06 aprile 2025

Anteprima Presadiretta – porte chiuse



Migranti devono fare code chilometriche davanti alle Questure per ottenere un permesso di soggiorno e poter vivere in questo paese nella legalità.

Un paese dove i percorsi ufficiali per arrivare, nel rispetto della legge (coi vari decreti flussi), sono complessi e nemmeno soddisfano la domanda da parte delle imprese italiane. Non solo, anche per le seconde generazioni, come ha raccontato Presadiretta poche settimane fa, ottenere la cittadinanza italiana è un processo lungo e complesso.
Tutto questo succede per le leggi fatte in Italia dai politici italiani che creano l’irregolarità tra i migranti che arrivano qui: persone che diventano così invisibili, sono criminali per una legge che li condanna non per quello che hanno fatto ma per lo stato in cui si trovano.

Persone costrette poi a subire ogni ricatto per avere un lavoro, in nero, senza diritti.

Questa domenica in “aspettando Presadiretta ” sarà ospite Stefano Guarnieri, fondatore dell’associazione in memoria del figlio Lorenzo, morto in un incidente stradale.

Stefano sta portando avanti una sua battaglia contro gli incidenti sulle nostre strade dove a morire sono spesso i ragazzi come Lorenzo, morto a soli 17 anni investito da un uomo che era in stato di ebrezza.
Presadiretta nell’anteprima parlerà anche del nuovo codice della strada e poi verranno presentati i reportage per fare un’opera di prevenzione nei confronti dei ragazzi anche con l’aiuto di Daniele Grasucci di Scuola.net perché a morire sulle strade sono proprio i ragazzi.

In un anno – racconta l’anteprima del servizio - in Europa sono morte più di ventimila persone e l’Italia è al nono posto su 31 nella classifica dei paesi: si muore per distrazione, per l’uso dei telefonini, per l’abuso di alcool e di stupefacenti (che la stessa Presadiretta aveva raccontato nel servizio “Generazione alcolica”).
Il giornalista di Presadiretta si è prestato ad una dimostrazione in pista: mostrare quanto è difficile governare un’auto quando il fondo stradale è bagnato e le ruote perdono aderenza. Anche solo a 50km orari la perdita di aderenza è stata totale: non è semplice governare la vettura in condizioni difficili, i muri d’acqua che dovevano simulare un ostacolo da evitare sono stati presi in pieno.

L’istruttore che ha affiancato il giornalista di Presadiretta – Matteo Colognola, istruttore al centro Aci di Roma - ha poi mostrato come gestire una situazione comune, provare a schivare un ostacolo che appare all’improvviso, più alta è la velocità del mezzo più è difficile evitare l’impatto, perché diminuisce il tempo di reazione.
Anche per un guidatore esperto è difficile evitare gli ostacoli se la velocità è alta.

L’ultima simulazione fatta è stata quella di guidare mentre si guarda uno smartphone: il risultato anche per un guidatore esperto come lui è inevitabile, si sfonda il muro d’acqua, “guardando il cellulare è difficile avere un buon campo visivo, l’ostacolo si vede all’ultimo momento e solo con la coda dell’occhio, e sono a cavallo della striscia bianca, ho navigato all’interno della corsia e potrei aver preso tranquillamente il new Jersey, il guardrail, qualche persona”

La puntata però è dedicata alle politiche sui migranti di questo paese: Presadiretta ha intervistato alcuni dei migranti che sono stati portanti nei centri in Albania in quelle strutture pensate dal governo Meloni come luoghi di “identificazione e rimpatrio”, costati al contribuente quasi 800 ml di euro e al momento inutilizzati.
Secondo le procedure stabilite dal governo in Albania possono finire i migranti salvati in mare dai mezzi navali italiani che siano maschi, adulti, sani e provenienti da paesi sicuri.
I tre ragazzi intervistati da Presadiretta rientravano in queste categorie, uno era egiziano e gli altri due del Bangladesh: hanno preferito non mostrare il loro volto in televisione, perché hanno fatto richiesta di asilo e sono in attesa di una risposta. Temono che l’intervista possa compromettere questa procedura da cui dipende la loro vita.
“Quando siamo arrivati in Albania ci hanno fatto salire su un pullman, scortato da macchine della polizia, come fossimo dei criminali… Per il primo giorno non ci hanno dato niente da mangiare, solo un pezzo di pane, un barattolo di latte, e una bottiglietta d’acqua.”

Continua un altro ragazzo: “C’era una grande pressione psicologica, c’era stato detto che c’era la possibilità di scegliere un avvocato gratuitamente e io ne ho scelto uno a caso..”
Per questi ragazzi quella in Albania è stata vissuta come una permanenza in carcere, per fortuna breve: nell’arco di pochi giorni i magistrati italiani hanno stabilito che il trasferimento in Albania era illegale e sono stati riportati in Italia al centro di Bari. Qui hanno fatto domanda di asilo.
L’avvocato Dario Belluccio ha assistito alcuni di questi migranti: li ha trovati devastati da questa esperienza, “sono ancora in una situazione di vulnerabilità”.
Ma il governo andrà avanti anzi, usando la loro terminologia nostalgica da ventennio, il governo tirerà diritto, nonostante gli ammonimenti dei giudici.
Quei centri in Albania verranno usati come CPR ovvero carceri dove detenere persone che non hanno commesso reati, ma a cui è stato negato un permesso di soggiorno.

Ma come si vive nei CPR? Presadiretta è entrata dentro quello di Macomer una struttura isolata nel cuore della Sardegna, un ex carcere di massima sicurezza che conteneva detenuti al 41 bis.

Oggi è destinato a migranti in attesa di rimpatrio: al momento sono 47 i migranti detenuti, per una capienza di 50 posti.
Appena i detenuti notano la presenza dei giornalisti nel cortina iniziano ad urlare il loro disagio, per le violenze, “stiamo morendo lentamente.. entrate per vedere la nostra situazione, viviamo peggio dei cani..”.
“C’è gente passa qua” racconta un ragazzo una volta che le telecamere sono entrate dentro la struttura “c’è gente che sclera, gente che si sta impiccando, c’è gente che vuole morire, un ragazzo portato in ospedale che ancora non è rientrato..”
Nessuno aveva informato i giornalisti di questo episodio: un signore che aveva un lavoro e la residenza e che una volta finito qui dentro non ce l’ha fatto e si è impiccato.
Le telecamere – nell’anteprima del servizio - registrano poi un via vai degli addetti e delle forze di polizia, anche in tenuta antisommossa che entrano nei blocchi dei detenuti: un detenuto che fino a dieci minuti prima aveva parlato coi giornalisti viene poortato via da un operatore “perché io non sono autorizzato a trattenerlo con lei”. Questo ragazzo racconta di un tentato suicidio da parte di un altro detenuto che voleva parlare coi giornalisti, “qua stiamo morendo, stiamo morendo lentamente ”.

Eccole le ragioni del trambusto - racconta il giornalista di Presadiretta che ha accompagnato la deputata di AVS Francesca Ghirra dentro il CPR: l’ennesimo tentativo di suicidio di una persona di cui non sappiamo nulla e che avrebbe dovuto parlare con Presadiretta.
Si sa solo che è stata portata in urgenza in ospedale, solo la deputata è riuscita a vederlo mentre era a terra con i soccorritori attorno: aveva dei tagli su un braccio, dei tentativi di autolesionismo prima di appendersi perché “usano le lenzuola ignifughe che ci sono nelle stanze.”
Il ragazzo voleva parlare con Presadiretta perché gli avevano spostato l’udienza per il rimpatrio nel 2027.


Finalmente vediamo quello che succede dentro questi cpr, struttura nate con la legge Turco Napolitano (governo di centro sinistra) che, secondo i piani del governo, dovrebbero esserne presenti uno per regione.
“Siamo trattati peggio dei cani” gridano i migranti da dietro le sbarre, “per favore entrate e parliamo come civili.”
Che livello di civiltà può esserci in un paese che detiene persone in un carcere solo perché sono entrate nel paese infrangendo quel sistema di leggi che è pensato solo per complicare la vita alle persone? Dopo più di vent’anni di discussioni inutili, noi siamo ancora fermi alla Bossi Fini.


La scheda del servizio:

Nella puntata in onda domenica 6 aprile alle 20.30 su Rai 3, "PresaDiretta" si occupa di migranti, mentre "Aspettando PresaDiretta", di sicurezza stradale e del nuovo Codice della strada. Tremila persone l’anno, 8 vittime al giorno, una ogni 3 ore. Una strage quella che si consuma sulle strade italiane, la prima causa di morte tra i giovani. Le storie di chi ha perso la vita e l’impegno di chi fa prevenzione. E poi l’inchiesta di "PresaDiretta" dentro i Centri di permanenza per il rimpatrio, tra disagio, psicofarmaci e atti di autolesionismo. Insieme alle testimonianze dei primi migranti inviati nei centri di accoglienza in Albania e alla ricostruzione della vicenda di Moussa Diarra, ucciso davanti alla stazione di Verona. E un reportage in Spagna, per conoscere le nuove norme sui migranti del governo Sanchez.

"Aspettando PresaDiretta", nella prima parte della serata, dalle 20.30 fino alle 21.25 circa, si occuperà del nuovo Codice della Strada in vigore da pochi mesi e i suoi effetti sulla sicurezza stradale. In Europa in un solo anno sono morte più di 20 mila persone sulle strade, e l’Italia è al 9° posto su 31 paesi. Le cause sono ben note: velocità, distrazione, telefonini, alcol e stupefacenti. Le storie di Francesco Valdiserri e Simone Sperduti. L’esperienza della città di Bologna e del limite dei 30 km orari. Ospiti in studio: Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, e Stefano Guarnieri, che presiede la “Lorenzo Guarnieri Onlus” fondata dopo la morte del figlio, vittima di un incidente.

E poi la puntata "Porte chiuse". Un viaggio nei Centri di permanenza per il rimpatrio e nelle strozzature delle politiche migratorie italiane fatte di burocrazia impazzita, file incivili davanti alle questure, appuntamenti per il rinnovo del permesso di soggiorno rimandati, documenti negati e tagli ai servizi. E poi una storia, che ne racconta tante altre. Un nome e un cognome: Moussa Diarra, originario del Mali, da 8 anni in Italia, morto sotto i colpi della pistola di un agente ferroviario a 26 anni, il 20 ottobre 2024, davanti alla stazione di Verona. Una storia di ricerca di integrazione e speranze infrante, fino al disagio mentale.

Le telecamere di PresaDiretta sono entrate nel Cpr di Macomer, in Sardegna, che ha da poco cambiato gestione. E hanno registrato le parole dei migranti e degli operatori, i disagi, le violenze, gli abusi di psicofarmaci, fino a testimoniare un drammatico tentativo di suicidio. E poi il racconto dell’esperienza nelle strutture in Albania di alcuni dei migranti del primo gruppo, inviato l’ottobre scorso, dopo essere stato intercettato nelle acque del Mediterraneo. La loro storia, dai Paesi d’origine alle prigioni libiche. E l’attesa oggi, per la richiesta d’asilo in Italia. Ultima tappa la Spagna, con un approfondimento sul nuovo regolamento del governo Sanchez che, per rispondere a questioni sociali ed esigenze economiche, punta a un milione di regolarizzazioni nei prossimi tre anni. Ospiti in studio di Riccardo Iacona, Silvia Albano giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma e Fabio Anselmo, avvocato nel processo Cucchi, per discutere delle politiche migratorie dell'Italia e dell’Europa, e del sistema di accoglienza e di integrazione.

"Porte chiuse è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina De Ritis con Liza Boschin, Pablo Castellani, Irene Fornari, Giuseppe Laganà, Roberta Pallotta, Emilia Zazza, Amedeo Bersani, Fabio Colazzo, Fabrizio Lazzaretti, Elia Mansueto e Massimiliano Torchia.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

03 aprile 2025

L'innocenza dell'iguana, di Paolo Roversi


La moto è nera, lucida. Come il casco integrale e la tuta di pelle. Arriva da piazza della Repubblica, sobbalzando sul pavé di via Turati, e accosta al marciapiede dove camminano due uomini. Uno, sulla quarantina, avanza a passo deciso.

Undicesimo romanzo della serie con protagonista l’hacker-investigatore Enrico Radeschi, “L’innocenza dell’iguana” chiude, forse, un ciclo, quello che riguarda Il Danese, questo enigmatico ex contrabbandiere che Radeschi aveva incontrato a Cipro nel corso della sua fuga dal mondo (una storia raccontata nel romanzo Cartoline dalla fine del mondo), per sfuggire da un killer che gli aveva dichiarato guerra.
L’azione di questo romanzo si svolge su due piani, infatti: da una parte una nuova indagine in cui Radeschi, assieme alla sua nuova aiutante, Liz (incontrata nel corso della precedente indagine L’ombra della solitudine), un’altra hacker forse ancora più abile di lui, devono aiutare il vicequestore Loris Sebastiano a risolvere un caso di cronaca. Usando tecniche più o meno illegali.
Dall’altra Radeschi deve aiutare l’amico, il Danese, a risolvere il suo enigma, ritrovare la figlia scomparsa che credeva morta in un attentato anni prima.

Indossa un cappello di feltro a tesa larga, occhiali da sole con lenti azzurrate, giacca a vento scura e ha un Iphone tra le dita.
L’altro, più anziano, ha i capelli grigi, guanti, un cappotto color cammello e porta una ventiquattrore di marca.

Due uomini, il giovane con l’Iphone e l’anziano con la ventiquattrore, sono stati colpiti da un killer in via Turati che dopo aver sparato i tre colpi, si dilegua in moto.
Sono un conduttore di una trasmissione radiofonica famosa che si occupa anche di indagini di cronaca e che ha suscitato diverse polemiche per lo stile in cui vengono condotte le inchieste e per lo stile sopra le righe del conduttore, Michele Carras.
L’altra persona è il proprietario di una concessionaria famosa, Giovanni Fontana: per lui, il colpo che l’ha colpito alla nuca, è stato fatale, tanto da condurlo alla morte.
Cosa possono aver in comune uno speaker della radio tanto amato e odiato per lo stile volutamente polemico delle sue trasmissioni e un imprenditore milanese?
Le telecamere di sorveglianza non sono di aiuto, il killer ha occultato la targa.
Sebastiani, il poliziotto che conduce le indagini assieme all’agente Rivolta (“l’elemento migliore in forza alla squadra Mobile ed è anche l’unica donna”) avrebbe bisogno delle intuizioni e del supporto informatico di Radeschi, che già lo ha aiutato nel passato.

«Sul motoscafo ci tornerai col tuo fidanzato.»
«Chi ti dice che mi piacciano i maschi?»
«Non ti piacciono?»
«Non è questo il punto, Enrico.» Sospiro e lascio cadere la conversazione: ne uscirei a pezzi, come sempre.

Ma purtroppo adesso Radeschi si trova a Venezia assieme a Liz, la giovane aiutante figlia di origini filippine, a metà tra Lisbeth Salander e Mercoledì della famiglia Addams: non sono lì per una vacanza, ma per incontrare il Danese, questo strano personaggio che ha attraversato molte vite e anche la morte, simulando un incidente.

Per gli amici è solo il Danese, in virtù del fatto che, per un certo periodo, ha gestito un chiosco di pizze a Christiania, il quartiere hippy delle droghe libere di Copenaghen.

Ora Il Danese ha una missione, ritrovare la figlia, Iris, seguendo una flebile pista che forse è solo un’illusione, ufficialmente Iris, assieme alla moglie, è saltata in aria a Belgrado tanti anni prima, in un attentato che dietro avrebbe un altro criminale-contrabbandiere di cui conosce solo il soprannome, Trgovac, il Mercante.
Deve trovare questo “Mercante” per capire se la figlia sia viva o meno e per fare questo l’amico Radeschi è l’unica persona al mondo che può aiutarlo, con le due doti magiche.

Il racconto scorre così sui due binari: da una parte le indagini sulle due vittime, l’imprenditore (morto per il colpo alla nuca) e lo speaker della radio. Il primo aveva appena licenziato un socio per delle divergenze: che possa essere questa la causa dell’agguato? E cosa c’entra allora il conduttore radiofonico? In alcuni servizi, più di stampo giustizialista che da cronaca giudiziaria, si era occupato anche di mafia

« … Quello che ha raccontato sul maxisequestro al mercato comunale dell’Isola ai danni della cosca dei Rinaldi è esemplare in questo.»

«Cosa vuole dire?» «Che non è giornalismo, ma giustizialismo»

La mafia allora? E cosa c’entra la mafia con l’imprenditore che vendeva auto di lusso ai vip?

Sull’altro binario, questo strano “team” molto eterogeneo, il cronista Radeschi, l’hacker anticonformista (e cresciuta troppo in fretta) Liz e il Danese, grazie ad una intuizione di Liz, si mettono sulle tracce delle persone che potrebbero essere “il mercante”.
In questa indagine non autorizzata incontreranno persone in fuga dal mondo, come il Broker che, dopo essersi arricchito sulle disgrazie degli altri, ha deciso di ritirarsi sui monti in compagnia di due lupi. Per sentirsi libero.

Chrestos esita un attimo. «Sono un sopravvissuto che non vuole più vivere.»

«Lo siamo tutti in qualche modo.»

La soluzione sul doppio agguato in via Turati, arriverà da Liz grazie ad una intuizione che, una volta, sarebbe arrivata anche al nostro Radeschi se non fosse che la mente del cronista di Milanonera è ora occupata da troppi pensieri: la preoccupazione per l’ossessione del suo amico Chrestos nel voler ritrovare la figlia prima di tutto e per la cattiva influenza che potrebbe lasciare su Liz. Poi è il dolore ancora forte per la perdita di Amanda, la sua fidanzata e del suo adorato Buk, il golden retriever che tanto amore gli aveva regalato.
Ma la giustizia trionferà ancora una volta, regalandoci una soluzione del caso dentro cui troveremo tanti ingredienti, mixati tra loro dal caso, perché a volte le coincidenze esistono.

E che ne sarà de Il Danese, alla fine di questa storia? Un ciclo della sua storia si chiude qui, ma sono certo che tornerà ancora a trovarci, prima o poi.

Regalandoci altre pillole di saggezza, come questa:

«Ma certo! La quinta è anche la mia preferita, perché funziona in ogni lingua e situazione. Ed è molto semplice: quando non capisci una sola parola di quello che ti stanno dicendo, annuisci e sorridi. E poi fa’ come ti pare.»

La scheda del libro sul sito di Marsilio

Il blog di Paolo Roversi
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