25 agosto 2009

Il suggeritore di Donato Carrisi

Una caccia all'uomo, un serial killer spietato che ha rapito e ucciso cinque bambine, amputandole un braccio.
Una squadra dedicata alla sua cattura, fatta di esperti in crimini violenti, a capo di Goran Gavila, che inizia proprio dal macabro ritrovamento delle sei braccia (di chi è sesta?), in un campo.
Un messaggio lasciato dal killer, il primo, agli investigatori. Alla squadra si unisce anche la poliziotta Mila Vazquez, esperta nella ricerca dei bambini scomparsi.

Questa la base del thriller, intricato, pieno di colpi di scena, duro e affascinante: non solo per il tema della violenza dei minori. Ma anche perchè sembra che l'assassino sia sempre un passa davanti a tutti, capace di anticipare le mosse della squadra di Goran.

Duro e cupo perchè man mano che la storia prosegue, con i corpi delle piccole vittime che vengono fatti ritrovare, come fosse un gioco, si assiste ad un'immersione dentro gli abissi più profondi della psiche umana. Dentro le peggiori perversioni della mente umana. Pedofilia, sadismo, violenza fine a se stessa, serial killer in potenza, un milionario ossessionato dal sesso ….

Albert, questo il nome che la squadra da al suo assassino, li mette man mano davanti ad altri assassini come lui: altri lupi come lui, di cui lui è il capo.

Cosa lega questi singoli casi al capo branco? Come si mette in contatto con questi altri lupi? Come ne intuisce le potenzialità negative? Come riesce a plagiarne la mente per fargli fare le cose che vuole?
Soprattutto: dove porterà il gioco … Un mistero che nasconde un altro mistero e che trova una spiegazione solo alla fine (nel titolo del libro).

Solo alla fine, il tragico e drammatico quadro finale emergerà dalla nebbia del caso di ipotesi e indizi. Non aspettatevi il solito consolatorio finale in cui i buoni sconfiggono i cattivi. Nel corso dell'indagine si scoprirà infatti come tra buoni e cattivi siano tanti i tratti in comune. Traumi del passato, o dolori del presente. Non si può gettare uno sguardo nell'abisso, senza poter poi uscirne illesi ...

Il non luogo
Uno dei punti di forza, a mio avviso, del libro, è la sua non ambientazione: la scelta dell'autore di non collocare in modo preciso il luogo dell'azione. Potremmo essere in Francia, in Spagna (volendo, anche in Italia, se ci fossero quei nomi). Una scelta toglie al lettore dei punti di riferimento, che lo lascia in sospeso. E contribuisce ad aumentare la tensione, pagina dopo pagine.

I personaggi
Mila Vazquez e Goran Gavila: la poliziotta che non riesce a provare empatia per le persone con cui interagisce e il civile (che ricorda per molti tratti il Grissom di CSI) esperto in criminologia. Due caratteri che entrano subito in mente al lettore, per le loro spigolature. Ma soprattutto perché l'autore ha avuto l'accortezza di farli pensare: le loro paure, i traumi. Seguiteli con attenzione.
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