02 maggio 2024

Bye bye Benny – una storia di rap e libertà, di Francesco Filippi

 

Aveva perso anche l’ultimo bus a gasogeno. Era tardi, l’ora stabilita per il rientro stava per scadere e in più stava diventando buio. Prese il littorino e provò a chiamare casa, suo padre era molto rigido negli orari.
“Qui Italvoce. Salve, giovane camerata. Vi informiamo che il vostro credito residuo è pari a zero lire. Vi preghiamo di…”
Interruppe la chiamata trattenendo a stento un’imprecazione. Adesso era davvero nei guai. Si guardò attorno cercando una soluzione possibile. La scritta luminosa Quisibeve all’angolo ronzava a intermittenza e dal locale usciva la luce soffusa dell’enorme italvisione sintonizzato sul programma pre-serale.

Littorino, gasogeno, quisibeve, italvisione.. come sarebbe stata l’Italia di oggi se il fascismo non fosse stato sconfitto con la guerra di Liberazione culminata con l’insurrezione del 25 aprile a Milano e in tutte le città del nord?
Francesco Filippi, autore di diversi saggi sulla propaganda fascista, sul fascismo di ieri e di oggi, prova a raccontarcelo con questo romanzo distopico, come quelli di Orwell o Philip Dick, che è anche un romanzo di formazione.
Perché protagonisti della storia sono due ragazzi che frequentano un liceo artistico in una cittadina di provincia, Italo e Giacomo: nonostante il carattere diverso, impulsivo quello di Giacomo sempre pronto a sdrammatizzare con una battuta, più riflessivo quello di Italo, sono molto amici. Due adolescenti con i problemi comuni ai loro coetanei, ma con una differenza: vivono nell’Italia fascista, un mondo perfetto per qualcuno, niente scioperi, nessuna contestazione, un governo che legifera senza opposizioni che disturbano e che controlla che la vita delle persone scorra serena, perché dispone di orecchie lunghe che entrano nella vita delle persone, delle famiglie. Famiglie fascistissime, come quella di Italo, il cui padre è un funzionario del partito e la madre è la perfetta donna fascista. Madre, angelo del focolare, impegnata come volontaria col partito.

Proprio per proteggere la vita delle persone, nell’Italia perfetta del fascismo non è possibile accedere alle notizie dall’estero, le notizie dal paese arrivano dalle veline del governo (d’altronde cosa può succedere di brutto con un governo fascista che ha sconfitto la criminalità?) e la televisione è divisa su tre canali. Quello della propaganda che loda le meraviglie del paese, la rete coi programmi del partito e quello dello svago, con quiz del tipo “Allora ditemi, signora Giuliana, quale domanda scegliete? Storia italiana, trionfi del partito o pettegolezzi?”.

La scuola, chiaramente, è chiamata a formare i perfetti cittadini dell’Italia fascista: basta con gli inglesismi, nella scuola di deve insegnare l’orgoglio italico senza contaminazioni decadenti da fuori, il cellulare si chiama littorino, il social per comunicare è Cheaccade, il rock è la musica rocciosa. E il regime, le leggi fascistissime, la dittatura? Tutto è stravolto, nel racconto della storia, riscritti sui libri degli studenti: il fascismo, tramite il ducefondatore, ha salvato gli italiani dal comunismo, vero nemico della patria.

"Il 28 ottobre 1922 Benito Mussolini libera l'Italia dalla schiavitù liberale e fonda la via italiana alla libertà, il fascismo. Dopo aver tolto di mezzo le opposizioni, il ducefondatore costruisce il nuovo stato italiano attraverso le leggi fascistissime tanto amate dal popolo itaiano e ancora oggi alla base del nostro stato. Nel 1935 Mussolini regala l'impero agli italiani con la conquista dell'Etiopia. Nel 1938 il ducefondatore salva la pace mondiale convincendo Fermania a Gran Bretagna a venire ai patti.."

"Con gli accordi di..?"

"Monaco, gli accordi di Monaco.. Dicevo: il ducefondatore salva per la prima volta la pace in Europa. Un anno dopo, n1l 1939.."

"Sii più precisa."

"Il primo settembre del 1939 Adolf Hitler decide di liberare i tedeschi schiavi dei polacchi e dichiara guerra alla Polonia, ma il 13 novembre dello stesso anno un falegname comunista, George Elser, mette una bomba sotto il palco da cui dovrà parlare il Fuhrer e lo uccide. Germania e Polonia trovano un accordo con l'aiuto del ducefondatore, che salva la pace in Europa una seconda volta. Purtroppo, senza il Fuhrer, in Germania scoppia la democrazia e Benito Mussolini rimane, assieme al caudillo spagnolo Francisco Franco, l'unico baluardo del fascismo contro le odiate democrazie plutocratiche e i comunisti. Nel 1942, con l'invasione della Polonia da parte di Stalin, le demoplutocrazie costruiscono un muro di difesa anticomunista in Europa, dando il via alla guerra fredda..."

Dovrebbero essere tutti felici gli italiani, nell’impero l’ordine regna sovrano, niente scioperi, schiamazzi, così dice la stampa, così racconta l’italvisione.

Ma Italo e Giacomo, come forse tanti altri italiani, non sono felici: in questa Italia dove è proibito pensare con la propria testa, dove non è possibile spostarsi (d’altronde perché uscire dall’Italia quando si vive nel paese più bello del mondo), quando il Minculpop ti protegge dalle cattive notizie, filtrando le notizie scomode, pardon, le notizie false, Italo si sente come un pollo:

Sì, Italo, è proprio questo il punto! Noi viviamo una società che ci tratta come dei bambini, che ci dice cosa pensare, cosa dobbiamo credere, per cosa dobbiamo morire… invece di insegnarci, a scuola, a distinguere le notizie importanti dalle cavolate, preferiscono chiudere la rete. Secondo me il fascismo vero è proprio questa cosa qua: quando ti convincono a smettere di interessarti al mondo, quando ti fanno capire che è meglio farsi gli affari propri e chi se ne frega degli altri. E questo fascismo è eterno, amico mio...”
“Mah, secondo me stai un po'…”
“Siamo polli da allevamento Italo!”
“Eh?”
“Polli, siamo polli! Siamo chiusi in questo enorme capannone e ci danno tutto il necessario per sopravvivere, acqua cibo luce. Ma ai polli da allevamento non dai quel che serve loro per star bene, dai loro quel che serve per diventare grassi per poterli mangiare.”

Un giorno, i due ragazzi si imbattono in un’arma pericolosa, una di quelle armi capaci di distruggere un regime di cartapesta: un libro. Un libro scritto da una ex professoressa, una “stramba”, diversa, lontana dal modello ideale delle italiane: su questo libro si parla di un’Italia diversa, un paese dove le donne votano, dove il fascismo è stato sconfitto al termine di una guerra nel 1945, dove ci sono (o mio Dio) i diritti allo sciopero, ad associarsi, a manifestare pubblicamente. Ma veramente un mondo del genere esiste, oppure si tratta solo di una favola, come quelle che si raccontano ai bambini? O forse le favole sono quelle del regime che considera gli italiani al pari dei bambini (e anche un po’ stupidi)?

In questo libro si parla anche delle leggi razziali, la vergogna delle leggi razziali è scritto proprio così, capovolgendo il senso comune che vige in quella società: discriminare le persone per il colore della pelle, per la religione, per la razza, è una vergogna, altro che protezione del sangue italiano (o sostituzione etnica, come forse si direbbe oggi). Perché in quell’Italia non c’erano più ebrei. Ma dove erano andati? Che fine avevano fatto quelle persone?

Ma nell’Italia del fascismo a nessun interessavano queste domane, forse anche domande pericolose, meglio farsi i fatti propri, meglio pensare che le leggi contro i diversi, contro gli altri, siano per la nostra sicurezza. In fondo, noi italiani siamo brava gente.

Ma è un altro evento quello che poi farà scattare quel senso di ribellione nei due ragazzi, durante la lezione di “uso conforme di Italnet”: eh già, nell’Italia perfetta del fascismo, che assomiglia tanto alla Cina di oggi, il regime, pardon, il governo, ha deciso di proteggere gli italiani impedendo l’accesso diretto alla rete internet con dei filtri che impediscano loro di cadere nella tentazione di conoscere il mondo là fuori e scoprire che magari le cose non sono proprio come le raccontano..
Ecco, durante la lezione, accade l’imponderabile: facendo una ricerca sull’italianissimo computatore sul trattato di Rapallo, alle prime tre lettere rap ad Italo e Giacomo si apre un mondo nuovo, la vera internet. Milioni di siti indicizzati che parlano del rap. Compresa una notizia che racconta di un concerto di musica rap a Lione, il 24 aprile.

Con l’aiuto proprio della professoressa Gangemi, assieme ad una loro coetanea Sofia, una ragazza che come loro non si sente più a proprio agio in questa gabbia, i due amici decidono di partire per questa avventura, per partecipare a questo raduno europeo di musica rap e vedere com’è questo mondo oltre i sacri confini della patria.

Sarà un viaggio che cambierà definitivamente le cose, la visione del mondo, della vita, sarà perfino la scoperta dell’amore. Esiste un altro modo di vivere, senza la polizia che ti controlla, senza un governo che ti dice cosa dire e cosa non dire. Dove hai libero accesso alle informazioni (e anche alle fake news) da tutto il mondo, dove puoi leggere di tutto e ascoltare tutta la musica che vuoi.

Dove è bello stare assieme a persone che hanno un colore della pelle diverso dal tuo, che si divertono a cantare assieme, a sfidarsi nelle gare di rap, a ballare.

Dove le paure sono finalmente messe sa parte.

Quel cielo era una calamita: tutti i ragazzi nell'oscurità del prato si fermarono ad ammirarlo in silenzio. poi qualcuno cominciò a battere le mani e ben presto si levò un enorme applauso per quel cielo stellato.
A Italo scese una lacrima sulla guancia. “Sono libero” pensò “anche di emozionarmi”.

Come Ciaula che, all'improvviso scopre la luna nel racconto di Pirandello, anche i due protagonisti scoprono il senso della parola libertà.

La libertà di pensare, di fare, anche di sbagliare, certo. La libertà di amare anche qualcuno del proprio sesso, di non essere relegata al ruolo di donna-madre.

Per scoprire questa libertà era servito questa fuga dalla gabbia, dal pollaio.

Questo romanzo parla di un presente che non c’è, ma che ci sarebbe potuto essere. Riflettere sul passato significa anche doversi chiedere quale peso abbiano le scelte compiute da chi ci ha preceduti – sono le parole dell’autore a fine libro.

Si parla delle scelte degli italiani che negli anni del regime e, soprattutto, dopo il crollo nel 1943, hanno fatto una scelta precisa. Una scelta che a molti di loro è costata la vita ma che ci ha permesso oggi di vivere in una democrazia, seppur imperfetta, dove esistono ancora le libertà e i diritti civili.

Viviamo in tempi difficili per la democrazia, sotto attacco da quanti dicono che è un lusso che non possiamo permetterci, che servono governi forti, con poteri senza alcun contrappeso. Ecco che questa domanda “cosa sarebbe successo se..” non è così inutile.
A questo servono i romanzi distopici, a farci capire cosa potrebbe succederci se ci dimentichiamo da dove siamo venuti, per cosa si è combattuto nella guerra di Liberazione, cosa c’è in gioco quando si parla di mettere in discussione i nostri principi.

Altri libri pubblicati da Francesco Filippi sul fascismo e sulla propaganda fascista

La scheda del libro sul sito di Feltrinelli

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

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