L'idea del racconto, immaginario, mi è venuta rileggendo il capitolo “Il professionista” del libro “Giustizia, non vendetta” di Simon Wiesenthal. Si parla di una figura di secondo piano delle SS, Otto Ohlendorf, capo del gruppo operativo D. Fu l'inventore delle camere a gas ambulanti, in base a degli studi fatti nella clinica di Hartheim. Ohlendorf doveva trovare un metodo di eliminazione degli beri meno oneroso: per i medici e gli infermieri, evidentemente, l'uso del gas per uccidere era ritenuto meno pesante.
In realtà, le questioni tecniche furono risolte dal “professionista”, Walter Rauff, un ex ufficiale cacciato dalla marina, poi assunto nelle SS e messo a capo della sezione II D, che si occupava appunto di questioni tecniche, col grado di Obersturbannfuhrer. Nel libro, Wiesenthal, riporta anche le lettere scambiate tra Rauff e la ditta Gaubshat di Berlino. In una di queste si riporta “dal 10/1941 più di 97000 persone furono lavorate nei tre automezzi senza che si riscontrassero difetti”.
Rauff fu poi, al termine della guerra, uno dei capi di ODESSA, aiutato a fuggire dalla Germania grazie all'aiuto del vescovo tedesco Alois Hudal, che lo fece arrivare prima in Italia, con gli aiuti della croce rossa. Fu chiesta l'estradizione da Kohl, al Cile (del cattolico Pinochet): nel 1984 morì per un colpo apoplettico.
Cosa serve parlare di Rauff, Ohlendorf, del gas? Per ricordare che i grandi criminali della storia non sono sempre persone che premono poi il grilletto. Eichmann non sparò, probabilmente, nemmeno un colpo. Bastava una riunione d'ufficio e trovare le soluzioni logistiche migliori per la soluzione finale. E uccidere milioni di ebrei, zingari, omosessuali, nemici del partito.
I criminali dietro una scrivania sono peggio di quelli con una pistola in mano.
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