Prologo
Dei cinque poliziotti assegnati nel tempo all’omicidio di Dolores Murgia, sono l’unica ancora in vita. Ho perso quattro colleghi, quattro amici. Alcuni dicevano che quel caso fosse disgraziato. Che tutti noi avremmo fatto meglio a dimenticarcene, a lasciarlo irrisolto. A furia di scavare, invece, avevamo risvegliato los animas malas, gli spiriti malvagi, e il buio ci aveva investito tutti, uno dopo l'altro.Come una maledizione.
L'anima è la
parola chiave di questo romanzo.
Perché Pulixi ci
racconta l'anima di una Sardegna arcaica, un'isola nell'isola.
Perché ci parla di
anime da placare con sacrifici.
E di anime di
poliziotti che hanno perso l'anima, per inseguire quei demoni.
Prima di uscire, mi guardo riflessa nello specchio. Quello che vedo non mi piace. Quello che scruto è solo il mio corpo, ma la mia anima non c’è più. L’ho lasciata su quella macabra scena del crimine.
Ci sono casi che, per un poliziotto che
ama il suo mestiere, diventano qualcosa di più che un fascicolo con
una sigla sopra. Diventano come una malattia, come un virus che ti
entra dentro e non ti lascia più. Costringendoti ogni giorno a
guardare quelle carte, quelle foto dei morti che poi, ogni notte, ti
ricordano di esistere, a dare loro giustizia, a trovare il
colpevole...
Una malattia che ha perseguitato Moreno
Barrali, poliziotto in pensione, convinto che una serie di
delitti avvenuti sull'isola e rimasti senza colpevole siano tutti
riconducibili ad una stessa mano assassina.
Un serial killer che uccide giovani
donne, in prossimità di antichi luoghi di culto, secondo uno stesso
rituale: legate con le mani dietro la schiena, coperte con un vello e
con in faccia una maschera, simile a quelle indossate nel carnevale.
.. il cadavere aveva il viso coperto da una maschera lignea di fogge bovine dalle lunghe e appuntite corna; gli ricordava quelle del Carnevale
C'è un bambino,
nelle prime pagine del libro, testimone di uno di questi delitti,
scopriremo poi la sua identità nel corso della storia:
Il bambino, per timore che l’orco tornasse a prenderlo, non avrebbe mai rivelato ad anima viva ciò di cui era stato testimone.[..] Così come quell’arcana formula che non avrebbe mai potuto dimenticare:
«Abba non naschet si sàmbene non paschet». “L’acqua non nasce se il sangue non pasce…”
Donne sgozzate come agnelli, ma senza
altri segni di violenza. Come se quella morte servisse a placare
l'ira di un dio affamato di sangue, come se l'assassino fosse una
sorta di sacerdote costretto a questo rito per proteggere la sua
gente e versare questo sangue come un'offerta.
L'ultimo romanzo di Piergiorgio
Pulixi è ambientato in Sardegna e ci parla di antichi culti, di
delitti compiuti secondo un rituale che discende nei secoli, di una
famiglia che si tramanda questi riti da padre in figlio.
E di poliziotti che devono investigare,
quasi controvoglia, su questi delitti, sfruttando tutte le moderne
tecniche scientifiche.
Passato e presente.
Del primo personaggio di questo romanzo
intricato e intrigante ho già parlato, l'ex poliziotto Barrali.
Considerato dai colleghi un matto, per l'ossessione su quei delitti
che nessuno, tra i suoi colleghi e superiori, ha mai preso sul serio.
Le altre protagoniste sono due giovani
donne, due ispettrici: Mara Rais ed Eva Croce.
Entrambe sbattute dentro una nuova
struttura, chiamata Delitti insoluti, per occuparsi di tutti quegli
omicidi rimasti insoluti, appunto, e cercare di rivederli oggi
sfruttando le moderne tecniche della scientifica.
Per Mara è una punizione: scacciata
dalla Omicidi per essersi permessa di denunciare le molestie del
Questore, è stata lasciata sola e tradita dalle colleghe.
L'altra componente della struttura si
chiama Eva Croce: un passato brillante nello Sco a Roma,
specializzata in sette e delitti rituali. E ora trasferita
sull'isola: a differenza di Mara, in questo trasferimento c'è una
rinascita, per cercare di lasciarsi alle spalle il dolore per una
perdita importante, quella della figlia Maya, di cui ancora si porta
dietro i vestitini..
Nello scantinato della Questura di
Cagliari, Eva e Mara dovranno spulciarsi le scartoffie di vecchi
delitti, per cercare di capire se per qualcuno di questi, c'è ancora
la speranza di trovare qualche nuova traccia: una mossa politica,
questa, per cercare di alzare la media dei delitti risolti, come se i
poliziotti fossero dei manager che devono gonfiare i dati del
bilancio
«Alla fine è tutta una questione di numeri: una vera e propria analisi costi e benefici, come se si trattasse di una multinazionale.»
Tra questi delitti
da riaprire, Eva e Mara devono partire proprio da quelli che hanno
ossessionato Barrali: due delitti, uno del 75 e uno dell'86, due
donne uccise nella stessa modalità nella notte “de sa die de
sos mortos, la notte dei morti o delle anime”
Le istantanee ritraevano due cadaveri accomunati da alcuni particolari: erano entrambe donne, prone, le mani legate dietro la schiena; erano ricoperte da velli di pecora non tosati, ..
Ma Barrali, e anche
la polizia di Carbonia, è alle prese col caso di una giovane donna
scomparsa, Dolores Murgia: sparita da casa da giorni, Barrali teme
che possa essere la prossima vittima di questo serial killer che è
diventato la sua ossessione. Un'ossessione che lo sta portando alla
morte..
L'indagine della
squadra dei delitti insoluti porta le investigatrici su una pista
promettente che punta su una specie di santone, Melis, e alla sua
setta che seguiva antichi culti neonuragici, setta frequentata da
Dolores da qualche settimana.
In parallelo a questa indagine,
l'autore ci porta dentro la Sardegna più antica, nella Barbagia
superiore, nelle terre dei Ladu, un'antica famiglia che vive in case
distanti chilometri dalla civiltà secondo rituali distanti secoli
dall'epoca moderna.
Vigne dei Ladu, Barbagia superiore
La Sardegna non è un’isola. È un arcipelago di tante isolette separate non dal mare, ma da lingue di terra. Alcune sono così piccole da essere atolli, ma ognuna ha un’identità propria.
I Ladu amministrano la giustizia
applicando le loro leggi e le loro punizioni feroci, sia sul loro
territorio sia all'interno del loro clan. E amministrano anche il
culto dell'antica Dea madre, la Dea che garantisce prosperità alla
loro gente e siccità e carestie quando invece è con loro adirata,
come sta succedendo ora:
«Dobbiamo placare il furore della terra. Lo dobbiamo fare per il bene della nostra famiglia.»
Superstizioni,
tabù, riti che si perdono nel passato. Come i delitti di cui si
devono occupare, inizialmente controvoglia, Mara ed Eva, che pian
piano cominciano a studiarsi a punzecchiarsi, così diverse nel loro
carattere.
Ma all'improvviso i
cold case, i delitti “freddi” diventano delitti bollenti: perché
un'altra ragazza viene trovata morta, uccisa proprio seguendo quel
rituale, il vello di capra, la maschera lignea. Uccisa proprio in un
sito dell'antica civiltà nuragica.
È tornato
l'assassino e l'indagine ora riguarda anche i colleghi della Mobile:
ma la lotta contro questo demone infetterà Eva e Mara con lo stesso
virus che anni prima ha colpito Barrali.
Sarà una lotta che
le porterà a scoprire i propri limiti, a fare i conti coi propri
demoni e che causerà altre morti.
L'isola delle anime
è un noir avvincente, che mette assieme passato e presente, che è
un omaggio all'isola dell'autore, la Sardegna, con una natura
bellissima e incontaminata, spazi infiniti che l'occhio umano non
riesce a coprire.
Una regione, ci
spiega l'autore, dove la mafia ha attecchito solo in alcune zone
periferiche ma dove il capoluogo, Cagliari, è preda delle tre M,
Massoneria, mattone, medicina.
Un noir che ci
regala due nuove investigatrici, Mara ed Eva, due donne in cerca di
riscatto e desiderose solo di lasciarsi alle spalle il male che hanno
vissuto e che spero che incontreremo presto in una nuova indagine.
Altri posti su L'isola delle anime:
il codice barbaricino, la mafia e la massoneria
La scheda del libro sul sito
dell'editore
Rizzoli
Nessun commento:
Posta un commento