19 giugno 2005

Pane e cioccolata con Nino Manfredi

Un film che mostra, senza alcuna censura "politically correct", le condizioni degli emigranti italiani in svizzera. Ma potrebbe essere la Germania, l'America dei primi anni del secolo scorso ...

La prima parte del film si caratterizza dalle macchiette del personaggio Nino Garofoli, emigrante ciociaro in svizzera, che perde il posto di cameriere per aver urinato in pubblico.

La seconda invece mostra la discesa, nella scala sociale, del personaggio. Se prima era semplicemente un italiano (in senso dispregiatico), ora perdendo il posto, perde il permesso di soggiorno ed è costretto a rimanere come clandestino in Svizzera. Finisce per cercare asilo prima in un'amica, esule greca. Poi da altri clandestini napoletani che allevano polli, diventati polli essi stessi, a furia di vivere in un pollaio.

Due immagini, rimangono del film: il gruppo di emigranti che osservano dalle reti del pollaio un gruppi di ragazzi, biondi, perfetti, a cavallo ... come se fossero delle divinità pagane.
La seconda è lo spettacolo improvvisato, nella baracca degli operai, travestito, da lui e due italiani, travestiti da donne:

ndring dringhidi dri, ndring dringhidi dru
passiamo la vita a fare su e giù
le donne degli emigranti

buone da dietro, ma anche davanti
le puoi avere per pochi franchi ..

L'emigrante Nino soffre, perchè vorrebbe semplicemente essere come loro, come uno Svizzero qualunque, che le persone salutano per strada cordialmente, i bambini rincorrono per riportargli una rivista che non aveva perso, che può scherzare al bar su una partita di calcio.
Ingenuamente pensa che basti tingersi i capelli: ma finisce per tifare Italia e finisce malmenato. Rassegnato alla sconfitta, sale sul treno che lo riporta in Italia: ma di fronte agli italiani con la chitarra in mano, preme il freno e scende.
In bilico tra commedia all'italiana e indagine realistica sull'emigrazione, con momenti surreali e grotteschi (la scena nel pollaio), Pane Cioccolata rimane un film bello, di quelli che ora non si ha il coraggio di fare.

Chissà se chi ha visto il film si è reso conto del clima che era presente in Svizzera (ripeto, poteva essere anche la Germania o gli Stati Uniti di inizio secolo), di pregiudizio contro gli italiani. Che solo per il fatto di non essere svizzeri (o anglosassoni o tedeschi ...) erano sospettati di tutti i crimini ... A riguardo consiglio il libro "L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi" di Gian Antonio Stella (su ibs).

La scheda del film su spettacoli virgilio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho visto il fim, e parlo con cognizione di causa, ho 33 anni, son stao emigrante per 7 in inghilterra a Nottingham prima e Barcellona in Spagna poi. Non ero un emigrante 'inizio secolo, ma un manager di una multinazionale inglese, beh, il fim è vero oggi come allora, ho vissuto dall'altra parte del microscopio e la cosa mi ha cambiato e segnato. A Nottingham eravamo insultati spesso, in un locale non ci fecero entrare, i colleghi ci trattavano con sufficienza al lavoro, persino i sottoposti. vorrei precisare, che non sono un sinistroide illuso e dannoso per cui "va tutto bene e tutti siam buoni e belli, parità etc... " Ora gestisco un'agenzia per il lavoro e vedo ed incontro molti stranieri, sono cordiale con tutti, consiglio e cerco d'aiutare ( facendo però il mio lavoro) chi posso e merita. essere straniero in una terra straniera non è facile, ricordatevi. Allo stesso tempo, devo dire che il Manfredi che nonostante tutto dinnanzi a "spaghetti mandolino e il solito noi abbiamo il mare, Roma e Roma , lo nostra storia e Arte..." tira il freno e scende... ha perfettamente ragione, se l'Italia è solo quello meglio andarsene e forse un'pò vergognarsi...spero non sia così ma troppo spesso vengo smentito dalla realtà.