Migranti devono fare code chilometriche davanti alle Questure per ottenere un permesso di soggiorno e poter vivere in questo paese nella legalità.
Un paese dove i percorsi ufficiali per arrivare, nel rispetto della
legge (coi vari decreti flussi), sono complessi e nemmeno soddisfano la domanda da parte delle
imprese italiane. Non solo, anche per le seconde generazioni, come ha raccontato Presadiretta poche
settimane fa, ottenere la cittadinanza italiana è un processo lungo e complesso.
Tutto questo succede per le leggi fatte in Italia dai politici
italiani che creano l’irregolarità tra i migranti che arrivano
qui: persone che diventano così invisibili, sono criminali per una
legge che li condanna non per quello che hanno fatto ma per lo stato
in cui si trovano.
Persone costrette poi a subire ogni ricatto per avere un lavoro, in nero, senza diritti.
Questa domenica in “aspettando Presadiretta ” sarà ospite Stefano Guarnieri, fondatore dell’associazione in memoria del figlio Lorenzo, morto in un incidente stradale.
Stefano
sta portando avanti una sua battaglia contro gli incidenti sulle
nostre strade dove a morire sono spesso i ragazzi come Lorenzo, morto
a soli 17 anni investito da un uomo che era in stato di ebrezza.
Presadiretta nell’anteprima parlerà anche del nuovo codice
della strada e poi verranno presentati i reportage per fare un’opera
di prevenzione nei confronti dei ragazzi anche con l’aiuto di
Daniele
Grasucci di Scuola.net perché a morire sulle strade sono proprio
i ragazzi.
In
un anno – racconta l’anteprima del servizio - in Europa sono
morte più di ventimila persone e l’Italia è al nono posto su 31
nella classifica dei paesi: si muore per distrazione, per l’uso dei
telefonini, per l’abuso di alcool e di stupefacenti (che la stessa
Presadiretta aveva raccontato nel servizio “Generazione
alcolica”).
Il giornalista di Presadiretta si è prestato
ad una dimostrazione in pista: mostrare quanto è difficile governare
un’auto quando il fondo stradale è bagnato e le ruote perdono
aderenza. Anche solo a 50km orari la perdita di aderenza è stata
totale: non è semplice governare la vettura in condizioni difficili,
i muri d’acqua che dovevano simulare un ostacolo da evitare sono
stati presi in pieno.
L’istruttore
che ha affiancato il giornalista di Presadiretta – Matteo
Colognola, istruttore al centro Aci di Roma - ha poi mostrato come
gestire una situazione comune, provare a schivare un ostacolo che
appare all’improvviso, più alta è la velocità del mezzo più è
difficile evitare l’impatto, perché diminuisce il tempo di
reazione.
Anche per un guidatore esperto è difficile evitare
gli ostacoli se la velocità è alta.
L’ultima
simulazione fatta è stata quella di guidare mentre si guarda uno
smartphone: il risultato anche per un guidatore esperto come lui è
inevitabile, si sfonda il muro d’acqua, “guardando il cellulare è
difficile avere un buon campo visivo, l’ostacolo si vede all’ultimo
momento e solo con la coda dell’occhio, e sono a cavallo della
striscia bianca, ho navigato all’interno della corsia e potrei aver
preso tranquillamente il new Jersey, il guardrail, qualche
persona”
La puntata però è dedicata alle politiche sui
migranti di questo paese: Presadiretta ha intervistato alcuni dei
migranti che sono stati portanti nei centri in Albania in quelle
strutture pensate dal governo Meloni come luoghi di “identificazione
e rimpatrio”, costati al contribuente quasi 800 ml di euro e al
momento inutilizzati.
Secondo le procedure stabilite dal governo
in Albania possono finire i migranti salvati in mare dai mezzi navali
italiani che siano maschi, adulti, sani e provenienti da paesi
sicuri.
I tre ragazzi intervistati da Presadiretta rientravano
in queste categorie, uno era egiziano e gli altri due del Bangladesh:
hanno preferito non mostrare il loro volto in televisione, perché
hanno fatto richiesta di asilo e sono in attesa di una risposta.
Temono che l’intervista possa compromettere questa procedura da cui
dipende la loro vita.
“Quando siamo arrivati in Albania ci
hanno fatto salire su un pullman, scortato da macchine della polizia,
come fossimo dei criminali… Per il primo giorno non ci hanno dato
niente da mangiare, solo un pezzo di pane, un barattolo di latte, e
una bottiglietta d’acqua.”
Continua un altro ragazzo:
“C’era una grande pressione psicologica, c’era stato detto che
c’era la possibilità di scegliere un avvocato gratuitamente e io
ne ho scelto uno a caso..”
Per questi ragazzi quella in
Albania è stata vissuta come una permanenza in carcere, per fortuna
breve: nell’arco di pochi giorni i magistrati italiani hanno
stabilito che il trasferimento in Albania era illegale e sono stati
riportati in Italia al centro di Bari. Qui hanno fatto domanda di
asilo.
L’avvocato Dario Belluccio ha assistito alcuni di
questi migranti: li ha trovati devastati da questa esperienza, “sono
ancora in una situazione di vulnerabilità”.
Ma il governo
andrà avanti anzi, usando la loro terminologia nostalgica da
ventennio, il governo tirerà diritto, nonostante gli ammonimenti dei
giudici.
Quei centri in Albania verranno usati come CPR ovvero
carceri dove detenere persone che non hanno commesso reati, ma a cui
è stato negato un permesso di soggiorno.
Ma come si vive
nei CPR? Presadiretta
è entrata dentro quello di Macomer una struttura isolata nel
cuore della Sardegna, un ex carcere di massima sicurezza che
conteneva detenuti al 41 bis.
Oggi
è destinato a migranti in attesa di rimpatrio: al momento sono 47 i
migranti detenuti, per una capienza di 50 posti.
Appena i
detenuti notano la presenza dei giornalisti nel cortina iniziano ad
urlare il loro disagio, per le violenze, “stiamo morendo
lentamente.. entrate per vedere la nostra situazione, viviamo peggio
dei cani..”.
“C’è gente passa qua” racconta un ragazzo
una volta che le telecamere sono entrate dentro la struttura “c’è
gente che sclera, gente che si sta impiccando, c’è gente che vuole
morire, un ragazzo portato in ospedale che ancora non è
rientrato..”
Nessuno aveva informato i giornalisti di questo
episodio: un signore che aveva un lavoro e la residenza e che una
volta finito qui dentro non ce l’ha fatto e si è impiccato.
Le
telecamere – nell’anteprima
del servizio - registrano poi un via vai degli addetti e delle forze
di polizia, anche in tenuta antisommossa che entrano nei blocchi dei
detenuti: un detenuto che fino a dieci minuti prima aveva parlato coi
giornalisti viene poortato via da un operatore “perché io non sono
autorizzato a trattenerlo con lei”. Questo ragazzo racconta di un
tentato suicidio da parte di un altro detenuto che voleva parlare coi
giornalisti, “qua stiamo morendo, stiamo morendo lentamente ”.
Eccole
le ragioni del trambusto - racconta il giornalista di Presadiretta
che ha accompagnato la deputata di AVS Francesca Ghirra dentro
il CPR: l’ennesimo tentativo di suicidio di una persona di cui non
sappiamo nulla e che avrebbe dovuto parlare con Presadiretta.
Si
sa solo che è stata portata in urgenza in ospedale, solo la
deputata è riuscita a vederlo mentre era a terra con i soccorritori
attorno: aveva dei tagli su un braccio, dei tentativi di
autolesionismo prima di appendersi perché “usano le lenzuola
ignifughe che ci sono nelle stanze.”
Il ragazzo voleva parlare
con Presadiretta perché gli avevano spostato l’udienza per il
rimpatrio nel 2027.
Finalmente
vediamo quello che succede dentro questi cpr, struttura nate con la
legge Turco Napolitano (governo di centro sinistra) che, secondo i
piani del governo, dovrebbero esserne presenti uno per
regione.
“Siamo trattati peggio dei cani” gridano i migranti
da dietro le sbarre, “per favore entrate e parliamo come
civili.”
Che livello di civiltà può esserci in un paese che
detiene persone in un carcere solo perché sono entrate nel paese
infrangendo quel sistema di leggi che è pensato solo per complicare
la vita alle persone? Dopo più di vent’anni di discussioni
inutili, noi siamo ancora fermi alla Bossi Fini.
La
scheda
del servizio:
Nella puntata in onda domenica 6 aprile alle 20.30 su Rai 3, "PresaDiretta" si occupa di migranti, mentre "Aspettando PresaDiretta", di sicurezza stradale e del nuovo Codice della strada. Tremila persone l’anno, 8 vittime al giorno, una ogni 3 ore. Una strage quella che si consuma sulle strade italiane, la prima causa di morte tra i giovani. Le storie di chi ha perso la vita e l’impegno di chi fa prevenzione. E poi l’inchiesta di "PresaDiretta" dentro i Centri di permanenza per il rimpatrio, tra disagio, psicofarmaci e atti di autolesionismo. Insieme alle testimonianze dei primi migranti inviati nei centri di accoglienza in Albania e alla ricostruzione della vicenda di Moussa Diarra, ucciso davanti alla stazione di Verona. E un reportage in Spagna, per conoscere le nuove norme sui migranti del governo Sanchez.
"Aspettando PresaDiretta", nella prima parte della serata, dalle 20.30 fino alle 21.25 circa, si occuperà del nuovo Codice della Strada in vigore da pochi mesi e i suoi effetti sulla sicurezza stradale. In Europa in un solo anno sono morte più di 20 mila persone sulle strade, e l’Italia è al 9° posto su 31 paesi. Le cause sono ben note: velocità, distrazione, telefonini, alcol e stupefacenti. Le storie di Francesco Valdiserri e Simone Sperduti. L’esperienza della città di Bologna e del limite dei 30 km orari. Ospiti in studio: Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, e Stefano Guarnieri, che presiede la “Lorenzo Guarnieri Onlus” fondata dopo la morte del figlio, vittima di un incidente.
E poi la puntata "Porte chiuse". Un viaggio nei Centri di permanenza per il rimpatrio e nelle strozzature delle politiche migratorie italiane fatte di burocrazia impazzita, file incivili davanti alle questure, appuntamenti per il rinnovo del permesso di soggiorno rimandati, documenti negati e tagli ai servizi. E poi una storia, che ne racconta tante altre. Un nome e un cognome: Moussa Diarra, originario del Mali, da 8 anni in Italia, morto sotto i colpi della pistola di un agente ferroviario a 26 anni, il 20 ottobre 2024, davanti alla stazione di Verona. Una storia di ricerca di integrazione e speranze infrante, fino al disagio mentale.
Le telecamere di PresaDiretta sono entrate nel Cpr di Macomer, in Sardegna, che ha da poco cambiato gestione. E hanno registrato le parole dei migranti e degli operatori, i disagi, le violenze, gli abusi di psicofarmaci, fino a testimoniare un drammatico tentativo di suicidio. E poi il racconto dell’esperienza nelle strutture in Albania di alcuni dei migranti del primo gruppo, inviato l’ottobre scorso, dopo essere stato intercettato nelle acque del Mediterraneo. La loro storia, dai Paesi d’origine alle prigioni libiche. E l’attesa oggi, per la richiesta d’asilo in Italia. Ultima tappa la Spagna, con un approfondimento sul nuovo regolamento del governo Sanchez che, per rispondere a questioni sociali ed esigenze economiche, punta a un milione di regolarizzazioni nei prossimi tre anni. Ospiti in studio di Riccardo Iacona, Silvia Albano giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma e Fabio Anselmo, avvocato nel processo Cucchi, per discutere delle politiche migratorie dell'Italia e dell’Europa, e del sistema di accoglienza e di integrazione.
"Porte chiuse è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina De Ritis con Liza Boschin, Pablo Castellani, Irene Fornari, Giuseppe Laganà, Roberta Pallotta, Emilia Zazza, Amedeo Bersani, Fabio Colazzo, Fabrizio Lazzaretti, Elia Mansueto e Massimiliano Torchia.
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