05 luglio 2019

Di sicuro c'è solo che Giuliano è morto


"Di sicuro c'è solo che è morto": il lapidario titolo dell'articolo dell'Europeo del luglio 1950, a firma di Tommaso Besozzi è entrato nella storia del giornalismo e ha dentro tutti i misteri della fine di Salvatore Giuliano, la primula rossa di Montelepre, il bandito Giuliano, l'imprendibile Giuliano.
La finta sparatoria coi carabinieri, il cadavere supino col sangue sulla schiena e poi, la scomparsa del memoriale dove aveva messo nero su bianco i mandanti della strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947 (e poi l'altro misterioso omicidio di Gaspare Pisciotta).

Di sicuro c'è che è morto, che non ci si può fidare dello Stato quando di mezzo ci sono segreti che coinvolgono il potere, che dopo Portella della Ginestra la mafia ha potuto riuscì ad imporsi come interlocutore valido con lo Stato, custode di segreti che possono stroncare la carriera dei notabili DC e del partito indipendentista (che avevano usato il banditismo sull'isola per ricattare lo Stato che poi concesse l'autonomia).

La nostra Repubblica ha perso la sua innocenza presto, o forse non è mai stata innocente.
Di sicuro c'è solo che ogni mistero di questo paese (da Portella a Ustica, dalle stragi di mafia del periodo 1992-93 alle bombe degli anni '70) ci sono depistaggi, pezzi deviati dello stato e verità di comodo.
Grazie a Turiddu, Cosa Nostra compie il salto di qualità: gli ha tappato la bocca e ha fatto sparire ogni documento compromettente per i suoi nuovi alleati. In cambio tutti gli atti pubblici la ignoreranno fino alla strage di Ciaculli, i sette militari disintegrati il 30 giugno '63 dalla giulietta imbottita di esplosivo. 
Cosa Nostra si è legata, come mai era accaduto in passato, a pezzi importanti delle Istituzioni. Condivide segreti, che non dovranno essere rivelati,pena la bancarotta morale della nascente Repubblica. Ha intrecciato rapporti fondamentali, che sfrutterà per oltre mezzo secolo. Certi canali mai più verranno chiusi, certi indirizzi resteranno conosciuti e praticati da ambo i lati, certi accordi inconfessabili diverranno la base di accordi inconfessabili. La mafia è sempre stata identica a se stessa: corruttrice, sanguinaria, avida. In difesa del proprio utile mai si è fatta scrupolo di ammazzare donne e bambini. L'onorata società e gli uomini d'onore sono un'invenzione dei complici d'alto bordo. 
Ai tempi di Vizzini le bastava amministrare il potere all'ombra dello Stato; ai tempi dei corleonesi vorrà sostituirsi allo Stato. Lo spartiacque sono gli anni di Giuliano con il patrimonio di ricatti, minacce, conoscenze, che unito alla protezione statunitense le consentirà il controllo dell'isola e di una parte dell'Italia prima della sua estensione all'intera Europa. 
A sua insaputa Turiddu è stato lo strumento per consentire alla «disonorata società» di uscire dalla dimensione regionale e assurgere a interlocutore privilegiato delle istituzioni.”. 
Quando la Sicilia fece guerra all'Italia, di Alfio Caruso

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