Oggi, sulle prime pagine dei principali quotidiani, è difficile trovare menzione di Capaci e dell'anniversario della morte del giudice Falcone.
Se fosse ancora vivo sarebbe tra i magistrati attaccati dalla politica, colpevole di indagare solo su una certa parte politica, colpevole di danneggiare l'imprenditoria siciliana e italiana (perché queste accuse gli furono veramente rivolte, dalla DC siciliana, perfino da colleghi nel Tribunale di Palermo).
Invece Falcone è stato ucciso 32 anni (in un attentato su cui ancora ci sono filoni di indagine aperti) fa e così oggi la sua memoria viene strumentalizzata, usata come bandierina dai partiti che fanno una finta lotta alla mafia, anzi alle mafie.
Questa maggioranza di governo per tramite la commissione Antimafia, come ha ben spiegato il servizio di Report sui nemici di Falcone e Borsellino, è preoccupata solo della strage di via D'Amelio, spingendo sulla pista del rapporto del Ros.
Tutto pur di nascondere i mandanti a volto coperto, il depistaggio di stato col finto pentito Scarantino, creato dai poliziotti del questore La Barbera.
Il messaggio di questi comportamenti dal governo, dai finti garantisti che si mobilitano solo per gli ufficiali del Ros, Contrada, i politici legati con rapporti pericolosi coi mafiosi? La mafia è stata sconfitta, non c'è (in linea con la sentenza della Cassazione sul processo per la trattativa stato mafia).
La famosa convivenza con la mafia di cui parlava un ex ministro tanti anni fa, curiosamente il padre dell'attuale progetto del ponte sullo Stretto.
Per non disturbare questa convivenza la Rai ha deciso di non mandare in onda nessuno speciale su Falcone, sul pool di Palermo, sull'enorme sacrificio che il paese ha chiesto a questi magistrati, ai loro collaboratori nelle forze dell'ordine.
Trattativa Stato-Mafia: il processo che non si doveva fare
Il colpo di spugna
Tutto cancellato. Tutto inutile. Tutto da rifare. Si poteva trattare con la mafia. Si può trattare con la mafia. Si potrà trattare con la mafia. Lo Stato può scendere a patti col suo avversario ultrasecolare. Non c’è niente di male se lo fa a fin di bene. Cosa nostra resta l’unica organizzazione criminale con licenza di condizionare, intimidire, terrorizzare il suo nemico, alla quale non verrà mai meno la speranza di trovare interlocutori sugli spalti dell’altra sponda.
Che si chiuda un’epoca è pacifico. L’epoca segnata dalla volontà – quantomeno conclamata, quantomeno intrisa di retorica, quantomeno scolpita da milioni di parole – di diventare un’Italia moderna, che sia Europa sino in fondo, capace di saper fare da sola liberandosi per sempre dalla zavorra sporca che per centocinquant’anni l’ha resa socialmente ed economicamente zoppa.
Da Il colpo di spugna, di Saverio Lodato e Nino Di Matteo
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