23 febbraio 2025

Quel confine sottile di Silvia Napolitano


Stava scivolando lentamente dentro agosto. Un risucchio nel caldo e nella debolezza, ecco la sensazione che aveva. Non del tutto spiacevole. Millina, sua moglie, era partita per un’isola greca con alcune amiche, per riflettere sui disastri del loro matrimonio. E lui, che non aveva bisogno di riflettere perché gli era tutto chiaro da anni, era rimasto finalmente solo.

Poche volte mi era capitato di trovarmi immerso in una lettura così coinvolgente e intensa, come con questo romanzo, che faccio fatica a classificare solo come un giallo, di Silvia Napolitano.

Un giallo che ruota attorno ad un protagonista molto particolare, Zaccaria Bendicenti detto Zac: un ragazzino di quindici anni, in cura da uno psichiatra per problemi di schizofrenia.

Un pazzo, forse, un ragazzino che parla coi morti, con altri ragazzini come lui che però si trovano dall’altra parte del confine tra vita e morte. Un confine molto sottile, per Zac.

Sì, Zac avvertiva presenze. Voci di bambini morti, diceva, voci che arrivavano dal nulla e che nel nulla si perdevano.

Ma tutti i personaggi di questa storia sono diversamente particolari: come il suo psichiatra, Fabrizio, che incontriamo sin dall’inizio, in un momento di crisi col suo matrimonio. Ma la sua crisi è ben più profonda e parte da molto lontano, da una piccola ferita dell’infanzia che ha cercato, invano, di nascondere dietro una cortina di illusioni, col matrimonio e un lavoro che lo porta a dover curare gli altri, persone come Zac, mentre sarebbe proprio lui ad aver bisogno di un aiuto.

Tanto è vero che è Zac, con una pelle diafana e con quegli occhi blu intensi, a mettere in soggezione il suo psichiatra: anche quando gli racconta di aver visto il cadavere di una ragazzina lungo il Tevere. Un cadavere senza testa.

Un altro segno della sua pazzia? No, il cadavere esiste veramente, è di una adolescente francese, Juliette: i genitori ne avevano denunciato la scomparsa nei giorni precedenti. Sarà proprio Zac a guidare le pattuglie fino al corpo, un corpo senza testa.

Ligabue non ce la faceva più, ma era da tanto che non ce la faceva più. Esattamente da otto anni.

A guidare le indagini c’è un poliziotto di nome Bruno Ligabue: da otto anni la sua vita si è interrotta, per un brutto episodio del suo passato, di cui all’inizio non sappiamo nulla, che gli ha cancellato la voglia di vivere, di ridere, di amare.
Ma non la voglia di fare il suo lavoro, anche dando retta a quello strano testimone, Zac, che non solo parla coi morti, anche con Juliette, ma che racconta di come l’assassino avesse mani forti e un alito che puzzava di vino.

Ha una sua pista in mente, Ligabue, un bar frequentato da ragazzine e un barista che si prende molte libertà con queste adolescenti. Ma la pm che coordina le indagini, ha un’altra idea in testa.

Agostina Picariello, nubile e cinquantina, “una donna bassina, che arrancava sul greto del fiume a causa di parecchi chili in più, con un caschetto informe di colore indefinito”.
Una tipa tosta la pm Picariello, anche lei custode di un trauma nel passato che ha cercato invano di nascondere nella sua mente.

Per la pm l’assassino è lo stesso Zac, il pazzo, il ragazzino in cura per schizofrenia. Il colpevole perfetto.

C’è un altro personaggio in questa storia, dopo il poliziotto, la magistrata, lo psichiatra e questo strano adolescente, Zac, col suo “delirio tranquillo”, quasi uno stargate tra due mondi, quello dei vivi e quello dei morti.

È la mamma di Zac Aurora: una bella donna con tanti burrascosi rapporti negli anni passati, ma fortemente decisa a difendere quel figlio, l’unica cosa preziosa che le rimane. Anche da quella pm che lo sospetta di omicidio.

Accadeva più spesso che l’aerea svampitezza di Aurora si coniugasse perfettamente con il delirio tranquillo di suo figlio. E allora i due sembravano partire insieme per un viaggio su una nave invisibile..

Lo scontro tra la pm e il poliziotto ci consentirà di conoscere, un pezzo alla volta, le origini dei rispettivi traumi, quei segreti che li hanno portati all’essere oggi quello che sono. Una donna nubile che si è costruita una corazza addosso; un uomo che ha smesso di amare e di sorridere alla vita, per cui i morti su cui indagare sono solo nomi scritti sui verbali. E uno psichiatra con un matrimonio in crisi con un segreto che si porta dentro.

Ma sarà proprio l’incontro con Zac a cambiare le loro vite: Ligabue si troverà costretto a mettere da parte la sua razionalità per seguire quei dettagli che Zac gli ha dato sulla morta, si troverà anche lui immerso in quel mondo irrazionale dove i morti vivono accanto ai vivi, mostrandosi “come una piccola saetta, o una cometa trasparente”.

Un passo alla volta, sia Ligabue che la Picariello si troveranno costretti a fare i conti coi rispettivi traumi, affrontando i loro sensi di colpa, quelli che ti fanno vivere la vita dove ogni giorno è uguale all’altro: una nuova amicizia e forse un nuovo amore per il commissario, grazie all’aiuto di una infermiera. Per la pm Picariello, questo significherà mettere fine, anche in modo traumatico, all’origine del suo dolore.
Anche lo psichiatra Fabrizio, grazie al potere magico di Zac, riuscirà a fare i conti col suo di trauma, accettando il suo essere senza doversi nascondere dietro le convenzioni sociali. Un matrimonio, una vita rispettabile ..

Così diversi ma così simili tra di loro, quasi da far diventare queste persone, che fino a poco prima nemmeno si conoscevano, come una famiglia.

Sì, Aurora non si sbagliava: quella nuova famiglia esisteva davvero, la si poteva sentire, toccare, annusare. Solo pochi mesi prima quelle cinque persone non si conoscevano, e ora sembravano quasi parenti

E il delitto? Chi ha ucciso la piccola Juliette? L’indagine porterà alla luce una brutta storia con al centro un orco, un uomo che ha distrutto la vita di tante adolescenti, dietro una falsa promessa di amore. Ma prepariamoci ad un colpo di scena, grazie anche al Caso e, ancora una volta, ad una intuizione che nasce dalle “visioni” di Zac.

Silvia Napolitano ci porta a ridosso di quel “confine sottile” tra razionalità e fantasia, tra immaginazione, pazzia. C’è il giallo e l’indagine certo, ma rimangono in secondo piano: al centro del racconto ci sono i traumi dei protagonisti che hanno lasciato ferite che grazie all’incontro con Zac, per la sua forza magnetica, riescono a trovare una cura. Perché certi traumi, anche se tenuti nascosti, prima o poi vengono a galla.

Si parla delle relazioni tra le persone e del guscio che ci costruiamo attorno con cui ci illudiamo di proteggerci: la cura per i nostri traumi sta proprio nelle relazioni che costruiamo con gli altri.

Ma l’autrice riesce a parlarci anche dei rapporti con i diversamente umani che sono i nostri animali domestici, che più che compagni della nostra vita sono anche loro una medicina per il male che ci portiamo dentro. Non so come ha fatto, ma ci è riuscita.

Molti lettori non faranno fatica ad identificarsi con qualcuno dei personaggi qui incontrati. C'è un po' di buio dentro ciascuno di noi e Silvia Napolitano è stata capace di raccontarlo.

La scheda del libro sul sito di Bollati Boringhieri e il link per leggere le prime pagine del libro.
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