26 maggio 2024

Report - Il 5G in Italia, la guerra sui cieli del Tirreno e i signori dei sondaggi

IL V SCENARIO Di Luca Chianca, Collaborazione Alessia Marzi, Consulenza Claudio Gatti

L’ultima rivelazione sensazionale su Ustica è quella dell’ex presidente Amato, con la pista Francese.
Ma siamo ancora al mistero, nonostante la direttiva Renzi: i documenti sono spariti, come quelli del ministero dei Trasporti. “Chi sa parli” chiede oggi Amato, che aveva seguito il caso Ustica ai tempi del governo Craxi. Dopo 44 anni sarebbe ora di avere una verità e mettere la parola fine alle tante teorie, dalla bomba al cedimento strutturale.
La sentenza di rinvio a giudizio del giudice Priore del 99 parla per la prima volta di uno scenario di guerra, dove sui cieli sopra il Tirreno erano presenti anche aerei non identificati.
Report, in collaborazione col giornalista Claudio Gatti, racconta un nuovo scenario di guerra culminato alle 20.59 del 27 giugno 1980.
Pochi minuti dopo la torre di controllo di Ciampini chiama l’ambasciata americana per capire se l’abbattimento fosse causato da una esercitazione: ma gli americani hanno sempre detto di no, non ne sapevano niente.

Report ha intervistato l’ex vice ambasciatore Daniel Serwer: nascondere l’abbattimento di un aereo a tutti i marinai a bordo della portaerei sarebbe impossibile.

Anche la pista libica va accantonata, come risulta dai documenti dei diplomatici di cui Report è venuta in possesso.
L’unica cosa su cui possiamo essere certi è che l’aereo è stato abbattuto in una azione di guerra – spiega la presidente dell’associazione vittime Daria Bonfietti.
Possiamo anche essere abbastanza certi che si sia trattato di un missile e non di una bomba, lo spiega a Report il consulente di Itavia Vittorio Russo.

Ma ci sono altre cose da mettere nero su bianco: i radar militari non hanno consegnato i tracciati ai magistrati. Dai radar di Ciampino però qualcosa si vede: sono le tracce di due aerei zombie che compiono una manovra di attacco contro l’I-TIGI, lo racconta un consulente della parte civile.
Ma anche un documento della Nato del 1997 mette nero su bianco che erano presenti, oltre a caccia Nato, anche caccia non identificati: di quale nazionalità? Secondo l’ex vice ambasciatore Serwer potrebbero essere israeliani.

Eccolo il V scenario: si basa su considerazione storiche e militari, si baserebbe su un movente, quello della sopravvivenza dello stato di Israele.
Questo scenario è stato per la prima volta tracciato dal giornalista Claudio Gatti: il giornalista è partito da un principio diverso, chiedendosi se nel passato ci fosse stato un aereo civile abbattuto da aerei militari. Era successo, ed erano operazioni condotte dall’aviazione israeliana, per esempio quando colpirono la base dell’Olp a Tunisi, facendo uso di sofisticati strumenti elettronici per scomparire dai radar.

È successo lo stesso ad Ustica?

L’avvocato Brogneri la sera del 27 giugno 1980, passando in macchina a pochi metri dallo stadio di Catanzaro vede passare un aereo militare sopra la città: il caccia aveva una sagoma a delta.

E il Mig 23 caduto sulla Sila?
Come avrebbero fatto i caccia israeliani a bucare la difesa italiana? Il signor Sebastiano Strangias riporta una seconda testimonianza, avendo visto un aereo che volava a quota bassa, sopra Bovalino, dove viene raggiunto da altri due caccia.
Sul fondo del mare è stato recuperato un serbatoio supplementare prodotto da una società americana, Pastushin: secondo quanto riporta Gatti quel serbatoio era stato venduto ad Israele.

È una pista che meriterebbe di essere analizzata dalla magistratura italiana – è la convinzione dell’ex presidente Amato.
Ma quale sarebbe il movente, perché sarebbe stata pianificata questa azione da Israele? Ci sarebbe una coincidenza di date, la vittoria alle elezioni di Begin nel 1977 che era preoccupato della fornitura di materiale nucleare per il reattore iraqeno (progetto a cui partecipava anche l’Italia).
L’Iraq aveva aperto un progetto di collaborazione con l’Italia per il nucleare civile, ma il progetto doveva servire anche per un’arma nucleare che sarebbe finita nelle mani di Saddam Hussein.
Israele e Begin erano preoccupati di questo progetto: queste bombe avrebbero cancellato Israele, tanto da convincerli di dover sabotare questo progetto.
Prima facendo saltare l’hangar francese dove si stava assemblando il nocciolo.
Poi facendo sparire un camion con dei componenti destinati al progetto iraqeno.
Poi altri attentati contro il laboratorio italiano gestito dal professor Albonetti: “sono gli israeliani, ma tu stai tranquillo” gli dicono i nostri servizi.
Si arriva poi al volo Itavia: il 25 giugno sarebbe dovuto partire da Marsiglia un carico di uranio arricchito verso l’Iraq, con un secondo volo civetta il 27 giugno.
L’abbattimento dell’I-Tigi sarebbe dunque stato un errore, avrebbero scambiato il volo italiano per il cargo francese.

In altre occasioni l’aeronautica israeliana avrebbe cercato di abbattere aerei civili per uccidere il leader dell’Olp Arafat, sempre sui cieli del Mediterraneo.
L’ex ambasciatore Senwer conferma i timori dell’amministrazione Begin nei confronti dell’uranio iraqeno, che se non fosse stato fermato li avrebbe costretti a compiere qualunque azione di sabotaggio.

Ci sono cose che non possono essere raccontate, ci sono cose che non si possono dire nemmeno in segreto, saranno portate nella tomba dalle persone che le hanno vissute”: queste le parole del portavoce di Begin. Meglio non dire, dunque. L’abbattimento di Ustica potrebbe essere stata una di queste cose indicibili.

I SIGNORI DEI SONDAGGI Di Lorenzo Vendemiale e Carlo Tecce

I signori dei sondaggi danno i numeri dei partiti: i sondaggi possono essere strumento di propaganda, per influenza gli elettori.
Secondo il professore D
i Franco il 75% dei sondaggi non sarebbe attendibile: chi sono i signori dei sondaggi? C’è Piepoli, Antonio Noto che lavorano per la Rai, la Ghisleri che lavora per Mediaset e per Porta a Porta, poi Pregliasco con Quorum. Pagnoncelli lavora invece fedelmente con Floris.
I partiti hanno i sondaggisti di fiducia e un budget di spesa: il PD nel passato ha speso fino a 500mila euro per i sondaggi, arrivando quasi ad un abuso (oggi con la segreteria Schlein si spende 70 mila euro).
La dinamica dei sondaggi è cominciata con Berlusconi che ne fece un uso spregiudicato – come racconta Luigi Crespi a Report: “il sondaggio è un gioco inutile e pericoloso”, aggiunge al giornalista di Report, ma è restio a raccontare tutti i segreti accumulati negli anni.
I sondaggi cercano di catturare le intenzioni di voti, cosa complicata oggi coi partiti sempre più fluidi: ma cosa comprano i partiti quando pagano un sondaggio?
Per fare un buon sondaggio servono fare tante telefonate, serve usare più canali di intervista (cellulare, web, computer): ma siccome costa, le società usano “panelisti” che lavorano per più sondaggi, venendo pagati. Ma i panelisti bravi possono rispondere allo stesso sondaggio con due profili diversi: mancano controlli sui campioni, gli intervistati non rispondono alle domande ma cercano solo di completare un sondaggio per passare ad un altro.
Secondo Crespi, un buon sondaggio deve costare 10mila euro almeno, se paghi di meno, significa che stai pagando solo i risultati (quelli che vuoi sentirti).

Il caso Abruzzo è un esempio di cattivo sondaggio: quelli del PD non tenevano conto dei dati dalle province.
Report si è fatta consegnare la matrice del sondaggio che ha condizionato la strategia politica del centrosinistra in Abruzzo: si tratta dell’elenco completo delle persone contattate per realizzare il sondaggio, assieme ai giornalisti era presente il professor Di Franco che le ha analizzate con un programma specializzato.
Con questo programma posso controllare le informazioni sui soggetti – spiega nel servizio il professore – “scorrendo l’elenco vedo che c’è una grande prevalenza di persone anziane .. 89 anni, 87, 85, 83 anni.. l’età media di questo campione è 65 anni, tenete presente che in Italia l’età media è tra 41 e 42 anni, qui abbiamo 20 anni in più di età media e questo non sta né in cielo né in terra..”
Per questo hanno toppato i risultati? “Essendo sbilanciato il campione sulla popolazione di elettori ultrasettantenni, proprio in quella categoria sono più forti i voti del centrosinistra.”

Ma come vengono fatti i sondaggi dal servizio Pubblico: Report ha analizzato come vengono fatti quelli di Euromedia di Ghisleri: sono sondaggi economici, ma poco credibili – spiega il professor Di Franco.
Ghisleri usa gli stessi contatti per realizzare più sondaggi venduti poi a piattaforme diverse: sono sondaggi omnibus, dove si concentrano in un unico sondaggio più committenze. La Rai ne è al corrente di questo modo di operare?
“Perché non mi chiede quanto costa il mio sondaggio?” Il punto è che si usano soldi pubblici ed è corretto sapere come vengono spesi (si tratta di 1700 euro a sondaggio, una cifra troppo basso, secondo quanto raccontava Crespi).

In Sardegna c’è stata una battaglia sui sondaggi: il candidato Soru ha minacciato la società che ne aveva realizzato l’unico fatto in Sardegna (da Bidimedia).
Bidimedia ha dato l’11% per Soru, ma era sballato sulla vittoria di Truzzu: l’errore è legato al modo in cui è stata fatta l’indagine, solo su internet.
Un altro sondaggio è arrivato ad Agenzia Nova, dove si parlava di Soru al 33%, ma era falso.
Qual è la manina dietro i sondaggi segreti pubblicati a pochi giorni dal voto? Ancora oggi non si conosce la paternità del fake, si parla di dati fatti uscire dal PD, che voleva puntare al voto utile (danneggiando Soru).

Ci sono sondaggisti che cercano la politica e che da questa vengono cercati: per esempio Masia col PD o anche Crespi ai tempi di Berlusconi, che aggiunge come i sondaggi orientati servono solo alle truppe e agli staff dei candidati.
Tecné lavora per la famiglia Berlusconi a Mediaset e nei suoi sondaggi da sempre qualche punto in più a Forza Italia: un rapporto simbiotico tanto che Forza Italia rilancia i sondaggi pagati a Tecné.

Ma il peccato è negli occhi di chi guarda - si giustifica Tecné davanti alle domande di Report.

Quorum/You Trend è la società di Lorenzo Pregliasco: in dieci mesi ha avuto ricavi alti, con costi veramente bassi, grazie all’uso della piattaforma Supermedia, che somma sondaggi fatti in momenti diversi. Ma ha una valenza scientifica?

Oggi i sondaggi sono uno strumento per condizionare la politica: nessuno controlla i sondaggi, nemmeno l’AGCOM,
occorrerebbe fare dei controlli a campioni sulle matrici che dovrebbero essere essere rese pubbliche.

La Rai ha affidato i suoi exit poll al consorzio Opinio, dietro cui si trovano tre pesi massimi del settore Piepoli, Noto e Masia: i bandi della Rai li hanno premiati rispetto alla concorrenza, diventando oggi monopolista nel servizio pubblico.

DRIZZA LE ANTENNE Di Lucina Paternesi, Collaborazione Roberto Persia

Nel 2018 si è chiusa l’asta record per le frequenze 5G, dopo cinque anni stiamo ancora aspettando la rivoluzione, perché servono le antenne sul territorio.

Le aziende avrebbero dovuto investire 4 miliardi di euro (oltre ai 6 spesi per la gara), ma il governo ha alzato i limiti delle emissioni delle antenne. Un bel risparmio per chi investirà in Italia.

Ma all’estero le aziende private hanno investito senza aspettare l’aiutino dello Stato: in Svezia Report ha mostrato come col 5G sia usato per muovere le macchine per il taglio del legname nei boschi, manovrandole da remoto.
Alla
Skogforsk spiegano che basta una buona connessione 5G, un visore per la realtà aumentata e qualche computer, per lavorare al caldo in ufficio, senza grossi rischi per la salute.
La rete pubblica in Svezia funziona bene, il servizio è fornito da Telia che ha investito diverse centinaia di milioni di euro nell’infrastruttura, eliminando il 2 e il 3G.
Quali sono le emissioni delle antenne: si passa da 24 a 35 v/m nelle città: in Svezia stanno facendo test sugli effetti delle radiazioni del 5G sull’uomo.
In Italia siamo passati dal vecchio limite di 6v/m fino a 15 v/m: i limiti tabù di cui parla il ministro Urso (che avrebbero limitato lo sviluppo del paese) fu l’ex ministro Gasparri, che però si era “dimenticato” di mettere dei limiti alle emissioni dei telefoni (che possono emettere fino a 100 v/m).
Il governo Monti aveva già eliminato le misurazioni puntuali, bypassando il vincolo della legge Gasparri: ma per far funzionare il 5G serviva alzare i limiti?

Secondo il servizio di Report no, ma tanto il governo Meloni ha alzato i limiti nello scorso decreto concorrenza.
L’innalzamento si è reso necessario perché con gli attuali limiti gli impianti italiani non erano espandibili: lo scrive il professore del politecnico Capone, in una relazione per l’associazione di categoria delle TLC.
Per soddisfare le esigenze delle aziende si sono alzati limiti – racconta a Report un antennista – senza preoccuparsi della salute dei cittadini: il ministro Urso tira fuori i limiti superiori di altri paesi, perché voi di Report non ci fermerete con le vostre lobby (ha incredibilmente detto Urso).

Ma le emissioni del 5G possono creare problemi? L’Europa segue le direttive di una agenzia privata, con dentro dei conflitti di interesse in pancia, l’ICNIRP.
Ci sono altri studi molto più cautelativi, ignorati dal professor Capone e dal nostro ministero.

In ogni caso il decreto del governo Meloni ha favorito le aziende che gestiscono le antenne, che stanno facendo profitti molto elevati in questi anni: tutto nasce dal piano Colao, che di fatto passa sopra le posizioni contrarie alle nuove antenne sui territori.
Le antenne spuntano senza nemmeno consultare i sindaci e i tecnici, come successo nel comune di Montanaro: nonostante le proteste dei cittadini, i lavori sono andati avanti, perché Iliad ha chiuso un contratto con un privato e ha portato il comune davanti al TAR.
Alla fine il progetto del privato va davanti ai piani del comune, una cosa incredibile: i sindaci hanno le mani legate a meno che si non si dotino di un piano antenne, pagando dei consulenti per questi progetti.
Le antenne sono state dichiarate dallo Stato come opere primarie per l’urbanizzazione: lo stato ha dato diversi aiutini alle aziende di TLC, togliendo vincoli paesaggistici, obblighi. Dal 2020 ci sono state 7 variazioni normative, sempre nell’ottica del semplificare i costi della realizzazione di nuove antenne, fino a consentire degli espropri nei confronti dei privati.
I comune, per le antenne piazzate su terreni che non danno reddito, ricavano solo 800 euro: sono soldi che i comuni non incasseranno più, per cui dovranno anche tagliare i servizi.

A questo siamo arrivati perché un ex manager del settore privato è diventato ministro col governo dei migliori.
A Calci si sono dotati di un piano antenne, ma ha un costo: l’unica iniziativa nella direzione di aiutare i comuni veniva dall’ex deputato Romagnoli ma, come racconta lui, è stata bloccata perché danneggiava lo sviluppo del 5G.
Oggi siamo nella situazione dove privati cittadini affittano terreni alle “tower company” per installare le antenne: ma è un affare al ribasso, perché queste aziende tendono sempre al massimo ribasso, usando anche la minaccia dell’esproprio
(nel senso comune del termine, di questo stiamo parlando).
Le lettere di esproprio non sempre partono dalle tower company, come Inwit, ma da società che stanno nell’ombra, come Phone energy di Faenza.

Ma in realtà la legge sull’esproprio parla chiaro: l’esproprio può partire solo col beneplacito dell’amministrazione locale.

Nessun commento: