20 giugno 2018

Le medagliette sul petto

Sono tutti bravi ad appuntarsi le medagliette sul petto: il PD a Salvini, noi siamo stati bravi a fermare i flussi dei migranti (da luglio scorso, meno 80%).
“La strategia del governo sui temi dell’immigrazione, di collaborazione anche con le autorità libiche, sta producendo piano piano dei risultati. Vediamo ad esempio i flussi migratori che si stanno gradualmente riducendo”.Gentiloni dicembre 2017

Peccato che i migranti che non abbiamo visto sbarcare sono stati trasformato in migranti rinchiusi nei lager libici: che poco da essere soddisfatti da questi numero (il calo degli sbarchi), visto che significa la sistematica violazione dei diritti umani, torture, violenze. Con la complicità dei governi italiani e dell'Europa.
Sono violenze e torture che i giornalisti Francesco Viviano e Alessandra Ziniti nel libro "Non lasciamoli soli" (Chiarelettere) presentato ieri sera a Milano
Quello che l’Italia e l’Europa non vogliono sentire e vedere emerge in maniera drammatica dalle testimonianze raccolte da Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, due giornalisti che da anni portano all’attenzione dell’opinione pubblica una situazione che non può più lasciarci indifferenti. Gli accordi stipulati dal nostro governo con quello di Tripoli e con le tribù locali hanno ridotto gli sbarchi ma hanno intrappolato in Libia centinaia di migliaia di migranti, ridotti a schiavi e soggetti a ogni tipo di tortura.Donne e bambine violentate, costrette a prostituirsi, giovani in fuga dai loro paesi e trasformati in torturatori crudeli, assenza di qualsiasi diritto. L’inferno esiste, ed è in Libia. I racconti di questo libro arrivano da coloro che sono miracolosamente riusciti a sfuggire ai lager libici, e in alcuni casi a individuare i loro torturatori e ad assicurarli alla giustizia italiana. Ma non c’è giustizia che possa riscattare chi ha perso qualsiasi dignità.Dobbiamo fermare questa tragedia, non favorirla contrastando chi in ogni modo cerca di contenerla, come le organizzazioni umanitarie che, accusate addirittura di accordi con i trafficanti, sono costrette in buona parte a ritirarsi, lasciando campo libero alla guardia costiera libica, che riporta nei lager gli scampati alla morte in mare. Un incubo senza fine. Nonostante l’encomiabile impegno della nostra marina militare, che da anni si prodiga per salvare quante più persone possibile.

Altra medaglietta che i nostri rappresentanti si appuntano sul petto: i numeri dell'occupazione, indicativi del buon lavoro dei governi Renzi e Gentiloni.
Tutto vero?
E come si spiega che di fronte a questo Bengodi poi l'elettorato ha punito il Pd alle urne?
La realtà dei numeri dell'occupazione, come per il numero dei flussi, va spiegata affinché non rimanga pura propaganda politica fine a se stessa: lo fa oggi Marta Fana sul Fatto Quotidiano

Mese dopo mese il mercato del lavoro è sempre più precario. Trend confermato dai dati trimestrali della “Nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione” a cura di Istat, Inps e Inail diffusa ieri.[..]Ulteriori dettagli arrivano dai dati Inps sulla distribuzione della nuova occupazione in base alla dimensione delle imprese che assumono: sono quelle piccole, fino a 9 dipendenti, a creare più lavoro in questo periodo (rappresentano il 41% dei posti creati, mentre le grandi imprese oltre i 50 dipendenti si fermano al 33%). Anche questa non è una sorpresa considerando che in Italia il 90% delle imprese dichiara non più di cinque dipendenti. Il dato peggiore arriva dalla distribuzione per settori economici, curata invece dall’Istat: alla fine del primo trimestre 2018, l’occupazione dipendente si distribuisce per il 71% dei casi nei servizi, il resto nell’industria (8,2 contro 4,4 milioni di occupati). È un campanello d’allarme per il sistema economico dal momento che metà degli occupati lavora in servizi di scarsa produttività come commercio e grande distribuzione, logistica e servizi di alloggio e ristorazione. Un trend da Paese che si sta deindustrializzando senza che la perdita di posti di lavoro nell’industria venga compensato da lavori ad alto contenuto di innovazione.
Oggi la questione più urgente è però un’altra e riguarda le 338 mila persone occupate in somministrazione, cioè il lavoro in affitto gestito dalle agenzie interinali. Un meccanismo con cui le imprese risparmiano sui costi ed esternalizzano le proprie relazioni industriali, i cui numeri sono in crescita: i lavoratori “somminisitrati” sono aumentati del 23,4% in un solo anno. Un fenomeno che segmenta ulteriormente un mercato dove il lavoro sembra sempre più considerato come un fattore usa e getta. Calcolando la durata dei rapporti di lavoro in somministrazione (informazione che non c’è nella nota ma rintracciabile nei dati del Ministero del Lavoro), si scopre che nel 76% dei casi i contratti non durano più di un mese, addirittura meno di due giorni nel 32% dei casi. Una fotografia simile ma meno impietosa riguarda i rapporti di lavoro a termine in generale, che nel 36% dei casi non durano più di un mese e solo nel 22% dei casi vanno oltre l’anno.
Questi numeri mostrano che le imprese italiane, scarsamente produttive, provano a gestire la debole ripresa risparmiando sul costo del lavoro, che si riflette sull’aumento della precarietà. A questo fenomeno dei mini contratti sembra essere incollata la discussione aperta al Ministero del Lavoro nel decreto dignità sul ripristino delle causali per motivare il ricorso ai lavoratori a termine. Se da un alto è vero che la reintroduzione della causale potrebbe ridurre la possibilità di ricorrere a contratti brevissimi, servirà intervenire anche per evitare che le imprese aggirino l’ostacolo ricorrendo alla somministrazione, dove i contratti godono di diverse deroghe rispetto a quelli tradizioni.

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