Incipit
Markus Graf era stato una spia. E da spia aveva tradito. In quel mondo di donne e uomini la cui vita è spesso doppia o tripla e che qualcuno chiama circo, nessuno si è mai scandalizzato per questo. Tradire è uno degli eventi possibili. Come ingannare e uccidere. O essere uccisi.
Una storia di spie, di tradimenti, non
solo del proprio campo politico ma anche tradimenti sentimentali.
Una storia di spie cresciute dall'altra
parte del muro di Berlino, dentro la Stasi, il servizio segreto della
DDR, la repubblica democratica tedesca che si era sgretolata, come il
suo muro, nell'arco di poche settimana.
Era il novembre del 1989 e il mondo era
diviso nei due blocchi, quello atlantico sotto il controllo americano
e quello sovietico, sotto il controllo del russi.
Bastarono quelle parole del portavoce
del governo tedesco, Shabowski,
nella conferenza in cui annunciava nuove regole per rendere possibile
ad ogni cittadini di attraversare i posti di confine, quelli
presidiati dai VOPO armati.
Quando verrà applicato questo
regolamento, gli chiesero:
«Das tritt nach meiner Kenntnis …
ist das sofort, unverzüglich » [Per quanto ne sappia, subito]
Una folla di berlinesi dell'est si
riversò in strada, finalmente liberi di poter circolare senza
preoccuparsi della polizia, dei check point, liberi di muoversi: tra
questi anche il capitano Markus Graf, che aveva appena tradito il
paese per cui aveva spiato, interrogato e altro migliaia di
berlinesi.
Mescolato nella folla stava scappando
verso la sua nuova vita in Svizzera, a Flims nel cantone dei Grigioni
con un passaporto nuovo e i soldo del tesoro segreto della Stasi.
Abbastanza per rifarsi una vita nel
lusso e lasciarsi il resto alle spalle, la madre malata di Alzheimer
e Greta, il suo superiore, con cui aveva (o aveva avuto) una
relazione.
Ma ora, passati trent'anni dal crollo
del muro, qualcuno lo ha cercato: gli hanno spedito una busta con
dentro la copertina di un 45 giri dei Beatles Magical Mistery Tour.
Un messaggio proprio per lui, ex spia,
da un'altra spia, proprio Greta: un messaggio che potrebbe essere
collegato ad un omicidio appena avvenuto a Berlino, quello del
consigliere politico dell'Ambasciata russa in realtà il referente
del servizio segreto FSB (erede del KGB).
Per salvare la sua seconda vita e
quello che aveva costruito, doveva scoprire perché avessero deciso
di tirarlo per i capelli dentro un delitto che anche a distanza di
ottocento chilometri puzzava di regolamento di conti tra spie.
Markus è costretto ad abbandonare il
suo rifugio e a tornare a Berlino per capire il perché di quel
messaggio e forse anche per rivedere Greta, forse l'unica donna di
cui si è innamorato.
Abbiamo detto che questa è una storia
di spie e di traditori, ma anche di segreti che i personaggi si
portano dentro: segreti del loro passato, come quello che lega Markus
a Greta.
Segreti come quello di Nina Barbaro,
giovane commissario dell'antiterrorismo, sezione scientifica (MEK)
che oggi, nel tempo di oggi, deve indagare su quel delitto tanto
strano.
L'assassino non ha lasciato tracce e
l'unica pista possibile è una vendetta da parte dell'Isis per i
bombardamenti in Iraq dei russi.
Ma è una pista flebile che non
convince Nina e che invece è ritenuta credibile dal servizio di
sicurezza tedesco, ansioso di scavalcare la polizia in questo caso.
Anche Nina ha un segreto, consumato
trent'anni prima, che la lega ad un altro personaggio, Peter, oggi
addetto presso l'hotel Adlon a Berlino. Un segreto che parla di droga
ma da cui ha trovato la forza per riscattarsi e diventare funzionario
di polizia, nonostante le sue origini italiane.
Due vecchie spie, una poliziotta
giovane, un addetto di un hotel di lusso, uno spione russo ucciso.
C'è tanta pressione sulla polizia
tedesca, a breve arriveranno a Berlino i capi di Stato delle maggiori
potenze mondiali, compreso lo zar delle Russie, ex spia del KGB tra
l'altro, per l'anniversario della caduta del muro...
Una guerra di spie non è tale se non
ci sono segreti da nascondere a qualunque costo: in questa storia il
segreto dietro il delitto dello spione russo è legato ad un progetto
del KGB tenuto nascosto per anni, il progetto Walrus, così chiamato
in onore della canzone dei Beatles I’m the Walrus («Io sono il
tricheco» dell’album Magical Mystery Tour).
Un progetto in cui l'ipnosi viene usata
per addestrare degli assassini inconsapevoli (), da attivare grazie
ad una parola chiave pronunciata da uno psichiatra che ha cresciuto
questi quattro ragazzi, chiamati semplicemente Uno, due, tre, e
quattro, un qualcosa che ricorda Il candidato della Manciuria di
Richard Condon.
«Li abbiamo svuotati e poi trasformati in macchine per uccidere. Abbiamo rubato le loro vite, Markus. In nome di un ideale fallito.»
Un progetto delirante, tenuto in vita
dal KGB (e da questo psichiatra) anche dopo il crollo del comunismo,
anche perché l'allora ispiratore di questo piano a Berlino ora siede
sulla poltrona più importante della Russia.
Ma nessun progetto, per quanto ben
congegnato, può tener conto di tutte le variabili esterne: per
esempio la reazione di Markus a quella lettera da Berlino che lo
richiama in azione.
Che proprio uno di questi quattro
assassini contravverrà agli ordini tassativi di non innamorarsi.
E che il commissario Barbaro non si
fiderà della finta pista dell'Isis ...
In un continuo avanti e indietro nel
tempo riviviamo quasi in presa diretta le settimane di quel novembre
1989, il crollo del regime comunista, la paura della caccia all'uomo,
la fretta nel bruciare tutti gli archivi degli informatori, degli
agenti, delle persone che nel corso di decenni erano stati spiati,
messi all'indice e imprigionati.
Per poi tornare al tempo presente, dove
sempre in presa diretta, seguiamo la caccia agli assassini del
funzionario dell'ambasciata, sia da parte della squadra
dell'antiterrorismo di Nina, sia da parte dei due agenti della Stasi,
dove le indagini si mescoleranno con le vicende personali dei
protagonisti.
«Speriamo non finiscano come la quattro ostriche col tricheco» se ne era uscito Kasprik una domenica, alzando all'improvviso gli occhi da un libro che stava leggendo nel soggiorno.
«Quali ostriche?» chiese Greta, anche se sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo.
«Quelle del poemetto sul Tricheco e il Falegname di Lewis Carrol, quello di Alice nel paese delle meraviglie». E cominciò a citare a memoria: «”Ostriche, unitevi a noi!” fece il Tricheco con foga latina. “Parliamo, facciamo due passi, vicino alla spiaggia marina: non possiamo accettarne che quattro, per tenervi la mano piccina”»
«E come va a finire?» domandò Greta.
«Le ostriche seguono il Tricheco e lui se le mangia.»
Kasprik sorrise. Ma seguì una lunga pausa di silenzio. E di gelo.
«Cosa stai cercando di dirmi, Leo?»
«Niente» rispose Kasprik. «Niente»
E su quel “niente” riprese a leggere.
Quattro piccole ostriche è un thriller
che ci porta dentro il mondo delle spie, dentro la lotta al
terrorismo: un romanzo che tiene legato il lettore alle pagine..
Ma perché Purgatori, che avevo già
apprezzato anni fa nel romanzo-fiction A un passo dalla guerra, non
ha scritto altri thriller?
La scheda del libro sul sito
dell'editore Harper
Collins
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