IL V SCENARIO Di Luca Chianca, Collaborazione Alessia Marzi, Consulenza Claudio Gatti
L’ultima
rivelazione sensazionale su Ustica è quella dell’ex presidente
Amato, con la pista Francese.
Ma siamo ancora al mistero,
nonostante la direttiva Renzi: i documenti sono spariti, come quelli
del ministero dei Trasporti. “Chi sa parli” chiede oggi Amato,
che aveva seguito il caso Ustica ai tempi del governo Craxi. Dopo 44
anni sarebbe ora di avere una verità e mettere la parola fine alle
tante teorie, dalla bomba al cedimento strutturale.
La sentenza
di rinvio a giudizio del giudice Priore del 99 parla per la prima
volta di uno scenario di guerra, dove sui cieli sopra il Tirreno
erano presenti anche aerei non identificati.
Report, in
collaborazione col giornalista Claudio Gatti, racconta un nuovo
scenario di guerra culminato alle 20.59 del 27 giugno 1980.
Pochi
minuti dopo la torre di controllo di Ciampini chiama l’ambasciata
americana per capire se l’abbattimento fosse causato da una
esercitazione: ma gli americani hanno sempre detto di no, non ne
sapevano niente.
Report ha intervistato l’ex vice ambasciatore Daniel Serwer: nascondere l’abbattimento di un aereo a tutti i marinai a bordo della portaerei sarebbe impossibile.
Anche
la pista libica va accantonata, come risulta dai documenti dei
diplomatici di cui Report è venuta in possesso.
L’unica cosa
su cui possiamo essere certi è che l’aereo è stato abbattuto in
una azione di guerra – spiega la presidente dell’associazione
vittime Daria Bonfietti.
Possiamo anche essere abbastanza certi
che si sia trattato di un missile e non di una bomba, lo spiega a
Report il consulente di Itavia Vittorio Russo.
Ma
ci sono altre cose da mettere nero su bianco: i radar militari non
hanno consegnato i tracciati ai magistrati. Dai radar di Ciampino
però qualcosa si vede: sono le tracce di due aerei zombie che
compiono una manovra di attacco contro l’I-TIGI, lo racconta un
consulente della parte civile.
Ma anche un documento della Nato
del 1997 mette nero su bianco che erano presenti, oltre a caccia
Nato, anche caccia non identificati: di quale nazionalità? Secondo
l’ex vice ambasciatore Serwer potrebbero essere israeliani.
Eccolo
il V scenario: si basa su considerazione storiche e militari, si
baserebbe su un movente, quello della sopravvivenza dello stato di
Israele.
Questo scenario è stato per la prima volta tracciato
dal giornalista Claudio Gatti: il giornalista è partito da un
principio diverso, chiedendosi se nel passato ci fosse stato un aereo
civile abbattuto da aerei militari. Era successo, ed erano operazioni
condotte dall’aviazione israeliana, per esempio quando colpirono la
base dell’Olp a Tunisi, facendo uso di sofisticati strumenti
elettronici per scomparire dai radar.
È successo lo stesso ad Ustica?
L’avvocato Brogneri la sera del 27 giugno 1980, passando in macchina a pochi metri dallo stadio di Catanzaro vede passare un aereo militare sopra la città: il caccia aveva una sagoma a delta.
E
il Mig 23 caduto sulla Sila?
Come avrebbero fatto i caccia
israeliani a bucare la difesa italiana? Il signor Sebastiano
Strangias riporta una seconda testimonianza, avendo visto un aereo
che volava a quota bassa, sopra Bovalino, dove viene raggiunto da
altri due caccia.
Sul
fondo del mare è stato recuperato un serbatoio supplementare
prodotto da una società americana, Pastushin: secondo quanto riporta
Gatti quel serbatoio era stato venduto ad Israele.
È una
pista che meriterebbe di essere analizzata dalla magistratura
italiana – è la convinzione dell’ex presidente Amato.
Ma
quale sarebbe il movente, perché sarebbe stata pianificata questa
azione da Israele? Ci sarebbe una coincidenza di date, la vittoria
alle elezioni di Begin nel 1977 che era preoccupato della fornitura
di materiale nucleare per il reattore iraqeno (progetto a cui
partecipava anche l’Italia).
L’Iraq aveva aperto un progetto
di collaborazione con l’Italia per il nucleare civile, ma il
progetto doveva servire anche per un’arma nucleare che sarebbe
finita nelle mani di Saddam Hussein.
Israele e Begin erano
preoccupati di questo progetto: queste bombe avrebbero cancellato
Israele, tanto da convincerli di dover sabotare questo
progetto.
Prima facendo saltare l’hangar francese dove si
stava assemblando il nocciolo.
Poi facendo sparire un camion con
dei componenti destinati al progetto iraqeno.
Poi altri
attentati contro il laboratorio italiano gestito dal professor
Albonetti: “sono gli israeliani, ma tu stai tranquillo” gli
dicono i nostri servizi.
Si arriva poi al volo Itavia: il 25
giugno sarebbe dovuto partire da Marsiglia un carico di uranio
arricchito verso l’Iraq, con un secondo volo civetta il 27
giugno.
L’abbattimento dell’I-Tigi sarebbe dunque stato un
errore, avrebbero scambiato il volo italiano per il cargo francese.
In
altre occasioni l’aeronautica israeliana avrebbe cercato di
abbattere aerei civili per uccidere il leader dell’Olp Arafat,
sempre sui cieli del Mediterraneo.
L’ex ambasciatore Senwer
conferma i timori dell’amministrazione Begin nei confronti
dell’uranio iraqeno, che se non fosse stato fermato li avrebbe
costretti a compiere qualunque azione di sabotaggio.
“Ci sono cose che non possono essere raccontate, ci sono cose che non si possono dire nemmeno in segreto, saranno portate nella tomba dalle persone che le hanno vissute”: queste le parole del portavoce di Begin. Meglio non dire, dunque. L’abbattimento di Ustica potrebbe essere stata una di queste cose indicibili.
I SIGNORI DEI SONDAGGI Di Lorenzo Vendemiale e Carlo Tecce
I
signori dei sondaggi danno i numeri dei partiti: i sondaggi possono
essere strumento di propaganda, per influenza gli elettori.
Secondo
il professore Di
Franco
il 75% dei sondaggi non sarebbe attendibile: chi sono i signori dei
sondaggi? C’è Piepoli, Antonio Noto che lavorano per la Rai, la
Ghisleri che lavora per Mediaset e per Porta a Porta, poi Pregliasco
con Quorum. Pagnoncelli lavora invece fedelmente con Floris.
I
partiti hanno i sondaggisti di fiducia e un budget di spesa: il PD
nel passato ha speso fino a 500mila euro per i sondaggi, arrivando
quasi ad un abuso (oggi con la segreteria Schlein si spende 70 mila
euro).
La dinamica dei sondaggi è cominciata con Berlusconi che
ne fece un uso spregiudicato – come racconta Luigi Crespi a Report:
“il sondaggio è un gioco inutile e pericoloso”, aggiunge al
giornalista di Report, ma è restio a raccontare tutti i segreti
accumulati negli anni.
I
sondaggi cercano di catturare le intenzioni di voti, cosa complicata
oggi coi partiti sempre più fluidi: ma cosa comprano i partiti
quando pagano un sondaggio?
Per fare un buon sondaggio servono
fare tante telefonate, serve usare più canali di intervista
(cellulare, web, computer): ma siccome costa, le società usano
“panelisti” che lavorano per più sondaggi, venendo pagati. Ma i
panelisti bravi possono rispondere allo stesso sondaggio con due
profili diversi: mancano controlli sui campioni, gli intervistati non
rispondono alle domande ma cercano solo di completare un sondaggio
per passare ad un altro.
Secondo Crespi, un buon sondaggio deve
costare 10mila euro almeno, se paghi di meno, significa che stai
pagando solo i risultati (quelli che vuoi sentirti).
Il
caso Abruzzo è un esempio di cattivo sondaggio: quelli del PD non
tenevano conto dei dati dalle province.
Report
si è fatta consegnare la matrice del sondaggio che ha condizionato
la strategia politica del centrosinistra in Abruzzo: si tratta
dell’elenco completo delle persone contattate per realizzare il
sondaggio, assieme ai giornalisti era presente il professor Di Franco
che le ha analizzate con un programma specializzato.
Con questo
programma posso controllare le informazioni sui soggetti – spiega
nel servizio il professore – “scorrendo l’elenco vedo che c’è
una grande prevalenza di persone anziane .. 89 anni, 87, 85, 83
anni.. l’età media di questo campione è 65 anni, tenete presente
che in Italia l’età media è tra 41 e 42 anni, qui abbiamo 20 anni
in più di età media e questo non sta né in cielo né in
terra..”
Per questo hanno toppato i risultati? “Essendo
sbilanciato il campione sulla popolazione di elettori
ultrasettantenni, proprio in quella categoria sono più forti i voti
del centrosinistra.”
Ma
come vengono fatti i sondaggi dal servizio Pubblico: Report ha
analizzato come vengono fatti quelli di Euromedia di Ghisleri: sono
sondaggi economici, ma poco credibili – spiega il professor Di
Franco.
Ghisleri
usa gli stessi contatti per realizzare più sondaggi venduti poi a
piattaforme diverse: sono sondaggi omnibus, dove si concentrano in un
unico sondaggio più committenze. La Rai ne è al corrente di questo
modo di operare?
“Perché non mi chiede quanto costa il mio
sondaggio?” Il punto è che si usano soldi pubblici ed è corretto
sapere come vengono spesi (si tratta di 1700 euro a sondaggio, una
cifra troppo basso, secondo quanto raccontava Crespi).
In
Sardegna c’è stata una battaglia sui sondaggi: il candidato Soru
ha minacciato la società che ne aveva realizzato l’unico fatto in
Sardegna (da Bidimedia).
Bidimedia ha dato l’11% per Soru, ma
era sballato sulla vittoria di Truzzu: l’errore è legato al modo
in cui è stata fatta l’indagine, solo su internet.
Un altro
sondaggio è arrivato ad Agenzia Nova, dove si parlava di Soru al
33%, ma era falso.
Qual è la manina dietro i sondaggi segreti
pubblicati a pochi giorni dal voto? Ancora oggi non si conosce la
paternità del fake, si parla di dati fatti uscire dal PD, che
voleva puntare al voto utile (danneggiando Soru).
Ci
sono sondaggisti che cercano la politica e che da questa vengono
cercati: per esempio Masia col PD o anche Crespi ai tempi di
Berlusconi, che aggiunge come i sondaggi orientati servono solo alle
truppe e agli staff dei candidati.
Tecné lavora per la famiglia
Berlusconi a Mediaset e nei suoi sondaggi da sempre qualche punto in
più a Forza Italia: un rapporto simbiotico tanto che Forza Italia
rilancia i sondaggi pagati a Tecné.
Ma
il peccato è negli occhi di chi guarda - si giustifica Tecné
davanti alle domande di Report.
Quorum/You Trend è la
società di Lorenzo Pregliasco: in dieci mesi ha avuto ricavi alti,
con costi veramente bassi, grazie all’uso della piattaforma
Supermedia, che somma sondaggi fatti in momenti diversi. Ma ha una
valenza scientifica?
Oggi i sondaggi sono uno strumento
per condizionare la politica: nessuno controlla i sondaggi, nemmeno
l’AGCOM, occorrerebbe
fare dei controlli a campioni sulle matrici che dovrebbero essere
essere rese pubbliche.
La Rai ha affidato i suoi exit poll al consorzio Opinio, dietro cui si trovano tre pesi massimi del settore Piepoli, Noto e Masia: i bandi della Rai li hanno premiati rispetto alla concorrenza, diventando oggi monopolista nel servizio pubblico.
DRIZZA LE ANTENNE Di Lucina Paternesi, Collaborazione Roberto Persia
Nel 2018 si è chiusa l’asta record per le frequenze 5G, dopo cinque anni stiamo ancora aspettando la rivoluzione, perché servono le antenne sul territorio.
Le aziende avrebbero dovuto investire 4 miliardi di euro (oltre ai 6 spesi per la gara), ma il governo ha alzato i limiti delle emissioni delle antenne. Un bel risparmio per chi investirà in Italia.
Ma
all’estero le aziende private hanno investito senza aspettare
l’aiutino dello Stato: in Svezia Report ha mostrato come col 5G sia
usato per muovere le macchine per il taglio del legname nei boschi,
manovrandole da remoto.
Alla Skogforsk
spiegano
che basta una buona connessione 5G, un visore per la realtà
aumentata e qualche computer, per lavorare al caldo in ufficio, senza
grossi rischi per la salute.
La rete pubblica in Svezia funziona
bene, il servizio è fornito da Telia che ha investito diverse
centinaia di milioni di euro nell’infrastruttura, eliminando il 2 e
il 3G.
Quali sono le emissioni delle antenne: si passa da 24 a
35 v/m nelle città: in Svezia stanno facendo test sugli effetti
delle radiazioni del 5G sull’uomo.
In Italia siamo passati dal
vecchio limite di 6v/m fino a 15 v/m: i limiti tabù di cui parla il
ministro Urso (che avrebbero limitato lo sviluppo del paese) fu l’ex
ministro Gasparri, che però si era “dimenticato” di mettere dei
limiti alle emissioni dei telefoni (che possono emettere fino a 100
v/m).
Il governo Monti aveva già eliminato le misurazioni
puntuali, bypassando il vincolo della legge Gasparri: ma per far
funzionare il 5G serviva alzare i limiti?
Secondo
il servizio di Report no, ma tanto il governo Meloni ha alzato i
limiti nello scorso decreto concorrenza.
L’innalzamento si è
reso necessario perché con gli attuali limiti gli impianti italiani
non erano espandibili: lo scrive il professore del politecnico
Capone, in una relazione per l’associazione di categoria delle
TLC.
Per soddisfare le esigenze delle aziende si sono alzati
limiti – racconta a Report un antennista – senza preoccuparsi
della salute dei cittadini: il ministro Urso tira fuori i limiti
superiori di altri paesi, perché voi di Report non ci fermerete con
le vostre lobby (ha incredibilmente detto Urso).
Ma
le emissioni del 5G possono creare problemi? L’Europa segue le
direttive di una agenzia privata, con dentro dei conflitti di
interesse in pancia, l’ICNIRP.
Ci sono altri studi molto più
cautelativi, ignorati dal professor Capone e dal nostro
ministero.
In ogni caso il decreto del governo Meloni ha
favorito le aziende che gestiscono le antenne, che stanno facendo
profitti molto elevati in questi anni: tutto nasce dal piano Colao,
che di fatto passa sopra le posizioni contrarie alle nuove antenne
sui territori.
Le antenne spuntano senza nemmeno consultare i
sindaci e i tecnici, come successo nel comune di Montanaro:
nonostante le proteste dei cittadini, i lavori sono andati avanti,
perché Iliad ha chiuso un contratto con un privato e ha portato il
comune davanti al TAR.
Alla
fine il progetto del privato va davanti ai piani del comune, una cosa
incredibile: i sindaci hanno le mani legate a meno che si non si
dotino di un piano antenne, pagando dei consulenti per questi
progetti.
Le antenne sono state dichiarate dallo Stato come
opere primarie per l’urbanizzazione: lo stato ha dato diversi
aiutini alle aziende di TLC, togliendo vincoli paesaggistici,
obblighi. Dal 2020 ci sono state 7 variazioni normative, sempre
nell’ottica del semplificare i costi della realizzazione di nuove
antenne, fino a consentire degli espropri nei confronti dei
privati.
I comune, per le antenne piazzate su terreni che non
danno reddito, ricavano solo 800 euro: sono soldi che i comuni non
incasseranno più, per cui dovranno anche tagliare i servizi.
A
questo siamo arrivati perché un ex manager del settore privato è
diventato ministro col governo dei migliori.
A Calci si sono
dotati di un piano antenne, ma ha un costo: l’unica iniziativa
nella direzione di aiutare i comuni veniva dall’ex deputato
Romagnoli ma, come racconta lui, è stata bloccata perché
danneggiava lo sviluppo del 5G.
Oggi siamo nella situazione dove
privati cittadini affittano terreni alle “tower company” per
installare le antenne: ma è un affare al ribasso, perché queste
aziende tendono sempre al massimo ribasso, usando anche la minaccia
dell’esproprio (nel
senso comune del termine, di questo stiamo parlando).
Le
lettere di esproprio non sempre partono dalle tower company, come
Inwit, ma da società che stanno nell’ombra, come Phone energy di
Faenza.
Ma in realtà la legge sull’esproprio parla chiaro: l’esproprio può partire solo col beneplacito dell’amministrazione locale.
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