31 agosto 2014

I clienti di Avrenos, di Georges Simenon

Era ancora presto per i clienti, anche se uno studente che andava lì per Sadjidé era già al bancone del bar. Ma non valeva la pena di servirlo, tanto ordinava giusto qualche birra, che poi neppure beveva.
Chissà se Fellini ha mai letto questo romanzo di Simenon, ambientato nella Turchia degli anni '30, quando diresse "I vitelloni". Perché ci sono molti punti di contatto tra il film del regista italiano, coi suoi personaggi indolenti e senza alcuna apparente occupazione, e i personaggi di questo racconto. Altrattanto indolenti e capaci di occupare il tempo fumando hasish e bevendo Raki nei bar di Istambul.
Protagonisti della storia sono un uomo e una donna, quanto mai diversi per carattere e origine che si incontrano in uno dei tanti locali per uomoni costruiti ad Ankara da Mustafa Kemal, attorno ai palazzi della politica, il Chat Noir.

Attorno allo Chat Noir, che si predisponeva con indolenza alla sua vita notturna, non sorgeva una vera e propria città, ma una specie di avamposto, come se ne vedevano in America all’epoca della conquista del West.
Lei si chiama Nouchi, ha forse diciotto anni e viene da una famiglia povera di Vienna. Ed è decisa a non patire più la fame, a qualunque costo.
Anche per questo accetta la compagnia di questo signore all'apparenza distinto, Bernard de Jonsac, che passa il suo tempo libero con i soliti amici e lavora nell'ambasciata francese come Dragomanno (l'interprete).
Anche le altre volte che era stato lì aveva quel vestito. Forse era l’unico che possedeva, eppure sembrava sempre fresco di sartoria. «Come ti chiami?». «Bernard de Jonsac».

Assieme fuggono in Istambul, comportandosi come marito e moglie, sebbene non ci sia stato che un bacio sulla fronte e, nell'albergo dove alloggiano, Nouchi lo tratti quasi con freddezza:
Non esitava a scoprirsi il petto, per esempio, che lavava con l’acqua fredda strizzando la spugna fra i seni. Tuttavia, con lo sguardo, sembrava tracciare intorno a sé un cerchio proibito in cui Jonsac non doveva azzardarsi a entrare.
E marito e moglie lo diventano, per evitare a Nouchi l'espulsione dal paese (Nouchi è una straniera senza permesso e le autorità vogliono fare un po' di pulizia): per Bernard è il desiderio dell'avventura, forse non è nemmeno amore. Anche perché non riesce nemmeno a intuire i pensieri di Nouchi, che accetta la proposta per sfuggire dal destino di ballerina e anche qualcos'altro.

Nouchi entra nel giro degli amici di Bernard: un giornalista, un bey che prima della rivoluzione (che mise fine all'impero Ottomanno), un artista e la sua ombra, un banchiere senza più la banca.

"I tuoi amici sono persone poco interessanti" gli ripete la ragazza, che con lui instaura un rapporto particolare, facendosi corteggiare da un ricco proprietario svedese prima e da un importante uomo politico poi.
Nouchi lo irride, e il povero Bernard si lascia corrodere dalla gelosia ma è incapace di porre fine a questa ambigua situazione. Tutti sanno che sono una coppia, come tutti fanno la corte a questa ragazza civettuola e dagli occhi aguzzi.
Che cosa sarebbe accaduto? Già, che cosa poteva accadere? E com’era andata, esattamente? Era stato lui ad avere l’idea di portare con sé Nouchi e di vivere insieme? O invece era stata lei che gli si era appiccicata addosso? E tutte quelle domande sui soldi, sul lavoro! Era evidente che lo aveva preso per un avventuriero.
Ma Bernard non è un avventuriero, è solo un semplice impiegato dell'ambasciata francese, che evidentemente non poteva garantire a Nouchi un tenore di vita agiato, per abbandonare una volta per tutte la miseria:
Già, che cosa voleva? Che speranze poteva avere? Non era l’avventuriero che lei si era immaginata. Era soltanto un misero signorotto di campagna che, non avendo rendite sufficienti per vivere, aveva cercato di sfruttare la sua conoscenza delle lingue.
Non solo Nouchi si lascia corteggiare dal gruppo di amici importanti di Bernard, ma addirittura lo spinge tra le braccia di una bella ragazza italiana, Clelia, ricca e di buona famiglia, che dopo una notte a base di champagne e droga su un caicco, tenta pure il suicidio.
E' la prova generale di una tragedia più grande che avverrà in seguito al goffo tentativo di Bernard di sedurla, a casa sua e di Nouchi.

Ma le cose si aggiusteranno lo stesso, sia perché a famiglia della ragazza intende mettere a tacere tutto, sia per l'intervento dell'amico politico (l'astro nascente del ministro ..).
Perché siamo in Turchia e
«qui bisogna accettare la vita come viene».La dolce vita tra le ricche ville sul Bosforo, sui panfili dei signori, tra i clienti del bar di Avrenos, può continuare. Come può continuare lo "strano" rapporto tra Nouchi e Bernard.

C'è molta introspezione psicologica nei personaggi, con una sorta di critica della borghesia corrotta e indolente e con un forte personaggio femminile, come in altri romanzi di Simenon.
Tutto il racconto è dominato dalla figura ambigua di Nouchi, la ballerina di locali notturni, dal misero passato viennese, che una sera è pure stata ospite del Gazi, ovvero Mustafa Kemal, il presidente della Turchia, un personaggio silente che rimane in sottofondo per tutte le pagine del libro.
E' attorno a lei che si muove tutta la storia: attorno al suo desiderio di abbandonare la fame a tutti i costi, alla sua visione sprezzante sull'amore:
La voce di Nouchi aveva un tono di sprezzante benevolenza. «Non sa che l’amore è solo una merce che si può barattare con un pezzo di cioccolato o...».
E' per lei che Bernard trascura il lavoro all'ambasciata e i suoi possedimenti in Francia (che stanno andando in rovina e che gli permetterebbero una vita almeno dignitosa). E' per seguire i suoi consigli, che arriva a corteggiare Clielia.
E' lei che rimane al centro del gruppo di sfaccendati, nobili decaduti, pronti a farle la corte. E la vita che scorre senza nessuna precisa direzione, in questa Turchia decadente..

La scheda del libro sul sito di Adelphi
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