Alla fine ci si abitua a tutto, alle dirette facebook, al linguaggio da bar, al cambiare idea per convenienza, anzi non averle proprio le idee che è meglio.
Ci abitueremo anche alla moto d'acqua fatta provare al figlio del ministro.
Che sarà mai.
Ci abitueremo alle regioni trasformate in piccoli stati centrali o piccoli feudi dove far crescere il clientelismo locale.
Ci abitueremo al crollo del servizio pubblico, dalla Rai di fatto indistinguibile da una tv privata, alla sanità che diventerà cosa da ricchi e ad una scuola pubblica in cui a fare la differenza sarà la regione in cui cresci.
Ci si abitua a tutto, anche alla corsa alle armi, perché siamo insicuri, avete visto quel povero carabiniere morto? Non poteva sparare altrimenti sarebbe stato incriminato.
Ci si abitua a tutto, al mandato zero e anche a vedere un leader ex secessionista fare campagna elettorale al sud (ma la Padania ora è Italy?).
Anzi, ci siamo abituati ad una perenne campagna elettorale.
Ci si abitua a tutto, anche al livellamento verso il basso dell'informazione, anche questa indistinguibile dal caos primordiale dei social.
Di chi ti fidi? Chi stai a sentire?
Ci si abitua a tutto, a dimenticare le tragedie del passato: il tamponamento dei due tir sull'autostrada a Bologna, ve lo ricordate?
E il crollo del ponte Morandi? Come stanno gli altri ponti e viadotti? Come siamo messi a sicurezza sulle autostrade, nelle scuole, nelle zone a rischio sismico?
Ci si abitua a tutto.
Come la rana nella pentola.
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