27 giugno 2005

Stato di paura di Michael Crichton su coupe

Riporto, dall'angolo della cultura di coupedetheatre, il giudizio di se sull'ultimo libro di Michael Crichton "Stato di paura":
Il thriller in se non e' niente di speciale ma le teorie che
vengono trattate sono affascinanti, prova almeno a mettere in discussione le
certezze dei movimenti ambientalisti sul surriscaldamento globale e le
responsabilita' dirette dell'uomo e lo fa dopo un ricerca durata tre
anni.


se riporta anche la traduzione fatta da wittgenstein, del dialogo tra due professori circa le "mode della ricerca", che abbracciano delle tesi, poi smentite da ricerche successive, ma che rimangono vive nella cultura popolare. Ad un certo punto si parla di catastrofi:

Il crollo del Muro segnò la fine dell'impero sovietico. E la fine della Guerra Fredda che era durata per mezzo secolo”

Un altro silenzio. Un altro sguardo soddisfatto.“Mi dispiace”, disse ancora Evans. “Io avevo solo tredici anni, e…” Si strinse nelle spalle: “Non capisco dove voglia andare a parare”.

“Voglio andare a parare sul concetto di controllo sociale, Peter. Alla necessità per ogni stato sovrano di esercitare un controllo sul comportamento dei suoi cittadini, per tenerli docili e mantenere l'ordine. Per evitare che guidino sulla corsia sinistra, o sulla destra, a seconda dei casi. Per far sì che paghino le tasse. E sappiamo bene che il controllo sociale si esercita al meglio attraverso il terrore”.

“Il terrore”, ripetè Evans.“Esatto. Per cinquant'anni, le nazioni occidentali avevano mantenuto i loro cittadini in uno stato di terrore perpetua. Terrore degli altri. errore della guerra nucleare. La minaccia comunista. La cortina di ferro. L'impero del male. E nei paesi comunisti, lo stesso. Paura di noi. Poi, tutto a un tratto, nell'autunno del 1989 finì tutto. Via, sparito. Fine. La caduta del Muro di Berlino lasciò un vuoto di paura. La natura rifiuta i vuoti. In qualche modo andava riempito”.

Evans fece una smorfia. “Sta dicendo che le paure ambientaliste presero il posto della Guerra Fredda?”

“È provato. Certo, adesso abbiamo il fondamentalismo radicale e il terrorismo tra le nostre paure, e sono di certo ragioni valide per essere spaventati, ma non è questo il punto. Il punto è che c'è sempre qualcosa di cui aver paura.

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