati in affittacamere, da 200 euro a notte.

Da Roma a Milano: via Montenapoleone è la via dello shopping più cara al mondo, qui i marchi del lusso si contendono ogni metro quadrato: ci sono negozi che vendono oggetti di super lusso (come lo sgasatore per lo champagne, carte da gioco in argento..).

Ci sono alternative a questo sistema che sembra pensato solo per aumentare la distanza tra i ricchi e i ceti inferiori?

Presadiretta racconterà la proposta di alcuni milionari sull’aumentare le tasse come strumento per la riduzione delle disuguaglianze.

Persone come Abigail Disney, la nipote di Walt, una persona fortunata racconta lei stessa, per il cognome che porta: “non ho mai dovuto lavorare o essere brillante, per me la tavola era apparecchiata ben prima di nascere .. ”. Il prozio le ha lasciato in eredità 120 ml di euro: Abigail è una dei membri più attivi dell’associazione Patriotic Millionaires.
“Io pago di tasse meno della mia governante” racconta in una intervista “l’unico modo per uscire da questa situazione è tornare alle tasse, dobbiamo tassare la ricchezza, non solo il reddito. Non c’è modo di raggiungere una maggiore eguaglianza se non si colpisce direttamente la ricchezza”.

Negli Stati Uniti i Patriotic Millionaires sono duecento e da anni chiedono, inascoltati, di pagare più tasse.

Persone come Giorgiana Notarbartolo, discendente della famiglia Marzotto: oggi è una fortunata milionaria che vive a Londra. Il suo patrimonio viene dalla famiglia Marzotto, che ha creato il suo valore nel tessile e nella moda: il nonno ha venduto le quote dell’azienda e investito nei mercati finanziari. Soldi che fanno fare altri soldi.

Gli italiani che sono nei Patriotic Millionaires sono appena 11, esporsi contro il sistema a cui si appartiene fa ancora oggi paura, ma Giorgiana ha deciso di esporsi al pubblico, perché avere uno Stato che serve i propri cittadini non è una questione di destra o di sinistra. Si tratta di contribuire in modo equo al sistema.

Dentro i patrioti ci sono anche protagonisti del mondo finanziario che hanno contribuito ad aumentare le disuguaglianze, come Morris Pearl, ex AD di Black Rock. È stato folgorato osservando una manifestazione di cittadini in strada, in Grecia: si chiese se in quella riunione assieme a grandi banchieri stesse veramente salvando il paese o il lavoro di qualche decina di dirigenti bancari. Matthew ha abbandonato così il più grande fondo di investimento nel mondo diventando oggi presidente dei Patriotic Millionaires.
“I ricchi pagano tasse troppo basse di chi lavora per vivere e si vede detrarre denaro dalla busta paga ogni singola settimana. Pensiamo che i ricchi debbano avere meno influenza in politica: qui negli Stati Uniti i politici raccolgono una grande quantità di denaro dalle donazioni, centinaia di milioni di dollari ogni anno, e questo incoraggia le persone ricche a finanziare la politica perché cisì possono influenzare la politica e diventare ancora più ricche e si crea questa spirale senza fine. Chiunque legga le notizie può sapere che il signor Musk abbia speso centinaia di ml di dollari in politica e poi sia diventato più ricco grazie a questo. ”

Il rapporto tra politica e miliardari è un pericolo per la democrazia: è sempre stato così, ma nell’ultimo anno, con Trump, questo sistema è peggiorato tantissimo.

L’intervista a Julian Assange

Nell’anteprima della puntata sarà presente Jiulian Assange fondatore di Wikileaks, che verrà intervistato per la prima volta in Italia.

I leak pubblicati sul portale Wikileaks hanno consentito a noi occidentali di vedere il vero volto della guerra in Iraq e in Afghanistan: la strage di civili abbattuti da soldati amwricani come effetti collaterali, i report dell’esercito sul campo dove si ammetteva quando difficile fosse controllare il territorio.

Subito dopo la sua scarcerazione a Strasburgo il 1 ottobre 2024 aveva rilasciato un’intervista di fronte alla commissione dei diritti umani del Consiglio D’Europa. Il Consiglio d’Europa è nato nel 1949 dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, con l’obiettivo di proteggere i diritti e la dignità umana in tutto il continente.
Questo incontro è servito a commentare la drammatica situazione della libertà di stampa, non solo in Europa: fino a pochi mesi prima era detenuto in un carcere a Londra dove, come ha raccontato la moglie Stella, rischiava di essere ucciso dopo una reclusione durata 14 anni.

Fino al patteggiamento col Dipartimento di Giustizia americano nel giugno 2024: Assange ha ammesso di aver cospirato per ottenere e diffondere documenti riservati, un reato previsto dall’Espionage Act , una legge del 1917 pensata per punire le spie, non certo i giornalisti.

Presadiretta farà sentire l’audio originale, dove Assange ammette “come giornalista ho incoraggiato la mia fonte a fornire informazioni classificate.. credo che il primo emendamento protegga tale attività”

A Strasburgo ha commentato tutta la sua drammatica vicenda: “Oggi non sono libero perché il sistema ha funzionato, sono libero perché dopo anni di prigionia mi sono dichiarato colpevole di giornalismo. Mi sono dichiarato colpevole di aver cercato informazioni da una fonte, colpevole di averle ottenute colpevole di averle rese pubbliche. Non mi sono dichiarato colpevole di nient’altro. Spero che la mia testimonianza di oggi possa servire a mostrare le fragilità, delle tutele esistenti. E ad aiutare chi ha meno visibilità ma è altrettanto vulnerabile. È difficile non vedere un legame diretto tra il procedimento penale che gli Stati Uniti hanno avviato contro di me, un atto che ha segnato il superamento del Rubicone, criminalizzando il giornalismo nel mondo e il clima sempre più ostile che oggi soffoca la libertà di stampa. Quando ho fondato Wikileaks avevo un soogno semplice: aiutare le persone a capire come funzionava davvero il mondo, perché solo conoscendo possiamo cercare di migliorarlo. La conoscenza è potere, il potere di chiedere conto a chi comanda, il potere di pretendere giustizia. Abbiamo ottenuto e pubblicato verità che erano state taciute sulle decine di migliaia di vittime invisibili delle guerre, sugli orrori nascosti, sui programmi segreti degli omicidi mirati, sui rapimenti illegali, sulle torture. ”

La scheda del servizio:

La grande ricchezza” è il tirolo della nuova puntata di PresaDiretta di Riccardo Iacona, con il coordinamento giornalistico di Maria Cristina De Ritis. L’appuntamento è per domenica 7 settembre alle 20.30 su Rai 3 per parlare di sistemi fiscali e disuguaglianze. “Aspettando PresaDiretta” è invece dedicato alla storia di Julian Assange finalmente tornato in libertà.

Un viaggio di PresaDiretta tra grande lusso, miliardari, eredità a tassazione agevolata e stipendi dei lavoratori troppo bassi. Nei giorni dello scontro tra i governi di Roma e Parigi sulla flat tax per gli stranieri che trasferiscono la residenza in Italia, un’inchiesta sulle norme fiscali che rendono i ricchi sempre più ricchi. E intanto ai salariati vengono redistribuite le briciole. Un lavoratore medio in 45 anni di impiego versa allo Stato 400 mila euro di imposte su redditi e contributi sociali. Un ricco che eredita 1 milione dalla propria famiglia, con l’attuale regime di tassazione non paga nulla, zero tasse.

Un viaggio di “PresaDiretta” nella riviera di Ponente tra abitazioni di lusso e ampliamento di porti turistici, come se il Principato di Monaco si stesse estendendo sul territorio della Liguria. E poi a Milano, meta preferita dei super ricchi globali, dopo Emirati e Stati Uniti, ma prima della Svizzera. A oggi infatti si sono già trasferiti in Italia 4500 paperoni e solo nel 2025, potrebbero arrivarne altri 3600. L’attrazione fatale per il nostro Paese è dovuta anche all’imposta forfettaria di 200 mila euro sui redditi conseguiti all’estero, a prescindere dalla grandezza del patrimonio. Dai Caprotti ai Berlusconi, un’inchiesta dentro “la nuova ereditocrazia”, con l’Italia che ha una tassa di successione tra le più basse d’Europa e un catasto che avvantaggia i proprietari dei centri storici e penalizza chi ha comprato casa in periferia. Intanto a livello globale la quota di ricchezza ereditata ha superato quella prodotta.

Dall’altro lato della scala sociale ci stanno gli operai della Comer Industries di Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia e i metalmeccanici dell’Emilia-Romagna. Perché, come dimostra lo studio dell’Ocse sui salari di 22 paesi europei tra il 1990 e il 2020, gli stipendi sono cresciuti dappertutto, mentre in Italia sono diminuiti. Ma c’è anche chi queste disuguaglianze vorrebbe combatterle: la campagna internazionale Tax The Rich; le iniziative dei Patriotic Millionaires; la patrimoniale del 2% avanzata dagli economisti dell’Osservatorio europeo sulle tasse.

La grande ricchezza” è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina de Ritis con Cecilia Carpio, Marco della Monica, Elena Marzano, Elena Stramentinoli, Cesarina Trillini, Emilia Zazza, Cristiano Bacci, Eugenio Catalani, Matteo Delbò, Paolo Martino, Daniele Sabatini.

Le parole del fondatore di Wikileaks, i bavagli alla libertà di stampa. In “Aspettando PresaDiretta”, nella prima parte della serata, il protagonista è Julian Assange, dai 14 anni di reclusione al riconoscimento formale di detenzione politica da parte del Consiglio d’Europa: 14 anni di privazioni prima di ottenere la libertà. Libero solo perché si è dichiarato, di fronte alla giustizia Usa, “colpevole di giornalismo”. In studio con Riccardo Iacona – per discutere di cronisti uccisi, libertà di stampa, ostacoli e pericoli per gli inviati sui fronti di guerra – il giornalista palestinese Sami al-Ajrami, costretto a lasciare Gaza che oggi vive in Egitto.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.