29 agosto 2021

L'uranio di Mussolini, di Franco Forte e Vincenzo Vizzini

 


Antefatto

Sicilia, agosto 1933

Il rombo di un motore rompe la quiete della campagna, facendo fuggire le vacche al pascolo. Il sentiero che Vittorio Borgia sta percorrendo in sella alla sua Sertum 250 si inerpica sulla collina che domina le cave di bitume alle spalle di Ragusa. La moto scalcia, scivola sulla pietraia che i contadini faticano a percorrere a dorso di mulo.

Questo romanzo parte da un presupposto, raccontato nei primi capitoli e che posso dunque riportare senza togliere nulla ai lettori, che storicamente ritengo sia poco credibile.

Si tratta dell'invenzione di una nuova portentosa arma atomica che Enrico Fermi, lo scienziato italiano padre della pila atomica, avrebbe promesso a Benito Mussolini: arma che per essere costruita avrebbe avuto bisogno dell'uranio estratto dalle cave in Ciad, in Africa, paese sotto controllo francese.

Si tratta dell'operazione Ausonia, questo il nome in codice dell'operazione in cui sono coinvolti i vertici del fascismo italiano, nel pieno dei suoi anni ruggenti, da Mussolini a Italo Balbo, maresciallo dell'aria, diventato famoso per il primo volo in formazione sopra l'oceano atlantico.

Per compiere questa operazione serve costruire una pista in Sicilia, da cui far partire gli aerei che andranno ad occupare il paese africano: ma laggiù in Sicilia, nelle campagne tra Ragusa e Siracusa, Vittorio Borgia, l'uomo della milizia che doveva seguire sul posto l'acquisto dei terreni, è stato trovato morto.

Il duce in persona incarica così un agente del neonato servizio segreto militare, il Sim, di andare sul posto e indagare sulla morte di Borgia. L'uomo dei servizi militari si chiama Franco Durante, anche se di origini milanesi, era stato amico di Vittorio, e così ora viene mandato, sotto le mentite spoglie di funzionario della propaganda del partito, giù in Sicilia per questa indagine difficile.

«Ma picchì mandano a noi, se il cadavere l’hanno trovato vicino al confine di provincia?» Caruso scosse il testone. «Ma Rubino non vuole liberarsi del morto?»

«Così mi disse. Quindi vediamo di toglierci subito questa pala di fichi d'India da sotto il sedere e torniamocene a casa, prima che si aprano le cataratte dal cielo»

Indagine difficile perché Durante non conosce il territorio, le persone che hanno avuto a che fare col morto, non conosce nemmeno il dialetto parlato in quella parte d'Italia che sembra così lontana da Roma e dalla sua Milano.

A condurre le indagini qui c'è un commissario che pure conosceva bene Borgia: si chiama Vincenzo Ibla, cammina con un bastone per una ferita ricevuta durante la prima guerra mondiale ed è un poliziotto dal carattere duro, sembra quasi sempre pronto a scagliarsi contro la persona che ha di fronte col suo bastone. Ma è anche un poliziotto capace di fare il suo lavoro.

Franco Durante e Vincenzo Ibla, una coppia peggio assortita non si poteva trovare per seguire questo caso: per la differenza di carattere dei due, tanto sanguigno e poliziotto vecchio stile Ibla, tanto strafottente il secondo, Durante, che ha imparato le moderne tecniche di indagine, per esempio l'utilizzo delle impronte digitali, di un archivio fotografico dove conservare le immagini delle persone schedate.

Ha uno strano vizio, l'agente del Sim: osservare i lineamenti delle persone che incontra per tracciare le sue “classificazioni somatiche”.

Ma c'è anche qualcos'altro che divide i due: Durante non può raccontare a Ibla quello che sa su Borgia e sull'incarico ricevuto, l'operazione Ausonia.

Quel delitto potrebbe essere opera di qualche servizio segreto estero che potrebbe voler danneggiare questa operazione

«Qualcuno» aveva continuato Giuliani, «forse i Servizi segreti francesi o inglesi, sta cercando di sabotare l’Operazione Ausonia. Borgia potrebbe essere stato ucciso proprio per impedire di realizzare il nostro piano

In effetti qualcuno che sta osservando da vicino le mosse di Durante in Sicilia, seguendolo nei suoi spostamenti, c'è: sono due uomini che l'agente classifica come “Classe 2”, potenziali criminali secondo il suo schema, che Durante si ritrova di fronte sia in albergo sia dentro la banca che dovrà usare come tramite per comunicare con Balbo a Roma.

E c'è anche un'altra presenza inquietante, a Ragusa: un certo signor Smith che si muove per contro della Lancaster Oil, una società petrolifera americana che ha ricevuto delle concessioni sull'isola. Anche lui deve capire cosa stesse facendo Borgia, per conto di Mussolini, su quei terreni che alla società americana interessano molto.

La Lancaster Oil aveva lubrificato alla perfezione gli ingranaggi dell’operazione, riuscendo a coinvolgere personaggi di primissimo piano come il fratello di Benito Mussolini, Arnaldo, e persino re Vittorio Emanuele

Vittorio Borgia è stato ucciso e gettato in fondo ad un dirupo, dopo essere stato torturato a lungo, come se il suo assassino, che l'ha attirato nella trappola, volesse estorcergli i suoi segreti.

Ma chi può essere il suo assassino? E' finito nel mezzo di una guerra tra servizi segreti? C'entra qualcosa la mafia, che nonostante la guerra a colpi di cannoni del prefetto Mori, continua a controllare il territorio a Ragusa come a Palermo?

E se invece si trattasse di un delitto passionale, Borgia era quello che si dice un fimminaro, frequentatore della casa di tolleranza di Madame Florence, come prevede il manuale fascista.

C'è quella ferita mortale alla gola, fatta con un coltello a lama piatta e lunga, un “liccasapuni” che potrebbe propendere per quest'ultima ipotesi, ma in realtà l'indagine di Ibla e Durante, almeno nella prima fase, sembra procedere a passo di gambero, per ogni passo avanti, due passi indietro.

Troppe le piste, tanti gli indizi ma nessuna prova che porti all'assassino e alla causa di quella morte, che potrebbe anche essere legata ad una faida interna al partito fascista, per mettere in cattiva luce un ministro del governo originario proprio di quelle province.

Paradossalmente a dare un aiuto alle indagini saranno proprio due donne: la prima si chiama Madame Florence ed è la tenutaria della casa di tolleranza, l'unica a Ragusa, che conosceva molto bene Borgia e che racconta ai due investigatori il cambio di umore del morto negli ultimi tempi, per colpa di quell'incarico che lo preoccupava.

Madame Florence racconta a Durante di qualcosa che sta preoccupando lei: negli ultimi mesi tre ragazze che lavoravano per lei sono scomparse, senza lasciare traccia.

.. era questo che scorgeva negli occhi di Madame Florence: non rabbia perché alcune delle sue ragazze erano scomparse all’improvviso, bensì viva preoccupazione perché qualcuno della famiglia si era allontanato senza avvertirla

La seconda donna ad aver un ruolo fondamentale in questa indagine è la sorella del commissario Ibla, Rosetta che, con le sue intuizioni, saprà dare il suo contributo per portarle nella giusta direzione. Oltre che stupire l'agente dei servizi, il milanese Durante, con le specialità della cucina locale, dalla caponata alla pasta incasciata.

Le indagini portano alla luce uno strano interesse attorno ai terreni dove è avvenuto l'omicidio, su cui in tanti vorrebbero mettere le mani, sia potenze straniere che prestanome della mafia.

Strani avvertimenti arrivano a Ibla e Durante, come se qualcuno volesse depistare le loro indagini indirizzandole contro personaggi chiacchierati..

«Non hai capito chi erano?» «Dimmelo tu» grugnì Durante. «Picciotti d’onore» rivelò lei. «Avevano l’accento di Palermo, quindi rappresentavano i capi della mafia, quelli che contano davvero.»

L'indagine viene raccontata, con un espediente letterario ben azzeccato, alternando il punto di vista dei due uomini, il poliziotto e l'agente che, passo dopo passo, prenderanno a fidarsi l'uno dell'altro sempre di più. L'intrigo è stato ben costruito dall'autore che ha saputo ricostruire bene il contesto storico dell'isola, dentro cui gli autori inseriscono il delitto Matteotti, le tangenti pagate per le concessioni petrolifere, lo scontro per la creazione della corporazione degli agricoltori in Sicilia, il potere della mafia (all'epoca ancora mafia rurale ma non meno pericolosa).

Rimangono le mie riserve sullo spunto iniziale, storicamente poco credibile visto che Fermi realizzerà la pila atomica solo nel 1942 a Chicago dopo aver abbandonato l'Italia a seguito delle leggi razziali. E sulla descrizione che l'autore da dei personaggi storici, Balbo e Mussolini, che ho trovato un po' troppo da istituto Luce.

La scheda del libro sul sito di Mondadori

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