Perché dovrebbe abbandonare la candidatura alla federcalcio, il signor Tavecchio?
In fondo non è meno razzista di altri politici e ministri di cui sono piene le cronache anche giudiziarie.
In fondo in Italia la competenza e il merito sono solo un optional e non è colpa sua se, più che per questioni sportive, il suo cv può "vantare menzioni nel libretto dei protesti" (come spiega Antonio Padellaro questa mattina sul F.Q.).
Bene fa allora il senatore Villari (l'ex Pd, quello della poltrona alla vigilanza Rai su cui si era incollato) a lanciare l'hashtag #Tavecchiononritirarti.
Perché in Italia ci sta sempre che una polemica si trasformi in questione politica, tanto per fare ammuina. Il caso Tavecchio e le sue banane sono diventate la notizia dell'estate, assieme al panico per Ebola e la riapertura del caso Pantani.
Qualcosa si deve dare alla pancia degli italiani, per riempirla in questa estate che è arrivata tardi, un pò come la ripresa.
Perché a pancia vuota gli italiani potrebbero anche chiedersi che cosa c'è dopo l'antipasto degli 80 euro.
Della presunta manovra d'autunno per sistemare i conti (più la smentiscono la manovra, più ci credo).
Dei contenuti del patto del nazareno, di quello che c'è (la comunione di intenti) e quello che non c'è (l'elezione del prossimo presidente della repubblica).
Potrebbero perfino rendersi conto che in questa estate che non c'è si stanno cambiando tanti articoli della nostra Costituzione che, fino a pochi mesi fa era la più bella del mondo. Riforma del Senato, degli assetti istituzionali, la legge elettorale, l'elezione del presidente.
E che lo spazio, o la forbice, tra paese e palazzo, si allargheranno sempre di più.
Che forse, in un paese di bananieri, anche Tavecchio ha il suo perché.
C'era qualcuno che aveva promesso nei primi cento giorni una legge sul conflitto di interessi.
Che basta inciuci, basta laghe intese, si alla politica trasparente affinché i cittadini possano scegliere e valutare le persone elette (e non nominate).
Ieri sera, quel qualcuno, ha fatto passare con la fiducia l'ennesimo decreto (il numero 19) in cui, in nome della competitività, si darà modo alle aziende di inquinare un pò di più in mare.
Perché il turismo e la cultura sono il nostro petrolio.
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