01 agosto 2021

Il country club di Howard Owen

 


Lunedì 17 gennaio

In archivio la roba te la devi cercare da solo, il che non aiuta, visto che i nostri reporter hanno seri problemi con i macchinari e non c’è nessuno che gli spieghi per la terza volta come caricare un microfilm. [..] Naturalmente i documenti dell’agosto 1983 non erano tra luglio e settembre, ma subito prima di aprile, come se qualcuno avesse pensato che i mesi andassero sistemati in ordine alfabetico.

Però alla fine sono riuscito a trovare un’immagine di Richard Slade all’epoca del suo arresto.

Avevamo lasciato Willie Black, giornalista del quotidiano locale a Richmond, in Virginia, felicemente vivo per essere scampato ad un tentativo di abbrustolirlo vivo e anche per essere riuscito, dopo una sua personale indagine, a trovare il responsabile di una serie di delitti facendo fare una brutta figura alla polizia locale.

In questo secondo romanzo, lo ritroviamo a raccontare, sempre da cronista, della scarcerazione di Richard Slade, dopo 26 anni di carcere per un reato che non aveva commesso.

Cose che possono succedere in un sistema giudiziario dove il colore della pelle conta e conta ancor di più se la persona che ti ha accusato di stupro fa parte di una famiglia importante della città.

Ma ora, grazie al lavoro del gruppo Innocent Project, alla tenacia del suo avvocato e soprattutto grazie al Dna, Richard è un uomo libero.

Tanti anni prima era stato beccato dalla polizia a sguazzare nel lago di un club nel quartiere di Windsor Farms, dove erano ammessi solo i membri delle famiglie più prestigiose, tra cui la famiglia di Alicia Simpson, la ragazza stuprata.

Il giornale di Willie non era stato tenero con l'indagato, altro che presunzione di innocenza o garantismo: il colpevole era stato individuato e doveva marcire in galera.

Forse ora il giornale potrebbe fare ammenda di quanto scrisse anni prima, anche se per mano degli “editorialisti” dei piani alti, non frutto del lavoro di un giovane cronista come lo era nel 1983 Willie.

Ma le parole “mi dispiace, abbiamo sbagliato” non fanno parte del vocabolario degli editorialisti ed è anche la linea del giornale, attento a non disturbare troppo la famiglia Simpson, che ha fatto i soldi col tabacco e che è ancora un peso in città e anche sui membri del comitato di direzione del giornale.

Non saprò mai cos’è successo quella notte di ventotto anni fa al Quarry, ma sia Alicia Simpson sia Richard Slade ci hanno rimesso qualcosa.

Potrebbe finire tutto qui, anche per Willie che, tutto sommato, sta attraversando un periodo tranquillo: con la madre “sregolata” e il suo compagno Les, con la figlia (della prima moglie) Andi e con la terza moglie Kate, a cui paga l'affitto dell'enorme appartamento al Prestwould, dove vice assieme ad Abe, il tuttofare del palazzo.

Ma a pochi giorni dalla sua scarcerazione, qualcuno spara e uccide Alicia mentre stava andando con la sua macchina in palestra, e allora le porte del carcere si spalancano nuovamente per Richard Slade, ancora una volta colpevole perfetto di un delitto.

Ancora una volta tutto troppo facile, troppo semplice e così Willie inizia a seguire il caso perché queste conclusioni non lo convincono. Caso che, tra l'altro, lo riguarda da vicino per due motivo. Kate, la terza moglie, farà parte del collegio di difesa di Richard e, parlando con la madre, viene fuori che lui e Richard potrebbero essere parenti.

Ci gira intorno per un po’, ma alla fine vengo a sapere che io e Richard Slade potremmo essere cugini di secondo grado.

Crescere nel quartiere di Oregon Hill con dentro del sangue nero, non è facile: è qualcosa che cerchi di nascondere a tutti i costi. Ma ora è arrivato il momento di fare i conti con questa realtà, anche perché sulla storia dell'omicidio di Alicia Simpson (e dell'assassino già bello e impacchettato per il processo) cade dall'alto, dall'editore del giornale e dalla direzione, l'ordine di lasciar perdere, di non raccontare nulla fino al processo. Perché la famiglia Simpson è già stata duramente colpita ..

I miei migliori articoli li ho scritti dopo che qualcuno mi aveva detto di farmi da parte. Anche quelli peggiori, ora che ci penso.

Ancora una volta Willie, di fronte al bivio se lasciar perdere per non rischiare il lavoro (e l'assicurazione sanitaria, che in America è un privilegio e non un diritto) e fare il suo mestiere, sceglierà la strada più impervia e difficile.

Questo secondo romanzo di Howard Owen conferma quanto di buono avevo detto sul precedente: c'è il racconto della provincia americana, nel sud, ancora razzista e profondamente classista, che vive in quartiere esclusivi, che pensa di poter godere di un occhio di riguardo dalla stampa e dalla polizia dove le persone sono spesso imparentate tra loro.

E, attorno, quartieri “poveri” come Oregon Hill dove Willie è cresciuto, in mezzo ai bianchi

Da adulto non ho mai cercato di nascondere la mia identità, ma a quei tempi, quando ero un ragazzino, era più facile essere “noi” che essere “loro”, i neri.

In questo romanzo, ancor più che nel precedente, si racconta del sud degli Stati Uniti che non ha mai fatto i conti col suo passato – racconta la traduttrice Chiara Baffa.

Bianchi e neri, separati in classi diverse e in quartieri diversi: due mondi distinti e separati da un muro a cui solo uno come Willie può far breccia. Un bianco con dentro un pezzo di anima “afroamericana” con cui non aveva mai fatto i conti e che aveva sempre evitato di tirar fuori da giovane, in mezzo ai suoi compagni di strada bianchi.

Un uomo in mezzo ai due mondi che non si trova a suo agio in nessuno dei due forse, che non è stato capace di essere un buon marito e forse nemmeno un buon padre. Col vizio del bere e di cercare di risolvere nell'alcool i suoi problemi.

Ma che sa cosa vuol dire essere un buon giornalista: seguire una notizia senza guardare in faccia a nessuno, anche a costo di rischiare di perdere il lavoro, o peggio. Un mestiere in cui non ti fai tanti amici, né nelle forze dell'ordine, né tra i colpevoli e nemmeno tra le vittime.

La scheda sul sito di NN Editore

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